
Nel sogno di Dalí
19 dicembre 2016, Pisa - Domenica, un calmo pomeriggio di sole. L'azzurro del cielo terso gioca con le venature verdastre che solcano le placide acque dell'Arno.
Il centro storico di Pisa brulica di turisti e studenti e cittadini in preda alla dolce frenesia delle feste imminenti. Nell'aria aromi inconfondibili di pane e tradizione, baveri di cappotti alzati e pugni serrati in tasca contro il freddo pungente.
In quella, si erge maestosa sul fiume, rispecchiandovisi indolente, l'inconfondibile facciata blu dell'omonimo Palazzo, da anni sede di retrospettive dedicate ai grandi maestri dell'arte del Novecento. Dopo Mirò e Picasso, è la volta quest'anno di un altro spagnolo, Salvador Dalí (1904 - 1989). Artista ed intellettuale complesso, provocatore eccentrico e lungimirante precorritore dei tempi. Avanguardista, pioniere incontrastato di un movimento artistico, quello surrealista, che ha segnato indelebilmente le sorti dell'arte europea e mondiale del XX secolo. Sperimentatore audace, ma anche conoscitore esperto dell'opera dei grandi maestri del passato, e loro rispettoso estimatore.
Polytropon, così nel proemio dell'Odissea è dato conto dell'estro multiforme di Ulisse. E di artista "dai molti percorsi" (così nella traduzione del capolavoro omerico firmata da F. Ferrari) si potrebbe parlare senza tema di smentita con riguardo al maestro catalano, che fu pittore, scenografo, scrittore, sceneggiatore, illustratore: visionario d'ingegno poliedrico, appunto. La mostra in corso fino al prossimo febbraio, curata dalla Fondazione Palazzo Blu e dal suo presidente Cosimo Bracci Torsi con la collaborazione di istituti eccellenti quali la Fondazione Gala e la Fondazione Salvador Dalí di Figueres, intraprende una ricostruzione inedita di una parte meno nota della produzione di Dalí, ma non per questo meno sorprendente e meritevole di approfondimento. Sono esposte circa 150 opere, tra acquerelli, xilografie e dipinti - prestiti del Teatro Museo Dalí di Figueres, del Dalí Museum di St. Petersburg in Florida e dei Musei Vaticani: testimonianze dell'accostamento dell'artista ai grandi temi spirituali e religiosi, nonché del suo omaggio rispettoso e magistrale agli interpreti maggiori del Rinascimento italiano.
Aprono la retrospettiva quattro dipinti risalenti agli anni '50 e dedicati al paese natale, Portlligat: l'azzurro del cielo screziato di bianco è interrotto solo dal volo di qualche gabbiano. Le ali di un angelo risplendono per effetto di un raggio di sole che riesce a spezzare la spessa coltre di nubi e l'avvolge - reminiscenze impressioniste traspaiono dalle increspature dell'acqua, e nei riflessi del cielo. In Sant'Elena a Portlligat invece ampie campiture di blu cobalto preannunciano i grandi sfondi opachi dei capolavori surrealisti che verranno. Seguono quattro grandi oli inediti, dei Senza titolo degli anni '80 ispirati apertamente a Michelangelo che danno conto della fase finale della produzione di Dalí, quando ormai si è compiuta la svolta intimistica della quale sono testimonianza anche tutte le altre opere in mostra. Si tratta di un confronto continuo con i temi della classicità, con l'abilità rappresentativa dei grandi maestri del passato, che Dalí sa gestire con capacità impareggiabile ed impeccabile erudizione. Le stesse che si ritrovano nelle sezioni seguenti, nella quali è proposta l'intera serie di illustrazioni eseguite tra il '50 e il '52 per un'edizione della Divina Commedia: realizzate soprattutto in acquerello, glauche e sanguigna, furono stampate poi con trasposizione xilografica secondo la tecnica della fotoincisione a rilievo.
Si tratta di illustrazioni nitide, con soggetti sovente unici scelti a simbolo di interi gironi. Nessuna riproposizione: ogni bozzetto è opera d'arte a sé stante.
Impossibile non identificarsi nel Dante ritratto in Partenza per il grande viaggio: il poeta è una sagoma minuscola in mezzo ad un orizzonte sterminato muto e silente, in cui l'eco di un passo si riverbera fino a perdere energia e farsi ricordo, tramutandosi quasi in memoria di sogno.
Colpiscono i colori, sovente vividissimi, a dispetto della tecnica utilizzata: come il rosso sangue rappreso della veste ne L'apparizione di Dite.
Le illustrazioni per l'Inferno riescono a trasmettere tutta la miseria morale dei condannati alla dannazione eterna. Ne Gli uomini che si divorano tra loro compare un accenno agli orologi molli che diverranno tema ricorrente della produzione artistica di Dalí. Nella sezione dedicata al Purgatorio, L'angelo caduto ricorda molto da vicino Il Gabinetto Antropomorfo, ancora di Dalí, con quel corpo privo di volto da cui emergono cassetti stracolmi come da un comò di altre epoche. Maggiore dolcezza è invece riservata ai cieli del Paradiso: impalpabile come sussurro il bozzetto dedicato all'incontro di Dante con l'amata Beatrice. Concludono l'esposizione una serie di illustrazioni per l'Autobiografia dell'orafo fiorentino Benvenuto Cellini, commissionate all'artista spagnolo dall'editore Doubleday&Company nel 1945 - soprattutto inchiostri e acquerelli su carta.
Uscire da Palazzo Blu, oggi, è come riemergere da un sogno: porta con sé il medesimo stordimento. Ma resta addosso anche un insegnamento prezioso: che non può darsi innovazione autentica senza studio e rispetto del passato; né scoperta di nuovo senza conoscenza di quanto è già noto. Che non si può pensare di evolversi o avanzare in modernità, se non si tiene in debito conto la tradizione.
Dalí. Il sogno del classico.
Curatrice: Montse Aguer
Pisa, Palazzo Blu - Lungarno Gambacorti 9
1 ottobre 2016 - 5 febbraio 2016 Lun - Ven 10:00 - 19:00 / Sab, Dom e Festivi 10:00 - 20:00
Biglietto (audioguida inclusa) 12,00 Euro; ridotto, convenzioni e gruppi 10,00 Euro
Laboratori didattici e visite guidate, info e prenotazioni: +39 050 2204650; +39 377 1672424
Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.mostradalipisa.it
catalogo: Skira Editore
Isabella Michetti
