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Personaggio della storia della musica hip hop electro dagli anni 80, Egyptian Lover sarà al Dude Club di Milano venerdì 17 per un party indimenticabile.
Il 12 marzo verrà inaugurata a Palazzo Reale la mostra "Arte Lombarda dai Visconti agli Sforza - Milano al centro dell'Europa", che mira a celebrare una delle pagine più gloriose della storia della città, che a partire dall'avvento della signoria dei Visconti prima e degli Sforza poi, si affermò come una delle città più importanti d'Europa, cui la città rende omaggio in coincidenza con l'evento di EXPO 2015, durante il quale il capoluogo lombardo diventerà per cinque mesi il centro del mondo.
Sulle orme della rassegna del 1958 curata da Roberto Longhi, che riscosse un grande successo di critica e pubblico, la mostra analizza lo sviluppo della società e della cultura milanese e lombarda, sottolineando il ruolo che la dinastia dei Visconti e quella degli Sforza ebbero nella crescita del ducato e nel mecenatismo delle arti, che raggiunsero vertici altissimi in tutti campi, dalla miniatura all'oreficeria, dalla vetrata alla pittura, dalla scultura all'architettura. L'evoluzione di Milano come grande centro manifatturiero e commerciale e la progressiva espansione territoriale, ebbero positive ripercussioni sullo sviluppo economico e culturale della città, tanto che dal XIV secolo fino alla prima metà del XVI, Milano e la sua corte diventarono luogo di incontro di artisti, scienziati e letterati. Fu proprio durante i governi dei Visconti e degli Sforza che sorsero i più importanti monumenti della città, come il Castello Sforzesco, il Duomo e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
L'esposizione prevederà un'ampia e ricca selezione di dipinti, importanti documenti storici provenienti dagli archivi di Stato, codici miniati, piante e monete antiche, opere di artisti del calibro di Giovanni di Balduccio, il Maestro di Viboldone, Bonino da Campione, Giovanni da Milano, Giusto de’ Menabuoi, Giovannino de’ Grassi, Michelino da Besozzo, il Maestro Paroto, Francesco Zavattari, Bonifacio Bembo, Pisanello, Gentile da Fabriano, Vincenzo Foppa, Zanetto Bugatto, il Maestro di Chiartavalle, Gottardo Scotti, Giovanni Antonio Amadeo, Bernardino Butinone, Bergognone sino ai leonardeschi Boltraffio, de Predis e Zenale. Questa mostra vuole raccontarci l'antica e sempre attuale vocazione internazionale di Milano, dove, grazie all'azione illuminata di personaggi come Azzone Visconti e Ludovico Sforza, le maestranze locali poterono entrare in contatto con artisti del calibro di Giotto e Leonardo, cui saranno dedicate altre due eccezionali rassegne, sempre nella sede espositiva di Palazzo Reale.
“Oggi l’arte lombarda della fine del Medioevo e del Rinascimento - affermano i due curatori Mauro Natale e Serena Romano - appare come una realtà storica di grande rilievo internazionale, che estende le proprie diramazioni ai maggiori paesi europei”. Fortemente promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, co-prodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, a più di cinquant'anni dall'esposizione di Palazzo Reale, questa nuova splendida mostra propone una rilettura della storia artistica lombarda, riconoscendo nelle aperture e nelle relazioni con gli altri territori una parte sostanziale della sua identità.
12 marzo 2015 - 28 giugno 2015
Arte Lombarda dai Visconti agli Sforza Milano al centro dell'Europa
Palazzo Reale Piazza del Duomo 12 - Milano
Orari Lunedì: 14.30 - 19.30 Martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30 - 19.30 Giovedì e sabato: 9.30 - 22.30
Biglietti Intero: 11,50 €
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Antonioni c’è!
Gli ammiratori e gli appassionati del grande Maestro del cinema italiano mi perdoneranno per la citazione sportiva, ma nelle ultime settimane il nostro Bel Paese si è destato dall’indifferenza e dalla poca conoscenza della figura di Michelangelo Antonioni e per fortuna si è ricordato di elargire a uno dei nostri artisti più grandi il giusto riconoscimento nel centenario della sua nascita.
Mostre, come quella bellissima di Ferrara visitabile fino al 9 giugno, cineforum in tutta Italia e pagine di recensioni e amarcord sulle riviste più importanti.
E ci mancherebbe, aggiungo io!
Antonioni è stato per il cinema italiano quello che Bresson è stato per il cinema francese.
Tanto che le pellicole dei due cineasti spesso si sono uguagliate e sovrapposte per tematica e scelte registiche negli anni '60 e '70 del secolo scorso.
Antonioni segna la fine del neorealismo del cinema italiano e lo fa in maniera decisa e da maestro con il film del 1950, Cronaca di un amore. La pellicola riscuote uno sorprendente successo di critica e fa sì che al regista si aprano quasi subito le porte degli ambienti cinematografici italiani che contano. Collabora così con i migliori sceneggiatori e autori del suo tempo e con le attrici più in voga del momento. Il fatto è che Antonioni non è un regista di genere, ma un regista indipendente che gira e realizza solo pellicole importanti, con scene difficili, scelte registiche da maestro e storie assolutamente non commerciali. Eppure e malgrado questo, il pubblico lo premia.
I suoi film sono amatissimi e il botteghino gli dà ragione. Merito della sua indubbia bravura registica, ma merito anche della sua lungimiranza artistica con le quali trasforma l’attrice comica italiana più importante degli anni ’60 in una straordinaria attrice drammatica. Applaudita e osannata in tutta Europa, Monica Vitti è la musa incondizionata di Michelangelo Antonioni che la vuole in pellicole importanti come Deserto rosso, Leone d’Oro nel 1964 ma soprattutto nella sua trilogia dell’incomunicabilità. E così la bionda in calze a rete e gonne attillate dei film con Alberto Sordi si trasforma nella drammatica e bravissima protagonista di pellicole in bianco e nero come L’avventura, La notte, L’eclissi. Per gli appassionati del film di autore e per i critici cinematografici praticamente le pietre miliari del nostro cinema esistenziale.
Negli anni ’70 arrivano i lungometraggi girati in lingua inglese con attori internazionali e la fama di Antonioni si espande e si consolida anche oltre oceano.
Blow-up, sequestrato dalla magistratura per oscenità nell'ottobre 1967, dove il suo pessimismo angoscioso si trasforma nel totale rifiuto della realtà in cui l'uomo vive. Zabriskie Point, incentrato sulla contestazione giovanile, che diventa anche una feroce critica alla società dei consumi e
Professione: reporter con il lungo e celebre piano sequenza finale, dove affronta l'impenetrabilità della realtà attraverso un repentino cambio di identità del protagonista.
Antonioni studia al Centro di cinematografia di Roma negli anni ’40 e subito diventa assistente e collaboratore dei maggiori registi del tempo come Visconti, De Santis, Zavattini; la sua mentalità speculativa e la sua ossessiva ricerca sperimentale lo portano, però, molto presto a percorrere strade e ricerche tutte sue con successi che si mantengono immutabili e duraturi nel tempo e nella storia del cinema.
Tra aprile e luglio di quest’anno chi volesse conoscere Michelangelo Antonioni come artista, regista e autore ha solo l’imbarazzo della scelta tra mostre, rassegne filmiche e convegni.
Il cinema italiano è più vivo che mai!
Quando si parla di dive e di divine il cliché che viene in mente è sempre lo stesso: donne bellissime e sofisticate in pellicce bianche e abiti di seta, tacchi alti e capelli vaporosi e sensuali.
La filmografia internazionale le ha presentate tutte così fino alla fine degli anni ’60, poi i costumi e la società sono mutati e le star internazionali hanno cominciato a girare film in jeans e magliette di cotone. Le divine però sono rimaste tali e il ricordo che si ha di loro non può essere scalfito dal tempo.
L’ultima diva del cinema dei “telefoni bianchi” è stata Alida Valli.
La sua è una bellezza fuori dal comune, figlia di un barone del Trentino Alto Adige, studia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e debutta al cinema molto giovane. Antifascista convinta, negli anni ’40 si rifiuta di trasferirsi nel Cinevillaggio di regime a Venezia e resta a Roma, protetta e nascosta da amici fidati.
Alida non è solo molto bella, è sofistica e brava. Sembra essere nata per i ruoli drammatici, per i film intensi dove interpreta solo il ruolo delle donne tormentate.
La sua intensità interpretativa e il suo aspetto fanno sì che Alida venga notata e apprezzata da tutti i maggiori registi dell’epoca, Matarazzo, Mattoli, Soldati, Gallone che la fanno recitare in un film di successo dopo l’altro. E così nasce la diva, non soltanto l’attrice, ma l’icona di un certo cinema del ‘900 che porterà Alida a Hollywood.
A Los Angeles cambia il suo nome in Valli e gira con registi come Hitchcock e Reed e con attori come Gregory Peck e Orson Welles, memorabile la sua interpretazione della bellissima moglie italiana ne Il caso Paradine. Come tutte le dive però anche la Valli è capricciosa e indipendente e quando l’aria che si respira negli Studios inizia a soffocarla torna in Italia e si impone nuovamente con pellicole come Senso di Visconti e Il grido di Antonioni.
In Italia sono tutti innamorati di lei. I registi con i quali lavora la corteggiano in maniera quasi ossessiva, fanno pazzie, come nascondersi per spiarla o accompagnarla fino al treno per scoprire se parte da sola o no. Riceve decine di lettere al giorno, non solo da uomini che dichiarano amore e passione per lei ma anche da donne che le chiedono consigli o la insultano confondendo i ruoli cinematografici da donna perduta e fatale con la sua vita reale.
In effetti, qualche scandalo da cronaca nera e qualche ombra la toccano alla fine degli anni ’50, senza comunque coinvolgerla personalmente e soprattutto senza scalfire la sua carriera cinematografica che prosegue ad altissimi livelli anche nei decenni successivi nei quali lavora con registi del calibro di Pasolini, Pontecorvo, Bertolucci e Dario Argento. E poi nessuno sa che in realtà la splendida attrice continua ad avere nel cuore solo il suo primo amore, Carlo Cugnasca, aviatore caduto il Libia e primo fidanzato di Alida.
Sempre algida, meravigliosa e aristocratica Alida Valli riceve nel 1997 il Leone d’Oro alla carriera. Una carriera lunga e piena di successi negli anni più glamour del cinema italiano.
Alida Valli è la nostra ultima diva, le altre sono solo delle brave attrici.
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