
L'architetto che ha rivoluzionato l'architettura: piccolo ritratto di Frank O. Gehry
Osservando le architetture di Frank O Gehry, ci si trova davanti a creazioni fantastiche, mitiche, inimmaginabili. Le forme non sono pure, i materiali acquistano una fisionomia così articolata da non essere più semplici materiali: diventano il cuore pulsante dell’opera; caos, movimento, creatività, diventano il suo marchio di fabbrica.
Gehry riesce a ribaltare tutte le concezioni artistiche: il suo stile, che rompe con la classicità di linee e forme del Movimento Moderno, è informale, completamente lontano da rigore e formalità in auge negli anni Settanta e Ottanta. Frank rivoluziona il mondo dell’architettura, che ancora oggi, lo ringrazia. È proprio con Frank e le sue opere che si fa nascere il movimento decostruttivista: geometrie instabili con forme disarticolare e decomposte, dove i volumi sono frammentati, deformi, tagliati in modo asimmetrico e lontani dai canoni estetici tradizionali. Il decostruttivismo punta a “decostruire” ciò che è costruito, a ribaltare le linee dritte, che invece ora si piegano senza una precisa necessità.
Ephraim Goldberg nasce a Toronto nel 1929 da una famiglia ebrea di origini polacche che decide poi di trasferirsi in America: è in California che Frank si laurea in architettura e dopo una lunga gavetta, apre il suo studio a Santa Monica, nel 1962. Cambia il suo nome alla nascita della figlia: vuole che il peso delle sofferenze e delle ingiustizie subite in gioventù non gravi anche sulle nuove generazioni.
Il suo nome comincia presto a farsi conoscere in tutto il mondo: edifici si possono osservare in ogni parte del mondo, dalla California al Meryland, dal Connetticut al Minnesota, dalla Germania alla Spagna, dalla Repubblica Ceca alla Svizzera e in molti altri paesi del mondo, con più di dieci progetti in fase di esecuzione o costruzione; sono oltre 50 le opere completate mentre una ventina sono i progetti in fase di completamento, testimonianza di un successo planetario.
Non si contano premi, riconoscimenti e mostre a lui dedicate; in Italia è stato protagonista di una mostra a tema alla Triennale di Milano nel 2009, mentre l’anno prima gli è stato consegnato il Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Nel 2005 l’amico Sydney Pollack gli dedica un bellissimo documentario in cui è Frank racconta la sua arte, dalla nascita dei progetti alle difficoltà di realizzazione, alle paure dei committenti quando le sue idee sembrano troppo estreme.
“Se oggi il mondo è più bello lo dobbiamo anche al genio di Frank Gehry, uno dei più grandi architetti viventi”, dice Pollack, ed è vero. Con una serie di interviste, Sydney si fa raccontare come nasce un’opera d’arte come quelle di Frank, da dove prende le idee, come procede nella realizzazione.
Frank è anche diventato un personaggio dei cartoon: in un episodio dei Simpson viene chiamato in città per realizzare un nuovo auditorium che deve fare invidia: l’ispirazione per il progetto nasce da una cartaccia gettata a terra, tutta accartocciata.
Come da lui stesso ammesso, Gehry deve molto all’utilizzo del computer: è il cervello elettronico che gli consente di capire se la sua fantasia si sta spingendo troppo oltre, se la sua idea è destinata al fallimento; ogni struttura ha i proprio problemi costruttivi e se i calcoli accertano che i suoi edifici saranno stabili e capaci di stare in piedi, allora la fantasia può correre libera e noi possiamo osservare degli edifici magnifici e decisamente particolari.
Tra le opere che più lo hanno reso famoso va annoverato di certo il Museo del Guggenheim di Bilbao, la piccola città basca che è diventata famosa in tutto il mondo proprio per il suo museo e che attira migliaia di visitatori ogni anno. Titanio, pietra calcarea, cristallo, creano una struttura disorganica, che da lontano la fa assomigliare ad una nave e che, con il sole, fa brillare i pannelli come le squame di un pesce. Le superfici non sono piane, si sormontano l’una sull’altra, creano un gioco di volumi, di pieni e vuoti, che la critica non sempre ha apprezzato: il museo venne chiamato “fabbrica di formaggi” da uno degli esponenti della comunità basca.
La critica non ha sempre ben accettato le opere di Frank, che ha fatto della creatività il suo cavallo di battaglia. All’arte non si comanda, verrebbe da pensare, anche quando trae ispirazione da un cestino dei rifiuti: “pensate a quante idee, a quante forme e quante superfici ci sono lì dentro”, ha affermato Gehry.
Creatività, intelligenza e aiuto delle nuove tecnologie: Frank O Gehry è diventato uno dei più grandi architetti del nostro tempo. “Ci sono riuscito grazie al computer”, ammette.
La tecnologia non basta, sono le idee che fanno grande un uomo. Le idee di Frank sono diventate realtà, e possiamo ammirarle, e sorprenderci di come un solo uomo abbia potuto fare tanto per l’architettura.
