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Smarter Porn, Harder Art. #2 harder_THEATRE (Part 2)

Bellezza da contemporary pin-up, piglio da bad girl e una passione smodata per l'arte contemporanea e i camion.

Laureata presso l'Università Cattolica con una tesi sul porno, Virginia Sommadossi – sguardo acuto e intelligente di chi padroneggia sapientemente l'arma dell'autoironia con un tocco di cinismo – è responsabile comunicazione, immagine e relazioni esterne di Centrale Fies, centro per la produzione delle arti contemporanee e del Festival Drodesera, giunto quest'anno alla 33esima edizione. In esclusiva per Nerospinto Virginia risponde alle nostre domande e ci regala alcuni scatti dell'artista Dido Fontana.

N: Una passione smisurata per l'arte contemporanea, i camion e una tesi sul porno… che cosa lega queste tre cose?

V: La bellezza. I rapporti tra cultura e sottocultura, i rituali contemporanei, la grandezza dell'immaginario umano quando attraversa le porte dell'eccesso. Credo. Che a rileggermi poi Laura, la ragazza con la pistola che da qualche anno ricopre il posto di producer a Centrale Fies, mi direbbe "ma come parli?". Ecco.

N: Chi è Virginia Sommadossi?

V: Una specie di predatore con un daimon che non ha ancora stabilizzato la sua forma.

N: Cos'è Centrale FIES? Qual'è la sua mission?

V: Una struttura isolata all'interno di un biotopo naturale di rara bellezza, in Trentino. Un progetto. Un posto per le residenze creative che hanno a che fare con artisti visivi, compagnie performative, teatrali, ma che di volta in volta vengono aperte anche a redazioni di magazine che hanno bisogno di “rifondarsi”, o a brand in cerca di ispirazione per nuove collezioni o al lavoro sulla prossima strategia comunicativa, a collettivi di performer, designer, architetti alle prese con la realizzazione di progetti transmediali che incrociano experience design, multimedia storytelling. La mission 2013-2014 la stiamo mettendo a punto giorno dopo giorno, entro l'inverno sarà marchiata sulla nostra pelle.

N: Quest'anno siamo alla 33esima edizione del festival Drodesera, un evento che in ambito artistico è diventato un'istituzione. Per te che significato ha?

V: Ha il significato dello scoccare della mezzanotte, dello spartiacque, il significato che ha una cosa alla quale hai dedicato un tempo intero ma nel momento in cui si compie sei già al tempo dopo. E' il mio capodanno da festeggiare assieme a chi ha fatto con me un percorso lungo un anno. Non è esistito un solo anno della mia vita senza il festival, ricordo di averlo vissuta da piccola spettatrice intimidita (il teatro mi ha sempre messo a disagio) fino a quando non ho visto la Socìetas Raffaello Sanzio. Lì ho cominciato ad andarne fiera e a voler vedere di più, lì ho imparato ad avere fame di immagini. E qualche turbamento. Ho cominciato a vivere il teatro da spettatrice da molto piccola, e non capendo il significato di tutte le parole ho colmato quella lacuna concentrandomi sulle immagini. Anche quando le parole si sono negli anni fatte chiare e importanti. L'imprinting è sempre stato più forte.

N: MEIN HERZ è il titolo del festival di quest'anno: da dove nasce l'idea e chi si cela dietro al progetto grafico?

V: L'HERZ che volevamo andare a raccontare era quello di un festival che anno dopo anno prende una forma che potrebbe sembrare labile ma in realtà è molto precisa. Un festival che ridisegna una mappatura, costruisce un Atlante di opere, lavori, artisti, designer, architetti, dramaturg, performer, stilisti, registi attraverso i loro immaginari. Ecco perché ho chiesto a DEAD MEAT, di lavorarci, il brand collettivo che opera nel settore della moda trasformando icone, citazioni, e visione del mondo in pattern, all over camo, e trame preziose. Chi meglio di un collettivo di ragazzi talentuosi che arrivano dal mondo della musica, dell'arte, della filosofia e lo riversano sapientemente e spietatamente nella moda avrebbe potuto rappresentare il crossover di immaginari che Fies vuole spingere oltre le barricate? Inizialmente il nome era CUORE NERO. Poi il solito problema del meraviglioso e difficile peso delle parole, del linguaggio, della lingua, la mia. La parola "cuore" porta con sé un'iconografia e un immaginario immediatamente riconoscibile, facilmente immaginabile, banalmente  riproducibile, ma non solo. In quei giorni stavo lavorando con Denis Isaia, un curatore indipendente, uno degli elementi fondanti di LIVE WORKS assieme a Barbara Boninsegna e Simone Frangi, e ragionammo su quanto la parola "CUORE" portasse inevitabilmente con sé il romanzo risorgimentale italiano per eccellenza di De Amicis. In inglese poi non ne parliamo, non si contano i giochi di parole fatti con HEART e ART, HATE, ATE. E allora, senza andare nemmeno troppo lontano, ecco arrivare la parola HERZ che inevitabilmente ricorda il battito nella sua assonanza con la parola HERTZ, l'unità di misura del Sistema Internazionale della frequenza. Il cortocircuito era arrivato semplicemente guardando verso nord. Il nostro nord :) MEIN HERZ non è un cuore, è un'aritmia.

N: Che cosa spinge un ente come Centrale FIES ad andare avanti nonostante la crisi culturale che sta investendo il nostro paese?

V: La crisi.

N: All'interno di Centrale FIES hai dato vita a numerosi progetti e collaborazioni esterne come ad esempio il concorso per giovani artisti LiveWorks che vede tra i giurati un personaggio d'eccezione, parlaci di questa idea.

V: L'idea non nasce da me, anche se sono oltremodo felice di aver visto nascere LIVE WORKS e di poterne seguire da vicino ogni passaggio.

L'art director di Fies, Barbara Bonisegna, lo aveva in mente da anni, e l'incontro con il curatore Denis Isaia e il collaborare in un secondo momento con Viafarini DOCVA e Simone Frangi, è stato di fondamentale importanza affinché prendesse realmente corpo. Mettere Franco Trentalance in giuria (che ringrazio di cuore per aver accettato) invece, è stata una richiesta mia che faceva capo a più motivi. Il primo per una continuità col passato: nel 2009 Centrale Fies sviluppa un discorso su arte e pornografia della durata di tre giorni. Performer invitati a lavorare sul tema e sull'etimologia che si nasconde dietro alla parola "osceno" nell'accezione latina di fuori scena e il viceversa che compie quando il fuori dalla scena è sotto gli occhi di tutti. Sono stati temi e domande aperte diventate passaggio importante all'interno del percorso della struttura. Il secondo motivo per la semplicità e la forza di certe analogie: il termine "performance" è di per sé meravigliosamente trasversale. Elementi come lo spazio agito, il tempo, il corpo dell'artista e la sua relazione col pubblico che vanno a comporre l'atto performativo (al contrario di quando l'opera è l'oggetto) sono fondanti tanto della performance artistica quanto di quella pornografica. Franco è un uomo estremamente intelligente, e mi piaceva, seguendo la filosofia dello "stranger, inserire nella giuria finale uno sguardo che potesse da un lato rompere l'omogeneità delle visione degli altri giurati e dall'altra richiamare il filo rosso di senso, metafora e analogia tra mondi diversi ma paralleli, figli della contemporaneità e che spesso si sono incrociati.

N: Che cosa significa secondo te 'fare arte' al giorno d'oggi?

V: Fare uscire una parte di sé, la personale rielaborazione delle realtà, e metterle a disposizione di chi si servirà anche del tuo sguardo per accedere a visioni diverse. Per arricchirsi. Mi piace pensare che l'arte (quella contemporanea) non sia "rottura" ma un portale dove contenuti, immagini, idee, possano passare da un mondo all'altro in un movimento continuo.

N: Qual'è il ruolo che ricopre il corpo all'interno del macro-mondo delle arti contemporanee?

V: Il corpo è estensione di ciò che c'è dentro, è realtà, è potere, è politica. Cristo si è fatto corpo.  L'arte, a un certo punto, anche. Presumo che il ruolo sia cambiato attraverso le epoche e che non si possa fare un discorso generale,non qui non io, ma grazie per la fiducia. :)

N: Quale significato dai al corpo e come porti il tuo corpo nel mondo?

 

V: Il corpo è anche una casa, la nostra casa. Che per quanto ci piaccia finisce per non essere mai abbastanza accogliente, grande, bella, o luminosa. A volte ne vorremmo un'altra. La mia "casa" me la porto in giro con una certa goffaggine celata da un capello bicolore o da una borsa troppo grande.

N: Parlaci del tuo incontro con Dido Fontana e del tuo rapporto con il mondo delle immagini.

V: A casa di amici comuni, a Los Angeles. Mi avevano detto che c'era un fotografo "delle mie zone" ma non ci eravamo mai incontrati. Quel fine settimana Giuseppe Fanelli, aveva invitato a casa un tatuatore molto rinomato in città, il giorno prima aveva lavorato divinamente sul polpaccio di Ivan Mecki's Beltrami e proprio quella sera avrebbe dovuto scrivere sulla mia schiena, in gotico, "I'll kill U" (U era l'iniziale dell'uomo che ho amato di più al mondo). Dido fermò il tatuatore a un passo dalla sua prima azione con un gesto della mano e con lo sguardo, poi gli disse qualcosa all'orecchio. Cosa non lo scoprii mai, ma lo ringrazierò sempre per avermi evitato di rovinarmi tatuandomi un rancore addosso. In realtà quello che è accaduto forse non è stato così lineare, non so nemmeno quanto sia durata tutta l'azione, ma la mia testa oggi lo ricorda in modo semplice e chiaro, come la scena di un film. :) Ci siamo incontrati nuovamente dopo un anno in Trentino e abbiamo cominciato a collaborare sia per Fies che per altre cose laterali, ma ugualmente importanti. Mi piace che nella stessa domanda tu mi abbia chiesto di Dido e del mio rapporto con le immagini, perché una delle cose incredibili che ci lega è che siamo in grado di fare lunghe conversazioni attraverso l'invio di elementi iconografici o grafici pescati da dove ci porta il nostro lavoro. E abbiamo meno probabilità di fraintenderci in questo modo che con qualsiasi altro mezzo comunicativo. Sarebbe bello creare un blog o una piattaforma con le nostre conversazioni per immagini, magari un giorno lo faremo. Nel frattempo abbiamo un progetto insieme che faremo partire quando le nostre montagne si faranno ancora  più fredde.

N: Il tuo rito propiziatorio?

V: Insvelabile. Ma, ve lo giuro, funziona. (qualcosa tipo: 'spittin'inda parking)

Credits: Foto Virginia Sommadossi by Dido Fontana

MEIN HERZ

drodesera XXXIII | 26 luglio > 03 agosto 2013 | Centrale Fies, Dro, TN

http://www.centralefies.com/events/mein-herz_1.html

Redazione Nerospinto

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