Zaha Hadid: l'architetto delle emozioni
“Il lusso a grande scala e per tutti: questo è lo scopo dell’architettura”. Sono sicuramente parole provocatorie, ma testimoniano lo spirito e le idee della più grande architetto mediorientale, Zaha Hadid, per la quale il lusso va inteso come bellezza, come l’armonia e il piacere di entrare in uno spazio che trasmetta emozione e la cui qualità non deve essere condizionata dal prezzo. “L’architettura deve offrire piacere. Entrando in uno spazio architettonico le persone dovrebbero provare una sensazione di armonia, come se stessero in un paesaggio naturale, al di là delle dimensioni e del valore economico dello stesso. Proprio qui risiede il mio personale concetto di lusso: è qualcosa che non ha nulla a che vedere con il prezzo, piuttosto con le emozioni che l’architettura riesce a trasmettere”. Belle parole che si rispecchiano in strutture in progetti che lasciano senza fiato per la loro bellezza, per la loro particolarità e per la loro capacità di sorprendere.
Zaha Hadid è una donna straordinaria, che è stata capace di farsi apprezzare dal mondo, un mondo prevalentemente maschilista e occidentalista; nasce a Baghdad nel 1950, da una famiglia benestante e si trasferisce a Londra a poco più di vent’anni per studiare architettura. Fin dai suoi esordi si percepisce la sua capacità di coniugare fantasia, libertà espressiva e rigore formale, derivante dai suoi studi matematici in patria. Si è parlato, a tal proposito, di “caos controllato”, di una apparente mancanza di ordine che rivela in realtà tanti ordini diversi che si intrecciano tra loro, senza una gerarchia di forme o strutture, ma una molteplicità di parti che interagiscono tra di loro.
Non dimentica mai i suoi natali, affermando che il suo non essere europea potrebbe essere il motivo per cui le sue opere appaiono più emozionali e intuitive. È il caso della stazione dei vigili del fuoco di Campus Vitra, a Weil am Rhein, in Germania, un edificio destinato al mantenimento della sicurezza all’interno del grande polo industriale del paese tedesco: i diversi corpi della struttura sono trattati come entità uniche, dove i muri si mescolano, si incastrano, si sovrappongono e si inclinano senza soluzioni di continuità, quasi come se la loro realizzazione fosse casuale, ma tanto originale da suscitare meraviglia.
Meraviglia che suscita anche il Contemporary Arts Center di Cincinnati, negli Stati Uniti, dove l’attenzione per i particolari si evince nelle soluzioni curve che connettono le pareti verticali al pavimento, soluzione che addolcisce la struttura, rendendola armoniosa.
Sono tre i materiali, le “materie prime” che la Hadid utilizza con costanza e in modi estremamente differenti: cemento armato, spesso a vista, acciaio e vetro, elementi che emergono in tutta la loro maestosità nel complesso residenziale del viadotto di Spittelau, in Austria, realizzato nel 2006, in cui sembra oltrepassare i confini dell’architettura e dell’urbanistica, sperimentando nuovi concetti spaziali, sfidando la legge di gravità, appoggiando quelle che sembrano pesanti membra su sottili gambe piegate dallo sforzo.
Nello stesso anno la Hadid progetta anche il Maggie’s Centre di Kirkcaldy in Scozia, dove cerca di creare degli ambienti dall’atmosfera rilassata, dove la luce ha un ruolo predominante: grandi vetrate permettono di osservare l’area verde circostante e i colori e i materiali sembrano accentuare il sincretismo dell’opera: il cemento armato è scuro e brillante ed è utilizzato solo per quelle pareti che necessitano di isolamento acustico e psicologico.
Oggi Zaha Hadid è uno degli architetti più conosciuti e famosi al mondo, e il suo curriculum è ricco di premi, riconoscimenti e onorificenze. Può vantare un primato del quale va molto fiera: essere stata la prima donna a ricevere il Pritzker Price, che ha ricevuto a soli 53 anni, nel 2004. Si tratta della più alta onorificenza nel campo dell’architettura, il cui scopo è premiare l’artista vivente che si sia distinto per talento, impegno e abilità creativa, realizzando opere che possono essere considerate un “significativo contributo dato all’umanità ”. È particolare osservare che solitamente il premio viene assegnato a noti architetti ormai alla fine della loro carriera, mentre la Hadid lo ha ricevuto quando la sua carriera era in piena maturazione.
Un grande riconoscimento per l’opera di una grande artista che ancora ci sta regalando meravigliose opere: presto vedremo in Italia vedremo completa la riqualificazione della zona fiera, dove la Hadid, in collaborazione con Arata Isozaki e Daniel Libeskind, sta regalando anche al nostro paese un esempio della sua grande creatività e passione. (Per chi volesse notizie e informazioni sull’opera dei tre grandi artisti in Italia può visitare il sito ufficiale http://www.city-life.it/it/). Non sarà il suo primo lavoro in Italia: tutti possiamo ammirare il genio creativo della Hadid nella meravigliosa struttura del MAXXI a Roma. Il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo è un museo di arte contemporanea realizzato a partire dal 1999, anno in cui è stato approvato il progetto. Si tratta di un campus dalle molteplici funzioni: gli spazi articolari e complessi passano da aree dedicate al museo a quelle dei laboratori per la ricerca, agli spazi per l’accoglienza, per il commercio ma anche per gli eventi culturali. Dopo più di 10 anni di lavori, il 28 maggio 2010 il MAXXI viene inaugurato: oggi tutti possono ammirare questo luogo di sperimentazione, dove gli elementi costruttivi, i materiali e l’estetica dimostrano la grande personalità della Hadid.
A noi di Nerospinto piace Zaha Hadid per la sua poliedricità: la sua capacità di esprimere le sue brillanti idee tanto in opere di grande respiro, tanto in piccoli ambienti come l’atelier per Chanel, oppure in collezioni di calzature, come quella realizzata per la Lacoste. Ci piace la sua attenzione per le emozioni e per i più piccoli particolari, ma anche per le provocazioni. Proprio come noi di Nerospinto.
