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Il 26 luglio ad Ischia si celebra, come ogni anno, la festa di Sant’Anna: una parata di barche d’autore uniche al mondo, vere e proprie espressioni di scenografie teatrali galleggianti che rappresentano storie, miti e personaggi legati all’isola.

Mercoledì 4 marzo al Teatro Carcano di Milano, debutta "Erano Tutti Miei Figli" di Arthur Miller, interpretato da un intenso Mariano Rigillo e da una struggente Anna Teresa Rossini. Rigirando il coltello nelle piaghe della società americana del secondo dopoguerra, l’autore denuncia attraverso una vicenda emblematica e sempre drammaticamente attuale di spregiudicatezza e corruzione lo sgretolamento dei suoi ideali fondanti: famiglia, successo, denaro.

"Erano Tutti Miei Figli", pubblicato nel 1947, è il primo grande successo teatrale di Miller, titolo di svolta della carriera dello scrittore che precede di due anni il noto "Morte di un Commesso Viaggiatore", e risale allo stesso anno il primo allestimento teatrale italiano diretto da Luigi Squarzina, protagonista una squadra di attori eccelsi composta da Vittorio Gassman, Tino Buazzelli, Evi Maltagliati, Nino Manfredi, Nora Ricci, Luciano Salce. Lo spettacolo inoltre, mentre venne adattato per il grande schermo nel 1948 per la regia di Irving Reis, con Edward G. Robinson nel ruolo di Joe Keller e Burt Lancaster in quello del figlio Chris.

Il dramma è ambientato nel periodo subito seguente la Seconda guerra mondiale, ed è incentrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller che, durante il conflitto, non ha esitato a trarre lauti profitti dalla vendita di pezzi difettosi destinati all'aeronautica militare: una colpa gravissima, costata la vita a ben ventuno piloti, ma Keller riesce comnque a farla franca, solo il socio finisce in galera. Intanto la sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in guerra di un figlio mai più ritrovato: mentre la madre è chiusa nell'illusione che il primogenito tornerà, sarà la giovane fidanzata, di cui è ora innamorato il fratello del disperso, a far emergere le contraddizioni nella vicenda e a svelare i misfatti e le verità abilmente celate dal cinico industriale.

Nella prodigiosa struttura della pièce convivono allegoria e stringente concretezza, e il dramma familiare si fa paradigma dei traumi che travagliano ancora oggi la società postindustriale. Un tono esteriore da “conversazione galante” rende anzi più inquietante la logica spietata su cui si fonde una ricchezza accumulata senza scrupoli, frutto di ciniche equazioni tra guadagno e disonestà, successo e frode, illegalità e menzogna. A prevalere è il modello della società di massa, la ricerca acritica di un benessere solo economico, inconsapevole o peggio incurante di conseguenze funeste, dove l’errore di un padre diventa incarnazione di un sistema perverso che minaccia i figli di tutti.

 

4 - 15 marzo 2015

Erano Tutti Miei Figli di Arthur Miller – Traduzione di Masolino D’Amico

Regia di Giuseppe Dipasquale Con Ruben Rigillo, Silvia Siravo Filippo Brazzaventre, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Annalisa Canfora, Giorgio Musumeci Scene di Antonio Fiorentino Costumi di Silvia Polidori Luci di Franco Buzzanca

Teatro Stabile di Catania - Doppiaeffe Production

 

Orari Feriali: ore 20,30 Domenica: ore 15,30 Lunedì riposo

Biglietti Poltronissima € 34,00 Balconata € 25,00

Durata 2 ore + intervallo

Teatro Carcano corso di Porta Romana, 63 - Milano www.teatrocarcano.com Per informazioni e prenotazioni 02 55181377 – 02 55181362 Per scuole e gruppi organizzati Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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Dal 5 al 25 maggio debutta in prima nazionale, nella sala Bausch dell’Elfo Puccini, Addèla Ole, da la Storia di Elsa Morante, un progetto a due voci tra testo e canto che segue il filo di questa riflessione: la storia non rispetta la vita e la vita si rifiuta di riconoscere la necessità della storia.

 

Agnese Grieco, autrice, drammaturga e regista già conosciuta al Teatro dell’Elfo, ha coinvolto nel suo progetto l'attrice Ida Marinelli, chiamata a "recitare/raccontare, ricordare, né viva, né morta, figura che diviene trasparente per farsi attraversare da altre figure", e la cantante Anne Lisa Nathan, "mezzosoprano classico che ama sperimentare", che evoca in scena la memoria ebraica della protagonista, la sua genealogia attraverso la musica.

Addèla Ole! è una performance tra parole e musica, non la sceneggiatura teatrale del grande "romanzo popolare" della storia di Elsa Morante, ma un'esplorazione del cosmo morantiano, un'evocazione di alcuni frammenti seguendo il filo rosso del concepimento, della nascita e della trasfigurazione del bambino Useppe.

Frutto della violenza carnale di un soldato tedesco su una donna ebrea, Ida Ramundo, nella Roma della Seconda Guerra Mondiale, questo bambino diviene figura divina, piccolo Buddha dostoevskiano a passeggio per il quartiere Testaccio.

Il bambino Useppe, la madre Ida Ramundo, vedova Mancuso, il figlio Nino e la cagna Bella formano l’irregolare "sacra famiglia“ che è il cuore della storia narrata da Elsa Morante. Una Storia che alla sua pubblicazione negli Anni Settanta divise la critica e subito si rivelò un grande successo di pubblico.

La storia ha come sottofondo un’ambientazione cruda e dura, nella Roma della guerra e dell’immediato dopo guerra, tra l’avvento delle leggi razziali, la presenza dell’esercito del Terzo Reich, la fatica di sopravvivere e l’attesa del futuro. Ma parallelamente siamo, soprattutto, nel mondo della poesia, che secondo la scrittrice è da sempre l’unico mondo non abitato dall’irrealtà dilagante.

A questo nucleo poetico, radicale nella sua fantasia anarchica e luminosa bellezza, attinge questo incredibile e toccante spettacolo. Nella lingua di Useppe la "bandiera tricolore“ si trasforma infatti nel più musicale “addèla ole“, segnale che altre trasformazioni e ribaltamenti sono possibili e benvenuti. Chi sono i vivi e chi sono i morti, i bambini e i “grandi”, i perdenti e i vincitori? Che cosa ci ha raccontato il nostro Novecento? E come aprire lo scrigno delle memorie per riattivarle?

La Storia è anche una delle grandi narrazioni ebraiche del Novecento italiano e la cangiante lingua di Elsa Morante incontra in scena la tradizione musicale sefardita, spagnolo ladina, evoca citazioni verdiane e accoglie echi degli inni coloniali.

 

Un imperdibile spettacolo teatrale, da non perdersi, in cui una cantante recita quello che non può essere detto e un’attrice rivive e racconta quello che la memoria ha registrato.

 

 

Elfo Puccini

corso Buenos Aires 33, Milano

Martedì/sabato ore 19:30 (domenica 15:00)

 

Prezzi:

intero € 30.50 - ridotti € 27 e € 16

Martedì € 20

Info e prenotazioni: 02/0066.06.06 - www.elfo.org

Paolo Virzì cambia registro, toni e location e presenta agli spettatori italiani un film che non solo convince ma che fa il classico “botto” al botteghino guadagnando in pochi giorni più di un milione e mezzo di euro. Che strano! La pellicola non è niente di che dal punto della costruzione e dell’abilità registica, la storia non è neppure originale dato che è tratta da un romanzo di successo americano ambientato nel Connecticut e i personaggi sono davvero brutti e diseducativi, tutti, anche i giovani. E allora cosa piace così tanto ne Il capitale umano?

Sicuramente l’ottima performance di Fabrizio Bentivoglio e di Valeria Bruni Tedeschi ma anche l’assoluta capacità di Virzì di trasformare la storia di un dramma americano in una commedia all’italiana amara e cruda di quelle che si vedano negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso.

I personaggi sono goffi, maldestri, brutti e volgari. Le donne sono solo le controfigure degli uomini e i protagonisti più giovani sono il frutto dei loro insopportabili, ambiziosi e miserrimi genitori.

Chi va a vedere Il capitale umano molto difficilmente uscirà dalla sala pensando: “ma io non sono così, i miei figli non sono così, i miei genitori non sono così”. E probabilmente è vero!

Perché Virzì a suo modo esagera, amplifica, barocheggia. Come faceva a suo tempo Moliere con la società del tempo o più addietro i drammaturghi dell’antica Grecia.

L’attuale società è fatta sì di gente come il cinico imprenditore brianzolo e della sua stupida moglie, del mediocre agente immobiliare che vuole emergere in società e farsi invitare alle feste in piscina, di ricchi e viziati rampolli che non conoscono il dolore del lavoro precario e del mutuo trentennale per acquistare due vani ma la società attuale nasconde questa gente anche molto bene.

Ovvero, Paolo Virzì ci racconta i vizi e le brutture del nostro tempo ma le persone e i fatti che il regista descrive ormai sono occulti. A meno che la Guardia di Finanza o l’Agenzia delle Entrate non li faccia conoscere anche a tutti gli altri.

I ricchi ora fanno finta di non esserselo. Se organizzano feste in piscina nelle loro ville non lo urlano ai quattro venti, i rampolli simulano lavoretti stagionali per giustificare l’acquisto di potenti macchine sportive. E così Il capitale umano di Virzì racconta davvero quello che succede ma nessuno di noi incontrerà sul serio queste persone. Almeno non ora. Forse, dieci, dodici anni fa sarebbe stato ancora possibile. Ma adesso non più. Perché anche i ricchi, gli arrivisti, i cinici e gli egoisti un po’ nei giorni attuali si vergognano.

Della pellicola di Virzì allora resta soprattutto la capacità del regista di avere costruito una tragicommedia all’italiana dove ancora una volta e come nelle migliori tradizioni la vittima è un pover’uomo con un lavoro mediocre che torna a casa in bicicletta di notte e che perde la vita a causa di un’incosciente, prepotente alla guida di un suv.

Il resto è la solita Italietta del 1950.

 

Ancora pochi giorni a disposizione per assistere al nuovo spettacolo di Ennio Fantastichini, il pluripremiato attore di cinema e teatro, che porta al Franco Parenti un capolavoro di humor e serietà. "Beniamino" è un vero e proprio cult londinese, dove Fantastichini interpreta un professore che combina l’eloquenza shakespeariana all’amore per il rock di Mick Jagger, che è costretto a vivere in una piccola comunità cittadina alla quale deve nascondere il suo amore per un allievo. Fantastichini affronta la tematica dell’omofobia con grande sensibilità e profondità, dove humor e dramma arrivano ad intrecciarsi dando la possibilità allo spettatore di riflettere divertendosi, lasciando una risata e uno spunto di riflessione a tutti coloro che lasciano il teatro. Comicità e serietà si intrecciano in un monologo che non pare neanche tale, dato che, grazie all’incredibile arte istrionica dell’attore, la scena rimane popolata da molti personaggi evocati magistralmente da Fantastichini. Potrebbe sembrare un divertissement omosessuale che ironizza su se stesso, ma in realtà racconta la tragedia di una fortissima incomunicabilità, di una libertà d’espressione frustrata, ove non si può nemmeno esprimere se stessi per paura che a qualcun altro non piaccia come siamo. E’ uno spettacolo contro l’omofobia, a favore dell’amore.

BENIAMINO di Steve J. Spears con Ennio Fantastichini voce al telefono Pino Tufillaro regia Giancarlo Sepe produzione Marioletta Bideri per Bis Tremila

Al Teatro Franco Parenti dal 24 ottobre al 3 novembre 2013 mart - giov - ven - sab h.20.30; merc h.19.45; dom h.15.45

Teatro Franco Parenti via Pier Lombardo 14, Milano Biglietteria 02 59995206

PER INFORMAZIONI www.teatrofrancoparenti.it

Il regista romano, figlio d’arte e autore di ottime pellicole come Fortapasc, Vado a vivere da solo, Un ragazzo e una ragazza per questa estate ci regala Cha cha cha un thriller di genere con sfumature noir e sensuali e prova, a suo modo, a risollevare le sorti del cinema italiano ormai in coma profondo.

Come succede spesso agli italiani, però, la bellezza e la grandezza della pellicola si basa sulla trama e sulle riprese e meno sulla scelta del cast e sull’interpretazione singola degli attori.

Il fatto è che gli italiani restano bravissimi a raccontare storie, è la nostra cultura.

Marco Risi, figlio del grandissimo Dino non solo non riesce a sottrarsi a questa deriva culturale ma ne è in qualche modo destinato avendo respirato pane e cinema d’autore fin dalla nascita.

In ogni caso di un film come Cha cha cha ne sentivamo il bisogno perché pellicole del genere in Italia non se ne fanno quasi più e perché la regia di questo lavoro rimanda a prove d’arte di altri tempi e di altre stagioni cinematografiche con l’eroe dal cuore buono, la pupa bionda e i cattivi.

La storia si apre con l’investigatore privato Corso, un uomo tormentato e tenebroso, bello e di poche parole che viene ingaggiato dall’amante sensuale e bellissima per seguire gli spostamenti del suo giovane figlio. Un rampollo della Roma bene che va in giro di notte con la sua mini car da adolescente ricco e si gode la movida della vita romana. Una sera il sedicenne, uscendo di fretta da una festa in maschera, viene investito da un suv nero che sembra aspettare proprio lui.

Corso lo soccorre immediatamente ma per il ragazzo non c’è più alcuna speranza.

Quasi contemporaneamente la polizia scopre il  di un uomo abbandonato su un terreno alle porte di Fiumicino. Due morti apparentemente distinte e distanti tra loro e pure incredibilmente collegate. Il bello investigatore allora cercherà di scoprire il mistero e il filo che unisce la morte del suo protetto con quella dello sconosciuto in un'indagine scomoda che toccherà le sfere del malaffare e della corruzione in una Roma testimone muta della sua stessa decadenza.

Bellissime le location e le ambientazioni di tutto il film che richiamano i capolavori francesi e americani degli anni ’40 del Novecento, superba la fotografia e le scene girate in interno.

La delusione arriva dagli attori. Amendola che dovrebbe essere collaudato nel ruolo del poliziotto capitolino è ormai la parodia di se stesso, Herzigova è bella, bionda, pupa ma niente di più e il vero flop è Luca Argentero che regala agli spettatori e alla pellicola una interpretazione del tutto irreale.

Il ruolo non gli si cuce addosso in nessuna scena e nonostante la sua esperienza nella recitazione il suo personaggio rimane non credibile e del tutto apatico. Chi guarda il film non riesce a tifare per il protagonista che manca di passione e di intensità per tutta la durata della trama, rimanendo opaco, improbabile e inverosimile. Un vero peccato. Perché il film in sé rimane di tutto rispetto.

In ogni caso, questo è quello che passa il convento in Italia per questa estate. Meglio che niente.

Noi di Nerospinto amiamo i sentimenti forti, l'essere esteti della parola che si trasforma in dramma, ci spingeremo al Teatro Manzoni, e voi?

Dopo il successo ottenuto dal debutto nazionale a Chieti, e dalla tappa nella splendida cornice della Capitale, il Vate arriva a Milano.

In occasione del 150° anniversario della nascita del Vate, avvenuta a Pescara nel 1863, l’Italia celebra uno dei maggiori poeti e personaggi della cultura del 900. Prendendo spunto dall’approfondita biografia del poeta abruzzese, scritta da Giordano Bruno Guerri, storico prestigioso e presidente del Vittoriale degli Italiani, Edoardo Sylos Labini interpreta e scrive insieme a Francesco Sala “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”: una pièce assolutamente innovativa che ripercorre la vita di un artista straordinario, che ha saputo imporre i propri sogni e le proprie idee in un susseguirsi di amori, passioni, infedeltà, avventure mondane e politiche, oltre che autentiche provocazioni poetiche vissute sempre con vittorioso clamore. Lo spettacolo, prodotto da RG Produzioni, ha debuttato il 9 febbraio a Chieti al Teatro Marrucino e sarà in scena a Milano dal 20 al 24 marzo nella prestigiosa cornice del Teatro Manzoni. Lo spettacolo rientra tra le iniziative de Il Vittoriale degli Italiani in programma nel 2013 per le celebrazioni ufficiali del 150° anniversario della nascita di Gabriele d’Annunzio e intende restituire al pubblico l’affascinante figura del Vate. Diretto dal regista Francesco Sala, è un tributo ad una delle personalità più controverse della scena culturale italiana del Novecento, un artista che ha saputo imporre i propri sogni, facendo “della propria vita come si fa un’opera d’arte”.

IL DISCO TEATRO

Edoardo Sylos Labini presenta lo spettacolo utilizzando un nuovo format teatrale unconventional: il “Disco Teatro”. Così ribattezzato da un critico, questo genere vede in scena una consolle dj ed è proprio sulle sonorità mixate e suonate dal vivo che gli attori interagiscono, arrampicandosi sui crepacci dei suoni e giocando con i ritmi dei piatti.

LO SPETTACOLO

Ispirato alla straordinaria biografia dell’eroe di Fiume, lo spettacolo “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”, scritto da Edoardo Sylos Labini e Francesco Sala con la consulenza di Giordano Bruno Guerri, traccia la vita dell’artista scandita dal succedersi di amori, passioni, infedeltà, avventure politiche e mondane, autentiche provocazioni poetiche vissute sempre con vittorioso clamore. “Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui.”  (Gabriele d’Annunzio) D’Annunzio, amante instancabile, dalla sua stanza del Vittoriale rende omaggio alle sue donne: da Eleonora Duse alla moglie Maria Hardouin d’Altemps, dalla pianista Luisa Baccara, passando per la governante Amélie Mazoyer attraverso i versi de “Il Piacere”, de “Il Fuoco” e rivivendo un’insolita versione elettronica de “La pioggia nel pineto” mixata con le grandi arie di Wagner. In scena con Edoardo Sylos Labini, Giorgia Sinicorni nei panni della governante Amelie Mazoyer e Silvia Siravo in quelli di Luisa Baccara, mentre Alice Viglioglia interpreta la moglie Maria Hardouin e con la partecipazione di Viola Pornaro nel ruolo di Eleonora Duse. Nel cast anche l'inseparabile dj Antonello Aprea, con il quale l'attore da dieci anni sperimenta la formula del Disco Teatro. Le scene e i costumi sono affidati all'estro di Marta Crisolini Malatesta. Il maestro d’armi è Renzo Musumeci Greco. Il disegno luci è a cura di Sandro Manca. Le coreografie sono a cura di Marco Vesica mentre le fotografie sono realizzate da Pino Le Pera.

UNA MOSTRA PER ENTRARE IN “CASA D’ANNUNZIO” Dal 20 al 24 marzo 2013 presso il Teatro Manzoni di Milano In occasione dello spettacolo, RG Produzioni in collaborazione con DNArt organizzano presso il Teatro Manzoni di Milano l’omonima mostra, curata dallo storico Giordano Bruno Guerri.

IL FUMETTO DI GABRIELE D’ANNUNZIO In occasione delle celebrazioni ufficiali del 150° anniversario della nascita di Gabriele d’Annunzio, dal 7 febbraio 2013, in allegato con il quotidiano “Il Giornale”, sono disponibili 40.000 copie de il Fumetto “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie", che ricalca lo spettacolo. La prefazione, a cura di Giordano Bruno Guerri, delinea al meglio il Vate come uomo quotidiano e segreto, mentre le chine e le matite di Marco Sciame ci regalano un’insolita rappresentazione del poeta.

Al Teatro Manzoni dal 20 al 24 marzo Biglietto:  poltronissima € 30,00  -  poltrona € 20,00 Orari:  feriali ore 20,45  -  domenica ore 15,30

Uno spettacolo di Edoardo Sylos Labini In collaborazione con Giordano Bruno Guerri, Presidente del Vittoriale

Ai piccoli fiori del male amanti della notte, delle serate dissolute, prede di fatali giochi di seduzione e provocazioni, Nerospinto propone una serata capace di evocare l’effetto dell'incantatrice Fée Verte, misterioso elisir fonte di ispirazioni artistiche, espressioni illecite e sfrenata creatività.

 

Mercoledì 13 Marzo dalle ore 22:30 alle 2:30 AB-SINTH dedicherà il suo nuovo appuntamento all’ insegna dell’arte scritta e parlata. Pagan Poetry si aprirà con la presentazione del libro "Equinozio degli Dei" di Dimitri Donaggio, “Un dramma fra la bestialità e la santità, fra l’istinto e la ragione, fra la sensualità e lo spirito”. A seguire una performance della poetessa e fotografa Anna Mosca, un’ installazione on site parte del nuovo progetto di video poesia e promozione dell'antologia sulla slam poetry.

 

1° Floor:  Psichemusic selection by _Nico, music night all'insegna dell'electrosad.

 

2° Floor: Presentazione libro e proiezione in loop del progetto poetico di Anna Mosca.

 

Nel nuovo cafè de l'art, alias il vecchio Zoom, potrete infine sorseggiare il vostro verre d’ absinthe in più vesti:

 

Absinthe puro (assenzio, acqua, ghiaccio, zucchero)

Absinthe spuro (assenzio,zolletta di zucchero flambè, acqua, ghiaccio)

Absinthe Mohito (menta ,lime, zucchero di canna, rum, assenzio, soda)

Absinthe sucre (zolletta di zucchero imbevuta e flambè)

 

..e naturalmente tutti gli altri drink.

 

Mercoledì 13 Marzo ore 22:30 to 2:30..

@ZoOM Bar Via Panfilo Castaldi 26 Milano

Info-contacts 345/2418801

Dimitri Donaggio: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=458728507527702&set;=a.209415585792330.52212.100001716700227&type;=3&theater;-

 

Anna Mosca: http://annamosca.wordpress.com/about/

 

AB-SINTH è un momento per comunicare.

AB-SINTH propone musica che non si balla.

AB-SINTH è atipico, antipatico, intelligente.

AB-SINTH parla di arte, ma se ne frega delle mode.

AB-SINTH non raccoglie milioni di confusi, ma confonde pochi eletti.

 

 

L'absinthe

 

Absinthe, je t'adore, certes !

Il me semble, quand je te bois,

Humer l'âme des jeunes bois,

Pendant la belle saison verte !

 

Ton frais parfum me déconcerte.

Et dans ton opale je vois

Des cieux habités autrefois,

Comme par une porte ouverte.

 

Qu'importe, ô recours des maudits !

Que tu sois un vain paradis,

Si tu contentes mon envie;

 

Et si, devant que j'entre au port,

Tu me fais supporter la Vie,

En m'habituant à la Mort.

 

(Raoul Ponchon ; 1847 - 1937)

 

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