Enne cuori e il mondo intero
… che noi siamo quelli che “due cuori e una capanna” non ci hanno mai convinti. Perché poi c’è sempre la fregatura: dici una capanna, ma deve quanto meno avere l’aria condizionata. E la verandina. E una camera con gli stencil di Peppa Pig per i bambini. Fuck.
E dici due cuori, ma nella storia precedente ne hai lasciato più della metà. Oppure no, è tutto intero, il tuo cuore, e pompa così forte che c’è posto per ben più di un amore.
Che non c’è niente di sbagliato, nell’amore esclusivo, nel “due cuori”, persino senza capanna. Tu e io, io e te. Ma non c’è nulla di sbagliato nemmeno in tu, io e l’altro, e gli altri, in un tempo che cambia e che ci cambia. Che sdogana la parola amante restituendole la musica della sua radice. Amante è chi ama. Qualsiasi cosa o persona o essere vivente ami. Ed è una parola bella, che hanno fatto diventare cattiva. E non ci stiamo.
…
D’accordo, c’è un “però”. Che è la ragione di questa pagina. E il “però” è che quando si ama senza contagocce e senza regole precostituite, l’amore si dichiara. A tutti i coinvolti. Allora “amante” diventa una bella parola perché puoi amare senza riserve più di una persona. Puoi dichiarare amore al tuo amico d’infanzia e condividere con la tua ragazza la gioia di aver accolto nel tuo cuore anche lui. O lei.
Lo chiamano poliamore. La chiamano anarchia relazionale. Non la chiamano (non la chiamiamo: è il mio caso), ma quella cosa arriva lo stesso. Magari resta lì, in silenzio, per un sacco di tempo, perché stai bene con il compagno di quegli anni o perché gli incontri seguono vie misteriose. Ma lo sai che c’è, che ci può essere. E se la prendi per il verso giusto, che è sempre comunque quello del non tradire in primo luogo noi stessi, è una cosa che allarga il cuore, che fa spazio, che rende disponibili ad ascoltare il sentimento proprio e altrui.
Teorizziamo. Chiacchieriamo molto, noi “fatti così”. E scherziamo. Prendiamo in giro i monogami (solo quelli poco onesti, però): una mia amica li chiama babbani… Ogni tanto me ne domando il motivo, e l’ho fatto anche stasera, nello scrivere queste righe. Credo sia per il vizio tutto umano di definirsi, chiamarsi. Il peccato originale, io credo, non è nella famosa e controversa mela, ma nel potere di nominare le cose. Se gli dai un nome, diventa tuo. Terribile.
E quando mi accorgo che ci definiamo con precisione, che cerchiamo il nostro posticino nell’olimpo dei non-monogami, mi scoccio in fretta. Un nome, cos’è un nome? Quella che chiamiamo rosa, anche senza il suo nome, avrebbe lo stesso profumo. Suona saggio e libero. Poi però ripenso ai diritti, penso alle battaglie combattute da altri: omosessuali, bisex, genitori single… Smetto subito con l’elenco, tanto mi sa che qua ognuno ha il suo nomignolo da disadattato.
I diritti. Il diritto di stare diritti. Guardare gli altri negli occhi con l’orgoglio di chi ama con onestà. E vorrebbe diritti per sé e per gli altri: per sé, di lasciare entrare i propri compagni all’ospedale senza troppe domande (io vorrei poter compilare un elenco di autorizzati a guardare la mia cartella clinica, e poterlo cambiare anche tre volte al mese, se mi va. Invece se sto male chiedono a mia madre se e con chi vado a letto, e mille altre cose che lei non sa); per i bambini che cresciamo, di poter sfoggiare con orgoglio i propri padri e madri, anche se sono più dei canonici abitanti della capanna di cui sopra; per i nostri genitori, di poter un giorno vedere in televisione anche gente che vive come noi, senza che la fiction di turno riaggiusti qualsiasi porcheria sempre e soltanto con un “e finalmente vissero tutti felici e contenti (e sposati e tendenzialmente eterosessuali)”.
Lo so, ho detto tutto e niente. Grazie per lo spazio. Se volete leggere qualcosa di più serio, The ethical slut (da pochi giorni anche tradotto in italiano, La zoccola etica) è un bel libro. Gli scritti di Wendy O’Matik sono addirittura entusiasmanti. E molto altro ancora, che trovate bene in ordine su rifacciamolamore.it e su poliamore.org, solo per citarne un paio. Ci sono anche i gruppi facebook e per i più vintage… beh, mandatemi una mail e facciamo in modo di aggregarvi a qualche aperitivo poliamoroso, o non monogamo, o come lo volete o non lo volete chiamare. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
