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S'intitola "Umane Tracce" la mostra del fotografo Nicola Paccagnella, a cura di Paola Riccardi, inserita all'interno degli eventi di PHOTO FESTIVAL 2020.
L'inaugurazione dell'esposizione è prevista per venerdì 18 settembre 2020, dalle ore 18.30 alle 21.00 presso la Galleria al142 - Viale Monza 142, Milano.
Un lavoro intenso e profondo che parla di Umanità. Fotografie di un qualcosa che non esiste più, che è stato abbattuto e distrutto, sparito per sempre.
2018, Porto Marghera: tra incuria e abbandono, nel mezzo di un destino segnato, emergono tracce di vita, indizi di esistenza, bagliori di dignità. Segni rarefatti della presenza dell'uomo, che invitano a riflettere sul nostro essere Umani attraverso un percorso in equilibrio tra contenuto emotivo e forza evocativa.
Gli scatti sono ambientati in una fabbrica per la produzione di malto dismessa, sottoposta ad un progetto di riqualificazione portuale, fotografata appena prima della sua demolizione. Finiti gli anni della produzione, in epoche diverse, gli edifici sono stati abitati da clandestini e rifugiati.
Ma, nonostante il luogo fotografato sia abbandonato, l'obiettivo di Nicola Paccagnella riesce a catturare le particolari atmosfere in cui ha vissuto lo spirito degli uomini sconosciuti di ieri e oggi. E perfino la forza delle cose attorno a quelle persone, a quegli essere umani.
Fotografie che accarezzano crudamente una presenza / assenza. Un non c'è più che sopravvive grazie alle immagini di Nicola, in piena aderenza alla poetica della fotografia documentaria.
La mostra è accompagnata dal volume "Umane Tracce" (Ediz. Crowdbooks), 2020.
Libro e stampe per collezionismo saranno acquistabili in mostra.
L'inaugurazione della mostra è prevista per Venerdì 18 settembre 2020, dalle ore 18.30 alle ore 21.00.
L'esposizione sarà visitabile dal 19 settembre al 4 ottobre 2020
Orari: Giovedì-ven-sab dalle ore 16.30 alle ore 19.30
Tutti gli altri giorni su appuntamento telefonando al numero: +39 3402554947
Dove:
Galleria al142
Viale Monza 142, Milano
Cortile interno, citofono 105
Ingresso libero
Nasce nella terraferma veneziana nel 1976. Dal 2012 scopre nella Fotografia lo strumento ideale per iniziare un percorso di ricerca e di espressione personale. Si laurea in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale, e questo suo percorso universitario lo porta a focalizzarsi sulla città nelle tanti componenti che la generano e la vivono, oltre che sugli elementi essenziali che ne compongono il paesaggio e la quotidianità, in cui spesso la presenza umana è evocata e richiamata più che mostrata.
"La sua Fotografia appare come una composizione di brani fotografici nei quali la nostra visione è completamente immersa" scrive la storica dell'arte Francesca Boncompagni. "Ci guida dentro il suo universo interiore, nella sua dimensione psichica e introspettiva nel tentativo di spingere lo sguardo al di là di uno spazio definito. Una ricerca sperimentale volta alla scoperta di suggestioni, misteri, verità nascoste".
Dal 2012 è membro di Frequenze Visive, associazione locale che esplora e promuove la cultura fotografica. Sono note alcune delle sue foto di street photography sulle città europee, inserite in una serie di mostre e cataloghi dedicati alle capitali d'Europa e curati dalla stessa associazione.
Nel 2018 e nel 2019 ha lavorato al progetto "Umane Tracce". Scompare prematuramente lo scorso 7 febbraio.
Alla memoria di Nicola Paccagnella è stato dedicato il Premio Umane Tracce che aprirà a gennaio 2021.
Con le sue fotografie ha partecipato a mostre collettive d'arte a Venezia, Genova, Perugia, Terni e Viterbo e a mostre fotografiche collettive a NewYork, Budapest, Cracovia, Genova e Trieste.
Scatto Matto, mostra fotografica collettiva, Genova, Palazzo Saluzzo
Gifts of Art, mostra collettiva di arte contemporanea, Genova, Palazzo Ducale
Intimarte, mostra collettiva di arte contemporanea, Perugia, RoccaPaolina
Life, mostra personale, Padova, Virgo Club
Art Walk 2018, mostra collettiva di arte contemporanea, Venezia, Palazzo Zenobio
Black&White, mostra collettiva di arte contemporanea, Genova, Palazzo Saluzzo
London Calling, mostra fotografica collettiva con Frequenze Visive, Venezia, Vigonovo
Forme e Colore#2, mostra collettiva di arte contemporanea, Spoleto, Atelier Doriano
Urban Photo Award, concorso e mostra collettiva (3 foto selezionate),Trieste Airport
UrbanPhotoAward, concorso e mostra collettiva (3 foto selezionate), Krakow, PoDrodze (PL)
G.L.G. Premio Byron 2019, concorso e mostra collettiva (8° classificato), Terni, Museo Arcivescovile
Lines and Curves, concorso e mostra collettiva (1 foto selezionata), Budapest, PH21Gallery (HU)
The Print Swap Project Party, mostra collettiva organizzata da Feature Shoot (2 foto selezionate), NewYork, Root Studios Brooklin (USA)
Forme e Colore, mostra collettiva di arte contemporanea, Viterbo, Museo Colle del Duomo
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Viale Monza, 142
Milano
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Venerdì 19 giugno 2020 presso la Galleria Deodato Arte sarà inaugurata la mostra "ICONS" del leggendario fotografo Marco Glaviano, uno dei più apprezzati e conosciuti al mondo per le sue opere nel campo della moda e dei calendari. Importanti le sue collaborazioni con riviste di settore come Vogue America e Harper Bazaar, oltre che quelle con stilisti del calibro di Giorgio Armani.
Le sue fotografie più celebri hanno come protagoniste le super top model degli anni '80 e '90, come Cindy Crawford, Paulina Porizkova, Claudia Schiffer ed Eva Herzigova; i suoi scatti hanno contribuito a trasformare queste modelle in miti e icone di stile, che hanno segnato un'epoca nella storia della Moda.
La mostra a lui dedicata è in 3D e s'intitola "ICONS"; unica nel suo genere, è visitabile da un numero infinito di persone, grazie all'applicazione della realtà virtuale sviluppata internamente dai tecnici informatici della Galleria Deodato Arte, che permette al pubblico di fruire delle opere d'arte ammirandole da diverse angolazioni in un ambiente tridimensionale, mentre "si passeggia" virtualmente in uno spazio realistico, nonostante sia virtuale.
L'inaugurazione della mostra è prevista per Venerdì 19 giugno 2020 alle ore 18.30 nella “virtual room” della Galleria Deodato Arte, accessibile direttamente dal sito www.deodato.com
L'esposizione comprende opere Best Seller e Unposted del fotografo, appassionato di musica jazz, che in quasi cinquant’anni di carriera anni ha raccolto in ben 15 libri i personaggi più conosciuti del jet set internazionale: Quincy Jones, B.B. King, Whitney Houston, Gianni Agnelli e Alberto di Monaco sono solo alcuni dei nomi illustri di cui Gaviano ha catturato l'anima in scatti di rara intensità.
Si tratta di una selezione degli scatti più iconici del fotografo Marco Glaviano, che oggi vive tra Milano e New York.
Ciascuna fotografia è stampata con la pregiata tecnica della stampa Giclée, come indicato nel certificato di autenticazione. Tutte le opere sono edizioni limitate, firmate e numerate a matita dal fotografo.
La sezione UNPOSTED raccoglie le opere inedite di Marco Glaviano. Grazie alla nuova esclusiva collaborazione in Italia con Deodato Arte, il fotografo ha tratto dai suoi archivi storici una selezione di opere, decidendo di pubblicarle e dedicarle al mercato italiano e, solo su richiesta, a quello estero.
Ciascuna fotografia è stampata con la pregiata tecnica della stampa Giclée e tutte le opere sono edizioni limitate, firmate e numerate a matita dal fotografo.
La Galleria Deodato Arte, da sempre all’avanguardia nello sviluppo di soluzioni tecnologiche applicate all’arte (la galleria fondata da Deodato Salafia ha uno dei primi e più funzionali siti di e-commerce sul mercato artistico) presenta ora il suo nuovo spazio virtuale e lo fa insieme ad un campione di stile e eleganza, Marco Glaviano, il fotografo della bellezza, capace di rubare l’essenza più intima dei suoi fortunati soggetti.
Deodato Arte è un brand che racchiude gallerie d'arte con sedi a Milano, Como e Svizzera. Dal 2010 propone artisti moderni e contemporanei di fama internazionale quali Andy Warhol, Pablo Picasso, Damien Hirst e Christo con un forte focus rivolto alla cultura Pop, Street e Urban, cui sono state dedicate mostre monografiche e collettive con artisti come Romero Britto, Takashi Murakami, Mr.Brainwash.
Oltre a seguire mostre e progetti interni, crea sinergie con musei, brands dinamici e partecipa a fiere nazionali e internazionali. La Galleria Deodato Arte opera in modo multimediale anche tramite il mondo web: www.deodato.gallery dedicato alle mostre e agli artisti, www.deodato.com, un esclusivo e-commerce per i collezionisti e i social network costantemente aggiornati.
Nasce a Palermo, Sicilia, nel 1942. Studia Architettura all’Università di Palermo e, in questo periodo, inizia a sviluppare il suo interesse per la fotografia. Negli stessi anni lavora in teatro come set designer e scenografo e entra a far parte di un gruppo jazz, altra sua grande passione. Con loro, durante gli anni Sessanta, partecipa a numerosi Jazz Festival, dove inizia a scattare le prime fotografie di altri musicisti.
Nel 1967 decide di perseguire la carriera di fotografo e si trasferisce prima a Roma, per un breve periodo, poi a Milano, dove apre lo studio in cui vivrà e lavorerà per 8 anni.
Durante i primi anni ’70 le sue fotografie iniziano ad apparire sulle più importanti riviste di moda Europee, in particolare Vogue Italia. Questa fama crescente lo porta in ultimo a New York, dove si stabilisce nel 1975. Qui firma prima un contratto di esclusività con Vogue America e, tra il 1982 al 1994, con Harper Bazaar.
Ha lavorato nell’ambito della moda e del beauty per le più importanti riviste americane ed europee. Ad oggi, ha all’attivo più di 500 copertine ed editoriali per le più prestigiose pubblicazioni internazionali. Le sue bellissime fotografie lo hanno portato ad essere considerato uno dei migliori fotografi al mondo nell’industria di moda.
La mostra viene inaugurata giovedì 17 gennaio 2019 alle ore 19 nel Bookshop della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino e sarà visitabile fino al 17 febbraio 2019.
Mostra fotografica di William Klein presso Palazzo della Ragione a Milano, fino all'11 Settembre ospita "Il mondo a modo suo".
Quando lo stile è una visione olistica dell’eleganza.
La poetica e la produzione artistica di Sophie Calle si possono descrivere solo in seno alla sua biografia. La sua vita è la sua opera. L’artista francese si cala nel ruolo di narratore, regista, attore e osservatore nella rappresentazione del proprio intimo e nella documentazione della vita privata altrui. Beppe Sebaste (L’Unità, 27 gennaio 2004) scrive di lei: “Le idee sono nell’aria, quindi sono di tutti. Ma l’unico tratto che distingue oggi l’arte dagli altri oggetti e pratiche della vita più o meno ordinaria è la firma, dalla cui “istituzione” dipende ogni ulteriore valorizzazione estetica. Catturare le idee e poi ridistribuirle come pezzo del proprio vissuto soggettivo: è il tratto costante e comune alle opere concettuali di Sophie Calle. Ossia fare del mondo, di ogni cosa del mondo, la propria autobiografia.”.
Una delle più note opere di Sophie Calle è Prenez soin de vous, presentata alla Biennale di Venezia nel 2007: fotografie, lettere, video e installazioni di 107 donne che leggono un messaggio di addio che un uomo, per la fine di un amore, ha inviato all’artista, commentandolo e criticandolo in un clima di onesta e cruda complicità femminile.
Un’altra opera che vale la pena ricordare è "Pas pu saisir la mort", una descrizione ruvida e intima degli ultimi giorni di vita della madre e dei graduali passaggi verso la morte. Un voyeurismo autobiografico in cui l’artista è autore e attore della propria opera. Struggente e autentica.
Sophie Calle, come numerosi altri artisti prima e dopo di lei, ha occasionalmente lasciato un “dono” alla moda ed è diventata, senza volerlo, icona e ispiratrice.
Generalmente il contributo di un artista nella moda può manifestarsi in due modi. Il primo, più comune, attraverso le contaminazioni che le proprie opere possono avere sullo stile di una collezione. Il secondo, assai raro, attraverso un processo olistico in cui l’artista e lo stilista infondono un’anima alla collezione trasformando un freddo rigore stilistico in un cuore pulsante.
La prima volta che ebbi modo di sentire il nome di Sophie Calle fu proprio in occasione della presentazione della collezione di Piombo nel 2000. Da subito pensai che quest’unione rappresentasse un connubio perfetto tra eleganza artistica, ispirazione creativa e definizione tacita di stile in senso assoluto, fuori dal tempo. Massimo Piombo era allora, e rimane oggi, uno dei pochi designer di nicchia in grado di trasformare un’eleganza fittizia, fatta di forme e tessuti, in stile vivo e passionale. In altre parole, un miracolo stilistico.
Sensibilità nei mix cromatici, sartorialità dei tagli e dei volumi, ricerca sui tessuti e contaminazioni colte che partono dai significanti, fanno di Piombo una delle eccellenze di moda italiane.
Ed è proprio in nome di questa convinzione che Nerospinto vuole partire, ricordando una delle migliori definizioni di stile che la moda e l’arte insieme siano riuscite a partorire.
La collezione A/I del 2000 si presentava con l’immagine di una cravatta marrone incorniciata e un testo di Sophie Calle:
“La prima volta che l’ho visto era nel dicembre 1985, dove stava dando una lettura. L’ho trovato attraente, ma c’era una cosa che non andava in lui: indossava una brutta cravatta.
Il giorno seguente gli ho mandato, anonimamente, una cravatta sottile, color marrone.
Più tardi l’ho rivisto in un ristorante; la stava indossando. Sfortunatamente stonava con la sua camicia. E’ stato in quel momento che ho deciso di prendermi l’impegno di vestirlo dalla testa ai piedi: gli avrei mandato un articolo di vestiario ogni anno a Natale. Nel 1986 ha ricevuto un paio di calze grigie di seta; nel 1987, un maglione in alpaca; nel 1988 una camicia bianca; nel 1989 un paio di gemelli placcati in oro; nel 1990, un paio di boxer con un motivo di alberi di natale; niente nel 1991; e nel 1992, un paio di pantaloni grigi.
Un giorno, quando sarà completamente vestito da me, vorrei che qualcuno me lo presentasse.”
“The wardrobe”, Sophie Calle
Dopo averlo letto, pensai che Sophie Calle avesse perfettamente interpretato il concetto di eleganza che chiunque avrebbe voluto indossare.
Non c’è bellezza in un abito se non nella persona che lo indossa. L’eleganza non si può delegare ad un tessuto, ad una cucitura o ad un modello.
Elegante è il corpo imperfetto che indossa con magistrale perfezione, è lo sguardo di una donna innamorata con un semplice dolcevita nero, sono gli occhi fieri di un uomo su di una camicia bianca e pulita.
Un bell’abito è il frutto di una comoda scelta, mai distonica al proprio corpo. E’ il riflesso di allusivi richiami e mai veicolo di un significato dichiarato, come spesso si vuole far credere.
La moda è quindi solo un linguaggio, un linguaggio che non dovrebbe mai parlare di sé, della parola stessa. La moda è un modo per “rap-presentare”. È la cornice di un quadro, il cui valore può essere solo marginalmente impreziosito dal contorno. E’ la fotografia di un momento, è il riflesso di una società, ma non è mai in grado, da sola, di descriverla. La moda è necessaria, perché superflua; irresistibile, perché frutto di un bisogno accessorio; essenziale perché leggera, frivola; onirica, perché veicolo di un sogno.
Una visione di moda in cui le ispirazioni, spesso solo accennate, dovrebbero trarre origine da quei mondi lontani che sono fatti di intenzioni, gesti, pulsioni e rossori.
Sophie Calle ha rappresentato in poche righe proprio questo, forgiando un dogma umano che spesso la moda dimentica: parlare pensando di essere nudi, e nell’attesa di prender parola, raccontarsi in silenzio attraverso quel poco che si può indossare.
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