
Intervista a Oberlunar, il compositore che ha destrutturato Bach attraverso una IA
Cosa succede quando un cervello “alieno” viene addestrato a disimparare Bach nelle sue intime regole?
Lo abbiamo chiesto al primo compositore italiano che ha utilizzato in modo estensivo tecniche di composizione generativa basata su IA, Francesco Bardozzo, in arte Francis Oberlunar.
Una laurea con lode in intelligenza artificiale e computazionale presso la Facoltà di Informatica dell’Università di Salerno e un dottorato di ricerca (PhD summa cum laude) in intelligenza artificiale applicata alla chirurgia micro-robotica, Oberlunar ci ha raccontato il suo album esperimento,
Destructured Bach.
Quali sono, secondo lei, le ragioni di interesse della destrutturazione della musica attraverso un’intelligenza artificiale e le principali criticità scientifiche, artistiche, filosofiche e musicologiche del suo Destructured Bach?
Salve Claudia, la ringrazio per questa intervista. Indubbiamente è una domanda complessa, cercherò di essere sintetico.
Il mio intento musicologico, artistico, filosofico deriva da una conseguenza musicale storica e scientifica e ne trova anche alcune criticità molto moderne. Se dovessi fissare un punto di inizio penserei al maestro Igor Stravinskji e, successivamente, al serialismo musicale. Stravinskji negli anni '40 affermò in alcune conferenze su suolo Americano che con le sue opere non voleva esprimere nulla; lasciando intendere che eravamo noi con i nostri bias cognitivi ad attribuire dei significati a certe sequenze musicali rispetto che ad altre. Tempo dopo Pierre Boulez raccontò che nella sua opera Structures la strategia compositiva adottata era la non scelta. Seppur avesse certe brillanti non scelte il suo principale dilemma era quello di capire come un essere umano potesse avere una reale e distaccata non scelta. Ipotizzò pertanto l’utilizzo di un calcolatore con dei processi generativi musicali casuali. Pensai che nella casualità non sussiste esattamente una certa razionalità della ‘non scelta’ e nel contempo incominciai a maturare l‘idea che questa ‘non scelta razionale’ si potesse ottenere con delle reti neurali artificiali non supervisionate (voi le conoscete come un certo tipo di intelligenze artificiali). Nel mio video musicale “from Contrapunctus XIII of J.S.Bach ” ci sono 4 fantasmi che rappresentano quattro reti neurali che cooperano. Un fantasma ragiona sulle intensità delle note nel tempo, l’altro sulle pause tra note nel tempo, l’altro ancora sulla durata delle note nel tempo e l’ultimo fantasma ragiona in modo più complesso sull’armonia e la melodia in correlazioni verticali ed orizzontali nel tempo. Le ho raffigurate come fantasmi perché quello che mi interessava a livello filosofico nella strategia compositiva è proprio ciò che non è presente, e che non è passato e non morto seppur fosse mai stato artificialmente vivo. La chiave di lettura di Destructured Bach giace nella capacità generativa musicale para-umana manifestata dalla A.I nella sua non-origine creativa, ovvero nello spazio astratto di strutture armonico/melodiche che la stessa A.I. si auto-crea. Era a tratti inquietante questa visione fantasmatica della AI tanto quanto sapere che questa nel mentre crea non ne ha coscienza. Del resto, al contrario di tante A.I. commerciali, il mio progetto di A.I. destrutturante è volto a disimparare in modo sistematico invece di istruire una macchina a simulare il già fatto. Il mio intento pertanto è molto più sincero rispetto al semplice gioco dell’imitazione degli umani e delle loro scelte, raggiungendo un qualcosa che sostanzialmente non appartiene a quel mondo e che nessuno ha mai realizzato con tanta chiarezza. In generale, tutto il mondo dell’AI è in profondo dubbio sulla capacità di estrapolazione delle AI, alcuni ci vedono soltanto una interpolazione molto complessa. Del resto, nella musica artificiale fatta di ‘non scelte’ eseguite in modo razionale, cercare di capire se l’interpolazione è inclusa nella estrapolazione o viceversa è difetto di noi significanti. Un mio amico, Samuele Vassallo, mi vede come un ricercatore di quel senso del non-tempo distonico, distopico ed anti-diatonico; non ho mai inteso se ciò è dovuto ad una criticità artistica. Sono un meta-autore in Destructured Bach, e l’A.I. per come la vedo io fa musica per se stessa e forse per altre macchine, non per me medesimo od altri umani.
Alcuni studiosi privilegiano il termine razionalità, con la finalità di evitare i riferimenti antropomorfici intrinsechi nel termine intelligenza. Qual è la sua posizione, in particolare con riferimento al suo ultimo esperimento musicale?
Se alcuni studiosi privilegiano il termine razionalità (per avvicinarla alla logica umana) è perché parlare di intelligenza farebbe accostare l’interpolazione della macchina alla capacità di estrapolazione umana.
Definire una mia posizione in riferimento a Destructured Bach è prematuro. Una posizione potrebbe voler dire che io debba trovarmi in una relazione di ordine, una sequenza, dove qualcuno ha fatto un esperimento come il mio e viene prima di me. Per quella che è la mia conoscenza, ho il primato su questo esperimento (https://www.repubblica.it/tecnologia/blog/smart-cube/2021/08/06/news/quando_il_musicista_duetta_con_un_intelligenza_artificiale_live_-313126658/), pertanto, non per presunzione e non per vanagloria ma, reputando non ci sia niente prima di Destructured Bach, mi è veramente difficile fare dei confronti e fare che altri facciano confronti. Non mi interessa molto sporcare l’apollineo artificiale col dionisiaco umano. Sempre parlando di esperimento, mi piace pensare che l’ho tracciato e lo sto osservando senza farmi troppo trasportare dalle emozioni.
Quali sono le differenze tra la decostruzione musicale à la Jaques Deridda e la sua destrutturazione?
Lei sa che Deridda è un incidente nella mia vita! Un bel dì, giacevo felice nella mia ignoranza e qualcuno è passato e mi ha fatto conoscere la Decostruzione di Deridda. Anzi no, forse era la diffèrance, dopodiché mi infilzò con la Decostruzione. Vi assicuro che più mi addentro nei miei progetti, più emerge l’ombra di Deridda senza che la cerchi alquanto. Più ingegno cose complesse, più Deridda si fantasma tramite tante bocche ed oracoli. Decostruzione musicale significa andare oltre la prima percezione musicale, pensiamo alla prima percezione di più vibrazioni in sequenza in certi domini periodici. Quindi Decostruire significa scavare più a fondo rispetto alla prima facciata della realtà nella quale ciò che percepiamo/ascoltiamo ci proietta. È un metodo, una procedura speculativa filosofica che si verticalizza e ti spinge nel fondo delle cose, facendoti attaccare all’idea musicale che ti sei fatto per indagarla. Destrutturare non è affatto Decostruire poiché porta con sé, in modo intrinseco, l’intento della ri-generazione, ovvero, del valore della ricostruzione. Le dirò di più, Destrutturare non significa Distruggere. Come accennavo all’inizio, destrutturare non significa non rispettare tutte le regole senza un criterio. Significa non rispettare tutte le regole musicali con una certa razionalità sistematica, un certo criterio.
Chi lo crea questo criterio?
Il codice che ho scritto, l’AI che ho creato ha una certa libertà operativa musicale pertanto disimpara e impara da sola a comporre, senza mai dirgli cosa è giusto e cos'è sbagliato. Facendo un esempio: nel triangolo della percezione musicale nel tempo di Sant’Agostino si può guardare alla destrutturazione come un disegno geometrico dove man mano si perdono certe relazioni. Quindi nell’“actus sentiendi” di una rete neurale pur se si mantengono gli apici del triangolo (i punti del passato, presente e futuro percettivo) ne vengono rimossi i lati che li congiungono per crearne altri. Sicché, il tempo scompare e riappare nel suo paradosso temporale come un fantasma matematico che da solo ricompone i pezzi di un puzzle dimenticato.
Prima della pubblicazione di Destructured Bach, ha applicato una versione musicale del test di Turing (progettata con Morgan) su un campione di circa 1000 volontari. Vuole illustrarci le finalità e i risultati di questo esperimento?
La finalità dell’esperimento era quella di capire se l’essere umano potesse essere ingannato dal non-gioco dell’imitazione che l’intelligenza artificiale perpetrava durante l’atto di comporre musica. Questo esperimento ci ha permesso di decifrare quali modelli di intelligenza artificiale si allontanassero di più dalla percezione musicale umana per scovare cosa fosse celato altrove. Nonchè, interessanti relazioni si erano intraviste tra le composizioni delle AI ed il serialismo musicale.
Quello che posso riportarvi è che molte persone sono rimaste spaesate dal fatto che ciò che sentivano possedeva la forza della non finitezza. Un'esplosione continua di biforcazioni di idee compositive senza mai affacciarsi ad una chiusura era quello che Morgan si aspettava ed è ciò che è successo. Distopia musicale era il concetto soggiacente più evidenziato. Il secondo era il senso perenne di mancanza di tempo, di attesa, di qualcosa che sta per arrivare e non arriva mai. Dopo questo test, ho realizzato che i tempi erano maturi per pubblicare Destructured Bach.
Grazie a questi esperimenti ho imparato a conoscere Morgan dal punto di vista umano. Per quello che riguarda Morganissimo, non me ne vogliate, ma devo dirlo, mi stupisce il continuo sommarsi di critiche che gli muovono da più fronti, mi dispiace e sostanzialmente, spesse volte, non realizzo se sono più disumane le mie A.I. oppure altre forme di ‘vita’…
La configurazione di una rete neurale che cerca di destrutturare e disimparare Bach, provando a farlo diventare quanto più anti-emozionale possibile, vuole incentivare l’ascoltatore a ricercare le emozioni umane, spingere ad una sorta di illusione pareidolitica?
L’ascoltatore si sente privato di emozioni umane in un qualcosa che sembra umano ma non lo è, e ciò, sicuramente genera tante altre emozioni proprio perché siamo esseri umani e abbiamo dei bias cognitivi musicali molto pronunciati. La pareidolia non è mai stato un obiettivo ma una forte critica che mi hanno mosso. Ovvero associare a qualcosa di umano un evento completamente casuale generato dalla natura oppure, in questo caso, da una macchina. Il problema di coloro che hanno criticato questo lavoro, pensando alla pareidolia, sta nell’aver mal inteso che la generazione delle composizioni della AI sia scaturita senza alcun criterio. Ovvero con casualità. Nella mia rete neurale (A.I) non c’è casualità ed alla fine si capisce ascoltando veramente Destructured Bach. Del resto la mancanza di casualità si sentirà meglio anche in altri lavori che pubblicherò a breve, uno con Antonio Gallucci e forse Morgan (sto aspettando la sua conferma).
Il fatto che manchi la casualità/aleatorietà in qualcosa di artistico che sentiamo o vediamo disordinato, entropico non ci deve impressionare troppo. Ad esempio, alcuni scienziati hanno provato che un quadro di Pollock rispetta i principi fisici del pendolo asincrono sottolineando implicitamente una mancanza di casualità. Questo dovrebbe farci riflettere.
Nel risultato permane qualcosa dell’addestramento cui la rete neurale è sottoposta prima di generare musica? O di Johann Sebastian Bach non rimane realmente più niente?
Bach diventa l’insegnante della non scelta razionale che l’AI andrà a compiere disimparando. Quindi non è che di Bach non rimane niente. Di Bach c’è tutto ma sotto un punto di vista completamente differente e non umano. In altre parole, rimane tutto ciò che non è nell’universo di Bach, dall’espressione dei suoi bias cognitivi alla sua imponente logica musico-matematica nell'essere stato uno dei più importanti testimoni e medium della nostra forma di musica umana.
Vi ringrazio, spero di non essermi troppo dilungato e mi complimento per le domande assai complesse alle quali nemmeno io mi ero mai interrogato così a fondo. Vorrei raccontare le persone che hanno partecipato alla creazione di questo esperimento a vario titolo.
In primis, Marco Castoldi in arte Morgan, il quale è stato centrale nella sua realizzazione e, non di meno, lo è stato il compositore Igor Merlini (consulente alla musica RAI). I due maestri mi hanno aiutato spinti da un forte spirito di ricerca e curiosità. Ringrazio e saluto il Prof. Maurizio Galluzzo (dell’AI-ISIA dell’Università di Firenze) che ha patrocinato l’iniziativa. Nonché, ringrazio il Prof. Roberto Tagliaferri (NeuroneLab ed Osservatorio sulle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale DISA-MIS - Università di Salerno) ed il Prof. Pietro Liò (Computer Laboratory - Università di Cambridge) per i loro preziosissimi insegnamenti. Infine saluto il Prof. Claudio Simoncini (neuroscienziato dell’Università di Marsiglia) per i suoi importantissimi pareri scientifici sui parallelismi ed anti-parallelismi tra cervello umano e macchina “intelligente” musicale.
Info, Social e Contatti
Video di From Contrapunctus XIII of J.S.Bach https://youtu.be/s5VymLrtEMQ
Video intervista a Oberlunar: https://youtu.be/wXK4wVoV11M
Spotify: https://open.spotify.com/album/7y9BtGRFEepf9UyRKokJ5I?si=n8BNxENuSeCjzuGMMN8IBA
Instagram: https://www.instagram.com/oberlunar/
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCP8pZRmWepz1uF6SgXXySCQ
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Soundclound: https://soundcloud.com/oberlunar
Website: https://www.oberlunar.com
Claudia Erba
