Metafora per i preziosi- Ardente Pazienza, Il postino di Neruda
Il nuovo Teatro Delfino apre la sua prima stagione con lo spettacolo di Antonio Skarmeta, Ardente Pazienza - Il postino di Neruda.
Lo spettacolo teatrale, composto da quattro attori di origine bolognese (la più simpatica a detta loro), è una piccola commedia raccontata a 'mo di favola tra il grande poeta e vincitore del premio Nobel alla Letteratura, Pablo Neruda, e un giovanotto, suo compaesano di Isla Negra, che lavorava come postino per portargli la corrispondenza che riceveva da tutto il mondo.
1969 - 1973, periodo di grande rilevanza per la politica del Cile: Allende viene nominato presidente della Repubblica, e poco dopo viene ucciso durante un colpo di stato, queste sono le ombre storiche che si intravedono soltanto in brevi momenti durante lo spettacolo.
Protagonista della scena è un'amicizia che viene a consolidarsi lentamente, quella tra Neruda, che fa il finto brontolone solitario, e l'ingenuo Mario Jimenez, il postino, che rimane sempre affascinato da questa figura e prolunga le sue visite all'abitazione del maestro nella speranza d'imparare sempre qualcosa di più sulla poesia.
Metafore, metafore, metafore, di questo si parla: lo spettacolo mostra come anche il personaggio meno preparato possa essere in grado di entrare nell'aulicità della poesia una volta trovata la sua fonte d'ispirazione.
La suddetta fonte è una delle due co-protagoniste: la bella e prorompente Beatrice, che cattura il cuore di Mario e che resta 'stregata' dalle dolci parole che il postino le dedica.
Infine abbiamo la madre, che, spaventata dall'idea che la figlia le venga portata via, cerca di ostacolare questo amore, ma per poco: alla fine anche lei si farà vincere dalla parola.
Il potere e la pericolosità della poesia, 'le parole portano gravidanze', questa una citazione dello spettacolo che mostra le doppie facce di questa arte, tanto nobile, tanto versatile.
La scenografia è abbastanza ricercata, accompagnata, ahimè, da uno schermo sul quale vengono proiettati scorci di Isla Negra, scene del funerale di Neruda o la neve di Parigi (pixelata), dove, per un periodo dello spettacolo, si era trasferito Neruda per lavoro; del tutto evitabile.
Molto interessante e divertente la scelta della colonna sonora, si passa dai canti dei cori comunisti per le elezioni di Allende ai Beatles.
Lo spettacolo si trova spesso a fare questi salti empatici: a mio parere non da abbastanza spazio al silenzio e all'emozione di una scena, portando così lo spettatore da un'emozione all'altra senza dare lui il tempo di viverla e stare ad ascoltarla.
E' uno spettacolo che ha del potenziale, ma dovrebbe concentrarsi meno sulle citazione dei versi di Neruda e di più sui tempi del teatro, sui suoi ritmi, sui gesti e soprattutto sulla scelta di cosa far vedere o meno al suo pubblico: dato che il Teatro Delfino dispone di un palco e quinte altrettanto ampie, credo che lo spettacolo risulterebbe più credibile mostrando solo ciò che il pubblico deve vedere in scena, e non cambi di abiti e scenografie; automaticamente si viene a perdere quel velo, quella finta realtà in cui si entra quando si varcano le soglie di un teatro, e così si ritorna bruscamente a contatto con la realtà.
L'ultimo spettacolo oggi alle 16.
Per ulteriori informazioni potete consultare il sito: www.teatrodelfino.it
