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In occasione della Festa delle donne, al Teatro della Cooperativa, sarà in scena “Metafisica dell’amore”, presentato da Le Brugole.

 

Uno spettacolo comico sull’amore senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione, con una serie di personaggi femminili esilaranti. “Metafisica dell’amore” esamina, attraverso il teatro cabaret, il tema dell’omosessualità.

Vincitore del premio Scintille - Asti 2011, nel cast vanta due grandi attrice Roberta De Stefano e Annagaia Marchioro. Roberta De Stefano è attrice con Dario Fo e per il Teatro Tieffe Menotti, Anna Marchioro lavoro con ERT e il Teatro Sociale di Como, Giovanna Donini, la regista, è una blogger e autrice televisiva. La compagnia Teatrale Le Brugole, che ha prodotto lo spettacolo, nasce dall’incontro di queste tre donne e cerca di indagare il presente attraverso il teatro popolare in quanto forma d’arte capace di attraversare temi complessi e di farli arrivare a tutti in modo semplice e comprensibile.

Sul palcoscenico viene narrato l’amore come sentimento universale: indipendentemente dal sesso tutte le coppie provano le identiche emozioni, gli stessi piaceri, gli stessi dolori. Le attrici protagoniste raccontano e si raccontano, trasformandosi e dando vita a una carrellata di personaggi esilaranti, tutti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese, l’artista, la fricchettona, la ex. Un’opera dedicata a chi ha voglia di amare e ridere di questo disgraziato dolore che prende allo stomaco senza distinzione di sesso, razza, lingua o religione.

“Per aver affrontato un tema scottante come quello dell’omosessualità femminile con un linguaggio fresco, ironico e divertito. Lo spettacolo, anche grazie alla qualità delle interpreti, riesce a coinvolgere il pubblico miscelando momenti di comicità con altri di grande intensità e profondità senza mai cedere nell’autocommiserazione” Premio Scintille – Asti 2011.

Il premio Asti non è l’unico che ha ottenuto “Metafisica dell’amore”, nel 2012 infatti ha vinto anche il Premio Chimere.

“Un’ esilarante galleria di personaggi che raccontano l’amore, i suoi tabù e i suoi paradossi. Le coppie possono essere variamente composte ma non c’è sentimento più universale di quello che attrae due esseri umani. E allora ridiamoci sopra.” Sara Chiappori lo descrive così sulla Repubblica.

Lo rappresentazione sarà in scena dal 4 al 9 Marzo 2014 al Teatro della Cooperativa di Milano.

 

Un appuntamento particolare da non perdere, un evento innovativo che vuole descrivere il mondo contemporaneo senza paure e discriminazioni, uno spettacolo che Nerospinto consiglia!

 

 

Teatro della Cooperativa 

Via Hermada 8, Milano – tel. 02.6474999702.64749997

 

ORARI: feriali h. 20.45 e festivo ore 16 – lunedì riposo

PREZZI: intero 18 € - ridotti 13/9 €

 

Maggiori info su www.teatrodellacooperativa.it

 

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Meladailabrianza, in occasione dell’evento Stand Up- Fuori c’è la rivoluzione vol.2 dello scorso 22 novembre, ha presentato “OHANA significa famiglia”,  la campagna che si pone come fine quello di riuscire ad abbattere alcuni degli stereotipi che circondano il desiderio delle coppie omosessuali di creare una famiglia e di diventare genitori.

Portando a testimonianza ricerche scientifiche la cui attendibilità è ampiamente comprovata e che suffragano la possibilità di un bambino di crescere in modo sano con genitori omosessuali, questa campagna si impegna a far compiere dei passi avanti nel superamento dei pregiudizi di cui le famiglie omosessuali sono ancora vittime.

Meladailabrianza con “OHANA significa famiglia” vuole anche porre l’attenzione sulla necessità di leggi e diritti che garantiscano e tutelino il diritto alla famiglia, anche a quelle composte da membri dello stesso sesso.

Sui manifesti della campagna quella che viene raccontata è una storia. La storia di una coppia,

come tutte: raggiunta la stabilità, i sogni si allargano. “Noi ci amiamo e … Abbiamo preso casa, ora

scegliamo i mobili. Abbiamo cambiato macchina, ora è più grande. Abbiamo dipinto la cameretta,

ora aspettiamo un bambino”. In poche righe viene narrata l’evoluzione di un amore, che ogni

giorno si fa più forte, più stabile e più grande a ogni conquista. Date forza e robustezza alle

fondamenta del futuro, le coppie omosessuali sono in attesa, l’attesa di un cambiamento nella

società e negli interlocutori a cui la richiesta stessa di avere un bambino è rivolta. L’attesa di un

figlio come simbolo del limbo in cui molte coppie omosessuali sono costrette a vivere non potendo

realizzare appieno il proprio progetto di vita e d’amore.

Meladailabrianza è questo che reclama: il giusto termine di quest’attesa. Con questa campagna, Meladailabrianza si augura che prima o poi tutti abbiano la possibilità di “un risveglio felice”.

Meladailabrianza

web: www.meladailabrianza.blogspot.com

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OHANA #significafamiglia

Venerdì 22 Novembre non perdetevi la seconda serata della stagione invernale Meladailabrianza, il movimento lgbtq che vede la luce nel giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2012. Titolo dell’evento :“Stand Up - Fuori c’è la rivoluzione Vol. II ” nella leggendaria atmosfera del Bloom di Mezzago (MB).

L’evento ben si confà al tema del cambiamento, a cui l’intera stagione è improntata e si pone come orgoglioso traguardo per il movimento lgbtqi brianzolo, che presenterà ufficialmente la campagna di sua realizzazione a sostegno dell’omogenitorialità “OHANA #significafamiglia”.

Per l’occasione la serata avrà il carattere del dibattito: a salire sul palco per raccontare studi e storie di vita saranno la politica Anna Paola Concia, Francesca Vecchioni e il dott. Pier Luigi Gallucci (Psicologi Arcobaleno, Torino). L’intera chiacchierata sarà moderata dalla speaker di Radio Popolare e attivista omosessuale da tanti anni Eleonora Dall’Ovo.

L’evento annovera tra gli invitati anche la redazione di Le Cose Cambiano, dal cui libro il poeta e attore brianzolo Paolo Agrati leggerà alcuni contributi.

Al termine del dibattito si darà spazio al djset di Mary K & ShenerDj.

Il visual set è affidato a Gp vj, mentre il photoset a Em Photoproject.

Madrina e presenza immancabile, la drag queen Maya Luna. Guest star, Miss Cappa.

«La presentazione di “OHANA #significafamiglia” - commenta Viviana Bruno, portavoce del collettivo Meladailabrianza - e la realizzazione stessa di questa serata di dibattito, con personaggi così impegnati e competenti sull’argomento, ci rende orgogliosi del nostro lavoro e ci fa sperare nell’arrivo di quel tanto agognato cambiamento nella società che ci circonda. Sensibilizzare e informare sono da sempre due forti armi di Meladailabrianza e nemmeno questa volta abbiamo avuto paura di usarle».

 

Sabato 23 novembre “OHANA #significafamiglia” verrà presentata anche durante un evento organizzato dall’associazione Gaia360 presso Item Milano (via Pompeo Leoni, 5).

 

Bloom

Via Eugenio Curiel, 39 - 20883 Mezzago (MB)

http://www.bloomnet.org/2012

Inizio serata ore 22.

Ingresso libero.

Meladailabrianza

web: www.meladailabrianza.blogspot.com

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Il film vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2013 ha entusiasmato la Giuria del Festival, ricevuto applausi a scena aperta dagli spettatori e mandato letteralmente in estasi i critici che per giorni non hanno fatto altro che parlare del talento di Abdellatif Kechiche e della bravura delle due attrici protagoniste Lea Seydoux e Adele Exarchopoulos.

 

Kechiche però è tunisino di origine e nella madre patria il suo capolavoro che parla di amore lesbo e mostra scene erotiche esplicitamente omosessuali non è piaciuto affatto, tanto che il leader del partito laico Union Patriot Libre, Slim Rihai, è giunto ad affermare con vera indignazione di essere disonorato dal fatto che un suo compatriota abbia vinto il massimo premio al Festival di Cannes, dicendo che la Tunisia non ne è affatto orgogliosa né onorata e che l'oggetto di un film che difende l'omosessualità lede il loro essere arabi e musulmani. E Rihai è il leader del partito laico!

Insomma, come sempre Nemo profeta in patria.

 

Nel caso del regista Kechiche, inoltre, le polemiche si estendono anche ai costi effettivi della pellicola, in principio considerati e immaginati come quelli di un lungometraggio d’autore e in seguito levitati a quelli di una produzione americana e con tempi di lavorazione lunghissimi e massacranti tanto che sul set allestito nella città di Lille l'atmosfera è stata piuttosto tesa e il lavoro dell’intera troupe e delle maestranze è passato da due mesi e mezzo a cinque, con tecnici e operai che hanno denunciato condizioni lavorative non facili.

 

Ma Abdellatif Kechiche ha dimostrato di avere tempra resistente e caparbietà da vendere e alla fine ha realizzato il suo lavoro più importante, la pellicola che lo consacrerà negli annuali della storia del cinema. In realtà, il film non è bellissimo nel senso cinematografico più puro.

 

Non emoziona per la regia o per le scelte dei movimenti di macchina. Non ci sono scelte autoriali che fanno pensare al capolavoro filmico vero e proprio. Anzi, a volte alcune sequenze si ripetono cadenzatamente pur con mutamenti di scena e di location. È vero che il rispetto delle unità aristoteliche è stato abbandonato ormai da tempo dai cineasti internazionali ma è anche vero che la storia deve reggere proprio nei passaggi e nei momenti più importanti e difficili della narrazione.

E da un film vincitore della Palma d’Oro ci si aspetta sempre che sia da esempio per tutti gli altri.

 

Allora perché tutto questo entusiasmo? Sicuramente per il coraggio.

Il coraggio di portare sul grande schermo una storia così forte e soggetta a critiche e il coraggio per averla saputa raccontare senza mezzi termini. A questo possiamo aggiungere sicuramente la capacità di Kechiche di dirigere i propri attori, soprattutto se ancora giovani e poco conosciuti e, in questo suo ultimo lavoro, se donne in particolare.

 

La pellicola racconta la vita di Adèle, innamorata di una ragazza dai capelli blu incontrata per caso e ritrovata in un locale gay. Un cocktail e una panchina sono l’inizio di una storia d'amore appassionata e travolgente che matura Adèle e che la porta fuori dall’adolescenza. Nella vita con Emma, che studia Belle Arti e la dipinge nuda dopo averla amata per ore e sconvolta dal sentimento travolgente che prova per quella donna, Adèle diventa adulta imparando molto presto che la vita è molto più di quello che si legge nei libri.

 

Ancora una volta Abdellatif Kechiche guarda a Pierre de Marivaux, e attingendo al suo celebre romanzo  "La Vie de Marianne" confeziona e realizza  La vie d'Adèle, storia d'amore e di formazione di un'adolescente che concede alla macchina da presa ogni dettaglio e ogni sfumatura di sé. Il desiderio delle due protagoniste, il loro amarsi e concedersi reciprocamente restano il vero senso del film. Niente di morboso o scabroso. Solo amore omosessuale e passione. Chi si aspetta di sbirciare dal buco della serratura rimane deluso. La vie d’Adèle è solo cinema.

E così va preso e va visto.

Spingetevi al Teatro Elfo Puccini dal 3 all'8 giugno per assaporare uno spettacolo amoroso, di donne che amano le donne! Un pezzo commovente, ironico e sfacciato per chi non sa reprimere il proprio amore. Come noi di Nerospinto.

“Per aver affrontato un tema scottante come quello dell'omosessualità femminile con un linguaggio fresco, ironico e divertito. Lo spettacolo, anche grazie alla qualità delle interpreti riesce a coinvolgere il pubblico miscelando momenti di comicità con altri di grande intensità e profondità senza mai cedere nell'autocommiserazione”. "Premio Scintille" 2011 - Asti Teatro.

 

Metafisica dell’amore è uno spettacolo comico che parla dell’amore. E soprattutto delle donne. Che amano le donne che amano altre donne che amano tutti gli altri. L’amore è un sentimento universale, tutti provano le stesse emozioni, gli stessi piaceri, gli stessi dolori: lui e lui, lei e lei, lui e lei. Coppie diverse, identiche emozioni. Questa è una legge che, a differenza della legge, e' uguale per tutti...con qualche piccola differenza   che fa la differenza. Le attrici protagoniste raccontano e si raccontano, trasformandosi e dando vita a una carrellata di personaggi esilaranti.

Tutti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese, l’artista, la fricchettona, la ex... Uno spettacolo dedicato a chi ha ancora voglia di amare e ridere di questo disgraziato dolore che ti prende allo stomaco senza distinzione di sesso, di

razza, di lingua o di religione. Un passo in più verso il rispetto, perché la discriminazione, guardata col cuore, si rivela nella sua stupidità. E noi lo facciamo con uno spettacolo. Questo. Che non vuole dare risposte. Ma vuole esistere. E basta.

 

Le Brugole è una compagnia tutta al femminile, nata nel 2009 e composta da due autrici e da due attrici: le due scrittrici sono Giovanna Donini (classe 1973, autrice televisiva con un passato da giornalista e da fondatrice e performer del gruppo Spaventapassere) e Francesca Tacca (classe 1985 e diplomata alla scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano in drammaturgia); sul palco invece troviamo Annagaia Marchioro (classe 1983, diploma d’attrice alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2009 e vari lavori tra teatro e cabaret) e Roberta Lidia De Stefano (classe 1985, anche lei diplomata alla storica Paolo Grassi nel 2010, attrice, cantante e musicista).

I primi passi televisivi delle Brugole risalgono alla primavera del 2011, quando partecipano al programma Bambine Cattive in onda su Comedy Central (canale 122 di Sky). Nell'estate dello stesso anno le nostre quattro vincono il "Premio Scintille" ad Asti. Seguono le serate milanesi dello scorso novembre allo Zelig di Milano.

 

METAFISICA DELL’AMORE

testo di Giovanna Donini e Andrea Midena

scritto con Francesca Tacca, Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano

con Roberta De Stefano, Annagaia Marchioro

produzione Le Brugole

 

Dal 3 all'8 giugno, all'Elfo Puccini, sala Bausch - corso Buenos Aires 33, Milano -  Lunedì/ sabato ore 19.30, domenica riposo - Posto unico: 15 euro - www.elfo.org

 

 

Toledo. Un aereo della compagnia iberica “La Península” diretto a Città del Messico vola sopra la città spagnola in attesa di un pista per un atterraggio di emergenza causato da un' avaria al carrello. I passeggeri, terrorizzati dal vedersi  a un passo dalla morte, si lasciano andare, raccontano la loro vita. Ognuno di loro rivela  emozioni, desideri, speranze, paure che, seppur bizzarre, in fondo, non ci sono così estranee.

 

A prima vista potrebbe sembrare il tipico inizio di un thriller ad alta tensione, invece è la trama della nuova pellicola di Pedro Almodóvar dal titolo "Gli amanti passeggeri" uscita nelle sale cinematografiche il 21 marzo, che segna il  ritorno del regista spagnolo alla “commedia di riflessione”.

 

La spregiudicata comicità che si spinge filo al grottesco non è una sterile provocazione ma vuole smuovere noi spettatori a riflettere sul nostro modo di essere e sul mondo che ci circonda.

 

In  un’atmosfera fuori dal tempo, surreale e incantata come quella di un aereo che vola nel cielo senza meta, si muovono i diversi personaggi. Almodóvar non li sceglie casualmente, ognuno di essi con la propria personalità e storia rappresenta una tipologia umana.

 

Come due anfitrioni aprono il sipario Antonio Banderas e Penelope Cruz nelle veci di una coppia di lavoratori distratti che causano il guasto al carrello dell’aereo.

 

Animano la scena un pilota sposato con una vita parallela da gay (Antonio de la Torre), un copilota etero attratto dagli uomini (Hugo Silva), un trio di steward omosessuali sfacciati, sboccati e autoironici (Javier Càmara, Raùl Arévalo, Carlos Areces) , una stravagante veggente ancora vergine ossessionata dal sesso (Lola Dueñas), una ex regina del gossip che si è data al mondo dell’hard come dominatrice (Cecilia Ruth), un imprenditore truffatore in fuga (Josè Luis Torriio), un killer professionista (Josè Maria Yazpik), un attore playboy (Guillermo Toledo), una coppia di sposi senza limiti (Miguel Angel Silvestre e Lava Marti).

 

Personaggi diversi l’uno dall’altro, ma tutti con faccende in sospeso che sembrano trovare una soluzione una volta atterrati.

 

Almodóvar mette sulla scena le tematiche più controversie in modo sfrontato, senza alcun filtro. Omosessualità, bisessualità, promiscuità sessuale, sregolatezza, alcol, droga, tabù che vengono spontaneamente sfatati dalla sapiente ironia del regista.

 

Amore, sesso, morte, le ossessioni dell’autore riaffiorano nei singoli episodi raccontati dai protagonisti e diventano il motore principale dell’intera narrazione.

 

I personaggi scelti dal regista con le loro storie scandalose ed eccentriche, a tratti paradossali, presentano un chiaro riferimento alla società spagnola: playboy, imprenditori che fuggono all’estero per evitare condanne, escort che minacciano uomini potenti, persone disposte a fare qualsiasi cosa per soldi.  Questa non è solo la realtà che Almodóvar vive nel suo paese, ma riguarda l’intera società contemporanea dominata da un senso di ipocrisia, decadenza, precarietà, priva di ideali e personalità forti in cui credere per innestare il cambiamento.

 

Forse “Gli amanti passeggeri” non hanno quella incisività e brio che ha sempre incantato il pubblico delle commedie di Almodóvar, ma senza dubbio sono un film da vedere per la  capacità attraverso l’assurdo e il  paradosso di rappresentare in maniera così spaventosamente reale la nostra epoca.

“Mio amato, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere.” (Virginia Woolf)

Figlia di uno scrittore e di una modella, Virginia Woolf fu educata in casa come voleva la tradizione vittoriana, a contatto con alcuni dei maggiori esponenti della letteratura inglese del suo tempo come T. S. Eliot e Henry James. Fu presto evidente ai genitori e agli illustri visitatori di Hyde Park Gate 22, che Virginia avesse un particolare talento per la narrativa e la poesia con una spiccata inclinazione ad acute osservazioni di natura critica. Vittima di abusi da parte dei fratellastri e ben presto orfana, Virginia cadde in depressione e prima dei vent’anni tentò il suicidio. Da qui iniziò una serie di episodi psicotici che, purtroppo, caratterizzarono tutta la sua esistenza. Da una parte la Woolf fu una donna estremamente forte e caparbia, fondò insieme ai fratelli Toby e Vanessa il Bloomsbury Group, circolo letterario che, con le sue “Serate del giovedì”, dettò cultura nella Londra dei primi anni del 1900, fondò con Leonard Woolf, suo marito, la Hogarth Press, casa editrice di autori quali Svevo, Freud, Eliot, Joyce, Mansfield, militò tra le Suffragette, insegnò alle operaie delle periferie a leggere e scrivere con corsi serali gratuiti.

Dall’altra parte fu una donna fragile e instabile, vittima di un continuo disagio nei riguardi della sua epoca della quale non si sentì mai partecipe. Vivendo in un continuo stato di inadeguatezza e depressione tentò il suicidio ripetutamente fino a togliersi definitivamente la vita, nel 1941, a Rodmell nel Sussex, annegandosi in un fiume.

Grande fu la produzione letteraria di Virginia Woolf: il suo capolavoro, Mrs. Dalloway, divenne manifesto delle donne di una intera epoca. La Woolf era schietta, sincera, metteva sulla carta le preoccupazioni e le paure di tutte le donne, senza veli, vergogne o ipocrisie. Era facile immedesimarsi nelle sue opere anche se di difficile comprensione e di estrema difficoltà critica. Quante volte, leggendo To the lighthouse, abbiamo percepito la malinconia di Mrs. Ramsey, che mentre cuce un paio di calze per un bambino riflette sulla sua intera esistenza, sugli errori, i rimpianti, le debolezze e le oscurità dell’animo femminile. Quella malinconia è la stessa di ogni donna, che immersa nella quotidianità, mentre decide che caffè prendere al supermercato o aspetta la metropolitana, ha una mente inarrestabile e instancabile, un flusso di pensieri costante e violento.

La Woolf fu una pioniera, una dona in grado di stare fra gli uomini e comportarsi come loro, (ebbe anche una relazione omosessuale), una donna che mantenne la sua sensualità e particolare bellezza senza però abbassarsi alle convenzioni che relegavano la figura femminile in un angolo. Volubile e estremamente sensibile odiava gli uomini per il loro ruolo prevaricante e dominatore all’interno della società, ma non poteva fare a meno di confrontarsi con le loro menti brillanti e vivaci, di sottrarsi al loro richiamo carnale, di volerne capire la natura.

Noi di Nerospinto abbiamo scelto Virginia Woolf per la sua contemporaneità e perchè amiamo gli eroi romantici, per il suo impegno libertario a favore dei diritti civili e per la parità dei sessi. Siamo rimasti affascinati dalla sua capacità di intessere amicizie durature con donne originali come quella con Vita Sackville West, con la quale ebbe una intensa relazione tale da ispirarla per la stesura del capolavoro Orlando.

Nerospinto consiglia inoltre la lettura dei libri

Thomas Szasz “La mia follia mi ha salvato”. La follia e il matrimonio di Virginia Woolf”, a cura di S. Petrilli, Spirali Editore, 2009

Richard Kennedy, “Avevo paura diVirginia Woolf”, Guanda, 2009

e la visione dei film:

The Hours, di Stephen Daldry, basato sul romanzo di Michael Cunningham. Con Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore. 114 min, 2002

Orlando, di Sally Potter, basato sul romanzo di Virginia Woolf. Con Tilda Swinton. 93 min, 1992

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