In scena Saverio La Ruina al Teatro dell'Elfo
Al teatro dell'Elfo, in sala Fassbinder si terrà dal 20 gennaio all'1 febbraio una personale dedicata a Saverio La Ruina.
In scena dal 20 al 25 gennaio per la prima volta all'Elfo, il suo ultimo lavoro, "Polvere", al quale seguiranno lo spettacolo che l'ha rivelato, "Dissonorata", a quello che ha confermato il suo talento, "La borto".
Artista unico, tra i più premiati della scena italiana, Saverio La Ruina con pochi elementi scenici - un abitino, le ciabatte, una sedia e la musica dal vivo - dà vita a personaggi femminili indimenticabili. Donne del sud, offese, ferite ma orgogliose. Con il suo ultimo lavoro sposta l’attenzione sull’uomo, essendo la violenza sulle donne soprattutto un problema degli uomini.
20 – 25 gennaio POLVERE Dialogo tra uomo e donna di Saverio La Ruina
Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Le impedisce di ribellarsi, di scappare, di dire basta. Non so quanto c’entri il femminicidio con questo lavoro. Ma di sicuro c’entrano i rapporti di potere all’interno della coppia, di cui quasi ovunque si trovano tracce. Saverio La Ruina
27 – 29 gennaio DISSONORATA Un delitto d’onore in Calabria di Saverio La Ruina Premio UBU 2007 Migliore attore italiano, Migliore testo italiano, Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010, Premio ETI - Gli Olimpici del Teatro 2007 Nomination Migliore interprete di monologo Premio Ugo Betti per la drammaturgia 2008 Segnalazione speciale
Spesso, ascoltando le storie drammatiche di donne dei paesi musulmani, mi capita di sentire l’eco di altre storie. Storie di donne calabresi dell’inizio del secolo scorso, o della fine del secolo scorso, o di oggi. Quando il lutto per le vedove durava tutta la vita. Per le figlie, anni e anni. Le donne vestivano quasi tutte di nero, compreso una specie di chador sulla testa, anche in piena estate. Donne vittime della legge degli uomini, schiave di un padre-padrone. E il delitto d’onore era talmente diffuso che una legge apposita quasi lo depenalizzava. Partendo dalla “piccola” ma emblematica storia di una donna calabrese, lo spettacolo offre lo spunto per una riflessione sulla condizione della donna in generale. Nello spettacolo risuonano molteplici voci di donne. Voci di donne del sud, di madri, di nonne, di zie, di loro amiche e di amiche delle amiche, di tutto il parentado e di tutto il vicinato. E tra queste una in particolare. La “piccola”, tragica e commovente storia di una donna del nostro meridione. Dal suo racconto emerge una Calabria che anche quando fa i conti con la tragedia vi combina elementi grotteschi e surreali, talvolta perfino comici, sempre sul filo di un’amara ironia. Saverio La Ruina
30 gennaio – 1 febbraio LA BORTO Premio UBU 2010 Migliore testo italiano, Nomination Premio UBU 2010 Migliore attore Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010, Testo selezionato per il progetto Face à Face 2010 di e con Saverio La Ruina musiche composte ed eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco disegno luci Dario De Luca produzione Scena Verticale con il sostegno di MIBAC | Regione Calabria
Non è solo la storia di un aborto. È la storia di una donna in una società dominata dall’ atteggiamento e dallo sguardo maschile: uno sguardo predatorio che si avvinghia, violenta e offende; un atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilità. L’aborto ne è solo una delle tante conseguenze, anche se la più violenta. La protagonista racconta l’universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, Vittoria racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri di certe donne del sud. Non mancano momenti sarcastici e ironici come quando gli uomini geometri misurano il corpo femminile come se al posto degli occhi avessero il metro. O come quando il paese si trasforma in una immensa chiesa a cielo aperto per scongiurare le gravidanze. Né quelli commoventi legati alla decimazione del “coro” delle donne. Ma quando la protagonista chiude il cerchio col racconto del calvario della nipote, il sarcasmo e la commozione lasciano il posto a una profonda amarezza, mettendoci davanti alla dura e ambigua realtà dei nostri giorni.
[gallery type="rectangular" ids="35564,35565,35566,35568"]
