Chapeau: un'intervista al "miele e barolo" con Lotus degli Amanda Mabet
Spesso ci si chiede, quando si ascolta un gruppo che ci conquista, chissà qual è stato quel momento in cui, questi due, tre, quattro talenti, hanno sintonizzato i loro cervelli sulla stessa onda ed hanno deciso di creare, diventare una cosa sola, almeno artisticamente parlando. Insomma, dai, quando quattro tizi di nome Robert, Jimmy, John Paul e John sono diventati i Led Zeppelin, qualcosa sarà pur successo. Un lampo, uno squarcio nel cielo, un terremoto su un’isola sperduta nell’Atlantico… Chiamatelo destino, fato, semplice coincidenza, ma quando si forma un gruppo musicale, e non parlo necessariamente di band che abbiano fatto la storia, è sempre un bel momento, significa che ancora qualcuno pensa di poter vivere delle proprie passioni. Non so perché sinceramente mi siano venute in mente queste riflessioni pseudo metafisiche ,che avrei potuto risparmiarvi, ma nel leggere la biografia degli Amanda Mabet mi sono proprio domandata: com’è, che dopo dieci anni di collaborazione artistica, si arriva al punto di voler creare qualcosa insieme? Sono gli stimoli che vengono dall’esterno a dare l’input, o sono forse maturazioni tutte interne all’animo degli artisti? Immagino che le risposte possano essere molteplici, ma vi propongo quella di Lorenzo “Lotus” Catinella, autore, musicista e leader degli Amanda Mabet. Succede che quando passi 10 anni a risollevare e rinfrescare il linguaggio musicale di chi ha relativa passione e poca identità ti stanchi di fare il “chirurgo plastico della mancanza di prospettiva” e ti viene una gran voglia di dire la tua. Aiutano anche stima reciproca tra “compagni di viaggio”e l’incapacità cronica di raccontare qualunque cosa, se non attraverso una suggestione sonora.
Dunque dopo aver lavorato al vostro progetto ed aver generato la vostra creatura artistica sotto forma di canzone, avete sentito il bisogno di qualcosa che facesse da collante, e così siete partiti alla ricerca di una voce. Com’è stato girare per le scuole di canto alla ricerca della “voce perfetta”? Avevate già un’idea ben precisa in mente o aspettavate che qualcuno vi colpisse particolarmente?
Realizzare una ricerca nelle scuole?! Faticoso! Ma anche molto interessante. Non cercavamo una voce, ma un suono, qualcuno capace al di là delle sue capacità, didatticamente “fatto e finito”, ma anche inconsapevole; eravamo sicuri che nulla sarebbe stato sicuro. Più di ottanta voci femminili, tutte molto valide. Volevamo un animo sensibile,con una elegante dose di femminilità, ma soprattutto una voce con una vasta gamma di colori, perché il disco è molto eterogeneo.
Poi arriva Maria Grazia Sindoni..avete capito subito che era ciò di cui avevate bisogno, o è stata una decisione difficile? Immagino che sottoporre un proprio progetto, sui cui si è spesi tempo ed energie, ad un orecchio estraneo, nella speranza che si trovi in sintonia, sia un’esperienza emotivamente importante..
Qui per dovere di verità devo citare Roberta Carrieri, cantautrice di matrice Pugliese data in prestito dal destino alla grigia, ma proficua Milano. E’ stata infatti lei, durante una bella collaborazione, che scorrendo i provini registrati nelle scuole, si è lungamente soffermata sulla voce di Mag (Maria Grazia), confermando un’impressione generale, cioè che lei avesse una voce timbricamente molto interessante. Per rispondere alla seconda parte della domanda…Sì!! E’ stato un momento molto gratificante!! Mag ha subito “adorato” la mia scrittura, dimostrando capacità e umiltà nel mettersi a disposizione del progetto; ha cantato le “voci guida” con molta attenzione ai miei suggerimenti.
Domanda banale, ma insomma, necessaria. Il nome? Richiama in voi un significato particolare, o semplicemente, come spesso capita ed è assolutamente lecito, vi suonava bene?
Il progetto “ Amanda Mabet” uscirà in inglese per l’estero e in italiano per “noi”. Cercavamo un nome con una sua rotondità, mediterraneo, ma anche internazionale. Consapevoli che in Italia di questi tempi lavorano solo i Talent, San Remo e poche altre “robe”, ci siamo attrezzati per tentare di arrivare il più lontano possibile…sognare ancora non è tassato!! “Amanda Mabet” ci sembrava misterioso e liquido… è il nostro nome!!
Quello che nasceva un tempo come laboratorio creativo è oggi un progetto artistico a tutti gli effetti, tant’è che siete in fase di incisione del primo album. Come procedono i lavori? Possiamo già chiedervi che sapore avrà questo album, che atmosfere avete voluto richiamare?
Procede molto bene, contiamo di terminarlo per la fine dell’estate, ci piacerebbe presentarlo entro la metà di ottobre. Accidenti! Un sapore?! Miele e Barolo..?! Ma anche Latte…e pasta fatta in casa..?! Scherzi a parte, è un disco con una vena post-rock che lo attraversa in modo sanguigno, un suono abbastanza duro, ma capace di inaspettate atmosfere rassicuranti. È un disco con delle ricercate contraddizioni sonore al suo interno, con molta energia e una sana dose di elettronica…e poi ha un “tiro” pazzesco..come piace a noi!!
In attesa di assaporare il vostro primo album, sarà possibile venire a sentire una vostra performance live all’evento Chapeau! del 1 giugno, organizzato da Modalità Demodé e Rosaspinto. Cosa si possono aspettare gli avventori dalla vostra performance?
Abbiamo selezionato una mezz’ora di show che riesca a dare il senso del progetto. Affronteremo questa anteprima con molta felicità. Lo scopo di un musicista è condividere e godersi tutte le reazioni di chi ascolta. Chi suona, spesso ha il privilegio di avere una poltrona in prima fila sulle emozioni del pubblico, ed è un film del quale non ci si stanca davvero mai!!!
