
Il Museo d’arte Mendrisio rende omaggio a Piero Guccione: Dove cielo, mare e terra si (con)fondono
Il Museo d’arte Mendrisio ospita, dal 7 aprile al 30 giugno 2019, la prima retrospettiva dedicata all’artista siciliano Piero Guccione dopo la sua scomparsa, avvenuta lo scorso 6 ottobre.
Una mostra, dal titolo emblematico “La pittura come il mare”, che ripercorre attraverso 56 opere, tra oli e pastelli, il viaggio attorno al tema del mare, soggetto a cui Piero Guccione,
con il suo modo peculiare e inimitabile di conciliare natura ed astrazione, si è dedicato maggiormente nel pieno della sua maturità artistica.
Nato a Scicli, in provincia di Ragusa, nel 1935, è stato tra i maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento anche per la sua sublime visione del Mediterraneo, principale punto di riferimento del fortunato “Gruppo di Scicli”,
Piero Guccione per anni (1966-1969) fu assistente di Guttuso per la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma:
differente lo stile ma identico lo spessore intellettuale, la fortuna critica, l’ammirazione nel campo letterario, il successo di pubblico, l’amore assoluto per la natia Sicilia.
Esiste un momento chiave nella pittura guccioniana: il 1979, anno in cui, dopo molti anni di permanenza nel mondo artistico romano (dove si era trasferito giovanissimo, nel 1954),
l’artista decide di tornare a vivere e ad operare nell’estremo lembo della Sicilia orientale, in particolare nell’amata Sampieri, una sorta di laboratorio a cielo aperto, dove, dal quel momento in poi, per più di quarant’anni,
inizierà a guardare e a dipingere il mare, cercando di coglierne le sue vibrazioni, la sua perfetta armonia con l’azzurro del cielo, le sue sfumature ad ogni ora del giorno, la sua immensità, facendone, così, il luogo della sua anima, trascendendo dal particolare all’universale.
La sua pittura diventa, da quel momento, sempre più esigente: il mare diventa il grande protagonista della sua pittura e ampio spazio viene dato alla materia e alla memoria, nonostante rimanga sempre forte l’attenzione al presente.
Alla base della pittura di Guccione non vi è nessuna fotografia: semplicemente riportava, nel suo studio di Quartarella, a qualche chilometro di distanza dal mare, tutte le impressioni che si combinavano e davano vita ai suoi quadri luminosissimi ed infiniti.
Piero Guccione non dipinge ciò che vede, ma ciò che vuole vedere.
«Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento»: è questo il grande desiderio dell’artista, al limite dell’“ossessivo”, ossia quello di imprimere sulla tela qualcosa di inafferrabile come i colori del cielo e del mare che, per loro stessa natura, sono in continuo mutamento.
Una ricerca che è arrivata fino ai limiti dell’astrazione, pur conservando un forte legame con la realtà e con quel mare, silenzioso ed immobile, mai in tempesta, che ha da sempre incantato l’artista.
Eppure, nelle tele di Piero Guccione, cielo e mare si incontrano, quasi si fondono, ma non si confondono: nel dipingere il mare e il cielo, l’artista è stato attratto dall’impercettibile differenza che esiste tra la parte alta dei suoi dipinti, dove c’è il cielo, e la parte bassa, dove c’è il mare al limite della terra. Cielo a mare sono separati dalla linea, frontale e impercettibile, dell’orizzonte.
Forse nessun artista ha messo nella sua ricerca un simile senso di fedeltà ad un colore o ad una immagine; forse mai nessuno è stato capace di restituirci la dimensione della luce e della relazione tra l’azzurro, il mare e il cielo come fece Piero Guccione.
Lo stesso Roberto Tassi, autorevole voce del panorama critico-artistico del Novecento italiano, nelle sue parole ha sottolineato l’unicità e la grandezza di questo artista: «Chi mai è riuscito a mescolare in tal modo realtà e sogno, il concreto e il vago, la finitezza e l’immensità, ciò che si tocca e ciò che si contempla?».
Questo mare, limpido e cristallino, questo cielo, questo orizzonte, con Guccione non appartengono più solo alla Sicilia: sono divenuti universali.
Piero Guccione ci lascia il suo mare con dentro la nostra anima.
La scelta delle opere, provenienti da prestigiose collezioni private e da fondazioni internazionali, è curata da Simone Soldini, direttore del Museo d’arte Mendrisio, in collaborazione con l’Archivio Piero Guccione.
La mostra è visitabile da martedì a venerdì, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.
Annamaria Sarà
