Simone Bisantino, Il ragazzo a quattro zampe
Affine a Nerospinto per i temi che affronta, dall’erotismo in senso lato all’arte, una creatura meravigliosamente borderline, una personalità forte e fragile allo stesso tempo, che si riversa tutta nel suo libro, tela sottile di personaggi labili che si perdono e cercano una via di uscita dalla tragica involuzione della propria esistenza. Ecco per voi l’intervista esclusiva di Nerospinto a Simone Bisantino, autore de Il ragazzo a quattro zampe.
Com’è nato il progetto del libro Il ragazzo a quattro zampe?
Ho lavorato a Il ragazzo a quattro zampe a partire dal 2007 con l’idea di fare un libro che fosse prettamente di racconti, in realtà più andavo avanti più mi piaceva che i personaggi tornassero, quindi alla fine è diventato un corpo unico: i personaggi passano da un racconto all’altro e sono, alla fine, essenzialmente gli stessi, legati tra loro. È venuta fuori questa storia che tutto sommato non è né un romanzo né un libro di racconti, troppo omogeneo per essere un libro di racconti e troppo breve per essere un romanzo. Potrebbe essere un romanzo per racconti, anche se queste storie, precisissime dal punto di vista cronologico, potrebbero rimanere slegate tra loro e funzionare lo stesso da sole.
Ti sei ispirato a personaggi reali? Come sono nati questi racconti?
Più che altro mi sono ispirato a delle storie comuni, a partire dalla cronaca di oggi. Le vicende narrate sono talmente universali – sia quelle estreme che quelle più ‘normali’ – che risultano attualissime. Molte tematiche le avevo già affrontate quando facevo collaborazioni con le raccolte di narrativa erotica di Mondadori. Tematiche come quella della pedofilia c’erano già all’epoca, ma qui sono più organizzate. C’è un’interazione maggiore tra adulti e ragazzi, dove gli adolescenti sembrano più adulti degli adulti stessi.
Quali sono gli elementi che ti affascinano di più, che cos’è che ti attrae e che poi ti porta a scrivere di determinate situazioni?
I meccanismi che s’instaurano all’interno di una storia, anche dolorosa, che prevede anche elementi tragici. Tutti i meccanismi che si affrontano nelle storie che viviamo, che non sono facilmente riconoscibili o subito comprensibili, ma che hanno bisogno di uno sguardo un po’ diverso. Un incastro di vite e personaggi, di situazioni anche ripetute che si ritrovano nel continuum dei racconti.
Durante la lettura de Il ragazzo a quattro zampe ci s’imbatte in scene forti, quasi terrificanti… sono tue paure quelle che emergono dai racconti?
No, non come episodi di vita, ma come sensazioni, che poi nel libro sfociano in situazioni molto più tragiche. La descrizione di scene violente non è la parte dei racconti più importante, in realtà, (molti riferimenti sessuali piuttosto spinti li ho tagliati di mia spontanea volontà) volevo invece che la sessualità fosse una cosa sfumata e molto narrativa, che non fosse appunto la protagonista vera e propria del libro. Gli elementi più importanti ne Il ragazzo a quattro zampe sono i dialoghi, le pause, i silenzi. Il modo di sentire, il punto di unione tra gli uomini e le donne che a volte combattono le stesse cose. Per me, non esiste femminismo e non esiste maschilismo, siamo tutti vittime e carnefici degli altri e di noi stessi.
Non volevi che i racconti fossero autoreferenziali?
Infatti, mi piaceva l’idea che questi personaggi interagissero tra loro in modi diversi, anche se in scenari molto estremi.
Quali sono gli autori a cui ti ispiri, o nei confronti dei quali senti di avere un debito?
Per quanto riguarda questo lavoro, in particolar modo Sylvia Plath: mi piacciono molto i suoi libri (La Campana di vetro, uno dei miei preferiti) e i racconti pubblicati postumi. Racconti che sembrano non avere una vera e propria trama, ma risultano eccezionali per come sono trattati dal suo occhio, dalla sua sensibilità di scrittrice. Nel libro ci sono moltissime donne protagoniste, con echi che portano a Virginia Woolf e Ingeborg Bachmann, ad esempio. Mi piace poi tantissimo la narrativa americana degli anni ’80, la transgressive fiction, il postpunk e il cyberpunk.
Come definiresti il tuo stile di scrittura?
Non so se si possa parlare di stile, è un po’ presto. Questo libro (che io chiamo racconto per ritratti) non è un romanzo, non è un libro di racconti, ma un libro in cui si succedono ritratti di vari personaggi, di varie storie, per riuscire un po’ a creare una sinergia tra i diversi elementi. Mi piacciono i testi brevi, per me le letture contemporanee non dovrebbero superare le 150 pagine. Preferisco siano brevi, con dettagli piccoli ma incisivi, frasi che riescono a rimanerti in mente e a farti riflettere.
Quali sono i tuoi interessi oltre alla scrittura?
La musica sicuramente, oltre a fare il selector ho un progetto in cui mi occupo di re-edit e mix. Amo l’arte moltissimo, (volevo fare il pittore) e alla fine capisci che tutte le cose che fai servono a creare un percorso. In passato non avevo mai pensato di poter scrivere dei racconti. Leggevo e leggo tuttora molto, ma scrivere è una cosa molto difficile, nonostante ci siano delle scuole che ti possano insegnare a farlo, scrivere richiede delle basi, una predisposizione.
Questo libro l’hai scritto anche per te?
Sì, principalmente l’ho fatto per me. Dopotutto si tratta di un progetto destinato alle piccole case editrici. Non è in ogni caso nemmeno stato facile trovare l’editore giusto.
Quando gli editori non capiscono sotto quale etichetta far rientrare un determinato libro, difficilmente riescono a promuoverlo come si deve, a darti un’identità in libreria.
Come ti vedi in un futuro?
Non ci pensavo neanche prima della pubblicazione (anzi, di ogni pubblicazione dato il secondo romanzo), per me è importante raggiungere degli obiettivi. Non vedo mai le cose che faccio legate al successo, ciò che conta è fare quello che mi piace, e soprattutto farlo da solo. Ci metti anni magari, a pubblicare o persino farti leggere, ma se sei convinto lo fai e vai avanti. Non è vero che se non conosci le persone giuste non puoi nemmeno sperarci: io inizialmente non conoscevo nessuno, eppure un po’ di cose le ho fatte. Di sicuro non è un lavoro per vivere: scrivere non è remunerativo, ma rende felici.
L’AUTORE: Simone Bisantino è nato nel 1978. Ha pubblicato il romanzo Amore e altri veleni e in varie antologie, tra le quali Delitti d’amore (Supergiallo Mondadori 2004), Hard Blog (Mondadori 2005) e Watersex (Mondadori 2006). Vive a Milano, dove lavora inoltre come dj sotto il nome d’arte Black Candy.
Il ragazzo a quattro zampe.
Autore: Simone Bisantino
Casa Editrice: Caratteri Mobili
Dettagli: ISBN 978-88-96989-34-0, formato 12×20, 90pp.
Prezzo: 10 euro
