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Voglia di cinema ma in totale sicurezza? Ora possiamo dire addio ai film in streaming e in solitaria dal proprio pc. Drive-in Milano è il modo perfetto per tornare a vivere gli eventi quest’estate.
Rientrare nella Sala Astra dell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano (fiore all’occhiello della città meneghina) anche solo per la conferenza inerente alla riapertura ha provocato un’emozione difficilmente descrivibile: nostalgia per ciò che sembrava normale - e scontato - (fino alla chiusura del 23 febbraio in Lombardia e Veneto, dell’8 marzo nel resto d’Italia) e commozione, frutto anche del timore di non poter rimettere piede in una sala cinematografica per chissà quanto tempo e poterlo, invece, fare in quell’istante, con un trasporto tale da far salire il groppo in gola.
«Come tante persone abbiamo affrontato questo periodo di lockdown stando nelle nostre case, pensando a come risolvere questa situazione. Siamo rimasti chiusi per troppo tempo e in questo lasso di tempo abbiamo cercato di capire come mettere in sicurezza la nostra attività a partire dalle persone che lavorano con noi (ben 80)», ha dichiarato con un’appassionata partecipazione il fondatore dell’Anteo Lionello Cerri.
«AriAnteo è in massima parte sulle spalle del soggetto che decide di investire le proprie risorse economiche, finanziarie, di idee, progettualità e di persone» ha tenuto a evidenziare l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, riconoscendo il grande merito di resistenza e di impegno per la città che Cerri e il suo staff dimostrano da anni. «Lo abbiamo sperimentato durante il lockdown: la cultura è una dimensione insostituibile di ogni comunità e società e l’offerta culturale ha necessità della presenza fisica, concreta, che può essere quello della performance dal vivo o del meccanismo di condivisione e pratico che scatta quando una platea di un cinema condivide l’esperienza di visione di un film». Ci sembra importante riferirvi queste parole dell’assessore in quanto troppo spesso si danno per scontati lo spettacolo dal vivo, il cinema e tutte le ramificazioni artistiche e culturali, considerandole e veicolandole come puro intrattenimento, come qualcosa di cui si possa fare a meno. Ci auguriamo che questi mesi così difficili abbiano portato molto a riflettere sull’essenzialità della Cultura e dello Spettacolo nella vita di ciascuno, poi sta a noi decidere in quale misura farli entrare nella quotidianità, ma non vanno trascurati perché sono una fonte di arricchimento interiore immateriale certo, però dal valore inestimabile. Ma entriamo nel vivo della proposta di AriAnteo 2020.
Una linea ideale collega Milano, Monza (arena presso la Villa Reale) e Treviglio. Approfondiamo maggiormente le arene estive nella città meneghina: AriAnteo Chiostro dell’Incoronata (ingresso da via Milazzo, come sempre con doppio schermo), AriAnteo Palazzo Reale (ingresso da piazza del Duomo) e nuova location per l’estate 2020: AriAnteo Triennale (presso il giardino della Triennale di Milano) nell'ambito del programma dell’estate di Triennale.
«La programmazione è ricca e diversificata, con titoli di qualità italiani e stranieri, oltre a grandi produzioni e titoli per le famiglie. In palinsesto i successi della recente stagione cinematografica, usciti in sala poco prima dell'emergenza sanitaria, oltre a titoli inediti (al cinema, ma distribuiti nelle piattaforme in streaming nell’incertezza di non sapere quando si sarebbe potuti andare in sala, nda) tra cui “Favolacce” dei fratelli D’Innocenzo, premiato a Berlino per la migliore sceneggiatura; “Georgetown” di e con Christoph Walz, "Tornare" di Cristina Comencini, candidato a 5 Nastri d'Argento.
Nel palinsesto anche diverse rassegne: AriAnteo Triennale ne avrà una dedicata a design, architettura e fotografia, e una dedicata al centenario dalla nascita di Federico Fellini.
Una parte della programmazione, sia per quanto riguarda le arene estive, che le sale al chiuso, tratterà un tema a noi molto caro, oltre che di grande urgenza: i diritti civili. Anche la nostra proposta culturale vuole riconoscere le pari dignità dei cittadini senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e personali. Tra i film in programmazione, “Il diritto di opporsi” di Destin Daniel Cretton, “Sorry we missed you” di Ken Loach, “Alla mia piccola Sama” di Waad Al-Khateab e Edward Watts, “Cattive acque” di Todd Haynes con l’attore attivista Mark Ruffalo, “I miserabili di Ladj Ly”» (dalla nota ufficiale).
Programma completo su:
Nell’ottica di dialogo tra le arti «AriAnteo diventa anche cabaret: a partire dal 23 giugno - una volta a settimana per ciascuna location - è previsto uno spettacolo con un artista di Zelig prima della visione del film in programma. Tra i protagonisti Daniele Raco, Marco Della Noce, Max Angioni, Davide Calgaro, Ippolita Baldini, Giovanni D’Angella, Vincenzo Albano, Enzo Ratti».
Biglietti: intero 7.50€; ridotto 5.50€; ridotto Amici del Cinema 4.50€
Tessera abbonamento a 10 spettacoli 39€
Spettacolo Zelig + proiezione film 12€; solo proiezione film 7.50€
Biglietti acquistabili preferibilmente online su www.spaziocinema.info o presso le casse del cinema e delle arene. Prevista l’assegnazione dei posti, in modo da permettere il distanziamento sociale di un metro tra uno spettatore e l’altro.
In ottemperanza alle norme anti Covid-19, Anteo ha ritenuto utile adottare alcune norme per la sicurezza di tutti gli spettatori.
Nello specifico:
- Tutti gli operatori utilizzeranno dispositivi di protezione individuale (mascherina);
- In ogni arena saranno presenti soluzioni disinfettanti prima dell’ingresso in sala di ogni
spettatore;
- Tutte le sale saranno completamente igienizzate e sanificate;
- I posti in sala saranno organizzati in base alle normative;
- Ad ogni spettatore sarà misurata la temperatura corporea che dovrà essere inferiore a 37,5°
Anche gli spettatori devono fare la propria parte:
- Presentarsi con mascherina per proteggere naso e bocca;
- Lavarsi le mani o utilizzare il gel disinfettante posto all’ingresso;
- Ridurre il più possibile il pagamento in contanti. È quindi preferibile acquistare i biglietti online sul sito www.spaziocinema.info
Non è finita qui però, il team dell’Anteo ha deciso di riaprire, dal 19 giugno, le porte del Palazzo del Cinema così come di CityLife Anteo a Milano, Capitol Anteo spazioCinema a Monza, spazioCinema CremonaPo e Treviglio Anteo spazioCinema, invitando il pubblico ad animare anche le sale al chiuso, dove saranno rispettate tutte le norme di sicurezza e di sanificazione. «Per noi di Anteo sarà anche un’occasione per una nuova definizione del nostro ruolo culturale. Vogliamo ripartire con ancora più energia e vigore, e vogliamo estendere un concetto a noi molto caro: il concetto di comunità che considera i nostri cinema una piazza comune del vivere culturale civico, un ideale punto di incontro dove le istanze e i sogni del singolo possano divenire patrimonio comune, rimessi in circolo come valore sociale. Riaprire - ripartire - significa per noi innanzitutto mantenere un forte radicamento nella realtà e nei temi che la contemporaneità ci sottopone».
Tutto è pronto, o almeno questi gestori-ideatori-appassionati ci stanno provando; ora sta a noi animare le arene e riempire le sale senza il timore di stare al chiuso, ma con il desiderio di riassaporare la visione sul grande schermo nella magia data dal buio attorno, con solo lo schermo cinematografico illuminato.
Tre regole per cominciare: è già difficile scegliere solo dieci film, quindi rinunciamo a un ordine di importanza. Il noir è solo e rigorosamente in bianco e nero, perciò nessuna pellicola a colori. Niente Hitchcock, il suo è un cinema a parte.
Cominciamo dal capostipite riconosciuto: Il Mistero del falco (1941) tratto dal romanzo di Dashiel Hammett, esordio del regista John Huston e irruzione nel cinema ‘che conta’ per l'icona del noir, Humphrey Bogart, nei panni del detective Sam Spade alla ricerca di una statuetta d'oro: sigaretta pendente all'angolo della bocca, cappello di traverso, sguardo disilluso. Ci sono già tutti gli ingredienti tipici del genere: inganni continui, violenza sempre in agguato, una galleria di personaggi loschi e inquietanti, un protagonista in bilico tra il Bene e il Male.
Restiamo con “Bogie” nel ruolo di private eye per un'altra scelta obbligata: Il grande sonno (1946), sceneggiato da William Faulkner a partire da un romanzo di Raymond Chandler. Il protagonista è Philip Marlowe, alle prese con un susseguirsi infinito di colpi di scena e stravolgimenti: si narra che anche gli attori, tra cui spicca una stupenda Lauren Bacall, non riuscissero a orientarsi nella trama, ma l'atmosfera del film è quanto di più noir si possa immaginare.
Ritroviamo la coppia (sul set e nella vita) Bogart/Bacall ne La fuga (1947), celebre per una riuscita scelta stilistica del regista Delmer Daves: grazie a un perfetto gioco di ombre e inquadrature in soggettiva, per la prima ora gli spettatori non vedono il volto del protagonista, che dopo l'evasione dal carcere ha fatto ricorso alla chirurga plastica. Tolte le bende, compare il volto magnetico di “Bogie”, braccato dalla polizia e alla ricerca del colpevole dell'uxoricidio di cui è ingiustamente accusato.
Ma il noir è anche il genere dei malviventi alla ricerca del colpo che gli cambierà la vita o che ne segnerà il crollo definitivo, in una spirale di avidità, sfiducia, disillusione, autodistruzione. Di loro racconta meglio di chiunque altro John Huston in Giungla d'asfalto (1950), aiutato da un cast di bravissimi caratteristi poco conosciuti, tra cui una quasi esordiente che farà strada: Marilyn Monroe. Perché nel noir ci sono anche le donne, bellissime e distruttive: le dark lady.
Ne La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder la biondissima Barbara Stanwyck trascina un normalissimo agente d'assicurazioni in un perfido intrigo ai danni del marito: nel noir l'incontro con la dark lady è sempre travolgente, il suo fascino precipita gli uomini più comuni in spirali inarrestabili.
Per continuare con i registi austriaci trapiantati a Hollywood, non possiamo assolutamente tralasciare Fritz Lang, uno dei padri di quell'Espressionismo tedesco da cui il genere ha tratto alcuni dei suoi aspetti peculiari: i netti contrasti di luci e ombre, l'emersione delle passioni più violente, la dimensione onirica. Il film che meglio sintetizza l'equilibrio precario tra realtà ed apparenza, innocenza e colpevolezza, è La donna del ritratto (1944), in cui un criminologo viene coinvolto da una ragazza in una vicenda di omicidio e ricatto.
Il forte simbolismo visivo, tipico dell'Espressionismo, caratterizza anche il capolavoro di uno dei grandi maestri del noir, straordinario creatore di atmosfere inquietanti nel loro bianco e nero che nasconde e rivela: La scala a chiocciola (1945) di Robert Siodmak, in cui un killer minaccia di uccidere una ragazza muta, in un crescendo di suspense.
Restano tre posti in videoteca. Non può mancare Orson Welles: scegliamo L'infernale Quinlan (1958), l'ispettore obeso, razzista, arrogante, dal fiuto infallibile e dai metodi sbagliati. “Era uno sporco poliziotto, ma a suo modo era anche un grand'uomo” dice di lui un'indimenticabile Marlene Dietrich con parrucca nera, come indimenticabili e nere sono le atmosfere quasi opprimenti di quest'opera magistrale.
Non può mancare la scuola francese: tralasciamo le escursioni nel genere dei maestri della Nouvelle Vague e scegliamo Grisbi (1954) di Jacques Becker. Perché c'è Jean Gabin, che sta al noir francese come Bogart a quello americano, con la medesima disillusione. Perché ci sono il miraggio del “colpo della vita” e il codice d'onore dei vecchi malavitosi. Perché c'è la forza dell'amicizia virile messa in pericolo da una donna. Perché l'antagonista ha il volto di Lino Ventura e la femme fatale quello di Jeanne Moreau.
Non può mancare, infine, il “cult B-movie” per eccellenza, cioè il film a basso costo, girato fuori da Hollywood, che nonostante le umili origini è entrato nella storia del cinema: Detour (1945) di Edgar G. Ulmer, storia di un pianista qualunque in viaggio da New York a Los Angeles per incontrare la fidanzata. Il suo viaggio si trasforma in un incubo, a causa di una serie di eventi inattesi e incontrollabili che lo precipiteranno nell'abisso della colpa. Un lungo flashback con la voce narrante del protagonista, classico del genere, ricostruisce le tappe della caduta: pochi soldi, tanto mestiere, indelebilmente noir.
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