
Gestures - Women in Action: le più grandi artiste della Body Art
Il corpo delle donne è un'opera d'arte, e molti sono gli artisti che si sono piegati al suo fascino. Merano Arte, dal 6 febbraio al 10 aprile, ospita GESTURES - Women in Action, mostra interamente dedicata alla Body Art femminile.
Quaranta sono le opere che ripercorrono la magia artistica dagli anni '60 a oggi, attraverso fotografia, collage, oggetti e video.
Il fil rouge è il corpo femminile, che diventa un mezzo dotato di incredibile espressività e capace di farsi portavoce di un pensiero che mira al sovvertimento dei valori costituiti.
Sono presenti i capolavori di tutti i più grandi esponenti della Body e Performance Art: Yoko Ono, Marina Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Charlotte Moorman. Oltre ai celebri nomi del passato, non mancano esperienze di artiste di tempi recenti, fra cui Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e Odinea Pamici.
Il visitatore si trova di fronte a un magnifico tanto quanto tortuoso percorso artistico, che scava nella natura concettuale delle opere d'arte in mostra. Quello introdotto dalla Body Art è stato un cambiamento profondo nella storia dell'arte contemporanea.
Le opere esposte hanno un forte valore socio-culturale e sono caratterizzate da uno strettissimo legame all'hic et nunc: sono effimere, e proprio qui risiede la loro bellezza.
La condizione della donna nel mondo viene studiata in profondità, abbattendo i confini fra spettacolo, comunicazione, teatro e arte.
Con la Body Art, la rivoluzione culturale ha una protagonista unica e ben precisa: la donna. L'arte non può più fare a meno di lei: diventa una scelta anche politica, e l'arte si erge così a sostenitrice della parità di sesso. E' una presa di posizione importantissima in quelli che sono gli anni del movimento femminista.
Le artiste della Body Art vogliono colmare la distanza con il pubblico: l'arte diventa un mezzo di comunicazione sociale, mostrando come uno specchio tutti i cambiamenti di quegli anni. Il pubblico assume un ruolo attivo, come parte integrante dell'opera; perde la sua connotazione di spettatore passivo.
La mostra è organizzata secondo un ordine cronologico, con una sola eccezione. Prima di accedere alle sale, infatti, oltre ad essere esposto il violoncello di Charlotte Moorman, musicista statunitense, è proiettato il video esplicativo che lascia scoprire ai visitatori l'uso che faceva l'artista americana di tale strumento.
Trionfante, domina il pian terreno una fotografia di Marina Abramovic, tratta da Delusional (1994).
Nella prima sala è possibile ammirare le immagini e i video di Cut piece (1965) di Yoko Ono, caposcuola della Body Art, già attiva a metà del XX secolo. Faceva parte di Fluxus, movimento dalle pionieristiche premesse espressive e sensibili. Non mancano immagini da Bed In (1969), la performance eseguita con il celeberrimo compagno di vita John Lennon.
Yoko Ono
Yoko Ono e il marito John Lennon
Yoko Ono e il marito John Lennon
Seguono le fotografie delle performance estreme di Marina Abramovic, artista in grado di esplorare i limiti del corpo, della sua sopportazione, ma anche artista attratta dalla mente, dalle sue potenzialità e concentrazione.
Nella prima sala si trova anche Mario Carbone, con il video di Imponderabilità (1977) realizzato con l'artista Ulay.
Passando poi nella seconda sala, gli occhi sono immediatamente conquistati dai lavori di Ana Mendieta, artista cubana famosa per la sua performance Blood Sign (1972). Le sue origini la portano ad interessarsi alle culture indigene e le sue opere sono caratterizzate da una radice trans-culturale. Le immagini ritraggono il corpo in solitudine che si confronta con la natura e l'ambiente che lo circonda.
E' capace di dialogare perfettamente con quest'ultima opera, una fotografia tratta da Azione sentimentale (1973) di Gina Pane, artista del filone italiano della Body Art. Il suo lavoro sa combinare tecniche differenti, cerca un equilibrio dialettico con il pubblico che deve essere coinvolto non solo fisicamente ma anche e soprattutto mentalmente.
Gina Pane
Non mancano inoltre i tratti ossessivi tipici di Yayoi Kusama, artista hippie giapponese celebre per i suoi atteggiamenti osé.
L'esposizione arriva poi a toccare il delicato tema della protesta femminile contro la sofferenza psichica e fisica che le donne subivano: ne è portavoce Valie Export, artista che ha rinnegato sia il cognome paterno sia quello del marito, inventandosi uno pseudonimo tratto dal una nota marca di sigarette austriache.
Valie Export
Carolee Schneemann è un'altra grande protagonista della mostra: artista americana che ha incentrato il suo lavoro sulla sessualità e sui generi. Ice naked skating (1972) e Eye Body (1963) sono le due performance da cui sono tratte le sue immagini.
Padroneggiano il centro della sala due fotografie di Orlan, francese celebre per il suo corpo modificato da plastiche facciali e altre numerose operazioni di chirurgia estetica. L'artista si è concentrata su un tema che la rende unica in mezzo alle sue colleghe: il corpo come ibrido fra natura e tecnologia.
Orlan
Di un'altra francese sono le opere a cui si trova di fronte il visitatore proseguendo il suo percorso. Si chiama Sophie Calle, e con Mon Ami (1984) ha esplorato l'intimità e l'identità femminile. Le sue immagini sono cariche di voyeurismo e invitano il pubblico a interrogarsi sulla linea di confine che separa le esperienze pubbliche da quelle private.
Sophie Calle
La sala grande del secondo piano è dedicata a Balkan Baroque (Leone d'Oro alla Biennale di Venezia nel 1997), opera di Marina Abramovic: l'artista, per realizzare questa performance, trascorse diverse ore al giorno seduta in montagna, intonando canzoni serbe.
In contrasto, per dimensioni, con l'immagine di Marina Abramovic, c'è quella di Jeanne Dunning. Il suo lavoro Long Hole (1994-1996) nasce dallo studio della relazione che lega ogni uomo con i suoi aspetti più intimi: oltre che la fisicità, l'identità e la sessualità. Da questo confronto emergono aspetti stranianti che l'artista esplora in profondità.
Il ruolo sociale della donna è invece la tematica affrontata dall'iraniana Shirin Neshat, che si concentra sulla figura femminile in un contesto islamico contemporaneo. La mostra accoglie inoltre un cortometraggio. Il titolo è Pulse: risale al 2011 ed è una visione tanto oscura quanto intima.
L'esposizione ospita anche Il sale della terra (2006), opera di Silvia Camporesi, fotografa italiana, creatrice di un universo unico nella sua delicatezza e poesia e di cui proprio l'artista è abitante. La chiave di lettura è teatrale, intimista.
Ballo per Yvonne è la performance di un'altra italiana. Odinea Pamici sa provocare, gioca molto col corpo e sfrutta gli stereotipi femminili: il matrimonio, la cucina.
Odinea Pamici
Nell'ultima sala il visitatore scopre le immagini di Regina Josè Galindo, artista guatemalteca che ama definire le sue opere atti di psicomagia. Le sue performance sono ricche di carica emotiva e traspare grande sofferenza: Regina Josè Galindo gestisce i suoi limiti fisici e psicologici fino a trasformare il suo corpo in un eterno campo di battaglia.
Il meraviglioso progetto a cura di Valerio Dehò GESTURES - Women in Action nasce dalla collaborazione con The Cultural Broker e 123 Art. La mostra viene inaugurata alle ore 19 di venerdì 5 febbraio e sarà ospitata dall'Edificio Cassa di Risparmio di Merano Arte fino al 10 aprile. ARTISTE Marina Abramovic, Sophie Calle, Silvia Camporesi, Jeanne Dunning, Valie Export, Regina José Galindo, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Charlotte Moorman, Shirin Neshat, Yoko Ono, Orlan, Odinea Pamici, Gina Pane, Carolee Schneemann.
INFO T 0473 212643 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.kunstmeranoarte.org
EDIFICIO CASSA DI RISPARMIO Portici 163 39012 Merano (MB)
ORARI Dalle 10.00 alle 18.00 Lunedì chiuso.
INGRESSO Intero: 6,00 euro Ridotto (Over 65, guestcard): 5,00 euro Studenti fino a 26 anni: 2,00 euro Bambini fino a 14 anni: gratuito
Beatrice Bellano
