
Dhole Milano – Cucina fusion in atmosfere vintage
Si chiama Dhole, prende il nome da un particolarissimo animale selvatico dell’Asia ed è il neonato locale – quasi un’avventura – della famiglia dell’Eppol di Porta Venezia. Cocktail bar, ma anche ristorante (e che ristorante), Dhole è un’autentica sorpresa. Perché unisce l’alta miscelazione alla cucina fusion gourmet, catapultandoci in atmosfere che ricordano gli anni '70.
Il Dhole, detto cane rosso, è un cane selvatico asiatico molto simile a un lupo; storicamente avvistato nell'Asia centrale (Russia, Mongolia, Cina) intorno alla fine del 1700, vive in India e nel sud-est asiatico, ma è a rischio estinzione. A lui è dedicato il nuovo progetto dei ragazzi dell’Eppol (Andrea Chiozzi, Sara Monza e Maximiliano Ruiz), che hanno deciso di fare il bis. Da Porta Venezia a Porta Romana. In mezzo, la passione per un certo modo di fare ristorazione e la voglia di stupire offrendo uno scenario nuovo, diverso dal solito (e a noi sembra proprio che ci siano riusciti).
Siamo andati a trovarli qualche giorno fa, e qui vi raccontiamo com’è e che cosa si mangia da Dhole. Che innanzitutto, ci teniamo a sottolineare, è più di un locale. È quasi un viaggio alla scoperta delle terre asiatiche, quasi un ristorante da meditazione del cibo. Insomma, una vera chicca. Una chicca per chi ama mangiare, per chi ha cultura del cibo, per chi ama l’arte della mixology, per chi ama la cucina di contaminazione, la cucina esotica, e per chi ama andare alla ricerca di nuovi orizzonti, di quel qualcosa in più che fa la differenza.
E Dhole, la differenza la fa eccome. Grazie ad una linea che, sia in cucina che al bar, predilige la contaminazione (equilibratissima) tra Oriente e Occidente. Così, tra Thailandia, Vietnam, Laos e Russia, si scoprono spezie, ingredienti e prodotti quasi dimenticati o mai sentiti, che provengono da questi affascinanti paesi. Grazie a piatti che si nutrono della cultura e della tradizione tipicamente asiatica e che la fondono con elementi d’ispirazione mediterranea, servendosi di tecniche di preparazione contemporanee e europee.
La parola chiave? Sperimentazione. Quella che ha guidato lo chef, Giulio Rossotti, a ideare un menu che accosta prodotti di tradizioni e saperi locali – come l'aglio nero di Voghiera – a preparazioni e sapori asiatici, con marinature alle 5 spezie cinesi o riduzioni allo yuzu e lime kaffir, con uno sguardo alla cucina nikkei. Così hanno fatto anche i mixologist, Maximiliano Ruiz e Milo Occhipinti, che hanno partorito una signature list davvero molto speciale, che va a toccare quasi ogni singolo paese in cui il Dhole ha sviluppato la sua esistenza: dal Vietnam alle Indie, passando per il Laos.
Il risultato? Un menu breve – indice di qualità – ma bello ricco: 4 antipasti (Uovo onsen, frolla di bottarga di muggine e crema di piselli e menta, Petto d’anatra mi cuit in ceviche seconda la tradizione peruviana, Tonno tataki, mousse al wasabi e daikon teriyaki, Millefoglie di igname e patata viola, crudo di ombrina e salsa di semi di girasole tostati), 4 primi piatti (Conchiglioni con seppie allo zenzero e mela Smith, crema di wakame e broccolo, Risotto alle capesante cotte e crude, caviale di cosmopolitan e fiori di zucca in tempura, Tagliolini al tartufo nero, asparago e bottarga di uovo di gallina, Bucatini allo sfusato di Amalfi, olio di shiso e aglio nero di Voghiera) e 4 secondi (Tiradito di polpo, olive taggiasche crispy e dressing al pepe Sarawack, Ricciola alla griglia, pak chot, salsa al franciacorta e yuzu, chips di loto, Black Angus misoyaki, tempura di carote viola e gialle e salsa tensuyu, Guancia di vitello alle 5 spezie cinesi, cremoso alla yuca e cavolo kale ripassato).
Per poi chiudere in dolcezza con Cheescake al tè matcha, Fragole macerate al dragoncello, crumble al cioccolato bianco e spuma allo yuzu e Panna cotta al cocco, mango e Pisco.
I drink? Sono 12, ognuno dei quali dedicato a un paese dell'Asia e con una propria storia, (raccontata accuratamente nella drink list). Per un viaggio incredibile che sorprende il palato. C’è, ad esempio, il Dǒu lì (Rum al cocco, melassa di guava, bacche acaí, marshmallow arrostito), il Rub’ Al-Khali (Mezcal, menta, curry, latte di riso, pepe cayenna, locusta al curry), il Vil’kickij (Akvavit alla foglia d’ostrica, umeshu, vaporizzazione marina), il Moon Garden (Vodka al gelsomino, edamame), il Kuki Airani (Rum, salsa di soya, yuzu, avocado, lime kaffir). O ancora il Delhi Passenger (Fino Sherry al polline, fiori di sambuco, prosecco) e il Therevada (Thai fried Gin, lime, curcuma, salsa di soia).
Ma la cosa più bella sono gli interni. Che ci trasportano in un attimo negli anni ’70. Eleganti e sofisticati, informali e contemporanei, accolgono gli ospiti in un ambiente che si distacca totalmente dalla realtà di American bar e classico bistrot che i tre imprenditori hanno scelto per l’Eppol. Che però vogliono ricordarcelo attraverso il giardino verticale e gli oggetti di modernariato.
Due le sale – con volte a cassettoni, legno dappertutto, mixato con carta da parati, e complementi d’arredo bellissimi e meravigliosamente vintage –: una dominata dallo scenografico bancone degli alcolici, sormontato da luci sferiche, di fronte al quale si staglia il giardino verticale con un delizioso salottino; l’altra, più intimistica, dominata da una meravigliosa struttura attaccata al soffitto dal quale scendono piante rampicanti che attirano lo sguardo, dalla vetrata dietro cui si destreggiano i tre chef e da un angolo salottino con cui è amore a prima vista. Come è amore a prima vista con tutto il locale. Compresa la toilette.
Ogni ora della giornata è il momento buono per andare da Dhole. Ci si può andare per la colazione, per il pranzo, per l’aperitivo (tutti i giorni dalle 18 alle 21), per cena, per il dopocena, per sorseggiare un drink mentre si fanno quattro chiacchiere, e perfino per il brunch (tutti i sabati e le domeniche).
Andrea, Sara e Maximiliano hanno dato vita a uno spazio perfetto per condividere la passione per la degustazione di nuovi prodotti e sapori in una chiave tutta contemporanea. Se amate le novità e se siete degli attenti consumatori, vi sentirete nel posto giusto.
A noi è successo e non vediamo l’ora di ritornarci!
Dhole
via Tiraboschi, 2
Milano
Tel. 345 350 3133
Martina Zito
