
Intervista a Carl Brave, il rapper dei trentenni
Con Franco126 Carl Brave ha dato vita a Polaroid, uno dei dischi italiani più apprezzati del 2017. Un gran successo confermato da una serie di date tutte esaurite nelle principali città italiane. Il duo ha saputo conquistare un pubblico più adulto rispetto alla trap, genere che ha invece trovato il suo successo tra i giovanissimi. Forse il loro inconsapevole punto di forza sta nei testi, nostalgici e allo stesso tempo felici, scritti da sognatori disillusi e cinici che vivono il presente. Lo stesso canovaccio è stato portato avanti da Carl Brave nel disco solista Notti Brave, per questo abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lui. Ecco cosa ci siamo detti.
MT: Iniziamo proprio parlando di questo tuo primo disco solista. Sei soddisfatto del risultato?
CB: In realtà non si tratta del mio primo disco. Ne avevo già fatto uno che però si può trovare soltanto su YouTube. Diciamo quindi che questo è il primo album da quando ho riscosso un minimo di successo. In ogni caso, si, sono molto soddisfatto! Ci ho lavorato parecchio, ho sgobbato sulle basi mentre stavo ancora registrando Polaroid; è nella mia indole, sono un lavoratore. È una cosa che ho imparato dal basket: l’importanza del continuo allenamento, e sono andato avanti su questa linea anche quando ho deciso di dedicarmi seriamente alla musica. Mi alleno di continuo facendo le basi. Diversamente dalla mia vita privata, sono molto inquadrato sul lavoro e questo mi ha portato ad avere a disposizione tanto materiale da utilizzare, che alla fine ho deciso di impiegare proprio per il mio secondo disco solista. Il risultato è un lavoro un po' diverso da Polaroid: ci sono più strumenti, come le tastiere, oltre che synth analogici e digitali.
MT: Tornando a Polaroid, tu e Franco vi sareste aspettati un successo simile?
CB: No, non ce lo aspettavamo. Ma se devo dirti la verità, io ci ho creduto fin dall'inizio. Quando ho deciso di fare musica, l’ho fatto con consapevolezza: ho lasciato una carriera da professionista nel basket e sono stato determinato sul mio cambio di obbiettivo. Non lo dico con spocchia, ma ho sempre creduto in quello che facevo.
MT: Ah, quindi eri giocatore professionista...
CB: Si, giocavo in serie B. Ho giocato a Montecatini e a Palestrina. Ero bravino e ho buttato via la mia carriera nel basket soltanto per la musica (ride).
MT: Sei trasteverino e ci sono tanti riferimenti in Notti Brave riguardo alla tua città. “Pub Crawl“, per esempio, mi sembra una specie di dedica alla tua città; com'è il tuo rapporto con Roma?
CB: Il mio rapporto con la mia città è e rimarrà molto forte. Penso che sono arrivato fin qui lo devo soprattutto alla mia città. Quello che racconto nella mia musica si basa su quello che mi da la città. A Roma capitano di continuo un sacco di cose, nel bene e nel male. È un’influenza fondamentale. Questo è ovviamente riscontrabile anche nei testi di Polaroid 2.0. Un po’ come fece Remo Remotti: dediche speciali per una città difficile da vivere ma anche da lasciare.
MT: Lo dico personalmente perché ho vissuto a Roma cinque anni… è una città molto difficile da vivere, esattamente come dici tu. Ho abitato a Milano due anni e poi a Berlino, passando per Malaga, ma alla fine ho deciso di tornare a Roma. Era un ritorno inevitabile,ma come ti sei trovato a Milano e a Berlino? Hanno inciso anche loro sulla tua musica?
CB: Sia a Milano che a Berlino mi sono trovato molto bene, ma anche malissimo (ride). Questo è dipeso molto dal mio precedente stato d’animo, che a sua volta ha inciso sulla grevità di certi miei pezzi, come “Pianto Noisy“, che fa parte di Notti Brave. Un brano molto più crudo rispetto agli altri, proprio perché scritto in un periodo particolare della mia vita. Diciamo che entrambe le città hanno inciso molto sulla mia crescita musicale.
MT: Quali sono le tue influenze musicali?
CB: Non vengo dal rock anche se sono stato sempre un fan dei Clash. Tra le cose più recenti direi che sono stato influenzato da Young Thug, Nicola Jarr, John Hopkins e la techno.
MT: Quindi l’elettronica ti ha influenzato molto?
CB: Sì, decisamente! Colle der Fomento, Assalti Frontali e gli Onda Rossa Posse hanno fatto la storia del primo rap italiano e in particolare della scena romana.
MT: Non ti è mai interessato scrivere testi politici?
CB: No, perché secondo me la musica non deve parlare di politica. La politica devono farla i politici, a mio parere. Io racconto il quotidiano senza dare giudizi.
MT: Avete anche un pubblico di giovanissimi?
CB: Di giovanissimi, no. Il pubblico che ci ha seguito con il tour di Polaroid rientrava in un range che andava dai diciassettenni ai trentenni, e le statistiche di ascolto che riscontriamo sui social e sul web confermano questa cosa. I giovanissimi non li abbiamo ancora conquistati (ride). Ma lo trovo normale. La trap è quello che più di tutto interessa ai giovani, e li capisco. Io da adolescente ascoltavo le cose che più riuscivano a fomentarmi. Noi non trasmettiamo la stessa potenza di artisti come la Dark Polo Gang, per rimanere in territorio romano, o Sfera Ebbasta. La trap li coinvolge molto di più. La nostra musica è diversa.
MT: Alcuni hanno paragonato te e Franco agli Zero Assoluto, cosa secondo me molto sbagliata. A mio parere, se si volessero fare dei paragoni direi che sarebbe meglio avvicinarti a Tormento o ai Sottotono.
CB: Ho consumato i brani di Tormento e continuo a farlo. Io però non mi paragonerei a nessuno. Forse noi abbiamo semplicemente portato avanti un discorso che era iniziato con loro, ma niente di più. Noi cerchiamo (come chiunque, penso) di essere noi stessi.
MT: Come mai nel disco hai dedicato una canzone al parco Gondar di Gallipoli?
CB: Perché fa parte del mio passato e della mia crescita. Lì ho visto tanti concerti bellissimi, come quelli di Paul Kalkbrenner e di Moderat. Erano esperienze di vita, ci andavo anche in vacanza a rincorrere le “pischelle”, a fare casino e ad ascoltare tanta bella musica!
MT: Come ti è venuta l’idea di girare il video di “Fotografia“ come se si trattasse di una puntata dei Simpson?
CB: Purtroppo abbiamo avuto poco tempo, se ne avessimo avuto un poco di più sicuramente il risultato sarebbe stato anche migliore. Siamo comunque molto soddisfatti di come è venuto. Il merito è principalmente di Dan e Dav, due artisti milanesi bravissimi che l’hanno realizzato.
MT: Potrebbe essere una hit dell’estate, sei d’accordo?
CB: È molto molto orecchiabile. Speriamo! Leggo commenti molto positivi in merito. Ho proposto questo disco per allargare il mio pubblico e sono felicissimo del riscontro che sta avendo adesso in radio. La mia preferita è “Camel Blu” con Giorgio Poi, se vuoi sapere la mia opinione. Bellissimo pezzo! Ma sono legato a tutti i brani del disco. Forse “Accuccia“ occupa un posto speciale nel mio cuore perché è molto personale, l’ho dedicata al mio cane.
MT: Nove pezzi su quindici hanno dei featuring, come mai? È una cosa che avevi programmato?
CB: Sì, volevo coinvolgere più gente possibile nel disco. Ero sicuro che collaborando con più artisti provenienti da generi diversi avrei potuto arricchire il mio lavoro.
MT: Ci sarà un seguito a Polaroid?
CB: Ci sarà. Franco adesso esce con un disco solista, poi, come da accordi, inizieremo a lavorare ad una nuova collaborazione.
MT: Andrai in tour quest’estate?
CB: Sarò in tour con Franco e suoneremo sia i brani di Polaroid che quelli di Notti Brave.
MT: Grazie Carlo per l’intervista.
CB: Grazie a te!
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Crediti foto: Alessandro Treves
Mauro Tomelli
