
Semplice Roy Lichtenstein al Mudec
Quasi 100 sono i prints, gli arazzi e le sculture che il Mudec decide di raccogliere per raccontare in chiave pop uno dei più noti maestri del secondo ‘900: Roy Lichtenstein.
Il Museo delle culture milanese (Mudec) non bada a spese per questa mostra, aperta fino all’8 settembre, dedicata a Roy Lichtenstein, artista tra i più celebri esponenti della Pop Art americana.
Curata dall’esperto e amico dello stesso artista Gianni Mercurio, Roy Lichtenstein. Multiple Visions si presenta come una ricca raccolta proveniente dai più svariati musei, istituzioni e collezioni private, sia americani che europei.
Un racconto che, dai primi lavori degli anni ’50, vuole trattare il tema principe della ricerca dell’artista americano: la riproduzione artigianale (e quindi originale) di una forma stampata (e quindi infinitamente replicabile).
Tale tema vuole però essere offerto al visitatore in chiave opposta rispetto alla ricerca dell’artista americano: Mercurio decide infatti di presentare le forme dell’artista come fossero copie moltiplicate di un’idea originale, da qui multiple visions.
In questo modo la mostra procede attraverso un susseguirsi di sezioni tematiche, ognuna introdotta scenograficamente da un pavimento a pois o a righe e una parete dall’intonaco sgargiante.
Si parte con Immagini epiche, che raccoglie i miti degli indiani e il Far West, i cowboy, i pionieri, seguita dagli still lives e mirrors in Oggetti quotidiani. Il tema dell’interior design compare in Interiors mentre in Figure femminili l’evoluzione dell’ideale della donna americana degli anni ’60 vista come casalinga felice nel suo habitat domestico si trasforma nella volontà di emancipazione degli anni ’70.
Action comics è il mondo dei supereroi mentre Astrazioni descrive la ricerca astratta di questo artista pop, soprattutto attraverso la scultura. Avant-garde è la reinterpretazione di maestri e temi delle avanguardie del primo Novecento, mentre Paesaggio rappresenta non solo la sua attenzione verso i landscapes ma anche la ricerca di nuovi materiali per la riproduzione di cielo e acqua, come il Rowlux.
Il percorso si chiude con un bookstore brandizzato alla Alice in Popland che riutilizza sui pavimenti e pareti i pois e le righe e i flash del percorso espositivo. Cool.
Quasi 100 sono i prints, gli arazzi e le sculture che il Mudec decide di raccogliere per raccontare Lichtenstein.
L’intenzione del curatore è sublime: presentare in chiave riproducibile e “moltiplicata” lavori (e quindi temi) di un’artista che ha basato gran parte della sua ricerca sulla riaffermazione dell’immagine prodotta in serie attraverso però un processo pittorico fatto a mano.
Attraverso la scelta espositiva adottata, soprattutto per un osservatore distratto, si potrebbe però percepire la mostra come un’accozzaglia di opere suddivise per scomparti e messe assieme solamente per il tema da cui hanno attinto, riprodotto, o da cui hanno preso ispirazione.
Il salto è breve, o la mostra viene percepita come una precisa (ma anche complicata) volontà di presentare un lavoro chiedendo al visitatore un secondo di ragionamento in più durante la percezione degli artworks o viene percepita come una, seppur ricchissima di pregiati capolavori, raccolta di opere suddivise per scompartimenti stagni.
Giuseppe Bonanomi
ROY LICHTENSTEIN. MULTIPLE VISIONS
01.05.2019 - 08.09.2019
INGRESSO A PAGAMENTO
Mostra in italiano e inglese
Orari d’apertura
lunedì 14.30 - 19.30
martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30 - 19.30
giovedì, sabato 9.30 - 22.30
MUDEC - MUSEO DELLE CULTURE
via Tortona 56, 20139 Milano
(a 10 min a piedi da fermata P.ta Genova FS - METRO M2)
