Cosa porti fuori dalla sala di pratica?
Ebbene si, sono un inguaribile razionalista che pensa e vorrebbe sempre dimostrare in modo oggettivo a cosa serve cosa.
Essere spirituali e cercare nelle culture esotiche qualcosa che pensiamo possa mancare nella nostra educazione e cultura di provenienza non esclude sicuramente il voler essere analitici e voler comprendere appieno di cosa si stia parlando o cosa si stia facendo.
Ovviamente non si può pretendere di vedere i risultati subito, in quanto discipline come lo Yoga, la meditazione, ecc. agiscono piano piano riportando potenti risultati nella nostra vita.
Il nocciolo della questione, e del mio articolo, è questo: ma quali sono i risultati che si ottengono?
Disciplina. Sicuramente lo Yoga aiuta molti di noi ad avere disciplina e costanza nel mantenimento della pratica. Coltivando questa qualità sarà più facile applicarla anche nella vita quotidiana e nelle attività che normalmente svolgiamo. La disciplina nella pratica è estesa sia a livello esterno (corpo) che a livello interno (mente). Per una ragione che renderò molto semplice: se dobbiamo posizionare il nostro corpo in una Asana abbiamo bisogno che la nostra mente ci accompagni; per rendere possibili tutti gli allineamenti (tra busto, gambe, testa, collo e non solo) è necessario che la nostra attenzione interna sia massima. Ciò avviene con la disciplina che porta, di conseguenza, la capacità di osservare.
Osservazione. È un altro dono che possiamo portare fuori dalla sala di pratica. Partendo da noi stessi si osserva meglio tutto il contesto nel quale siamo immersi ogni giorno. L’osservazione Yogica non si limita solo a quella che noi normalmente ricolleghiamo al senso della vista, bensì coinvolge tutti gli altri sensi del nostro corpo come l’udito, il tatto e l’osservazione interiore, che ci permette di ascoltare cosa sta cambiando all’interno di noi stessi come sentire di avere un malore o sentire l’influenza (riporto casi molto pratici, ve l’ho detto!). C’è una pratica molto particolare che è chiamata Yoga Nidra, lo Yoga del sonno, la quale ci permette di entrare in un sonno consapevole prendendo coscienza man mano di tutte le parti del nostro corpo, a partire dall’esterno (pelle) per arrivare all’interno (organi, tessuti interni, muscoli) e ci insegna allo stesso tempo a rilassarci.
Il rilassamento lo porteremo con noi anche fuori dalla nostra scuola. Perché? Bene, mentre leggete quest’articolo fate caso alle parti del vostro corpo che sono in tensione … non avrate mica le spalle un po’ tese?…o gli addominali tesi?…o la fronte aggrottata? O qualsiasi altra parte in tensione? Bene, anzi no, male. Le nostre tensioni si riflettono anche in questi gesti che compiamo inconsapevolmente, o meglio, pensiamo siano inconsapevoli ma sono solo automatici e non riusciamo a correggerli perché non siamo abituati ad osservarci. L'incapacità di rilassarsi sta diventando uno dei problemi in cima alla scala dei malori dell’uomo contemporaneo, in quanto porta spesso e volentieri a patologie psicologiche che si manifestano in attacchi di panico, crisi d’ansia, di respirazione, stress e quant’altro. L’insegnamento a rilassarsi è prezioso perché ci fa capire che gesti semplici, come portare l’attenzione al suono del respiro e lasciare andare i problemi e i pensieri, risultano ottimi rimedi per non cadere in nevrosi e tensioni quotidiane, arrivando a fine giornata, non dico come un fiore, ma non mandando a cagare qualsiasi essere senziente che vi si para davanti. Notate come anche la gente di prima mattina è già nervosa…non oso immaginare a fine giornata di cosa possa esser capace.
La dimensione temporale dello Yoga è il presente. Il presente è una dimensione divina, il passato è già andato e il futuro non è ancora arrivato.
Fissare la propria persona e mente nel presente ci rende più presenti, scusate il gioco di parole. Tante volte iniziamo a volare con i nostri pensieri tornando al passato o proiettandoci nel futuro, sfruttando energie che potremmo impiegare con persone reali che ci sono accanto in questo momento e che invece trascuriamo perché assenti .
Lo Yoga aiuta anche a ritrovarsi esattamente dove si è, a mantenere una presenza anche nei mari in tempesta, a non cadere e annegare quando veniamo travolti. Allegoricamente questo concetto viene rappresentato dall’Asana chiamata Paripurna Navasana (La Barca) la quale fa mantenere uno sguardo rilassato e profondo (che rappresenta il mare quieto) in contrapposizione con l’enorme tensione che si genera nella parte basso addominale tirando su le gambe e il busto (il mare in tempesta). La barca rappresenta proprio questo: una nave stabile in un mare in tempesta che può esser rappresentato, oltre che dallo sforzo muscolare, anche dalle tormente dei nostri pensieri.
La stabilità ce la portiamo con noi nella vita quotidiana. Stabilità rappresenta equilibrio (e qui vi rimando al mio articolo “I sottili equilibri dello Yoga”), ma anche postura. Come stiamo in piedi e come sentiamo il peso distribuito su entrambe le gambe? E il nostro bacino? La corretta postura dona benefici sia a livello fisico che psicologico. Quanto siamo inversi quando abbiamo un torcicollo o male alla schiena? Pensateci.
Da quando faccio Yoga non ho più avuto tensioni al collo che mi portavano ad avere fastidiosi torcicolli la mattina dopo…persino quando dormo piegato come un origami.
Questi sono solo alcuni dei doni che possiamo portar via dalle nostre sale di pratica e, per chi non ne ha una, magari possono servire da stimolo per iniziare. Ogni corpo reagirà in modo diverso e con differenti tempistiche, ma è una scoperta che vale la pena sperimentare sul proprio corpo e sulla propria mente.
Alcuni risultati saranno assolutamente soggettivi e vi meraviglierete di cosa sarete in grado di osservare, calmare, amare, sentire, capire, udire…potrei continuare all’infinito. Vi auguro una buona scoperta!
Namasté,
Vittorio Pascale
Allievo praticante di Yoga Integrale presso il Centro Parsifal Yoga, Milano
Fondatore della pagina Fb: Yogamando
Studioso e praticante di Buddhismo Tibetano
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