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Questo weekend si terrà al MiCo di Milano la tredicesima edizione della kermesse gastronomica Identità Golose 2017 e quest’anno l’attenzione sarà rivolta alla tematica del viaggio.

Venerdì 5 giugno alle ore 20.00, presso l’Apollo spazioCinema, il regista Peter Greenaway presenta il suo nuovo film: EISENSTEIN IN MESSICO.

Il film, accolto al Festival di Berlino con entusiasmo, segna il ritorno di Greenaway all’energia delle sue migliori opere.

Nel 1931, il regista sovietico al vertice della carriera Sergei Eisenstein si trova in Messico per girare un film. Richiamato in patria al più presto dal regime stalinista, Eisenstein passa gli ultimi dieci giorni del suo viaggio nella cittadina di Guanajuato, dove con la complicità della guida Palomino Cañedo scoprirà molte cose sul Messico, sulla propria sessualità e sull’identità di artista.

Greenaway firma un ritratto originale del grande regista russo con uno stile visionario che non ha eguali nel cinema contemporaneo, legandolo ad una riflessione sul cinema, il sesso e la morte che affascina e sconvolge.

 

Apollo spazioCinema Galleria de Cristoforis, 3, 20122 Milano

Prezzi: Intero € 8.00 Ridotto € 6.00 Ridotto Amici del Cinema € 4.50

Per informazioni: 0243912769 www.spaziocinema.info

 

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Quando si guarda Ozon viene sempre in mente che lui voglia essere qualcun altro, forse vuole essere Ozpetech o forse vuole essere Almodovar, o magari vuole essere Jarman, il che è ancora peggio. Fatto sta che i suoi film, che dovrebbero essere una diapositiva della società moderna e delle crisi esistenziali dei protagonisti, diventano un pot-pourri di scene assurde, dialoghi al limite del demenziale e una costruzione filmica troppo acerba per essere considerata cinematografia d’autore.

E così anche nella sua ultima pellicola, Una nuova amica, Francois Ozon manca dell’ironia di Almodovar, della classe di Ozpetech e della raffinatezza di Jarman e regala al pubblico una commediola francese ridicola e a tratti noiosa.

Sicuramente è noioso l’antefatto alla drammaturgia stessa, la storia delle due amiche del cuore cresciute insieme e unite come gemelle siamesi, la morte di una delle due, la necessità dell’altra a prendersi cura della famiglia dell’amica e la scoperta della vera identità del marito della stessa.

Si comincia a respirare un po’ solo nel momento stesso in cui la protagonista Claire scopre che David, il vedovo della sua amica, ama vestirsi da donna, truccarsi e indossare tacchi a spillo. Certo lo fa in casa, protetto da quattro mura ma è lo stesso una scoperta sconvolgente.

Claire allora invece di fermarsi un attimo per comprendere le ragioni e le motivazioni di questa scelta di David, di questo modo di vivere una doppia vita e di confrontarsi con la figlia nella doppia veste di uomo e donna, decide di mantenere il suo segreto e di rapportarsi a lui e alla sua famiglia non solo accettando e basta la situazione ma scegliendo consciamente di parteciparvi con anima e corpo.

Claire desidera riavere l’amica che non c’è più e non importa se deve cercarla nei panni di David, che sono falsi e ovviamente menzogneri, o meglio cercare nell’amore e nel sesso del vedovo dell’amica la sua dolce metà reale o presunta.

Incomprensioni, malintesi, scene paradossali e demenzialità allo stato puro sciupano l’idea di commedia divertente e originale e fanno del film di Ozon un'accozzaglia di scenari e sfondi dove a volte si ride ma per tanto altro tempo ci si annoia.

Una nuova amica ha un soggetto originale e l’atmosfera tipica della commedia di oltralpe ma è costruita male e girata anche peggio, pertanto, rimandiamo di cuore Ozon alla prossima prova.

Antonia del Sambro

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Domenica 23 giugno negli spazi di Macao è andato in scena Moana Porno-Revolution uno spettacolo di e con Irene Serini e di cui Marcela Serli ne ha firmato drammaturgia e regia.

La Serli, argentina di Tucuman da diversi anni in Italia, è attrice e regista. Già collaboratrice di Serena Sinigaglia, si distingue per la proposta artistica che unisce teatro sociale e un certo gusto per il gioco scenico.

Attraverso la maestria di un'attrice appassionata come la Serini, Marcela Serli porta in scena uno spettacolo che già dal titolo dichiara provocatoriamente una presa di posizione accendendo l'interesse dello spettatore.

Perché oltre al nome di Moana, la Pozzi che da eroina scandalosa è passata ad occupare un posto d'onore nell'olimpo dei miti contemporanei, compaiono anche le parole porno e rivoluzione che accostate aprono infinite finestre sull'attuale e sulla possibilità di creare pensiero e riflessione intorno a uno dei più grandi tabù dell'essere umano: il sesso.

Anche il teatro contemporaneo, dunque, si affaccia a questa tematica per scandagliarne i molteplici aspetti e le implicazioni che rendono il mondo della pornografia una questione che va al di là di uno schermo che proietta immagini hardcore, rimandando a qualcosa di più ampio che si innesta nelle trame più profonde del nostro tessuto sociale e rilanciando così la possibilità di astenersi dal giudizio, ancorandosi a quella che è la sua funzione imprescindibile e cioè quella di creare interrogativi.

Nerospinto ha intervistato per voi Marcela Serli, guarda la video-intervista sul canale Youtube di Nerospinto.

Al Teatro Elfo Puccini, dal 3 al 29 giugno, va in scena Shopping & Fucking di Mark Ravenhill, autore inglese appartenente alla generazione dei "nuovi arrabbiati" che negli anni 90 si sono imposti all'attenzione della scena mondiale.

 

Il testo in questione, che ha portato l'autore a fama mondiale nel 1996, descrive un mondo in cui il denaro è tutto e gli individui sono solo consumatori legati da relazioni equiparabili a transazioni commerciali.

I giovani personaggi passano la maggior parte del loro tempo facendo shopping, quando non sono occupati in attività sessuali di varia natura e vivono in un perenne vuoto di memoria, di senso della storia, persino di caratteristiche individuali.

 

Personaggi senza passato, senza padri né madri, vittime stupide e vulnerabili, ma specchio tragicamente veritiero di una generazione che spesso rinunciamo a comprendere.

Attraverso l'immagine di Brian, unico adulto della pièce, passa inoltre l'idea di un uomo funzionale al culto del denaro, un cattivo maestro per cui "la civiltà è denaro, il denaro è civiltà", il quale non può certo trarre in salvo il gruppo di giovani che si limita a consumare malamente tutto ciò che capita.

 

Una schietta lettura del moderno mondo dei consumi e dei suoi riflessi sulle nuove generazioni di allora e di adesso, senza falsi compromessi o inutili accondiscendenze.

 

 

Info su orari e costi

 

Da lunedì a sabato: ore 21

 

Biglietti:

Intero 30,50 €

Martedì biglietto unico 20 €

Ridotto (<25 anni, >60 anni) 16 €

Gruppi scuola 12 €

 

 

Shopping & Fucking

Teatro Elfo Puccini

Corso Buenos Aires, 33

Milano

Il primo Ottobre 2012 viene lanciato sul mercato “Squillo”, gioco di carte dedicato allo sfruttamento della prostituzione.

All’epoca, la redazione di Nerospinto guardò subito molto interessata al prodotto chiedendosi: “Chi può essere il folle ad aver inventato un gioco così politicamente scorretto e, quindi, così sublime?”.

Chi se non il Casto Divo? Immanuel Casto, musicista e cantante di successo, autodefinitosi “principe del Porn Groove”, autore di canzoni sature di denuncia sociale concernente argomenti inerenti al sesso, quali “Escort 25”, “Che bella la cappella”, “Sniffate Rettali”.

 

Strutturato come un classico GDR di carte, in squillo troverete carte prostituta, con il nome della prostituta, la specialità della ragazza, la sua parcella, e il ricavato nel caso si decidesse di venderne gli organi. Ad affiancare le carte base, troverete le carte di potenziamento, quali lo spanking, la mastoplastica o “l’ingoio finito in tragedia”.

Al gioco di base, la “Pappa Edition” nello spot ufficiale, vengono annunciate subito due espansioni: “Bordello d’oriente” e “Markettari sprovveduti.”

 

Essendo l’Italia lo stato della Chiesa, ovviamente, il gioco è incappato in non pochi problemi “etico-morali”.

Assodato che la morale è solo un’invenzione del prelato per costringere il popolo a pagare l’8x1000 e, ovviamente, per salvarli dalle spire infernali, entriamo più nello specifico.

Ad appena dieci giorni dal lancio sul mercato del gioco, la ormai ex-senatrice Emanuela Baio Dossi (Terzo Polo-APL-FLI), richiede in senato l’immediato ritiro del gioco dal mercato. Motivo: “Incitamento alla mercificazione del corpo femminile”.

Ad una qualsiasi persona fornita di un’intelligenza media, penso fosse ben chiaro l’intento dell’ideatore: denuncia sociale tramite l’ironia.

Evidentemente la sopracitata senatrice non è fornita della sopracitata intelligenza media.

Accertato questo, un acquirente del gioco ha così risposto alla senatrice:

 

“Ma rea di indurre allo sfruttamento della prostituzione? Di incitare alla violenza sulle donne?

Stiamo parlando di un gioco Signora. Di finzione.

Se così fosse come dovremmo giudicare il famoso gioco da tavolo Risiko? Un gioco che incita alla guerra?

Mi vuole dire che per lei un gioco sulla guerra è più accettabile di una satira sulle escort?

Vogliamo mettere alla gogna anche Cluedo? In cui il giocatore interpreta un assassino. O magari Monopoli, che incita al capitalismo selvaggio e al tentare di ridurre in bancarotta, anche passando per lo strozzinaggio, gli avversari?”

 

Dopo non ben chiare vicissitudini, nel marzo 2013, fortunatamente il gioco viene rilanciato sul mercato in una DELUXE edition.

Orsù dunque, la redazione consiglia vivamente “Squillo Game”, ben consapevole che si tratti di una satira dello sfruttamento della prostituzione in Italia, la quale, cieca di fronte agli effettivi problemi di questo mondo, mostra ancora reticenza, tanto per usare un eufemismo, nei confronti della legalizzazione dei bordelli svizzeri e olandesi. (Nonostante il borghese medio milanese si scapicolli in svizzera costantemente per soddisfare le proprie voglie.)

 

Lascio i link al sito del gioco, accompagnato dall’ultimo irrispettoso video del Divo.

 

http://www.squillogame.com/

 

Fino al 6 luglio, alla galleria De Magistris (zona Magenta), un'ampia selezione di scatti conturbanti ripropone diversi scorci sui temi di eros e sessualità.

 

Hot, una mostra provocatoria che espone, senza filtri né censure, letture differenti di un unico tema; una collettiva che indaga, con stili e linguaggi espressivi diversi, la resa visiva del sesso e la corporeità nell'arte, suggerendone plurime interpretazioni.

 

A dare il proprio contributo autori come Jean Cocteau, Mario Schifano, Thoni Thorimbert, Nobuyoshi Araki e Alva Bernardine, coordinati da Luca Beatrice (che firma la curatela dell'esposizione) il quale, in seguito alle recente pubblicazione di Sex. Erotismi nell'arte da Courbet a Youporn, torna a stupire e provocare.

 

Informazioni su orari e costi

Da martedì a sabato: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.30

 

Ingresso libero

 

 

Hot

De Magistris Arte

via S. Agnese, 16

Milano

Oggi, 29 maggio 2013, si è spenta a Milano Franca Rame, attrice teatrale, drammaturga, politica ma soprattutto paladina dei diritti delle donne.

Noi di Nerospinto vogliamo ricordarla attraverso le sue frasi più ribelli, forti, vere..per ricordare un'Italiana che non ha mai avuto paura di svelare al mondo il suo cuore.

 

(…) Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido. (Lo stupro,1975)

 

"Non sono un flipper, che puoi infilarci le 100 lire e sbatterlo come ti pare" (Tutta casa, letto e chiesa-1977)

 

Te la caverai con poco, come tanti altri. Per quanto tu possa ripensare a quell’orribile momento… mai potrai capire quanto male mi hai fatto. Un male che brucia continuamente nel mio cervello… nel mio cuore… un male che nulla potrà mai cancellare. Mi hai bruciato la vita, ragazzo.(Stuprata da un ragazzo “per bene”-20/02/ 2012-Blog di Franca Rame su Il Fatto Quotidiano)

 

Noi moderni siamo i primi nella storia del mondo a porci il problema del nostro piacere. Quando la gente lavorava quelle diciotto ore al giorno, non aveva certo energie da dedicare al rapporto sessuale: erano stanchi morti, mangiavano, andavano a letto: tran-tran-tran, poi (russa) grgrrrrrrrr!, s'addormentavano... Succede anche oggi... anche se si lavora molto meno. Molte mie amiche si lamentano che i mariti: trun-trun-trun, poi grgrrrrrrrrr!, senza manco dire: "Grazie cara... vuoi un caffè?".

Oggi, per l'uomo, esibire il godimento è diventato uno status symbol: una moglie, una fidanzata, tre amanti, un fidanzato. Scherzo...

E spesso questo godimento, questo piacere i maschi lo esibiscono, lo millantano. (L’uomo che sbruffone!-XIII Puntata-Sesso?- 27/02/2013 -Blog di Franca Rame su www.francarame.it)

 

Nascere donna è un gran casino, perché fin da piccola ti distorcono le idee sul sesso, su te stessa. Che non sei bella, che c'hai dentro questa cosa sporca ma tanto preziosa che tutti te la vogliono. Ma se è così sporca, perché tutti la vogliono? "Perché sono dei maialoni!!!" Non capisci bene il significato, e invece di andarci a fondo, ti accontenti del non capire niente. Perché? (…) Improvvisamente, (lui) non è più un porco e tu non sei più un bidone della spazzatura ma un delicato mazzolino di rose con nel bel mezzo un'orchidea "bianca".

Perché? Perché tutto è stato purificato dall'AMMORRE! Che baggianata! Dall'amore! Una parola bellissima "amore amore amore quanto mi piaci... vivo solo per te... ti amo, ti amo... sei la mia vita!" Il giorno dopo ti ritrovi con una montagna di piatti da lavare e il detersivo è finito.(Nascere donna-XXXIII Puntata-Sesso?-26/04/2013/-Blog di Franca Rame su www.francarame.it)

 

Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano “bella ciao”.(Lettera d’amore a Dario-30/0 1/2013-Blog di Franca Rame su Il Fatto Quotidiano)

"Nessuno ha il potere finché non lo agguanta con il sesso o la violenza"

 

Le alternative sono due e su questo L'uomo con i pugni di ferro, esordio alla regia di RZA, non transige.

Bramosia, denaro, violenti scontri e sensuali prostitute sono i fili che intrecciano la trama del film e le storie dei personaggi che finiscono così con l'avvicendarsi, allearsi e scontrarsi.

 

Un carico d'oro da proteggere è ciò che muove la trama, un forziere che doveva essere protetto e che invece diviene motivo di tradimento e conseguenti lotte sanguinose.

I vari clan che vivono a Jungle Village, in perpetua competizione, vedono ora prevalere i Lions che, forti di un nuovo capo (che senza mezzi termini si è sbarazzato del precedente), osano sfidare il potere dell'imperatore cinese sottraendogli il suo carico di pepite.

 

Le conseguenze sono numerose: la sete di vendetta del principe dei Lions, diretto discendente del capo assassinato; l'ira dell'imperatore che smuove il suo esercito verso il paese; le mire della titolare di un bordello che, aizzando le sue protette, vuole impadronirsi del cospicuo bottino; gli stessi Lions pronti a dichiarare guerra per non perdere la propria posizione; il completo stravolgimento della vita di un umile fabbro, che altro non vorrebbe se non liberare la propria concubina e smettere di forgiare armi per le diverse fazioni. Il tutto contornato dalla misteriosa figura di un emissario dell'impero, che avrebbe dovuto vegliare sul bottino e che tarda a comparire, e un corpulento figuro che vende il suo invincibile corpo a chi gli offre la somma di denaro più alta.

 

Le vicende si snodano in un vorticoso susseguirsi di battaglie a colpi di kung fu, lanci di lame affilate, colpi d'armi e conturbanti episodi fra le lenzuola per arrivare ad un epilogo che vede trionfare in modo davvero improbabile l'umile artigiano.

 

Per gli amanti dello stile di Tarantino, che peraltro presta il proprio nome per presentare il lungometraggio, i riferimenti al grande maestro sono numerosi: dalla scelta di ambientare la storia in una Cina dal sapore controverso e corrotto (enfatizzato dalla presenza di una splendida quanto pericolosa Lucy Liu), alle inquadrature che privilegiano i dettagli splatter, sino al ritiro spirituale che il protagonista affronta prima del proprio riscatto (molto simile al percorso seguito in Kill Bill da Uma Thurman). Lo stile complessivo, inoltre, riflette molto l'influsso del regista con il quale RZA ha avuto modo di collaborare per l'appunto nella realizzazione di Kill Bill.

 

Un film senza grosse pretese che complessivamente coinvolge per le scene avvincenti ed originali, il carisma e la particolarità dei personaggi (una menzione particolare va ad un inaspettato e sorprendente Russell Crowe) e la buona quantità di azione, gestita in modo esemplare, che compensa e rinvigorisce la semplicità della trama.

 

Ironica e sagace come non mai, Bea Buozzi mette a segno un altro goal con il suo “Chi dice donna dice tacco” (Morellini Editore), la terza pubblicazione della misteriosa social networker, dopo “Beati e Bannati” (Ed. Perrone) e “Sesso e Volentieri” (Morellini Editore).

 

Si aggira in maschera e tacco 12 tra eventi fashion e party esclusivi dove le donne e le loro passioni la fanno da padrone, oppure ci si può imbattere in lei nel luogo dove predilige raccogliere le storie che poi ispirano i suoi romanzi: Facebook. E si perché i social network, se ben usati, possono davvero essere una fonte inesauribile di racconti tutti da scrivere, nonché un vero e proprio spaccato dell’attuale società.

 

Che il migliore amico della donna, oltre al diamante s’intende, fosse il tacco, lo si sapeva da tempo, che ogni modello di scarpa rappresentasse un certo tipo di donna ce lo potevamo immaginare, che partendo dalla scarpa si potesse parlare di amore, sesso, illusioni, delusioni, gioie e dolori, è invece più insolito e ci voleva Bea Buozzi per farlo, raccogliendo le confidenze dei social-internauti e trasformandoli in una carrellata, o meglio in una scarpiera di racconti, che hanno in comune sua maestà il tacco.

 

Bea mi ha conquistata fin da suo primo libro e quest’ultimo lo trovo un capolavoro per la capacità di divertire e far sorridere celebrando il feticcio per eccellenza delle donne che tanto piace anche agli uomini… a quanto pare su qualcosa le due metà dell’universo sono d’accordo!

 

D’altronde io stessa leggendolo ho riso davvero tanto, di questi tempi non proprio divertenti peraltro mi sembra già una grande cosa, e ho sorriso molto, forse perché anch’io Cenerentola nell’animo, mi sono  identificata con le debolezze tutte femminili che ruotano attorno alle scarpe.

 

Finito il libro non ho saputo resistere e ho chiesto all’autrice un’intervista, rigorosamente 2.0 in perfetto Bea Buozzi style.

 

Se Bea Buozzi fosse un modello di scarpa quale sarebbe e perchè?

Se BB fosse un modello di scarpa sarebbe una pump di vernice nera con punta rotonda e la suola inequivocabilmente rossa (Pantone 186C, per l'esattezza)

 

A proposito di tendenze: "mai senza" quale tipo di scarpa?

Tre sono le scarpe indispensabili: un paio di sneaker per correre in ufficio, un paio di décolleté nere per sedurlo e un paio di Havaianas da lasciare come ricordo (e come scalpo del nostro passaggio) a casa sua.

 

Quali sono le scarpe a cui sei più affezionata?

E' stato amore a prima vista per un paio di Pigalle, comprate a Parigi in Rue de Rousseau. Un pezzo meraviglioso che, però, non ha la suola firmata dal guru dei tacchi Louboutin. E, poi, una Chanel con fibbia gioiello di Valentino: quasi come un anello di fidanzamento ricevuto da un amore del tempo che fu.

 

Quali sono invece i "pezzi" più preziosi della tua collezione di scarpe?

Direi che il gioiello dei gioielli è un sandalo in opossum della linea FG (disegnato dalla stilista Alessandra Tonelli) con allacciatura alla schiava in raso di seta. Un vero gioiello da zarina! E un paio di Gaetano Perrone, pump dal tacco vertiginoso.

 

Quali invece non fanno ancora parte della tua scarpiera, ma sono nei cassetti dei tuoi desideri?  

Se ti dico il modello della scarpetta di cristallo che Louboutin ha disegnato per la Cenerentola contemporanea, mi scoppi a ridere in faccia?

No, cara Bea non ti scoppio a ridere in faccia, anzi sogno anch’io quella scarpa (ovviamente con tanto di principe azzurro in dotazione), d’altronde non potrebbe che essere così, lo testimonia anche la tua dedica sulla mia copia del libro, di cui vado orgogliosa: “A Debora, amica di tacco e di zeppe”

 

 

CHI DICE DONNA DICE TACCO di Bea Buozzi

Morellini Editore – Prezzo €9,90

SINOSSI

La matematica non è un’opinione, ma si può sintetizzare in un’equazione: gli uomini stanno alle macchine, come le donne ai tacchi. Se però una vettura costa dai diecimila euro in su, il vantaggio per le donne è che con la stessa cifra possono acquistare una montagna di scarpe. Con le debite eccezioni. Esistono modelli di edizioni limitate, avvicinabili solo da mogli di emiri o da rockstar famose.

Ogni donna ha il suo paio prediletto con cui ama identificarsi. Dal mocassino scamosciato per le top manager che non svestono il pantalone nemmeno al mare, al cuissard per la pantera metropolitana. Dalla zeppa per la mamma in lotta con i sampietrini del centro storico, al sabot per la figlia dei fiori contemporanea. L’infradito per la donna freak che ucciderebbe per vivere sulla spiaggia di Ipanema o la décolletée di vernice dalla suola rossa e dal tacco dodici, passepartout dell’eleganza per la donna emula di Coco Chanel.

Una carrellata di scarpe (strizzando l’occhio alla loro storia), ma soprattutto di donne, giocando alla ricerca del corrispondente modello a seconda del tipo. D’altronde, come si sarebbe corretto Archimede se fosse nato nel nostro millennio, “Datemi un tacco e vi solleverò il mondo”, perché “chi dice donna, dice tacco!”

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