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Non è sempre facile seguire uno stile di vita sano e un'alimentazione sana e corretta: le tentazioni sono tante e la voglia di fare attività fisica è invece spesso troppo poca.
“Indagine sul cinema del brivido” è lo spettacolo che insceneranno i Calibro 35 il 15 luglio al Circolo Magnolia alle ore 21:30, durante la loro unica data estiva del 2015. Lo spettacolo, che i Calibro 35 hanno ideato nel 2011, è stato inaugurato con una memorabile prima al Teatro dal Verme di Milano, ma in questi ultimi anni è stato eseguito solo in poche speciali serate in altre città italiane.
“Indagine sul cinema del brivido” finalmente torna quattro anni dopo in un’esclusiva data estiva. I Calibro 35 per l’occasione, saranno accompagnati da ospiti che cercheranno di arricchire il suono e rappresentare al meglio tutte le sfaccettature di un repertorio incredibile, un patrimonio della cultura musicale e cinematografica mondiale. “Indagine sul cinema del brivido” fa infatti riferimento a film dal furore visivo ai confini della sopportazione per l’estetica e la morale dell’epoca, accompagnati da superbe colonne sonore in cui si cimentarono grandi maestri come Ennio Morricone, Ritz Ortolani, così come la strana coppia Goblin e Gaslini che firmò il commento sonoro di “Profondo Rosso”, forse il risultato più popolare tra i molti.
“Indagine sul cinema del brivido” abbraccia dunque un’ampia categoria di film che spazia dai primi capolavori di Dario Argento agli horror di Mario Bava. Tra tutti i filoni cinematografici citati nello spettacolo dei Calibro 35, va posta una particolare attenzione al Giallo all’Italiana che ha fatto conoscere con maggiore successo il nostro cinema nel mondo.
I Calibro 35 si esibiscono in una forma di tributo dal vivo per questa fiorente produzione musicale e cinematografica, portando sul palco numerosi ospiti come Sebastiano De Gennaro, Vincenzo Vasi, Serena Altavilla ed una sezione di archi e fiati per un’esibizione orchestrale sotto le stelle.
Apertura cancelli: 19:00 Inizio spettacoli: 21:30 Ingresso: 12,00 euro Prevendite disponibili su www.mailticket.it
Circolo Magnolia Via Circonvallazione, Novegro-Tregarezzo MI Tel: 02 756 1046 www.circolomagnolia.it
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Stasera in Piazza del Duomo a Milano ore 21.00 si svolgerà la grande ed attesissima cerimonia di apertura di Expo 2015.
In diretta su Rai Uno, un evento imperdibile presentato da Antonella Clerici e Paolo Bonolis in cui l'ospite d'onore sarà lo stimatissimo tenore italiano Andrea Bocelli, accompagnato dal compositore Andrea Morricone, figlio del Premio Oscar Ennio Morricone e dalla grande Orchestra Rai composta da 71 musicisti e 50 coriste. L'artista presenterà in anteprima mondiale il brano inedito "la forza del sorriso", colonna sonora di questa immensa manifestazione.
Un meraviglioso inno all'amore e alla felicità che ricorda come, spesso, un semplice ed inaspettato sorriso può regalare gioia alle persone e donare un prezioso nutrimento per l'umanità. Un appello dell'artista ad usare sempre il cuore in tutte le situazioni della vita, questa sarà la chiave del successo.
Il brano sarà accompagnato da un video in cui Bocelli interpreta il pezzo al pianoforte al 39° piano del Palazzo della Regione con immagini spettacolari di Milano, a partire dai luoghi storici della città fino ad arrivare alle ultime e più innovative costruzioni che hanno ultimamente contribuito ad abbellirla, come Piazza Gae Aulenti. Le riprese sono state girate da una troupe internazionale guidata dal regista Gaetano Morbioli.
Nella clip inoltre si vedranno alcuni momenti del tenore passati insieme all'amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala e alla sua amatissima famiglia.
INFO:
Piazza del Duomo Milano
ore 21.00
www.expo2015.org/it/the-opening--il-30-aprile[gallery type="rectangular" ids="42054,42055,42056,42058,42053,42057"]
“Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. Per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito”. Così diceva Sergio Leone. Al regista si deve l’origine del genere spaghetti-western negli anni Sessanta, una sorta di caricatura dei western americani, che ha influenzato registi come Quentin Tarantino e Robert Rodriguez e ha permesso al cinema italiano di raggiungere la fama mondiale.
Per ricordare la sua genialità noi di Nerospinto segnaliamo domenica 17, 24 e 31 marzo presso lo Spazio Oberdan e a cura della Fondazione Cinetica Italiana i suoi due più grandi capolavori in edizione restaurata: C’era una volta il West (1968) e C’era una volta in America (1984).
I suoi western sono contraddistinti da un crudo realismo e una marcata violenza, con personaggi solitari e fedeli solo al denaro e alla vendetta, ma anche da uno splendore paesaggistico, con distese sconfinate alternate a primi piani, il tutto unito dalla splendida colonna sonora con tonalità semplici ma di grande impatto di Ennio Morricone.
C’era una volta il West è la sua opera più matura e fedele alla tradizione, nella quale il regista cerca di unire elementi del western classico con il nuovo spaghetti-western. In C’era una volta in America, invece, il regista esce dal genere a lui caro e cerca di realizzare l’epopea storica degli Stati Uniti, spingendosi verso un cinema più complesso.
Schede dei film
Domenica 17 e domenica 31 marzo (h 16.15)
C’era una volta il West
R.: Sergio Leone. Sc.: Sergio Donati, S. Leone. Int.: Charles Bronson, Henry Fonda, Claudia Cardinale, Jason Robards, Woody Strode, Gabriele Ferzetti. Italia/USA, 1968, col., 167’.
La frontiera con l’ovest si sta spostando, la ferrovia sta per collegare l’Atlantico al Pacifico, cancellando ciò che rimane del vecchio Far West. Intorno a questi binari s’incrociano le strade di sei personaggi: Frank, Armonica, Cheyenne, Morton, uomo d’affari, che rappresenta il progresso e Jill, proprietaria di un terreno che vale milioni di dollari. Ognuno è condizionato dai propri problemi personali e cerca di raggiungere il proprio interesse, anche se ne usciranno tutti sconfitti, tranne Jill perché al western non appartiene e può sopravvivergli.
Ingresso € 7; € 5,50 con Cinetessera
Domenica 17 e domenica 31 marzo (h 16.15)
C’era una volta in America (Once Upon a Time in America)
R.: Sergio Leone. Sc.: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Franco Arcalli, Franco Ferrini, Enrico Medioli, S. Leone. Int.: Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, Treat Williams, Danny Aiello. Italia/USA, 1984, col., 255’.
New York, 1933. David “Noodles” Aaronson è un criminale ebreo, una sera dopo un colpo andato storto, viene braccato da dei sicari di un sindacato criminale ed è costretto a fuggire. Trentacinque anni dopo torna, attirato dal misterioso invito di un certo senatore Bailey. Nel tentativo di scoprire di più circa questo mistero, Noodles ripercorre la sua vita, i suoi ricordi, dalla sua infanzia nel ghetto ebraico, fino alla scalata sua e dei suoi amici nel crimine organizzato.
Ingresso € 8; € 7 con Cinetessera
Informazioni al pubblico: Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano; sito web http://oberdan.cinetecamilano.it; Biglietteria: 02 7740 6316
John & John. Ford dietro la macchina da presa, Wayne davanti all'obiettivo: senza di loro il western non sarebbe lo stesso. Ecco le tre pietre miliari.
Il prototipo: Ombre rosse (1939). Un microcosmo di varia umanità costretta nello spazio angusto di una diligenza: per ultimo sale Ringo, cowboy ingiustamente accusato di omicidio. Dentro l'abitacolo, la rigidità di un sistema coi suoi pregiudizi. Fuori, la Monument Valley, i cieli solcati da minacciosi segnali di fumo, presagio per lo spettacolare attacco degli Apaches. Ford definisce i canoni estetici del genere e celebra la frontiera come espressione della vera e multiforme natura umana, liberata dai vincoli sociali.
Il vertice: Sentieri selvaggi (1956). Ethan Edwards alla ricerca di due ragazzine rapite dai Comanches dopo il massacro della famiglia. Capolavoro assoluto della storia del cinema, da rivedere per ammirarne i mille dettagli simbolici: il dramma di un eroe sconfitto, con un equilibrio perfetto tra panoramiche spettacolari e minuta descrizione delle sfumature psicologiche. Un intreccio tra uomo e ambiente, tra attesa e azione come solo il western...
La sintesi: l'uomo che uccise Liberty Valance (1962). Il senatore Stoddard racconta la vera storia del duello col bandito del titolo. Un film che corre sul filo della memoria e delle differenze incarnate da due attori-simbolo: James Stewart, mite custode della legge scritta, avamposto dell'Est, della nuova America civilizzata. John Wayne, duro e integerrimo, ancorato ai valori della frontiera, alla soluzione personale delle ingiustizie, pistola alla mano. Tutto in una sola frase: “Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda”.
Restiamo con James Stewart: il sodalizio col regista Anthony Mann porta a 5 film, trasferendo negli spettacolari paesaggi americani la comune passione per il teatro classico. L'ultimo è L'uomo di Laramie (1955). Un ex-capitano dell'esercito vuol fare luce sull'uccisione del fratello: si scontrerà con la brutalità di un mondo in cui il diritto cede alla sopraffazione. L'uomo giusto è costretto a combattere il caos con la violenza. Il suo antagonista è un Re Lear del West, patriarca che vede sfumare il desiderio di pacificazione dopo una vita di lotta per accaparrarsi la terra.
Legge e violenza, ancora. In Mezzogiorno di fuoco (1952) Gary Cooper è l'ex sceriffo Cane, che ha riportato l'ordine nella sua cittadina. L'arrivo dei banditi lo indurrà a scegliere, senza altro obbligo del senso morale, di difenderla ancora una volta, mentre gli abitanti, uno a uno, lo abbandoneranno. Una pellicola tesissima, nella quale l'azione in tempo reale e il paese svuotato accrescono minuto dopo minuto l'angoscia per l'eroe, profondamente umano, solo di fronte al destino che ha deciso di affrontare, fino al duello finale.
Cosa sarebbe il western senza il duello? Il migliore ha davvero qualcosa in più: è il “triello” de Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Tre pistoleri accomunati dalla brama di denaro, epicamente interpretati da Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef. Oltre 7 minuti senza dialogo, la tensione che sale spasmodica grazie all'indimenticabile tema musicale di Ennio Morricone e alla regia di Sergio Leone, che alterna in un montaggio sempre più serrato campi lunghi, dettagli di sguardi penetranti e mani che accarezzano nervose il calcio delle colt: chi sparerà per primo e a chi?
Nel 1969 arriva l'abbandono dei canoni classici. Con Il mucchio selvaggio Sam Peckinpah reinventa visivamente il genere. Il ralenty amplifica la crudezza delle immagini, il montaggio frenetico sconvolge in un turbine impetuoso, gli spari lacerano i corpi, il sangue erompe vivido, la violenza diventa denominatore comune che impedisce di distinguere eroi: solo uomini che tentano di sopravvivere. Come il bandito Pike e i suoi compari inseguiti dal bounty-killer ed ex-amico Deke, fino all'epilogo messicano.
Nello stesso anno, ma con tutt'altro stile, viene girata la storia di Butch Cassidy e dell'amico Sundance Kid. Banditi perennemente in fuga, liberi e scanzonati, anarchici come il tono di questo western pieno d'ironia e vitalità, perfino lirico, affidato al magnetismo e alla complicità dei due protagonisti: Paul Newman e Robert Redford. Celeberrima la colonna sonora.
Un sussulto improvviso ci arriva nel 1990 grazie a Balla coi lupi di Kevin Costner, storia di un soldato che va a vivere in mezzo ai Sioux, imparando a conoscerli e a comprenderli. Accurato nella descrizione e al tempo stesso denso di pathos, un “western dalla parte degli Indiani”, in cui non sono nemici selvaggi, sulla scia di precedenti illustri come Soldato blu e Il piccolo grande uomo.
Nel 1992 Clint Eastwood torna a impugnare la colt. E anche la macchina da presa. Ne Gli spietati è William Munny, ex pistolero sanguinario vinto dalla morte della moglie che l'ha redento. Riprende le armi per soldi. Non c'è traccia di eroismo in quest'opera crepuscolare e intrisa di nostalgia, in cui violenza e morte emergono nella loro ottusa oscurità.
Solo chi ha vissuto il mito può celebrarne la fine.
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