Il progetto “Trikona” di Vittorio Pascale approda al MONO bar
Dopo il successo riscosso con l'inaugurazione della mostra “Trikona, Illustration Project” alla Cascina Martesana, il progetto di Vittorio Pascale – come una locomotiva itinerante- approda il prossimo 16 ottobre al MONO bar, nel cuore di Porta Venezia. Dalle ore 22.00 speciale Dj Set a cura di DJ Puppen della serata Synth OMO.
Tecnicamente i Trikona sono ritratti che prendono spunto da un’ immagine rielaborata e che viene “triangolarizzata”. Ogni triangolo viene campito creando sfumature e profondità o ponendo l'accento su un particolare dettaglio.
Nella cultura yogica e non solo la figura del triangolo simboleggia l’unione ideale di corpo, mente e spirito. Lo yoga, per l’appunto, è un’arte che insegna ad eliminare le dualità o molteplicità presenti nell’essere umano al fine di raggiungere uno status di completa armonia tra le diverse parti che lo compongono. L'unione di tutti i triangoli dei Trikona, tramite un gioco di armonia tra forme, colori e linee, forma un insieme silenzioso di parti. Per saperne di più, ho intervistato Vittorio Pascale:
Da quanto tempo ti occupi di illustrazione? Come ti sei avvicinato a questo mondo?
Mi occupo di illustrazioni da quando creo i Trikona, la mia formazione è più da designer e grafico, prima diciamo che le illustrazioni le vedevo solo da lontano.
Ti chiedo di spiegarmi un po' la genesi del progetto Trikona. Quale idea ha ispirato questa forma di espressione?
La genesi si colloca in un momento in cui praticavo una posizione di yoga chiamata “Trikonasana”, o posizione del triangolo. Si tratta di una delle principali posizioni dell’Ha-Tha Yoga, di intensità media, che ha ottimi effetti sulla colonna vertebrale e sui nervi spinali. Il praticante yoga nell’assumere la posizione forma tutta una serie di triangoli con il proprio corpo, da qui il particolare nome: Trikonasana, che fa riferimento ai tre triangoli. Mentre la praticavo, pur essendo consapevole che non avrei dovuto pensare a niente, in realtà mi interrogavo su come sarebbero stati un viso, un corpo umano scomposti in triangoli. E qui nacque l'idea di questa forma di espressione.
Poi in realtà c'è un'ante-genesi. Si tratta in sostanza di un periodo molto brutto della mia vita, dovuto a una sorta di depressione che scaturì dal fatto che mentre praticavo lo yoga, smuovevo tutta una serie di cose subconscie con cui poi mi sono dovuto confrontare. Tutti pensano allo yoga come a una disciplina che consiste nell'assumere una serie di posizioni particolari, ma non pensano che con le asana prepariamo il corpo a un lavoro molto più profondo.
Sono stata immediatamente catturata dal nome del progetto. Ho letto in vari articoli pubblicati sul tuo conto che Trikona è un vocabolo sanscrito che significa triangolo. Il triangolo è una figura che nella cultura yogica -e non solo- simboleggia la triplice manifestazione di mente, corpo e spirito. Omogeneità. Bellissimo. Io ho un triscele tatuato sulla schiena e all'epoca dei fatti, quando me lo feci, pensai proprio a questa sfumatura semantica. Superare la dualità, realizzare “l'uno”, credi che in qualche modo la nostra cultura e la nostra società siano di impedimento a questo ideale?
Io penso che il vero impedimento sia costituito dagli schemi che ti impone la società contemporanea. Nasciamo come “hardware” liberi, puliti, poi ci vengono installati una serie di “software” che non sempre si confanno alla nostra natura più profonda. E questi “software” compiono un'azione di sgretolamemto di ciò che siamo in realtà. Una riflessione che faccio spesso è che al giorno d'oggi è un po' scomodo essere sé stessi. Tante volte mi viene detto che sono una persona unica, straordinaria, ma in realtà lo siamo tutti se ci impegniamo a essere ciò che in realtà siamo!
4.Parlando sempre di simboli, a pelle, il triangolo mi sembra una figura impregnata di mistero. Hai la stessa impressione?
Sì, assolutamente. Il triangolo ha un alone misterioso, esoterico, ma a prescindere dalle connotazioni filosofiche, simboliche, esoteriche, questo alone di mistero lo imputo al fatto che si tratta di una figura primordiale: qualsiasi forma geometrica può essere scomposta in triangoli. Ma è una figura che mi affascina sin dagli anni dell'infanzia, quando ero un grande ammiratore della cultura dell'antico Egitto, e più che altro di questi imponenti triangoli che erano le piramidi. Pensa che quando ero da solo, in bagno, con delle riviste, triangolarizzavo con la penna le immagini che mi capitavano sotto mano!
Credi nel potere catartico dell'arte? E in caso di risposta affermativa: nella tua esperienza, esiste qualcosa che ha la stessa forza alchemica?
Sì, credo nel potere catartico dell'arte, anche se in realtà non la vedo come un pungiball tramite cui scaricare tensioni o stati ansiosi. E questo perchè tutte le mie illustrazioni nascono e crescono in serenità. Sono espressione del mio stato di benessere, di meditazione.
Come scegli i soggetti delle tue illustrazioni?
Scelgo soggetti random, magari sfogliando profili sui social, come facebook e instagram. Poi per la composizione mi baso sulla sensazione che mi desta un particolare ritratto, una fotografia. Pensa che a volte mi chiedono espressamente di creare un Trikona, ma non è detto che io riesca nell'impresa. Nel senso che la tecnica non è universalmente applicabile per tutti.
Gli occhi? Come mai non vengono raffigurati nei tuoi ritratti?
Questa è una provocazione. E lo faccio perché penso che in linea di massima stressiamo il senso della vista, senza senza sfruttare tutti gli altri sensi. Quindi, è un'istigazione che invita a questo tipo di riflessione. E inoltre è un bel paradosso: tolgo la vista, ma le mie illustrazioni si percepiscono proprio con gli occhi!
Una cosa di cui sono molto contento è che in molti mi dicono che vuoi per la pulizia delle linee, vuoi per lo sfondo bianco ove si inseriscono le mie illustrazioni, vuoi per l'assenza degli occhi, i miei ritratti trasmettono un senso di calma e di silenzio.
Dentro e fuori, concetti che mi sembra siano cari alla tua arte e alla tua persona. E' giusto secondo te affermare che l'estetica sia in qualche modo connessa con l'essenza di ognuno?
La nostra estetica è espressione di ciò che proviene dall'interno. Ma non mi riferisco strettamente alla bellezza. Infatti, il discorso vale anche per le persone che definiamo affascinanti. E questo avviene perchè hanno quel quid in più, quei particolari che sono espressione di quel che sono interiormente.
Aggiungerei qualcosa esprimendomi attraverso una metafora: il dentro e il fuori sono a mio avviso come due giocatori che si spalleggiano, per farlo devono raggiungere il giusto equilibrio!
Io ho finito. Ti ringrazio perchè intervistandoti ho avuto modo di tornare a pormi delle domande che costituiscono un po' un fil rouge nella mia storia personale e artistica. Perchè devi sapere che mi occupo di scrittura e così, intuitivamente ho avvertito una comunanza di interessi e presupposti gnoseologici. Oltretutto, ho come la sensazione che interrogandomi sul tuo conto io sia arrivata a capire delle cose che riguardano invece me. Grazie, grazie di cuore.
Chiara Zanetti
Le opere rimarranno in mostra dal 16 al 26 ottobre.
Via Lecco 6, 20136 Milano 339 4810264 FB/MONO-Bar
[gallery ids="47261,47262,47263,47264"]
