
Patrizia Cirulli presenta la raccolta poetica "Sola di fronte al mare" allo Spazio Alda Merini
Il 4 dicembre, con inizio alle ore 18.00, la cantautrice Patrizia Cirulli presenta allo Spazio Alda Merini (via Magolfa 32, Milano) il suo esordio poetico, Sola di fronte al mare, pubblicato da Pluriversum Edizioni.
Modera l’incontro Ave Comin.
Musicare i poeti, Parola cantata, Musicare le parole: queste definizioni non bastano per capire il grande lavoro portato avanti da Patrizia Cirulli nei riguardi di famosi testi della letteratura- scrive nella prefazione alla raccolta poetica Alessandro Quasimodo, già autore delle note introduttive all’album Mille baci (Egea Music, 2016).
Dopo essere stata, con Mille Baci l’artefice di un “capo-lavoro”nel senso etimologico del termine (la definizione è del critico musicale Andrea Podestà), tipizzando una sorta di tertium genus alchemico, Patrizia Cirulli si avvicina al verso scritto.
Le poesie contenute in “Sola di fronte al mare” - racconta l’Autrice- sono state scritte nel corso degli anni fino ad arrivare ai giorni nostri.
Una buona parte delle poesie era chiusa in una cartella del computer da tempo, evidentemente aspettava il momento giusto per venire alla luce. Sono momenti di vita quotidiana fotografati nell’immediatezza del loro accadere; rielaborazione di sogni, di fatti autobiografici, di stati dell’essere.
Vita, sogni, canzoni: sono le tre sezioni della raccolta, che si fa più oscura e dolorosa, per certi versi, proprio nella parte “onirica”.
Alcuni testi contenuti nella sezione “canzoni” sono effettivamente brani di mie canzoni inedite, che ancora oggi non smetto di cantare; penso che però abbiano dignità di testo poetico.
Altri sono canzoni “dismesse”, testi che hanno abbandonato la forma canzone, spogliandosi della struttura melodica preesistente, e vivono ora autonomamente.
Senza musica, si potrebbe dire…anche se, in realtà, la musica c’è sempre, perché la poesia è, intrinsecamente, ritmo.
Sola di fronte al mare è un autentico atto di parresia, una poesia del disarmo esistenziale, un canto di autospoliazione.
Cirulli sembra voler procedere per sottrazione e tendere in modo inesausto alla franchezza, muovendosi nel segno di una efficace economia della parola e di un rifiuto programmatico di retorici abbellimenti e ammiccamenti pop.
Tragica e serena ad un tempo, disperatamente interrogativa e insieme perentoria, la poesia di Cirulli antepone insurrezionalmente granitiche leggi morali a libertà effimere, intreccia epifanie dolorose del ricordo a spiragli di aggraziata dolcezza, scava fenditure di contemplazione in assenze affilate.
Spesso un rito quotidiano ricompone la dissonanza, amplificandola e risolvendola uno tempore (si leggano a questo proposito, in particolare, Il mare di Barcellona e Marzo 2020).
Cantrice di una normalità straniante e polisemica, Cirulli vive di sconfinamenti e sovrapposizioni di piani, pudori e abbandoni, tratteggiando con sensibilità estenuata epigrafi funerarie che si rivelano infine- alla maniera di Kavafis- inni alla vita.
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Claudia Erba

Beniamino Strani
Mi chiamo Beniamino Strani, ho 24 anni e sono laureato in ‘Scienze dell’Informazione: Comunicazione Pubblica e Tecniche Giornalistiche’. Ho poi ottenuto un Master in ‘Critica Musicale’. Amo ogni forma di comunicazione e tra un articolo e un altro, pubblico delle poesie su un blog.
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