
Nuovo look per Valhalla, il ristorante vichingo di Milano
Valhalla è il primo ristorante vichingo d’Italia nato a Milano lo scorso autunno. Si trova a pochi passi dalla Darsena, in via Ronzoni 2 e porta in tavola piatti dal sapore e dal profumo della selvaggina, tanto amata dai guerrieri valorosi del Nord.
Ma da qualche giorno Valhalla Milano si è rifatto il look: lo stile rustico ha lasciato spazio a nuove e raffinate atmosfere e suggestioni che gli hanno dato decisamente un volto nuovo. Tutto grazie a Pietro Spoto, scenografo e artista milanese che ha ben pensato di lavorare sull'indole esperienziale e narrativa del ristorante.
La progettazione degli spazi, infatti, è stata guidata da una volontà emozionale e poetica nel tradurre i caratteri delle popolazioni vichinghe in rimandi iconici. Il risultato? Uno stravolgimento totale che lo ha reso elegante, sofisticato e molto originale.
Valhalla: il concept
Valhalla, che nella mitologia norrena è la dimora eterna per i guerrieri valorosi caduti in battaglia, è il ristorante di Milano che vuole farci conoscere l’universo vichingo a tavola.
L’idea è di due giovani imprenditori già noti al pubblico milanese per il Vinyl Pub, in zona Isola: Igor Iavicoli (32 anni) e Milena Vio (28 anni), appassionati di mitologia nordica, e di carne. Che per questa avventura si sono dedicati a un’approfondita ricerca sull’alimentazione delle antiche popolazioni nordiche, reinterpretata ovviamente in chiave moderna.
Quello che ne nasce è una carta dove regina assoluta è la selvaggina, che i Vichinghi erano soliti cacciare tutto l’anno e sui pochissimi capi che venivano allevati e uccisi poco prima dell’inverno (perché non sarebbero sopravvissuti alle temperature rigide), come i vitelli, i maiali e gli agnelli. La cottura, che veniva effettuata con le braci o bollita, oggi viene naturalmente riproposta con le tecniche moderne.
Ogni piatto di Valhalla ha un divertente nome vichingo che richiama una leggenda della saga norrena vichinga. E anche il logo, ripreso dal mitico Valknut, o nodo di Odino, rappresentato con tre triangoli intrecciati, è un cameo dei nove mondi mitologici norreni.
In cucina troviamo lo chef Mauro Molon, 34 anni, con importanti esperienze in hotel di lusso alle spalle, mentre in sala c’è Diego Borella, 32 anni, che seleziona idromele, birre artigianali e piccoli produttori di vino italiani.
Il nuovo Valhalla
I nuovi spazi di Valhalla sono stati progettati con l'intento di restituire una storia antica al mondo contemporaneo e di offrire ai clienti un'esperienza completa della cultura norrena, in un contesto che desti meraviglia e curiosità.
Il culto, la natura, il viaggio e l'ignoto sono i quattro capisaldi che hanno permesso di cesellare uno spazio estremamente narrativo in cui scoprire ogni volta nuovi elementi e dettagli evocativi.
Il processo progettuale si riflette in una ricerca sul rapporto intrecciato tra il divino, le eclissi, la luna, le rotte e si è tradotto – con dischi neri, oro stellare, blu spaziale e specchi scuri – in una continua ricerca di dimensioni e sensazioni.
Nella prima sala, la più sfarzosa e quella visibile anche dalla strada, viene messo in scena il paradiso vichingo di Valhalla: un salone maestoso del mondo divino di Odino, dove ogni giorno va in scena un sontuoso banchetto. Qui elmi dorati di eroi caduti in battaglia si contrappongono a scudi neri stilizzati, specchi e finestre di mondi lontani, popolando le pareti di presenze che si raddoppiano e annullano a vicenda.
I commensali sono attorniati da una storia con sfaccettature multiple, dove ogni elmo realizzato a mano aggiunge un dettaglio grazie alle imperfezioni della materia, dove ai sogni paradisiaci della gloria ultraterrena si mescolano le ferite di guerra, materica quanto razionale, come suggerito dagli ordinati tubi d'ottone che, come lance, scendono dal soffitto ad illuminare i tavoli.
Protagonista di questa prima sala è il social table, novità del ristorante ed elemento fondamentale per condividere appieno lo spirito cameratesco degli eroi nordici. E così, dal lustro del Valhalla, si accede al bosco scuro, luogo di sperimentazioni, riti, perdite e sacrifici per il popolo vichingo, varcando un restringimento dello spazio sormontato da un'imponente arco che conduce nel mondo privato della natura.
La sfarzosità dell'oro viene meno e al blu si mescolano i colori del nero, dei carboni, e quelli di un sottobosco in penombra, casa di muschi, licheni e radici. Gli spazi per il pasto sono più raccolti, meno conviviali e condivisi, delimitati da tende o circondati da paesaggi immaginati su tessuti che sfarfallano e vibrano a ogni movimento dell'aria.
Da questi luoghi, magici e misteriosi, prende forma il tema del viaggio e del sogno di una meta, uno degli elementi fondanti della cultura dei vichinghi, tra i primi esploratori del mondo con un tuffo nell'ignoto, che porta dal corridoio al bagno di ghiaccio. Da lontano, la luce di un orizzonte ribaltato investe gli spazi superando spigoli e superfici, simulando un'aurora che non si spegne mai, delimitando uno spazio di servizio le cui proporzioni e lunghezze vengono distorte alla percezione.
Al centro di questi tre luoghi tematici, c'è il divino, che prende forma negli spazi della cucina che si configura ora come un monolite al contempo magnetico e inquietante, un volume composto da superfici nere specchianti che unifica, accosta e mette in relazione le parti del tutto.
Il menu
Carne, carne ancora carne. Si comincia con piatti come il Carpaccio di manzo con pomodori confit, scalogno glassato e maionese affumicata (Hjalprek), la Tartare di cervo della Nuova Zelanda con cipolla rossa e spuma di pane al pino (Sigmund), Melanzana arrostita con tartare di pomodoro, pinoli, terra di olive e spuma di basilico (Gjukungar), Capasanta norvegese al pepe rosa, foglie di cappero, spuma d’orzo e bergamotto (Andvari) e si prosegue con una selezione di piatti cotti alla brace, come il Carrè di cervo della Nuova Zelanda (Sigfrido), il Controfiletto di agnello della Nuova Zelanda (Hogni), Back di ribs di manzo irlandese (Gunther), Tomhawk irlandese (Starkadr), e un’altra con piatti cotti invece a bassa temperatura, come le Cosce d’anatra francese con verdurine dell’orto (Hoatung), la Coda di bue italiano in salsa speziata con brassica brasata (Fafnir), l’Ossobuco di vitello olandese con melanzane arrostite (Attila).
Tra le dolcezze, c’è il Cremoso alla ricotta di capra, idromele, pera cotta e noci (Vilmegir), la Texture di panna e fragole con biscotto morbido alla fava tonka (Brunilde), il Cremoso alla pesca con meringa all’anice e pesca grigliata (Gudrun) e la Ganache al cioccolato Caraibe 66 con con cremoso alle amarene e panna fresca (Grimilde).
E da bere? Birra artigianale (anche gluten free), vino e idromele (bevanda prodotta dalla fermentazione del miele). Il menu è stagionale e cambia frequentemente, senza dimenticare però proposte di pesce e vegetariane.
Pietro Spoto: il designer
Fondatore e Art e Creative Director di studioliquido, laboratorio di ricerca visiva, si definisce un artista e non un architetto, perché il suo approccio metodologico si basa su una approfondita analisi del contesto e su un successivo lavoro di osservazione e di ascolto, andando a costruire una sinergia tra i soggetti coinvolti nelle diverse fasi della ricerca.
Pietro Spoto ha lavorato nei settori della moda e del design (collaborando per diversi anni con Maison Martin Margiela, Cerruti Baleri, Paolo Pecora Milano), e anche nel mondo delle arti visive e performative come consulente per gallerie d’arte private (come Zero, Giò Marconi Milano e con spazi no profit come Fondazioni Mudima, DOCVA, Viafarini).
Valhalla - La Brace degli Dei
via Ronzoni, 2
Milano
Tel. 02/84041503
www.valhallarestaurant.it
valhallarestaurantmilano@
Instagram: @valhalla_milano
Facebook: Valhalla Milano
