Amore, sesso, morte nella nuova stravagante commedia di Pedro Almódovar
Toledo. Un aereo della compagnia iberica “La Península” diretto a Città del Messico vola sopra la città spagnola in attesa di un pista per un atterraggio di emergenza causato da un' avaria al carrello. I passeggeri, terrorizzati dal vedersi a un passo dalla morte, si lasciano andare, raccontano la loro vita. Ognuno di loro rivela emozioni, desideri, speranze, paure che, seppur bizzarre, in fondo, non ci sono così estranee.
A prima vista potrebbe sembrare il tipico inizio di un thriller ad alta tensione, invece è la trama della nuova pellicola di Pedro Almodóvar dal titolo "Gli amanti passeggeri" uscita nelle sale cinematografiche il 21 marzo, che segna il ritorno del regista spagnolo alla “commedia di riflessione”.
La spregiudicata comicità che si spinge filo al grottesco non è una sterile provocazione ma vuole smuovere noi spettatori a riflettere sul nostro modo di essere e sul mondo che ci circonda.
In un’atmosfera fuori dal tempo, surreale e incantata come quella di un aereo che vola nel cielo senza meta, si muovono i diversi personaggi. Almodóvar non li sceglie casualmente, ognuno di essi con la propria personalità e storia rappresenta una tipologia umana.
Come due anfitrioni aprono il sipario Antonio Banderas e Penelope Cruz nelle veci di una coppia di lavoratori distratti che causano il guasto al carrello dell’aereo.
Animano la scena un pilota sposato con una vita parallela da gay (Antonio de la Torre), un copilota etero attratto dagli uomini (Hugo Silva), un trio di steward omosessuali sfacciati, sboccati e autoironici (Javier Càmara, Raùl Arévalo, Carlos Areces) , una stravagante veggente ancora vergine ossessionata dal sesso (Lola Dueñas), una ex regina del gossip che si è data al mondo dell’hard come dominatrice (Cecilia Ruth), un imprenditore truffatore in fuga (Josè Luis Torriio), un killer professionista (Josè Maria Yazpik), un attore playboy (Guillermo Toledo), una coppia di sposi senza limiti (Miguel Angel Silvestre e Lava Marti).
Personaggi diversi l’uno dall’altro, ma tutti con faccende in sospeso che sembrano trovare una soluzione una volta atterrati.
Almodóvar mette sulla scena le tematiche più controversie in modo sfrontato, senza alcun filtro. Omosessualità, bisessualità, promiscuità sessuale, sregolatezza, alcol, droga, tabù che vengono spontaneamente sfatati dalla sapiente ironia del regista.
Amore, sesso, morte, le ossessioni dell’autore riaffiorano nei singoli episodi raccontati dai protagonisti e diventano il motore principale dell’intera narrazione.
I personaggi scelti dal regista con le loro storie scandalose ed eccentriche, a tratti paradossali, presentano un chiaro riferimento alla società spagnola: playboy, imprenditori che fuggono all’estero per evitare condanne, escort che minacciano uomini potenti, persone disposte a fare qualsiasi cosa per soldi. Questa non è solo la realtà che Almodóvar vive nel suo paese, ma riguarda l’intera società contemporanea dominata da un senso di ipocrisia, decadenza, precarietà, priva di ideali e personalità forti in cui credere per innestare il cambiamento.
Forse “Gli amanti passeggeri” non hanno quella incisività e brio che ha sempre incantato il pubblico delle commedie di Almodóvar, ma senza dubbio sono un film da vedere per la capacità attraverso l’assurdo e il paradosso di rappresentare in maniera così spaventosamente reale la nostra epoca.
