La coppia Haber e Boni ne Il Visitatore, in scena al teatro Franco Parenti. Esilarante e commovente lo spettacolo che affronta i massimi sistemi con leggerezza.
Vienna, 1983. E' tarda notte e fuori dalla finestra si sentono i cori nazisti; nello studio, invece, le forti voci di Sigmund Freud e sua figlia, Anna, ci portano, con un' inaspettata leggerezza, nel dramma dell'esilio e dell'umiliazione di chi è ebreo.
I libri sparsi sul pavimento, la luce fredda della stanza in Berggstrasse 19, rimanda alla stessa desolazione delle strade della città.
Freud si presenta come un semplice uomo, stanco, vecchio e malato, con tutte le sue debolezze e, questa volta, anche dubbi e confusioni.
Nell'angosciante attesa di ricevere notizie di sua figlia, appena portata via da un ufficiale della Gestapo, un uomo gli fa 'visita', e, in breve tempo, questa assume tutti gli aspetti di una vera e propria visita psichiatrica, ma il ruolo di paziente e dottore viene continuamente capovolto dai due protagonisti.
Il visitatore svela la sua natura, la sua 'identità', sconvolgendo così lo psicanalista: Freud si trova di fronte a Dio, di cui ha sempre negato l'esistenza, considerandolo come una semplice costruzione della mente fragile dell'uomo, bisognoso di un 'padre', di un rifugio, di un qualcosa in cui credere.
Riusciamo così a vedere l'umanità e l'instabilità di un uomo irremovibile, sicuro, che ha passato la vita a curare l'inconscio, la solitudine e i drammi altrui. Tutte le sue certezze barcollano, e, come un bambino, è incuriosito e al tempo stesso spaventato da ciò che ha davanti ai suoi occhi, da come questa visita possa capovolgere ogni sua certezza.
Sì, perché di certezze stiamo parlando: Freud appare bisognoso di sicurezze, qualcosa in cui credere, implora Dio di manifestarsi, quasi come fosse uno stregone, ma al tempo stesso non vuole abbandonare la propria razionalità che l'ha sempre portato a credere unicamente nella realtà delle cose, e nell'unica certezza dell'esistenza: la morte.
La loro discussione è emozionante e disperata, e in modo sorprendente giunge al pubblico con una leggerezza e una dolcezza quasi commovente, grazie soprattutto alla fantastica coppia Alessandro Haber, nei panni del famoso psicanalista, e Alessio Boni, il visitatore.
Dio esiste? E, se esiste, è un Dio buono, ci ama? E come può amarci se permette il male (in questo caso il nazismo impersonifica perfettamente la sua manifestazione)? E' opera sua o degli uomini?
Un'ora e mezza di spettacolo che vola via, tra inaspettati sorrisi e tanti spunti di riflessione che lasciano un pubblico commosso e confuso.
Dal 6 al 17 novembre 2013 nella sala Grande del teatro Franco Parenti.
Orari:
mart - giov - ven - sab alle 20.45; merc alle 19.30; dom alle 15.30
Costo del biglietto:
intero 32€,
over60/under25 16€,
convenzioni 22,50€
Per maggiori informazioni potete visitare il sito del Teatro Franco Parenti:
www.teatrofrancoparenti.it
oppure telefonare a:
02 59995206
o scrivere a:
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