Asaf Avidan - “Different Pulses”
2008. Marzo.
Gerusalemme.
La città santa si sta risvegliando dal suo consueto inverno caldo e arido. Mandorli in fiore e profumi di zagare invadono le vie di Gerusalemme. È fermento. Sono i preparativi per la processione cristiana della Domenica delle Palme, e per la “Pesach”– la Pasqua Ebraica.
…un’ordinaria primavera in Terra Santa insomma.
Non per tutti però.
C’è un ragazzo che si muove calmo tra intrecci di stradine di pietra e luoghi sacri, scansando giovani vestiti a festa, armati di cornamuse e tamburi. Ha altro per la testa. Sta per pubblicare il suo primo album, “The Reckoning, insieme agli amici di una vita, i Mojos.
Lui si chiama Asaf.
2012. Giugno.
Berlino.
A giugno le notti sono brevi e il buio sopra Berlino dura solo poche ore.
Jacob Dilßner non ha sonno. È uno studente di filosofia con la passione del djinig. Quando mixa si fa chiamare Wankelmut. Non ha impegni in quei giorni. Nessun ingaggio in qualche club della città. Nessuna voglia di studiare.
Una sera decide di rilavorare con il suo Ableton Live - software di produzione musicale - un pezzo scovato in rete. È “The Reckoning Song” di Asaf Avidan.
Lo spoglia. Conserva solo la voce del ragazzo israeliano e velocizza il riff della sua chitarra, aggiunge una base minimal ed ecco che “The Reckoning Song” diventa “One Day”.
Jacob carica il pezzo su SoundCloud. È subito gloria.
Milioni di ascolti trascinano Wankelmut e Asaf alla consacrazione su Beatport, santuario per ogni Dj che si rispetti.
2012. Dicembre.
Torino – Hiroshima Mon Amour
C’è un chiacchiericcio diffuso in sala, odore di alcool e tabacco.
Sul palco solo uno sgabello, un pianoforte sullo sfondo, qualche foglio sparso vicino al microfono. Una scenografia spoglia arricchita solo da qualche luce morbida che regala all’Hiroshima quell’atmosfera intima e autentica tipica dei piccoli luoghi di culto.
Asaf è solo. Sta portando in giro il suo nuovo lavoro, “Different Pulses”.
Sale sul palco così, chitarra tra le braccia, fisarmonica al collo, fisico asciutto e definito strizzato in una canotta bianca e in un paio di jeans. Solo lui e la sua voce… E che voce! È un suono ancestrale, senza sesso, tocca tutte le tonalità, le graffia e le abbraccia con un controllo assoluto in una serie di smorfie sofferenti e partecipate.
Asaf canta e, cosa ben rara, il pubblico zittisce se stesso. E fa bene, perché Asaf va ascoltato, sia che canti sia che racconti di sè.
"Sono musicista solo da 6 anni, e non sono poi molti... Ho iniziato perché una ragazza mi ha spezzato il cuore. Quando suonavo in casa, lei se ne stava sul divano a guardare qualche soap opera, e mi gridava: “Chiudi la porta Asaf, non c’è bisogno che urli così fucking forte!” Allora chiudevo la porta e cantavo più forte di prima, così che potesse sentirmi comunque. Ecco, è così che ho scritto la prima canzone, per la ragazza dall’altra parte del muro."
(n.d.r. la canzone è
)
Canta anche “
”, quella stessa che Jacob ha trasformato qualche tempo prima in “One Day”, ma la canta piano e le restituisce la sua autenticità.
2013. 23 aprile.
Milano.
Asaf torna in Italia.
Da non perdere.
I biglietti qui.
