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La cucina romana arriva in trasferta a Milano per MOARD. Dal 3 al 5 Maggio presso il Palazzo del Ghiaccio l'enogastronomia della Capitale affiancherà il salone dedicato al design motociclistico.
Mercoledì 24 giugno, inaugurazione speciale del giardino estivo del Ristorante Origami grazie all’installazione delle opere dell’artista Leonardo Vecchiarelli. Durante l’aperitivo verranno presentate 5 opere che compongono la mostra “La grande Transizione”.
Un’occasione unica per gustare i nuovi cocktail preparati sapientemente da Fabio Cesareni a base di sake ed essere deliziati dai piatti di Takuia, il sushiman giapponese di Origami, che presenterà per l’occasione dei nuovi rolls. Una serata sinergica dove arte, cibo e filosofia giapponese si sposano alla perfezione.
“La grande Transizione” è un’installazione composta da 30 opere dell’artista Leonardo Vecchiarelli, presso Origami presenta 5 delle sue opere raffiguranti cinque immagini di donne guerriere, abbigliate e decorate con la cura meticolosa di un samurai che si prepara alla battaglia, ispirate a figure di imperatrici orientali.
Ad ogni donna ritratta l'artista ha dato un nome, tratto dalla cultura letteraria e mitica dell'Estremo Oriente: la Sciamana, la Donna Samurai, la Creatrice del Genere Umano, Colei che governa il Flusso delle Acque, l'Aristocratica, il Tempio della Purezza. Fabio Cesareni, esperto mixologist, preparerà 2 cocktail ad hoc che avranno il nome di due delle guerriere delle opere di Vecchiarelli.
Molti sono i volti noti da scoprire provenienti soprattutto dal mondo della moda come Maria Buccellati, Nicoletta Fiorucci…
Origami è il luogo ideale non solo per cenare, ma anche sorseggiare ottimi drink.
Le opere della mostra "La grande Transizione" saranno esposte fino a fine luglio.
Origami Milano - Japanese Cuisine Viale Montegrappa 20 - Milano Dalle 19,30 fino alle 02
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In occasione di Expo, arriva direttamente dal Giappone il famoso artista Hidetomo Kimura con la mostra Art Aquarium, esposta al Circolo Filologico Milanese dal 29 maggio fino al 23 agosto.
Art Aquarium mette in scena l'arte viva del pesce rosso: il Kingyo, che per la cultura del Sol Levante è simbolo di prosperità e fortuna.
In mostra vasche d'acqua d'ogni forma animate da musiche, luci, immagini e profumi. Art Aquarium è assoluta bellezza creata solo ed unicamente dalla natura. Il Kingyo è simbolo di provvidenza, si tratta di un pesce elegante e molto importante per la cultura giapponese. Hidetomo Kimura si pone come obiettivo quello di far comprendere il meraviglioso rapporto che contraddistingue uomo e natura attraverso la sua incredibile e meravigliosa esposizione.
Tra le vasche in mostra la più imponente è Oiran (cortigiana), ispirata ai quartieri di piacere del periodo Edo e realizzata 1.000 pesci rossi. Un'altra installazione che riflette la tradizione nipponica è Kimonorium, ispirata all'arte del kimono, mentre la grande vasca Ooku, larga tre metri, evoca un harem.
Altre installazioni riproducono i famosi giardini giapponesi, la luce delle lanterne e i fiori di ciliegio, mentre il marchio veneziano Venini ha realizzato per Kimura la boccia Kingyo, la cui forma e colorazione sono ispirate appunto alla forma di un pesce rosso.
Indira Fassioni
Art Aquarium - Circolo Filologico Milanese- via Clerici 10, 20121 MI
Da venerdì 29 maggio a domenica 23 agosto
Orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì 11-19 / sabato e domenica 10-19 / Night Aquarium: giovedì – sabato 19-23
Info prezzi:
biglietto intero €10 / ridotto per bambini fino a 6 anni €3 / ridotto per giovani fino a 18 anni, studenti fino a 26 and over 65 €8
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Una sera con amici parlammo di pasta, caposaldo culturale irrinunciabile della cultura italiana. La disquisizione era partita dalla constatazione che in Italia, come nel resto dei paesi Occidentali, l’aspetto più importante di un cibo sia il sapore. Ma per la pasta siamo un po’ “giapponesi” ossia più attenti alla consistenza. Infatti qual è la condizione irrinunciabile per poterla gustare? E’ che non sia scotta. Meglio cioè insaporita con un filo d’olio, che abbinata al più buono dei sughi, ma scotta. Come caposaldo culturale, però, da qualche tempo ha cominciato a contaminarsi. Il piatto di spaghetti era la portata povera servita per togliere la fame, per saziare e certamente non entrava nei menu delle cene di gala per intenderci. Ma non per questo veniva preparato in modo casuale.
Infatti in epoca premarchesiana vi erano alcune procedure, se non dogmi, da rispettare riverenzialmente nella sua esecuzione. Innanzitutto la pasta doveva essere, oltre che abbondante (sic), calda, fumante; doveva inoltre essere condita con un sugo codificato. Gualtiero Marchesi propose negli anni ottanta poco pochi grammi di spaghetti freddi conditi con caviale, erba cipollina e un filo di olio. Questo piatto ha infranto tre principi ossia la pasta non è ammazzafame; si serve fredda; si condisce senza una salsa ma con altri ingredienti. Dopo Marchesi il revisionismo della pasta è andato avanti. E’ stata preparata con il metodo del risotto (pasta risottata) in numerose versioni. Danilo Angé cuoco che tiene anche corsi di cucina, prepara gli spaghetti alle vongole facendoli prima idratare nell’acqua delle vongole stesse, quindi li cuoce nello stesso liquido. Elio Sironi, ex chef del Bulgari e ora operativo in Sardegna, dopo poco aver buttato la pasta nella casseruola, spegne il gas e se ne va, per tornare a cottura avvenuta. E perché mai questa procedura? La pasta così cotta ha perso meno amidi ed è più ricca di sostanza nutritive, spiega Sironi. Ma l’ultima è quella alla Harold McGee, scienziato americano che ha dedicato molti studi ai processi culinari.
Per prepararla raccoglie la pasta in una padella dai bordi alti e unisce acqua fredda in modo da coprirla, quindi mescolando quanto basta, la porta a ebollizione, la sala e portatela e quando è pronta la sgocciola e la condisce con il sugo preferito. Ho adottato questa ricetta, anche perché fa risparmiare molto tempo, però preparo la pasta con una variante, ossia la copro a filo con meno acqua o brodo di McGee e la cuocio tipo pilaf, ossia facendole assorbire tutto il liquido. Al momento di servirla è sufficiente non spiegare come si è fatta per sentirsi dire dagli amici che è proprio buona.
Oggi vi presentiamo la famiglia Wu. Tra le prime ad aver portato a Milano la cucina fusion, arte culinaria che combina ingredienti provenienti da tradizioni culinarie diverse per creare menu e piatti elaborati, saporiti e fantasiosi.
Milano è la città d'eccellenza di scambi multiculturali e incontri, la si può considerare la culla di una cucina ricercata e raffinata, nata dalla curiosità di scoprire e comprendere l'altro e il diverso. In questo l'arte culinaria di Taiyo è una sicurezza.Già presente in città con diversi ristoranti, ha inaugurato nel mese di marzo in Viale Monza Tayo Sushi Restaurant, una perfetta combinazione tra modernità e tradizione. E' una versione contemporanea del classico ristorante giapponese, dove i piatti sono sapientemente combinati in un raffinato equilibrio di sapori.
Wu Taiyo è il luogo ideale dove poter vivere e condividere un'esperienza multisensoriale: la preziosa location, superbi piatti e l'atmosfera che si respira creano un perfetto connubio tra Occidente e Oriente. L'ambiente è sapientemente studiato e arredato dall'architetto, scenografo e designer Maurizio Lai.
Wu Taiyo Sushi Restaurant è l'oasi perfetta per tutti coloro che amano la cucina giapponese contemporanea, originale, cosmopolita.
Per tutto il mese di ottobre e novembre, aggiungendo un like alla loro pagina Facebook si avrà la possibilità di acquistare una bottiglia del pregiato Champagne Moet-Chandon a soli €40.
Inoltre il ristorante ha una convenzione con Autogarage Loreto di Viale Monza, così. presentando il biglietto timbrato della cena avrete 2 ore di parcheggio gratuite.
Indira Fassioni
Wu Taiyo Sushi Restaurant - viale Monza 23, Milano.tel. 02 26113972
Aperto pranzo e cena. Chiuso il lunedì a pranzo.
La Pasqua si avvicina e per chi non abbia ancora programmi particolari o pranzi in famiglia, ecco alcune idee per passare una domenica piacevole per il corpo e per la mente tra cibi prelibati.
Al ristornate ‘Acanto’ dell’Hotel Principe di Savoia dal 5 al 31 marzo si festeggia non solo la Pasqua ma anche la primavera con un menù inedito che ha come protagonista il carciofo bianco di Petrosa, tra i più piccoli e ricercati al mondo.
Viene proposta quindi una degustazione che si tinge di verde e richiama il gusto fresco e pungente di questo ortaggio grazie alle creazioni dello chef esecutivo Fabrizio Cadei, il cui menù prevede carpaccio di branzino con cruditè di carciofo, astice scozzese e carciofi spinosi, petto d’anatra con crema di carciofo e morbido di vaniglia e cioccolato con carciofi disidratati.
Il ristorante è in Piazza della Repubblica 17 (zona stazione centrale), ed è aperto dalle 20.00.
(www.hotelprincipedisavoia.com/IT/hotel-m)
Per chi ama il sushi in qualunque occasione, il ristornate Wu Taiyo in Viale Monza 23 è aperto anche domenica con la sua varietà di cucina cinese e giapponese, tradizione e modernità e il suo stile inconfondibile. I piatti sono sapientemente combinati in un equilibrio di sapori, dalla cucina classica orientale ai gamberi rossi di Sicilia, e per il pranzo di Pasqua uno speciale menù a 38 euro: insalata di mare con gamberi, salmone, polpo e polpa di granchio, Gunkan all’uova di quaglia avvolto da salmone e pasta Udon saltata con seppia, zucchine e uova.
O ancora Tamago Roll, avocado surimi maionese avvolto nell’omelette, tempura, sushi, sashimi e maki.
L’ambiente è arredato con uno stile che gioca sui toni del metallo, del legno e del tortora, e crea un’atmosfera intima e confortevole, ma allo stesso tempo ricercata.
A coloro che amano dormire anche la domenica di Pasqua non può sfuggire l’originale brunch al ventesimo piano del World Join Center organizzato dal ristorante ‘Unico’.
Uno spazio sospeso nell’azzurro, capace di annullare i confini tra dentro e fuori, tra arredi moderni e ricercati proponendo un breakfast – lunch curato dallo chef stellato Fabio Baldassarre, che spazia dalla colazione alle insalate, dai primi ai secondi, fino ad arrivare al pesce.
Il ristornate si trova in Via Achille Papa, 30 (zona fiera) ed è aperto tutte le domenica dalle 12.00 alle 15.30.
Allo Spazio Oberdan, per coloro che voglio passare una Pasqua dedicata all’arte, dal 20 febbraio al 5 marzo è possibile ammirare 200 scatti originali del celebre fotografo francese Robert Doisneau. I protagonisti sono Parigi, i suoi abitanti e la sua innegabile magia. L’esposizione condurrà il visitatore in un emozionante passeggiata tra le vie parigine, attraverso fotografie in bianco e nero che ritraggono donne, uomini, bambini, innamorati, animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo.
Il fotografo è diventato il più illustre rappresentate della fotografia umanistica in Francia, le sue immagini sono esposte in tutto il mondo, come il celebre ‘Bacio dell’Hotel de Ville’ con una coppia colta in un appassionato abbraccio di fronte al municipio cittadino.
La mostra è in Viale Vittorio Veneto 2 (zona Porta Venezia) ed è aperta mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.30 e l’ingresso è di 9 euro.
Altra tappa per gli amanti dell’arte è la mostra ‘Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter’, presso il Palazzo Reale, che presenta oltre 120 opere per ricostruire il percorso degli artisti che vissero a Parigi nel quartiere Montparnasse agli inizi del ‘900: Modigliani, Soutine, Utrillo, Suzanne, Valadon, Kisling e altri ancora.
Questi capolavori provengono dalla collezione del mecenate francese Jonas Netter, e mettono in risalto un periodo affascinante e fondamentale della storia dell’arte, che verrà definito bhoemien, simboleggiando una pittura che si nutre di disperazione.
La mostra è in Piazza del Duomo 12 (zona centro) ed è aperta dal 21 febbraio all’8 settembre.
Gli orari domenicali sono dalle 9.30 alle 19.30 e l’ingresso è di 11 euro.
Laura Girola
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