Case-Museo: Palazzo Boschi Di Stefano
L’appartamento di via Jan
Prosegue il viaggio di Nerospinto tra le antiche dimore milanesi, veri e propri scrigni di tesori dell'arte e della cultura del passato, meraviglia ed orgoglio per il capoluogo lombardo. Per questa seconda tappa parliamo della casa museo che si trova in via Jan, nelle vicinanze di Corso Buenos Aires e quindi facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. La visita è gratuita e guidata, assolutamente consigliabile. La Casa museo è allestita al secondo piano del Palazzo dei Boschi Di Stefano, palazzo da loro stessi abitato, e usato come sede della imponente e prestigiosa collezione di artisti del 900 italiano.
L’appartamento dei coniugi Boschi Di Stefano è collocato all’interno di una palazzina progettata tra il 1929 e il 1931 da Piero Portaluppi, uno degli architetti più attivi a Milano tra gli anni venti e gli anni trenta. La mano dell’architetto è riscontrabile nei dettagli decorativi degli interni, dai mosaici dei pavimenti, agli infissi, ma soprattutto nel doppio bow-window della sala. Gli arredi originali di Casa Boschi, oggi in buona parte perduti, non godevano di particolare attenzione da parte dei proprietari e, ad eccezione di alcuni elementi, non erano opera di Portaluppi.
Senza seguire l’originale destinazione degli spazi, per l’apertura della casa museo gli ambienti sono stati allestiti con arredi coevi all’appartamento tra cui spiccano la ex stanza degli ospiti (oggi dedicata al Novecento italiano), arredata con uno studio Déco progettato negli anni trenta da Ernesto Basile e la stanza dedicata a Sironi allestita con una sala da pranzo progettata dallo stesso artista per la triennale di Milano del 1936. Resta nella sala centrale il pianoforte a coda Bechstein grazie al quale venivano organizzati piccoli concerti.
La Casa-Museo
La Casa Museo Boschi Di Stefano nasce dalla generosità di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano che nel 1973 donarono la loro collezione di arte contemporanea con la clausola che il Comune di Milano aprisse un museo nell’appartamento di famiglia nella palazzina di via Jan 15. La collezione spazia dal futurismo agli anni cinquanta con opere di Soffici, Boccioni, Sironi, Severini e Dottori, del “Novecento italiano”, di Mario Sironi, cui è dedicata una stanza monografica, di Morandi, De Pisis, “Corrente” e del chiarismo lombardo. Nella sala centrale, opere di de Chirico, Campigli, Savinio e Paresce ricostruiscono l’apporto italiano alla Parigi degli anni trenta mentre una stanza è interamente dedicata a Lucio Fontana. Nell’ultima sala gli acquisti più recenti, tra cui una serie di Achrome di Piero Manzoni.
Storia:
Tra la fine degli anni venti e la fine degli anni sessanta, arco di tempo nel quale si forma la collezione di Marieda Di Stefano e Antonio Boschi, Milano è la città italiana più indirizzata verso l’arte contemporanea. Sulla scorta della tradizione che ha visto nel 1909 nascere a Milano il movimento futurista, nella città viene fondato nel 1922 il Novecento Italiano. Nel 1933 viene firmato da Sironi, Campigli, Funi e Carrà il Manifesto della Pittura Murale, mentre nel 1947 Lucio Fontana vi pubblica il Manifesto dello Spazialismo.
Marieda Di Stefano (1901-1968) proveniva da una famiglia di costruttori originaria delle Marche. Dal padre Marieda ereditò il gusto per l’arte e il collezionismo che dopo il matrimonio iniziò a condividere con il marito. Allieva dello scultore Luigi Amigoni, Marieda lavorò per tutta la vita come ceramista esponendo in varie gallerie e fondando al piano terra di via Jan una scuola di ceramica tuttora gestita dalla figlia di Amigoni. Antonio Boschi (1896-1988) laureato in ingegneria al Politecnico, lavorò alla Pirelli nel campo della produzione e lavorazione della gomma, elaborando importanti brevetti che gli valsero nel 1963 la Medaglia d’Oro al Lavoro e al Progresso Economico della Camera di Commercio.
Nonostante la distanza dal lusso e le iniziali modeste condizioni economiche i coniugi Boschi da subito si dedicarono ai primi acquisti in campo artistico. Per comprare una serie di opere di de Chirico, Sironi e Funi arrivarono persino a vendersi l’automobile. Il vero collezionismo spesso sconfina nelle frequentazioni private e infatti i Boschi si circondarono del contesto culturale della loro epoca, il salotto della casa di via Jan era infatti sede di piccoli concerti e di serate di scambio intellettuale frequentate da artisti.
La Collezione
La collezione, che spazia da opere futuriste dei primi anni dieci alle opere informali della fine degli anni cinquanta, è stata suddivisa negli spazi per movimenti e correnti. L’ingresso di casa Boschi è dedicato alla figura dei due collezionisti ed è l’unica stanza che conserva gli arredi originari tra cui una grande ceramica di Marieda. Alle pareti una serie di ritratti dei coniugi tra cui quelli realizzati da Remo Brindisi, Il corridoio ospita le opere futuriste ereditate da Marieda dalla collezione del padre tra cui un Boccioni giovanile, due Severini e un Soffici.
La stanza successiva, che originariamente era la stanza degli ospiti, è allestita con una selezione di opere di artisti del Novecento italiano divise per generi. Da qui si accede ad una ricca stanza monografica dedicata a Mario Sironi con opere dagli anni venti agli anni quaranta tra cui la “Venere dei Porti” (1919), capolavoro metafisico. Nella sala da pranzo sono allestite una serie di opere di artisti vicini alla rivista “Corrente” (Sassu, Guttuso, Birolli) e due pareti monografiche, una dedicata a Morandi ed una a De Pisis. La sala centrale presentala Scuola di Parigi, ovvero gli artisti italiani che tra gli anni venti e trenta lì soggiornarono, tra cui Campigli, de Chirico, Savinio e Paresce. Lo studio dell'ingegner Boschi ospita una serie di opere di Fontana, artista che i Boschi frequentavano abitualmente.
Lo studio di Marieda è oggi dedicato al Picassismo degli anni quaranta e al Nuclearismo con una serie di opere di Baj, Dova e Dangelo e Crippa. L’ultima stanza, originariamente la stanza da letto dei coniugi, ospita le opere appartenenti al clima Informale degli anni Cinquanta con dipinti di Vedova, Turcato, Chighine e una coeva parete di “Achrome” di Piero Manzoni.
Eventi
Le “serate musicali” offerte dai coniugi Boschi nella loro casa sono rimaste nella memoria. Così è nata l’idea di riproporre quel “clima” ai giorni nostri con alcuni concerti: da un lato con lo scopo di far vivere la casa, come se fosse ancora abitata dai due collezionisti; dall’altro suggerire maggiori relazioni e corrispondenze fra musica e arti figurative nel periodo in cui la collezione si è formata, attraverso musiche da camera del Novecento di diversa provenienza e generi.
Curiosità
Durante la visita sono presenti i volontari del Touring Club, accoglienti e preparati ad introdurvi alla storia della casa e della collezione, fornendo accurate spiegazioni.
Casa Museo Boschi Di Stefano via Jan, 15 - Milano www.comune.milano.it www.fondazioneboschidistefano.it
Orari Aperta da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 Chiuso: tutti i lunedì, 1/1, 1/5, 25/12
Biglietti Gratuito Prenotazione obbligatoria per i gruppi
