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Bricocenter porta avanti il progetto "Yes I RI", per sensibilizzare sui modi più semplici per evitare i consumi eccessivi in occasione della Giornata mondiale dell’acqua.

Martedì 21 aprile dalle ore 10, avrà luogo presso la Sala del Grechetto del Palazzo Sormani, in Corso di Porta Vittoria 6 - Milano, sede della Biblioteca Comunale Centrale, il primo appuntamento del ciclo di “GiornateIncontro” organizzato dall'associazione no profit CulturAperta, dal titolo "LeEroinediCarta”.

Il ciclo di incontri indagherà su ciò che eravamo dal punto di vista storico - culturale, partendo dagli anni Trenta arrivando fino ai giorni nostri: un’opportunità per raffrontare il vicino passato in rapporto al vivere quotidiano e riscontrarne gli innumerevoli punti di connessione. Vista l'importanza culturale e divulgativa dell'iniziativa, le "GiornateIncontro" sono patrocinate da Regione Lombardia e Provincia di Milano, con la collaborazione del Comune di Milano, nonché la confluenza nella programmazione realizzata in occasione di Expo 2015.

“LeEroinediCarta”, il primo dei cinque appuntamenti in programma, ha l’obiettivo, grazie alla partecipazione di relatori provenienti dai più disparati contesti socio-culturali, di analizzare l’universo femminile nelle sue diverse sfaccettature e di capire come esso sia stato condizionato nella maniera di proporre la propria immagine o idea di donna, prendendo in considerazione tutti i mezzi attraverso i quali, l’identità femminile ha potuto affermarsi: romanzi rosa, stampa popolare, cinema e la televisione.

CulturAperta ha voluto con questa iniziativa offrire una testimonianza di costume, gusto e tendenze: i mezzi di comunicazione di massa nati a metà del secolo scorso, si pongono come interpreti di forti cambiamenti, nuovi stili e realtà fino a divenirne depositari, capaci di seguire i desideri e le speranze di intere generazioni di donne.

La giornata vedrà la presenza di autorevoli relatori tra cui Orio Buffo, direttore della rivista Grand Hotel, Wilma De Angelis, Elda Lanza, pioniera della televisione italiana, lo stilista Elio Fiorucci, e Primavera Cambiasi, figlia della famosa scrittrice Liala, che darà una testimonianza storica d’eccezione.

Dal 22 aprile fino alla fine del mese, inoltre, la Biblioteca ospiterà nei suoi spazi la mostra dal titolo “LeEroineDiCarta”, curata sempre da CulturAperta: l’esposizione, patrocinata da Regione Lombardia, Provincia di Milano e in collaborazione con il Comune di Milano, verrà inaugurata il 21 aprile al termine della “GiornataIncontro”. I materiali scelti per l’esposizione delineano l’evoluzione dell’immagine della donna e del mondo che la circonda dagli anni ‘30 ai ’70: le riviste Amica, Grazia, Lei e Noi Donne, insieme a prime edizioni di romanzi di autrici del periodo e fotoromanzi, faranno capire come venivano trattati gli argomenti più delicati, come si evolveva il pensiero e il ruolo della donna nella società, e cosa leggessero le donne durante il tempo libero. Pezzo unico in esposizione, sarà il libro “Lanterna Magica” di Guido Crepax che ci dona il quadro più complesso e completo del personaggio di Valentina, con prefazione di Gillo Dorfles.

Elenco dei relatori che interverranno martedì 21 aprile: Ada Cattaneo, sociologa e antropologa Silvia Cassamagnaghi, studiosa di stampa femminile Wilma De Angelis, cantante e conduttrice Elio Fiorucci, stilista Orio Buffo, direttore del settimanale Grand Hotel Mario Cervi, direttore emerito del quotidiano Il Giornale Elda Lanza, scrittrice di romanzi popolari e fumetti Elena Petrassi, scrittrice e poetessa Cristina Carpinelli, collaboratrice del periodico NOIDONNE Primavera Cambiasi, figlia di Liala Ing. Pierfranco Faletti, studioso di usi e costumi italiani anni ‘40/60

 

21 aprile 2015 - h10.00

per il ciclo “GiornateIncontro”

LeEroinediCarta a cura dell'associazione CulturAperta

Biblioteca Sormani Corso di Porta Vittoria 6 - Milano Sala del Grechetto: ingresso da via Francesco Sforza 7 - Milano

Orari Lunedì - sabato: h 9.00 - 19.30

Ingresso Libero

 

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DadaMaino ha superato la "problematica pittorica": altre misure informano la sua opera: i suoi quadri sono bandiere di un nuovo mondo, sono un nuovo significato: non si accontentano di "dire diversamente": dicono nuove cose. (P. Manzoni)

Talvolta la storia mette in secondo piano figure di donne che hanno rivoluzionato linguaggi artistici e movimenti di avanguardia. I loro nomi passano inosservati in mezzo a quelli dei loro colleghi maschi, nonostante siano state parti integranti di movimenti intellettuali complessi ed estremamente influenti.

Chi conosce infatti i giovani seguaci di Lucio Fontana, come Piero Manzoni e Gianni Colombo, non può trascurare la milanese Edoarda Emilia Maino, meglio nota al pubblico come Dadamaino.

Anch’ella frequentatrice del Bar Jamaica, in Brera, dove erano soliti ritrovarsi i giovani artisti meneghini, Dadamaino divenne ben presto parte di quel movimento di avanguardia artistica che scardinò i canoni estetici tradizionali negli anni ’50.

Forme d’arte irriverenti e talvolta incomprensibili solcavano la mente di questa giovane donna alla continua ricerca di un ideale geometrico percettivo che ribaltasse la logica del prodotto in serie per allontanarsi da una società fortemente industrializzata che minimizzava le differenze tra gli individui.

Espose in Inghilterra, Germania, Belgio, Olanda dove riscosse molto più successo che in terra nostrana. Aderì al gruppo Azimuth a capo del quale stava Piero Manzoni e al suo corrispettivo tedesco, Zero.

Il suo interesse si sposta quindi verso un orizzonte europeo, non più solo italiano, dove trova largo appoggio da parte della critica internazionale.

Lavorò al fianco di personalità di spicco come Enzo Mari e Bruno Munari e insieme a loro elaborò l’Alfabeto della mente, un codice composto da sedici segni. Questa sua opera naque dall’esigenza di dar voce a un profondo disagio emotivo, inesprimibile con le tradizionali forme comunicative. In questo modo i quadri si trasformano in segni grafici, simili a lettere, avviando una sperimentazione seguita con estremo rigore e maniacalità, tratti distintivi del suo carattere.

Femminista convinta fu attivista a cavallo tra gli anni ’60 e ’70: lei che conosceva benissimo quanto fosse difficile e arduo per una donna far sentire la propria voce in un coro di tenori.

Milano in questi giorni ricorda la sua grande artista, scomparsa nel 2004 in una mostra alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese in Via Magenta 59, dal 10 al 29 giugno.

Per info: 02 48008015

Ingresso Gratuito

 

 

Affine a Nerospinto per i temi che affronta, dall’erotismo in senso lato all’arte, una creatura meravigliosamente borderline, una personalità forte e fragile allo stesso tempo, che si riversa tutta nel suo libro, tela sottile di personaggi labili che si perdono e cercano una via di uscita dalla tragica involuzione della propria esistenza. Ecco per voi l’intervista esclusiva di Nerospinto a Simone Bisantino, autore de Il ragazzo a quattro zampe.

 

Com’è nato il progetto del libro Il ragazzo a quattro zampe?

 

Ho lavorato a Il ragazzo a quattro zampe a partire dal 2007 con l’idea di fare un libro che fosse prettamente di racconti, in realtà più andavo avanti più mi piaceva che i personaggi tornassero, quindi alla fine è diventato un corpo unico: i personaggi passano da un racconto all’altro e sono, alla fine, essenzialmente gli stessi, legati tra loro. È venuta fuori questa storia che tutto sommato non è né un romanzo né un libro di racconti, troppo omogeneo per essere un libro di racconti e troppo breve per essere un romanzo. Potrebbe essere un romanzo per racconti, anche se queste storie, precisissime dal punto di vista cronologico, potrebbero rimanere slegate tra loro e funzionare lo stesso da sole.

 

Ti sei ispirato a personaggi reali? Come sono nati questi racconti?

 

Più che altro mi sono ispirato a delle storie comuni, a partire dalla cronaca di oggi. Le vicende narrate sono talmente universali – sia quelle estreme che quelle più ‘normali’ – che risultano attualissime. Molte tematiche le avevo già affrontate quando facevo collaborazioni con le raccolte di narrativa erotica di Mondadori. Tematiche come quella della pedofilia c’erano già all’epoca, ma qui sono più organizzate. C’è un’interazione maggiore tra adulti e ragazzi, dove gli adolescenti sembrano più adulti degli adulti stessi.

 

Quali sono gli elementi che ti affascinano di più, che cos’è che ti attrae e che poi ti porta a scrivere di determinate situazioni?

 

I meccanismi che s’instaurano all’interno di una storia, anche dolorosa, che prevede anche elementi tragici. Tutti i meccanismi che si affrontano nelle storie che viviamo, che non sono facilmente riconoscibili o subito comprensibili, ma che hanno bisogno di uno sguardo un po’ diverso. Un incastro di vite e personaggi, di situazioni anche ripetute che si ritrovano nel continuum dei racconti.

 

Durante la lettura de Il ragazzo a quattro zampe ci s’imbatte in scene forti, quasi terrificanti… sono tue paure quelle che emergono dai racconti?

 

No, non come episodi di vita, ma come sensazioni, che poi nel libro sfociano in situazioni molto più tragiche. La descrizione di scene violente non è la parte dei racconti più importante, in realtà, (molti riferimenti sessuali piuttosto spinti li ho tagliati di mia spontanea volontà) volevo invece che la sessualità fosse una cosa sfumata e molto narrativa, che non fosse appunto la protagonista vera e propria del libro. Gli elementi più importanti ne Il ragazzo a quattro zampe sono i dialoghi, le pause, i silenzi. Il modo di sentire, il punto di unione tra gli uomini e le donne che a volte combattono le stesse cose. Per me, non esiste femminismo e non esiste maschilismo, siamo tutti vittime e carnefici degli altri e di noi stessi.

 

Non volevi che i racconti fossero autoreferenziali?

 

Infatti, mi piaceva l’idea che questi personaggi interagissero tra loro in modi diversi, anche se in scenari molto estremi.

 

Quali sono gli autori a cui ti ispiri, o nei confronti dei quali senti di avere un debito?

 

Per quanto riguarda questo lavoro, in particolar modo Sylvia Plath: mi piacciono molto i suoi libri (La Campana di vetro, uno dei miei preferiti) e i racconti pubblicati postumi. Racconti che sembrano non avere una vera e propria trama, ma risultano eccezionali per come sono trattati dal suo occhio, dalla sua sensibilità di scrittrice. Nel libro ci sono moltissime donne protagoniste, con echi che portano a Virginia Woolf  e Ingeborg Bachmann, ad esempio. Mi piace poi tantissimo la narrativa americana degli anni ’80, la transgressive fiction, il postpunk e il cyberpunk.

 

Come definiresti il tuo stile di scrittura?

 

Non so se si possa parlare di stile, è un po’ presto. Questo libro (che io chiamo racconto per ritratti) non è un romanzo, non è un libro di racconti, ma un libro in cui si succedono ritratti di vari personaggi, di varie storie, per riuscire un po’ a creare una sinergia tra i diversi elementi. Mi piacciono i testi brevi, per me le letture contemporanee non dovrebbero superare le 150 pagine. Preferisco siano brevi, con dettagli piccoli ma incisivi, frasi che riescono a rimanerti in mente e a farti riflettere.

 

Quali sono i tuoi interessi oltre alla scrittura?

 

La musica sicuramente, oltre a fare il selector ho un progetto in cui mi occupo di re-edit e mix. Amo l’arte moltissimo, (volevo fare il pittore) e alla fine capisci che tutte le cose che fai servono a creare un percorso. In passato non avevo mai pensato di poter scrivere dei racconti. Leggevo e leggo tuttora molto, ma scrivere è una cosa molto difficile, nonostante ci siano delle scuole che ti possano insegnare a farlo, scrivere richiede delle basi, una predisposizione.

 

Questo libro l’hai scritto anche per te?

 

Sì, principalmente l’ho fatto per me. Dopotutto si tratta di un progetto destinato alle piccole case editrici. Non è in ogni caso nemmeno stato facile trovare l’editore giusto.

Quando gli editori non capiscono sotto quale etichetta far rientrare un determinato libro, difficilmente riescono a promuoverlo come si deve, a darti un’identità in libreria.

 

Come ti vedi in un futuro?

 

Non ci pensavo neanche prima della pubblicazione (anzi, di ogni pubblicazione dato il secondo romanzo), per me è importante raggiungere degli obiettivi. Non vedo mai le cose che faccio legate al successo, ciò che conta è fare quello che mi piace, e soprattutto farlo da solo. Ci metti anni magari, a pubblicare o persino farti leggere, ma se sei convinto lo fai e vai avanti. Non è vero che se non conosci le persone giuste non puoi nemmeno sperarci: io inizialmente non conoscevo nessuno, eppure un po’ di cose le ho fatte. Di sicuro non è un lavoro per vivere: scrivere non è remunerativo, ma rende felici.

 

L’AUTORE: Simone Bisantino è nato nel 1978. Ha pubblicato il romanzo Amore e altri veleni e in varie antologie, tra le quali Delitti d’amore (Supergiallo Mondadori 2004), Hard Blog (Mondadori 2005) e Watersex (Mondadori 2006). Vive a Milano, dove lavora inoltre come dj sotto il nome d’arte Black Candy.

 

Il ragazzo a quattro zampe.

Autore: Simone Bisantino

Casa Editrice: Caratteri Mobili

Dettagli: ISBN 978-88-96989-34-0, formato 12×20, 90pp.

Prezzo: 10 euro

 

 

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