
"Una Casa di Bambola" un successo annunciato
“Una casa di bambola” , era stato annunciato come un successo e non delude le aspettative.
Audace, irriverente, capace di tenerti con il fiato sospeso. Questi gli aggettivi che ti si stampano in mente dopo aver assistito alla rivisitazione del testo di Ibsen di Andrè Ruth Shammah.
La mia non è stata una vera e propria rivisitazione semmai un tentativo di spiegare a me stessa e, in primis, ai miei attori un testo davvero intricato. Così mi sono trovata ad aggiungere dialoghi qua è la ma attingendo sempre da opere dello stesso Ibsen. Ci sono alcuni momenti “tutti miei” come il suono dell’arpa o l’amore tra il fattorino e la giovane domestica, o ancora la presenza di un destino sulla scena, ma erano decisamente funzionali all’azione perché il pubblico odierno non è quello dell’ottocento. In teatro, oggi, è difficile tenere alta l’attenzione per tre ore. - Andrè Ruth Shammah
In scena fino al 24 febbraio al Teatro Franco Parenti di Milano, lo spettacolo con Filippo Timi, Marina Rocco e Mariella Valentini, dal debutto del 1879 è una sorta di manifesto della riduzione borghese di una donna, appunto, a bambola. Il dramma gravita infatti intorno alla tematica del confronto tra generi. A rappresentare l’universo maschile in tutte le sue sfaccettature, un divertito Filippo Timi, che veste i panni di ben tre personaggi: il tanto bonario e paterno Torvald, capace di rendersi addirittura fastidioso con quel suo modo di trattare la moglie Nora, il dottor Rank cinico e consumato da una passione soffocata e Krogstad, non così meschino come percepito dagli altri personaggi ma semplicemente emblema della debolezza umana nelle difficoltà.
Filippo Timi (Dottor Rank)
“Non è facile interpretare tre personaggi contemporaneamente, ma è come se fossero tutti la stessa persona però in tre differenti fasi della vita. Mi è piaciuto lavorare a questo progetto, ho addirittura dovuto imparare a ballare la tarantella campana e ora quando sento un po’ di musica (giuro!) non riesco a non mettermi a saltellare” - Filippo Timi
Filippo Timi (Krogstad)
Sotterfugi, segreti e sentimenti si consumano come in un gioco tra bambini in una casa di bambola, ma più la resa dei conti si avvicina, più emergono le vere identità dei personaggi e il sistema di ruoli che aveva retto nelle due ore e mezza precedenti crolla allorché, la protagonista della vicenda, decide di non aver più voglia di giocare. Nei panni di Nora, affascinante sposa di Torvald, Marina Rocco, per la prima volta ruba letteralmente la scena al suo fidato compagno di palco, rivelandosi tutt’altro che fragile. E’ infatti Nora a dettare i ritmi del thriller: prima sopportando il peso della menzogna, poi pianificando addirittura la propria morte per salvare la sua idea di famiglia.
Filippo Timi (Torvald) e Marina Rocco (Nora)
Qui una Marina Rocco straordinaria riesce a trasmette pienamente allo spettatore la stessa angoscia vissuta dal personaggio, la stessa bruciante delusione che prova un donna quando capisce di non essere mai stata presa sul serio e svela la codardia del proprio compagno. Forte e delicata allo stesso tempo, Marina Rocco, chiude il sipario, mentre la battuta finale di Torvald si perde nella sala, facendo sentire sulle guance, agli spettatori seduti in poltrona, tutto il peso di un abbandono.
Marina Rocco (Nora) e Mariella Valentini (Signora Linde)
Nei panni della signora Linde, torna a calcare il palcoscenico Mariella Valentini portando con sé un pragmatismo e una maturità artistica e umana che fa da contrappeso a tutto il resto della vicenda.
Una casa di bambola
Realistico, caldo, accogliente e decisamente di buon gusto l’allestimento scenico, che, come svela la regista, parte da una poltrona rispolverata in soffitta e fa da cornice a uno spettacolo che parla direttamente al cuore degli amanti vittime dell’indifferenza emotiva. Una mise-en-scène che fa pensare a quanto suggeriva Sant’Agostino: “Non fare come il bambino fa con la palla..”
- Serena Savardi -
