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"It's a matter of convenience, I'm always available", questo diceva Francesca Woodman a chi le chiedeva perché fosse sempre lei il soggetto dei suoi scatti. In questa semplice quanto potente frase, si racchiudono i nove anni di un'artista che ancora oggi viene analizzata, sezionata e studiata; un'artista che più di altri ha portato all'estremo il rapporto tra modella, artista e contesto, arrivando a scomparire al suo interno.
A tredici anni il suo primo scatto racchiude già il suo manifesto, il suo essere e la sua ricerca. Del suo lavoro e della figura si "approprieranno" in tanti, dalle femministe ai critici, tutti pronti a dare la loro personale rivisitazione del fenomeno Woodman.
La lucidità con la quale l'artista ritrae se stessa e il modo in cui assorbe il contesto e gli oggetti che la circondano ci regala un vero e proprio viaggio all'interno dell'esistenza umana, che va a toccare gioia e dolore, solitudine e compagnia, ironia e serietà, vita e morte.
A New York, nel gennaio del 1981, pochi giorni dopo l’uscita del suo unico libro d’artista "Some Disordered Interior Geometries", Francesca Woodman si lancia dal tetto del palazzo in cui abita, liberando per sempre l'artista, la modella e il contesto.
Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre e fanno parte di molte collezioni museali, ispirando ancora oggi chi le incontra.
Vi consigliamo il libro di Isabella Pedicini, “FRANCESCA WOODMAN The Roman years: between flesh and film”, 2012 Contrastobook, €19.90 e il film “The Woodmans” sulla storia della famiglia del 2010.
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