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Arancia Meccanica è il romanzo scritto da Anthony Burgess, reso celebre grazie alla rappresentazione cinematografica di Stanley Kubrick nel 1971.
Un ultimo dell'anno ideale per i cinefili più accaniti: all'Anteo spazioCinema e all'Apollo spazioCinema sarà proposta al pubblico una selezione di film di registi come Ken Loach, Woody Allen e Gabriele Salvatores. Al termine dell'ultimo spettacolo brindisi e panettone per tutti. Non è prevista maggiorazione sul normale costo. Non mancate!
In programma all'Anteo spazioCinema:
"Jimmy's Hall" di Ken Loach
"St. Vincent" di Theodore Melfi
"Pride" di Matthew Warchus
"Magic in the moonlight" di Woody Allen
In programma all'Apollo spazioCinema:
"Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores
"Mommy" di Xavier Dolan
"Storie pazzesche" di Damiàn Szifròn
"Pride" di Matthew Warchus
"Magic in the moonlight" di Woody Allen
Anteo spazioCinema – Via Milazzo, 9 Milano
tel. 02.6597732 – www.spaziocinema.info
Apollo spazioCinema – Galleria de’ Cristoforis 3 Milano
Tel. 02.780390 – www.spaziocinema.info
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Dal 22 al 26 ottobre Fondazione Cineteca Italiana presenta allo Spazio Oberdan il Vizio dell’Arte, rassegna di otto film che analizzano in profondità il teatro e il suo rapporto con il mondo.
“In un film l'imbecille non può fare che la parte di un imbecille, a teatro si può nascondere”. Così il grande Vittorio Gassman riassumeva la differenza che intercorre tra cinema e teatro. Aspetti che saranno ampiamente analizzati con l’iniziativa della Cineteca Italiana, in collaborazione con il teatro Elfo Puccini. Saranno proposti infatti otto film d’autore che indagano il senso, i valori e i pericoli del teatro.
Tra i film in programma segnaliamo Pallottole su Broadway, di Woody Allen, un ironico apologo sull’arte e sul teatro. Film del 1994, racconta la storia di un giovane regista teatrale degli anni ’20, che giunto a New York si trova a dover fare i conti con la mancanza di contante. Il denaro si materializza con la figura di Nick Valenti, capo della mafia, che impone però la presenza nel cast della sua amante, totalmente priva di talento. Dovrà così cercare di adattare il suo spettacolo alle “abilità” della donna, trovando poi un aiuto insperato…
L’iniziativa della Cineteca Italiana si inserisce in un programma più ampio, che vede la messa in scena dal 21 ottobre al 16 novembre de Il Vizio dell’Arte al teatro Elfo Puccini. Lo spettacolo è tratto dalla pièce di Alan Bennet, e vede alla regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Si tratta di un testo divertente ma che sa andare in profondità, parlando di ambiti non necessariamente collegati al teatro, come poesia, musica, etica e di vita.
Prima della proiezione di Pallottole su Broadway, i registi de Il Vizio dell’Arte saranno presenti in sala per parlare del loro spettacolo e cosa è per loro il vizio dell’arte.
INFO
Il Vizio dell’Arte
Spazio Oberdan – Sala Alda Merini
Viale Vittorio Veneto 2, Milano
Tel. 02.87242114
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www.cinetecamilano.it
Film in programma
Mercoledì 22 ottobre
16.30 Eva contro Eva
21.30 Rumori fuori scena
Giovedì 23 ottobre
19.00 Vanya sulla 42^ strada
Venerdì 24 ottobre
16.00 La sera della prima
21.30 Vogliamo vivere!
Sabato 25 ottobre
17.00 Venere in pelliccia
19.00 Rumori fuori scena
Domenica 26 ottobre
15.00 Les Enfants du paradis
21.00 Pallottole su Broadway
Biglietti:
Intero € 7,00
Ridotto per possessori di Cinetessera o studenti universitari: € 5,50
Proiezione pomeridiana feriale: intero € 5,50, ridotto € 3,50.
Cinetessera annuale: € 6,00, valida anche per le proiezioni al MIC e all’Area Metropolis 2.0
Come scovare il talento dietro gli occhi verde magnetico del bel Riccardo del nuovo cinema italiano? La generazione di “Tre metri sopra il cielo” ha consacrato ormai dieci anni fa uno Scamarcio poco più che ventenne, fresco di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia, sex symbol e idolo delle “mocciose”, che lo ritrovano anche nel secondo film ispirato, appunto, ai romanzi di Federico Moccia, “Ho voglia di te”. Deve affrancarsi dal carico scomodo del belloccio senza cervello il nostro Riccardo, partito dalla provincia pugliese con tutta l’intenzione di sfondare nel mondo del cinema, e se almeno all’inizio quell’aria affascinante da malandrino lo porta dritto al record d’incassi di un fenomeno generazionale, passando per qualche fiction tv, il salto verso il cinema “adulto” arriva presto con “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti, dove la prova recitativa sembra finalmente oscurare almeno in parte la prestanza fisica. Risulta forse troppo uguale a se stesso, monocorde in più di un’occasione, anche quando si trova di fronte a ruoli drammatici come in “Colpo d’occhio” di Sergio Rubini o nel ritratto storico sul terrorismo italiano “La prima linea” di Renato De Maria. Torna invece simpaticamente in auge il sorriso furbetto nella carrellata leggera dei vari “Manuale d’amore”, “L’uomo perfetto”, “Una piccola impresa meridionale”, del conterraneo Rocco Papaleo, fino alla rivelazione brillante estorta dal Ferzan Ozpetek di “Mine vaganti”, sempre innamorato dei suoi attori e capace di svelare con profondità unica quel lato che nessuno aveva ancora visto. I rapporti amorosi rimangono quasi sempre al centro delle vicende interpretative affrontate sul grande schermo da Riccardo, come accade al supplente tormentato - ma non troppo - dalla cotta di una sua allieva ne “Il rosso e il blu” di Giuseppe Piccioni, insinuando per l’ennesima volta il crudele dubbio: è bravo o solo bello? Può a ragione essere affiancato ai suoi giovani colleghi in fatto di bravura o l’accusa di essere raccomandato, magari dalla storica compagna di vita Valeria Golino, è davvero fondata? A sentire Woody Allen, che lo ha scelto per un piccolo ruolo, insieme a molti altri attori italiani, per il suo “To Rome with Love”, è un attore pieno di carisma e almeno in questo caso non sarebbe stata la sua notorietà a convincere il grande regista venuto da oltreoceano e conquistato dalle capacità dell’attore più che dal fascino del personaggio famoso. Si potrebbe pensare che sia l’Italia, insomma, a non sfruttare appieno le risorse di Scamarcio, costretto da sceneggiature poco generose a ricalcare il modello del “bello e dannato”, senza spingerlo oltre per scoprire nuove sfumature inespresse, un’occasione per liberarsi dei pregiudizi e confermare il vero talento, quello che niente, nemmeno la bellezza, può mettere in discussione.
Per il regista più newyorkese di tutti i tempi essere apprezzato e amato nella propria terra di origine non è mai stato difficile, anzi. E la sua ultima pellicola conferma appieno questo successo.
Allen che negli ultimi anni si è lasciato affascinare da Londra, Parigi, Roma e Barcellona, sperimentano un nuovo modo di fare cinema nelle metropoli europee più famose, con il suo nuovo film ritorna alle origini e gira l’intera pellicola negli Stati Uniti.
Blue Jasmine è un prodotto americano nel senso più ampio del termine. Lunghe panoramiche su grattacieli e su strade a quattro corsie, location glamour e frequentate da donne borghesi e benestanti, case da rivista patinata e coppie di sposi all’apparenza impeccabili.
Il regista, però, è proprio su questo che gioca e che costruisce la trama del suo racconto in immagini. Un matrimonio dall’aspetto perfetto in cui una moglie bella e sofisticata passa le sue giornate a preoccuparsi di cose futili e a sfoggiare il suo status e le sue buone maniere fino a che non comprende di essere sposata in realtà con un truffatore e che il suo piccolo mondo moderno è poco più che una farsa che gli si sta sgretolando sotto gli occhi.
Allora la bella ed elegante Jasmine decide di lasciare New York, il suo prestigioso appartamento cittadino, chiedere il divorzio e raggiungere la sorella a San Francisco, in un modesto e affatto grande appartamento. Sembrerebbe apparentemente una vera rivoluzione di vita.
E invece Jasmine è troppo ancorata alle sue abitudini, al suo modo di vivere e di relazionarsi con gli altri e al suo aplomb connaturato e non cede né concede.
Inveisce contro il fidanzato della sorella, che considera un perdente, contro il suo ex marito che odia quasi visceralmente, contro le abitudini che vigono a San Francisco e contro la sua stessa sorella colpevole di non essere abbastanza ambiziosa o glamour per gli standard colti ed eleganti che continua a mantenere Jasmine.
In realtà la bella e sofisticata donna newyorkese è annebbiata da psicofarmaci e antidepressivi e non riesce neppure a badare bene a se stessa, per cui la sorella si fa in quattro per cercarle una occupazione e sollevarla dallo stato di torpore, indolenza e farneticazione.
Jasmine così trova lavoro in uno studio dentistico ma anche qui le cose non sembrano andare per il verso giusto fino al finale tutto alleniano che gli spettatori non mancheranno di apprezzare.
Commedia pura e da intrattenimento assoluto Blue Jasmine ha sbancato il botteghino delle sale americane confermando Woody Allen autore amatissimo e il cinema made in USA apprezzato e tanto dai suoi spettatori. La protagonista della pellicola è Cate Blanchett, e a mio avviso non poteva essere nessun altra. Bella, bionda, sofisticata e credibile nel ruolo della snob newyorkese anche se lei americana non è. Ma le grande prove artistiche sono anche queste.
Dall'8 al 15 settembre, presso il MIC - Museo Interattivo del Cinema, Fondazione Cineteca Italiana propone Buon Compleanno Zelig!, una rassegna dedicata al cinema in bianco e nero di Woody Allen in occasione del 30° anniversario del celebre lungometraggio Zelig.
Scritto, diretto e interpretato dallo stesso Allen nel 1983, il film riflette ironicamente sulla mania americana di trasformare in idolo chiunque abbia un particolare talento, per poi distruggerlo con altrettanta velocità.
La storia parla di Leonard Zelig, ebreo americano che, con la sua smodata smania di essere accettato, ha sviluppato la capacità di assumere le sembianze (fisiche e psichiche) di chiunque incontri.
La pellicola, premiata con un David di Donatello nel 1984, è considerata la più geniale dell'intera produzione del regista.
A completare la rassegna altri 5 titoli di tutto rispetto: Manhattan, Brodway Danny Rose, Celebrity, Ombre e Nebbia e Stardust Mamories.
Calendario delle proiezioni:
Domenica 8 settembre
h 15.00 Broadway Danny Rose (Woody Allen, USA, 1984, B/N, 86’)
h 17.00 Manhattan (Woody Allen. USA, 1979, B/N, 96’)
h 19.00 Ombre e Nebbia (Woody Allen, USA, 1991, B/N, 104’)
h 21.00 Zelig (Woody Allen, USA, 1983, B/N-col., 78’)
Lunedì 9 settembre
h 17.00 Celebrity (Woody Allen, USA, 1998, B/N, 113’)
Mercoledì 11 settembre
h 17.00 Stardust Memories (Woody Allen, USA, 1980, B/N, 85’)
Venerdì 13 settembre
h 15.00 Broadway Danny Rose (Woody Allen, USA, 1984, B/N, 86’) Replica
h 17.00 Zelig (Woody Allen, USA, 1983, B/N-col., 78’) Replica
Domenica 15 settembre
h 17.00 Stardust Memories (Woody Allen, USA, 1980, B/N, 85’)Replica
h 19.00 Manhattan (Woody Allen. USA, 1979, B/N, 96’) Replica
Info e costi:
Tel. 02 87242114
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Biglietto d’ingresso intero: 5 €
Biglietto d’ingresso ridotto: 3 €
Biglietto d’ingresso adulto + bambino: 6 €
MIC – Museo Interattivo del Cinema
Viale Fulvio Testi, 121
Milano
Festival del Cinema. Venezia? Roma ? Cannes? No, Como con la sua prima edizione del Lake Como Film Festival. Il lago di Como per bellezza e storia è stato set di importanti pellicole cinematografiche internazionali come Casinò Royal, Una vita difficile, Guerre stellari, Ocean’s Twelve e tantissimi altri capolavori. Registi del calibro di Woody Allen, Sergio Leone, Alfred Hitchcok, Luchino Visconti hanno scelto la cornice comasca per scene di alcuni loro film.
Le ville e le dimore storiche del Lario (da Villa Pliniana a Villa del Balbianello, da Villa Serbelloni a Villa Olmo e non solo) sono state anche per numerosi spot pubblicitari di noti brand del mondo della moda, un nome su tutti Hermes.
Il lago di Como sale così alla ribalta con la prima edizione del Lake Como Film Festival, un Festival dedicato al Cinema di paesaggio con proiezioni di pellicole classiche, anteprime e mostre che si svolgerà a luglio 2013. Ideato ed organizzato dall'Associazione culturale “Lago di Como Film Festival”, l’evento proporrà un vasto ed interessante programma con pellicole di alto livello in location da sogno. Filo conduttore e tema del Festival è “Cinema e Paesaggio”: preponderante la sezione “Panoramiche Film”, che si svolgerà dal 15 al 25 luglio a Villa Olmo con 7 serate di proiezioni all’aperto.
Gli spettacoli saranno preceduti e seguiti da incontri e aperitivi con registi, attori, sceneggiatori. Unita a Villa Olmo, attraverso “Il Kilometro della Conoscenza”, la bellissima Villa del Grumello che ospiterà la sezione ‘Panoramiche Doc”, proiezioni pomeridiane di 7 documentari focalizzati sul tema del paesaggio. Dal 1° al 14 luglio vi sarà un’anticipazione della rassegna, dal titolo “I giardini del cinema” con un itinerario che si snoda tra i luoghi del Lago di Como.
L’idea di valorizzare il cinema a Como con la creazione del Lake Como Film Festival, è nata nel 2012 con la pubblicazione della guida “Le stelle del Lago di Como”, edita dalla Camera di Commercio di Como. La guida presenta una quindicina di film girati in splendide location del Lago e ha come obbiettivo la valorizzazione del cineturismo lariano.
Un sodalizio lungo oltre quarant’anni quello tra Woody Allen e il cinema, scelto dal regista, attore e sceneggiatore newyorkese per raccontare temi universali- l’amicizia, la morte, il sesso, la religione – che sembrano aver perso la loro autenticità, diluiti nella realtà massmediatica. E’ infatti nella finzione cinematografica che si rivelano tutte le contraddizioni della cultura di massa: le nevrosi dei protagonisti delle pellicole alleniane svelano come la vita non corrisponda per nulla all’immagine patinata offerta dalla tv, ormai vero surrogato del reale, ma nasconda, ad un livello più profondo, sofferenze esistenziali che lo stesso Allen condivide. Ecco allora che allo spettatore è offerta la possibilità di affrontare un’autoanalisi, viaggiando sul registro comico dei personaggi nati dalla sua vivace vena creativa, in un continuo tributo stilistico alla storia del cinema – dalla comicità di Chaplin a quella di Buster Keaton e Jerry Lewis, fino ai cineasti europei – e non solo. La musica jazz, grande passione del regista, entra infatti prepotentemente, con tutto il suo bagaglio culturale, nei suoi film, così come la letteratura e la filosofia occidentale, tappe intellettuali di una costante ricerca di senso, in bilico tra i toni della commedia e quelli del dramma.
E’ nell’ultima produzione del regista americano che sembra accentuarsi la vena cinica caratteristica dei suoi copioni più celebri – da Io e Annie a Manhattan e Hannah e le sue sorelle – condannando i personaggi a un’infelicità senza salvezza.
L’inquietudine e le continue domande sul senso della vita - che per Allen sembrano trovare conciliazione solo nella pratica cinematografica, vera panacea per i suoi mali esistenziali – scorrono tra i paesaggi e le strade della sua città, New York, protagonista viva delle vicende raccontate, luogo dell’anima insieme a Parigi e Venezia, che contendono alla Grande Mela il cuore del regista, autore di un felice incontro fra le tre città nel riuscito musical Tutti dicono I Love You , brillante omaggio alla commedia Vecchia Hollywood.
Un inedito binomio, negli ultimi anni della sua ancora prolifica carriera, caratterizza l’incursione di Allen nelle tinte più fosche del genere drammatico e del thriller: a fare da sfondo ai dilemmi sulla colpa e la morale.
Al centro di Match Point e Sogni e Delitti è infatti Londra, location prescelta anche per Scoop, film cucito addosso a Scarlett Johansson, scelta anche per affiancare la coppia Penelope Cruz-Javier Bardem nell’incursione spagnola di Allen di Vicky Cristina Barcelona, e nuova musa del regista dopo Diane Keaton e l’ex moglie Mia Farrow.
Anche Parigi torna prepotentemente a invadere l’immaginario filmico di Allen, divenendo, come New York, ispirazione assoluta per un viaggio nel tempo del protagonista, aspirante scrittore di Midnight in Paris, finalmente pronto, insieme a Woody, a riconciliarsi con la realtà, nonostante tutto. Ancora una volta attraverso il cinema.
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