
Simboli nello Yoga e nelle Asana della Tradizione
Parte 2_ 1 (Asana) x 1(Uomo-Oggetto-Animale)
Come si può capire dai nomi delle Asana e alla loro particolare forma sul corpo umano esse possono ricollegarsi a miti, oggetti, animali, dei, forme, ecc. Nella seconda e ultima parte dell’articolo esamineremo un Asana ricollegata al mondo umano/dei miti, una al mondo degli oggetti e una al mondo degli Animali.
Virahbhadra_ la potenza delle mani e dello sguardo
Nel testo “La Nascita del Dio della Guerra” si narra della nascita di un potente guerriero chiamato Virahbhadra che nacque da un capello di Shiva. Egli aveva il compito di vendicare la morte della sposa di Shiva, Shakti.
A lui è dedicata un Asana di natura maschile chiamata Virhabhadrasana. In piedi, da Tadasana, inspirare e portare le gambe a una distanza di circa un metro, un metro e mezzo. Successivamente le braccia sono portate parallele all’altezza delle spalle. Girare di 45 gradi il piede sinistro verso l’interno (a partire dal tallone) e di 90 gradi il piede destro verso l’esterno, il bacino rimane frontale. Per completare si piega il ginocchio destro ad angolo retto, in modo che la coscia sia parallela al suolo ed il ginocchio non superi la punta del piede. Il capo e lo sguardo sono rivolti verso destra, la tensione del corpo è distribuita equamente sia verso destra che sinistra. Il peso è nel centro della gambe. Si alterna poi la posizione dall’altro lato.
Sviluppando forza e potere l’Asana ha anche un importante significato simbolico: rappresenta la tensione tra passato e futuro. La testa, cioè la mente e l’uomo, rimangono in mezzo, nel presente, insieme allo sterno e al petto. Lo sguardo è fermo e fiero trasmettendo al praticante la fierezza dello star immobili anche se sottoposti ad uno sforzo.
In un'altra variante si ruota la gamba sinistra di 45 gradi e la destra di 90 gradi all’esterno. In questo caso espirando si ruota tutto il busto verso la gamba destra, la gamba sinistra girata aiuta la rotazione di tutto il busto verso destra. Inspirando, allungare il busto e le braccia verso l’alto ed irrigidire la gamba sinistra. Espirando, piegare il ginocchio destro ad angolo retto, in modo che il ginocchio non superi la punta del piede. Il capo è rivolto verso l’alto, gli occhi verso i palmi delle mani unite. Ripetere sul lato sinistro. In questa variante si sperimenta l'allungamento verso il cielo, lo sguardo “buca” il soffitto e la colonna insieme al petto sono spinti verso l'alto con fierezza.
Dhanurasana_ Il corpo come nobile arma.
Dhanus è l’arco, arma degli dei, dei re e dei nobili guerrieri. Sempre associato ai grandi eroi, l’arco è segno di potere e di forza. La posizione è anche dedicata a Kama, colui che lancia le frecce d’amore (come Cupido nella mitologia Occidentale), e alla sua sposa Rati, dea della passione. In questa Asana sono infatti ben presenti entrambi gli elementi, fuoco ed acqua, legati rispettivamente al potere ed alle emozioni. Nell’Induismo la sillaba mistica OM è l’arco, la mente la freccia, l’Io Superiore (Brahman) il bersaglio.
In posizione prona, si piega il ginocchio destro afferrando la caviglia con la mano destra. Successivamente si fa lo stesso con la gamba sinistra. Ancora a terra si uniscono gli alluci dei piedi in modo da formare la punta inferiore di un arco. Sollevando le punte dei piedi con la forza delle cosce le braccia si tendono come la corda di un arco permettendo al capo e al petto di elevarsi verso l’alto assumendo la forma di un arco. Lo sguardo è in avanti come a “puntare” qualcosa.
La posizione ricorda che non è importante darsi continuamente da fare, disperdersi, ma piuttosto avere un chiaro bersaglio. L’arco è anche collegato all’arcobaleno, simbolo di ottimismo e del collegamento tra cielo e terra. L’arciere è simbolo di intelligenza attiva. E’ una posizione che fa confrontare il praticante con i suoi limiti di flessibilità e di forza, a partire dalla sua spina dorsale sino ad abbracciare tutto l’Essere. L’avvicinare i piedi alla testa nel senso opposto a quello cui si è abituati pone anche in relazione con la sensazione di vulnerabilità. Ma allo stesso tempo anche di aver maggior fiducia della posizione.
Matsya_il nuoto tra emozioni e inconscio
Matsya è il pesce, simbolo di crescita e riproduzione. E’ la prima delle dieci reincarnazioni (avatar) del dio Vishnu. Sotto forma di pesce, Vishnu salvò Manu Satyavrata (un equivalente del Noè biblico) dal grande diluvio, ordinandogli di mettere in salvo su una barca una coppia di ogni specie vivente ed i semi di ogni pianta.
Il pesce è anche legato a Shiva, poiché uno di essi uscì dall’acqua per osservare meglio il dio che insegnava i segreti dello yoga alla sua sposa Parvati. Man mano che progrediva nel suo apprendimento, il pesce si evolveva sempre di più. Il mito si ricollega qui al saggio Mastyendra, il cui nome ci rimanda a questa leggenda.
La posizione si raggiunge a partire da terra, in posizione supina. Ci si poggia sugli avambracci con i gomiti puntati a terra e la parte superiore delle braccia perpendicolari al suolo.Dopodiché il capo viene abbandonato al suolo. Per la posizione completa, si parte completamente distesi sulla schiena e il petto va in alto inarcando il tratto cervicale sino a poggiare al suolo la sommità del capo. I gomiti spingono a terra per sostenere l’arco del busto, con le mani poggiate sulla piega dell’inguine. Le varianti della posizione possono essere eseguite da Vajrasana e da Padmasana; in quest’ultimo caso le mani afferreranno i piedi o gli alluci.
E’ una posizione simbolicamente legata all’acqua, legata ad inconscio ed emozioni, dove per nuotare si uniscono due fattori fondamentali della natura umana, della natura maschile e femminile: la grazia con la potenza, richiedendo quindi flessibilità in senso ampio. Inoltre porta a sollevare il cuore verso l’alto. Il pesce simboleggia la ricerca nelle profondità dell’inconscio, dove non è detto che vi sia buio. Come nelle profondità del mare i raggi di sole dell'intelletto possono illuminare la dove il praticante pensa che non vi sia luce.
Concludendo. Lo Yoga della tradizione ha molte posizioni che non si limitano solo a dipinger sul corpo una determinata forma. Penetra molto più a fondo.
Si percepisce fin troppo spesso solo la parte esteriore dello Yoga come il punto focale della pratica. Tuttavia penso sia insito e automatico nella natura dell'uomo Occidentale il motto “ vedere per credere”, come san Tommaso fece ai suoi tempi. D'altronde non posso e non voglio biasimare chi, come me che mi sono affacciato per la prima volta nel mondo dello Yoga tempo fa, vede all'inizio solo eleganti e raffinate posizioni e corpi flessibili.
Ebbene le Asana sono molto di più. Attraggono inizialmente con la loro forza estetica ma, praticandole, penetrano man mano a fondo nello spirito. E sta al praticante percepire questa invisibile forza che rimane dopo averle praticate. Andare al di là è una delle prove a cui un arco, un eroe o un pesce sottopongono gli yoghi ogni volta che si pratica.
Namasté,
Vittorio Pascale
Allievo praticante di Yoga Integrale presso il Centro Parsifal Yoga, Milano
Fondatore della pagina Fb: Yogamando_ Studioso e praticante di Buddhismo Tibetano
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