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Nei giorni 15 e 16 maggio, si terrà sui Colli Berici l’evento gastronomico Le Alture, organizzato dallo chef Alberto Basso, in memoria dello chef Stefano Leonardi.

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Presso la Sala Alda Merini - Spazio Oberdan della Provincia di Milano, la sera di Capodanno il pubblico potrà festeggiare l'arrivo del 2014 con uno dei titoli più celebri della storia del cinema, Baciami stupido, irresistibile commedia degli equivoci firmata dal maestro Billy Wilder, che qui dà il meglio di sé quanto a humour, cinismo e irriverente cattiveria.

 

Sala Alda Merini - Spazio Oberdan - Provincia di Milano

Viale Vittorio Veneto 2, Milano

 

BACIAMI STUPIDO E OMAGGIO A KIM NOVAK

DAL 31 DICEMBRE 2013 AL 12 GENNAIO 2014

 

Protagonista femminile una sfolgorante Kim Novak, diva di assoluto primo piano dello star system americano degli anni '50 e '60. Nel 2013 la Novak festeggia gli 80 anni, così abbiamo pensato di renderle omaggio proponendo oltre al film di Wilder (che sarà proiettato in sei passaggi) altri cinque titoli da lei interpretati. Tutti firmati da grandi registi, in tutti la Novak ha modo di mettere in mostra le sue straordinarie doti di seduttrice, di cui cadono “vittime” due volte James Stewart e Jack Lemmon (L'affittacamere, Una strega in paradiso, La donna che visse due volte), sempre due volte Frank Sinatra (Pal Joey, L'uomo dal braccio d'oro), Dean Martin (Baciami stupido).

Schede dei film

 

Baciami stupido

R.: Billy Wilder. Sc.: Billy Wilder, I.A.L. Diamond. Int.: Dean Martin, Kim Novak, Ray Walston, Felicia Farr, Cliff Osmond. 1964, b/n, 126', v. o. sott. it.

Per proteggere la moglie dalle galanti attenzioni di un celebre cantante, che è costretto a ospitare in casa propria per una notte, Orville, maestro di pianoforte nella cittadina di Climax, decide di ricorrere a uno stratagemma: sostituire, cioé, l'ignara moglie con l'arrendevole cameriera del Belly-Button Café. La manovra riesce e Orville dovrebbe ritenersi soddisfatto. Invece, per difendere la dignità della propria moglie, anche se impersonata da un'estranea, Orville finisce con lo scacciare di casa l'illustre e intraprendente ospite, il quale terminerà la notte insieme a colei che crede la compiacente cameriera del caffé ma che invece è la moglie legittima di Orville, decisa a rendergli pan per focaccia...

 

L'affittacamere

R.: Richard Quine. Sc.: Blake Edwards, Larry Gelbart, dal romanzo The Notorious Tenant di Margery Sharp. Int.: Kim Novak, Jack Lemmon, Fred Astaire, Lionel Jeffries, Estelle Winwood. USA, 1962, b/n, 123’.

Un segretario dell'ambasciata americana a Londra prende in affitto un appartamento e si innamora della  proprietaria che vive sola. La gente sospetta che abbia ucciso il marito, che in realtà è vivo e si è reso colpevole di furto e omicidio. Il suo ritorno avrà gravi conseguenze e richiederà l'intervento di Scotland Yard. Solo dopo un vibrante inseguimento si riuscirà a far luce sulla vicenda.

 

La donna che visse due volte

R.: Alfred Hitchcock. Sc.: A.Coppel, S.A.Taylo, M. Anderson, dal romanzo omonimo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Int.: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones, Raymond Bailey, Ellen Corby, Konstantin Shayne. USA, 1958, col., 128’, v.o. sott. it.

L’agente di polizia John Ferguson ha una certa predisposizione alle vertigini, e tale sua particolarità è causa di un incidente che provoca la morte di un suo collega. In seguito a questo fatto Johnny dà le dimissioni. Un suo amico lo incarica di vigilare sulla propria moglie Madeleine, che da qualche tempo si comporta in modo strano. I suoi atteggiamenti sembrano dar credito ad un’incredibile supposizione: che in Madeleine riviva lo spirito di una sua bisnonna morta suicida in tragiche circostanze.

 

Pal Joey

R.: George Sidney. Sc.: Dorothy Kingsley, dal romanzo Pal Joey di John Henry O'Hara. Int.: Frank Sinatra, Kim Novak, Rita Hayworth, Elizabeth Patterson, Bobby Sherwood, Barbara Nichols. USA, 1957, col., 116'.

Joey Evans, giovane cantante squattrinato e pieno di sé, si reca a San Francisco dove trova un posto in un locale notturno. Qui fa la conoscenza di Linda, una ballerina, che si innamora di lui. Una sera Joey incontra Vera Simpson, ex ballerina e vedova di un miliardario e si unisce a lei nella speranza che lo aiuti ad aprire un locale tutto suo. È l'inizio di un triangolo amoroso che causerà tensioni e litigi e porterà Joey a compiere scelte decisive per il suo futuro.

 

Una strega in paradiso

R.: Richard Quine. Sc.: Daniel Taradash. Int.: James Stewart, Kim Novak, Jack Lemmon, Ernie Kovacs, Hermione Gingold. USA, 1958, col., 106'.

Alla vigilia del matrimonio con Merle, il giovane editore Shep è vittima dell'incantesimo gettato su di lui da Gil, un'allieva stregona che ha messo in pratica gli insegnamenti della zia Queenie. Shep rinuncia al matrimonio e si innamora di Gil che in seguito si pente e decide di confessargli la verità. Dopo l'arrabbiatura iniziale, Shep si accorgerà di amare veramente Gil, la quale rinuncerà alla stregoneria per stargli accanto come una donna comune.

 

L’uomo dal braccio d’oro

R.: Otto Preminger. Sc.: Walter Newman, Lewis Meltzer, Ben Hetch, dal romanzo omonimo di Nelson Algren. Int.: Frank Sinatra, Eleanor Parker, Kim Novak, Arnold Stang, John Conte, Robert Strauss. USA, 1955, col., 119’, v.o. sott. it.

Frankie, giocatore di carte professionista torna nella sua città dopo un periodo di detenzione. In prigione, oltre ad aver imparato a suonare la batteria, si è anche disintossicato dall'eroina. Deciso a cominciare una nuova vita, ricade invece nei vecchi vizi a causa della situazione che lo circonda: una moglie molto possessiva che, pur di non perderlo, lo ricatta psicologicamente fingendosi costretta su una sedia a rotelle; il gestore della bisca clandestina che lo rivuole al lavoro per la sua abilità; e, non ultimo, il suo vecchio spacciatore che lo induce in tutti i modi a ricominciare. Unico "raggio di sole" è la giovane Molly, che nonostante tutto resterà al suo fianco.

 

 

CALENDARIO 

Lunedì 30 Dicembre  h 17.00 L'affittacamere

Martedì 31 Dicembre h 14.45 L’uomo dal braccio d’oro h 17.00 Pal Joey h 21.00 Baciami stupido

Giovedì 2 Gennaio h 18.45 Baciami stupido

Venerdì 3 Gennaio h 16.45 Pal Joey

Sabato 4 Gennaio h 18.15 Baciami stupido

Domenica 5 Gennaio h 16.45 La donna che visse due volte

Lunedì 6 Gennaio h 21.15 Baciami stupido

Mercoledì 8 Gennaio h 17.00 Baciami stupido

Venerdì 10 Gennaio h 16.45 Baciami stupido

Sabato 11 Gennaio h 14.30 L'affittacamere h 21.15 La donna che visse due volte

Domenica 12 Gennaio h 14.30 Una strega in paradiso h 21.30 L’uomo dal braccio d’oro

 

INFO

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www.cinetecamilano.it

T 02 87242114

 

MODALITA' D'INGRESSO

Biglietto d’ingresso: intero € 7,00

Biglietto d’ingresso ridotto per possessori di Cinetessera: € 5,50

Spettacoli delle ore 15 e 17 dei giorni feriali: intero € 5,50, ridotto per i possessori di Cinetessera € 3,50

Cinetessera annuale: € 5,00, valida anche per le proiezioni all’ Area Metropolis 2.0 – Paderno Dugnano.

I biglietti possono essere acquistati in prevendita alla cassa di Spazio Oberdan da una settimana prima dell’evento nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria.

 

 

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Ecco alcune proposte dei mesi di dicembre 2013 e gennaio 2014 della Cineteca di Milano presso lo Spazio Oberdan. Sono opere in anteprima, classici ritrovati e da riscoprire, lungometraggi e documentari magari solo sfiorati dalla distribuzione, film di ogni genere e nazionalità, diversi fra loro, ma con una caratteristica comune: la qualità. Decisamente da non perdere.

Dall’11 al 30 dicembre: MODEL SHOP di Jacques Demy - Il ritorno in scena di Lola, la protagonista di quella Lola, donna di vita con cui Jacques Demy aveva esordito nel 1960 e di cui Model Shop è una sorta di sequel.

Dal 18 al 28 dicembre: CARLO! di Gianfranco Giani e Franco Ferzetti - Documentario presentato al festival di Roma 2012 che, a dispetto della sua qualità, è stato trascurato dalla distribuzione ufficiale. Carlo! è il ritratto divertente, intimo e sincero di Carlo Verdone, che da trent’anni riesce a farci ridere e pensare.

Dal 20 al 29 dicembre: A CAVALLO DELLA TIGRE di Luigi Comencini - Dal maestro Luigi Comencini, un’opera all’insegna del divertimento e dell’amara riflessione sulle fragilità dell’uomo, nella miglior tradizione della commedia all’italiana classica.

Dal 26 dicembre al 1 gennaio: MOON MAN di Stephan Schesch - Una favola di grande suggestione e poesia, leggera come una nuvola, bella come la semplicità. Un sogno su grande schermo. Tratto dall’omonimo libro bestseller di Tomi Ungerer (ed. Salani).

Dal 28 dicembre al 3 gennaio: IL COLTELLO NELL’ACQUA di Roman Polanski - Il primo lungometraggio di Roman Polanski, l’esordio di un genio del cinema in un film di sottile, tagliente inquietudine, che già contiene i temi futuri del grande regista e tutta la sua ricchezza estetica.

Dal 31 dicembre al 10 gennaio: BACIAMI STUPIDO di Billy Wilder - Tutto lo humor, il cinismo e la irriverente cattiveria di Billy Wilder in una irresistibile commedia degli equivoci divenuta uno dei titoli più celebri della storia del cinema.

Dal 4 al 12 gennaio: PER ALTRI OCCHI di Silvio Soldini - Il racconto allegro e sorprendente di un gruppo di persone straordinarie che hanno in comune l’handicap della cecità, da loro affrontato con caparbietà, umorismo e autoironia. Si ride e ci si commuove insieme a questi dieci antieroi alle prese con le piccole sfide di ogni giorno.

Dal 15 al 29 gennaio: JE M’APPELLE HMMM… di Agnès Troublé - In anteprima italiana, l’emozionante, limpida e pura storia di amicizia fra una dodicenne in fuga dalla famiglia e un camionista quarantenne che una famiglia non ce l’ha più. In concorso nella sezione “Orizzonti” all’ultima mostra del Cinema di Venezia.

 

AL MIC:

Domenica 22 e sabato 28 dicembre alle ore 15: THE FAMILY SECRET di William A. Seiter. Da un classico della letteratura per l’infanzia l’interpretazione cinematografia di una delle più grandi baby dive di Hollywood, Baby Peggy, nei panni di una scatenata bambina che in modo rocambolesco riuscirà a ricomporre il suo nucleo familiare. Film restaurato da Cineteca Italiana di Milano e Library of Congress.

Spazio Oberdan Viale Vittorio Veneto, 2, 20124 Milano 02 7740 6316

 

 

 

Una donna scende dalle scale, l’uomo al piano terra resta incantato dal sottile bracciale che lei porta alla caviglia e che segue i movimenti aggraziati e sensuali della gamba.

È la scena più importante di uno dei maggiori successi di Billy Wilder, La fiamma del peccato, e la donna è l’attrice noir più famosa e brava di tutti i tempi: Barbara Stanwyck.

 

Nella Hollywood degli Studios e degli anni d’oro del cinema le attrici si dividevano in due precise categorie, le fidanzate americane e le cattive. Barbara Stanwyck è stata la cattiva per definizione.

La più brava e convincente attrice noir americana. I suoi ruoli da donna fatale che incanta e distrugge hanno creato un vero e proprio genere di interpretazione al femminile.

 

Barbara Stanwyck è l’icona da copiare per tutte le attrici di noir che vengono dopo di lei. È stato così per Lauren Bacall, probabilmente la seconda interprete di noir più grande di sempre, moglie di Humphrey Bogart e musa del grande regista Hawks. La Bacall disse chiaramente di essersi ispirata a Barbara per le sue interpretazioni di noir famosissimi come Il falcone maltese e Il grande sonno acclamandola ufficialmente come la più sublime tra le cattive di Hollywood. Ed è ancora così per tante attrici contemporanee come Gwinnett Paltrow e Ashley Judd, Monica Bellucci e Asia Argento.

Barbara Stanwyck rimane però unica e inarrivabile, con quasi cento film come protagonista o coprotagonista, diverse serie televisive di grande successo come La grande vallata e Uccelli di rovo e svariate nomination a premi prestigiosi e autorevoli. Nel 1982 le viene assegnato l’Oscar alla carriera come migliore attrice noir internazionale. Eppure la Stanwyck ha una vita privata molto  normale, è una moglie e una madre come molte altre e nonostante sia considerata una delle maggiori divi di Hollywood concede sempre volentieri interviste e si lascia fotografare con piacere agli eventi mondani a cui partecipa, sorridente ed elegante.

 

Il segreto della sua interpretazione e della sua incredibile bravura forse lo svela proprio Billy Wilder che in una intervista sulle attrici con le quali ha lavorato dice: “La Stanwyck ha la straordinaria capacità di trasformarsi sulla scena filmica, non sono solo il trucco e gli abiti di posa a renderla fatale e pericolosa ma la sua mimica e la sua voce. Io le dico, ora fai la cattiva, e lei lo diventa in un secondo. Cambia faccia e cambia voce. È impressionante”. E così la ragazza di New York arrivata a Broadway come ballerina non ci mette molto a farsi notare dai maggiori registi del cinema noir degli anni ’30 e ’40. Tutti, da Hawks a Vigo, fino Stevens e Wilder la vogliono e la omaggiano. E lei diventa la più grande, quella da ammirare e imitare. Per più di una generazione le donne americane che non si sono riconosciute nelle biondine fragili e perseguitate della Hollywood da commedia si sono vestite e truccate come Barbara Stanwyck, si sono pettinate come lei e forse in qualche momento hanno perfino osato citare la più celebre frase de La fiamma del peccato : “mio marito è fuori città, posso esserle utile io?”

 

Antonia del Sambro

I 10 noir che hanno fatto la storia del cinema

Tre regole per cominciare: è già difficile scegliere solo dieci film, quindi rinunciamo a un ordine di importanza. Il noir è solo e rigorosamente in bianco e nero, perciò nessuna pellicola a colori. Niente Hitchcock, il suo è un cinema a parte.

Cominciamo dal capostipite riconosciuto: Il Mistero del falco (1941) tratto dal romanzo di Dashiel Hammett, esordio del regista John Huston e irruzione nel cinema ‘che conta’ per l'icona del noir, Humphrey Bogart, nei panni del detective Sam Spade alla ricerca di una statuetta d'oro: sigaretta pendente all'angolo della bocca, cappello di traverso, sguardo disilluso. Ci sono già tutti gli ingredienti tipici del genere: inganni continui, violenza sempre in agguato, una galleria di personaggi loschi e inquietanti, un protagonista in bilico tra il Bene e il Male.

Restiamo con “Bogie” nel ruolo di private eye per un'altra scelta obbligata: Il grande sonno (1946), sceneggiato da William Faulkner a partire da un romanzo di Raymond Chandler. Il protagonista è Philip Marlowe, alle prese con un susseguirsi infinito di colpi di scena e stravolgimenti: si narra che anche gli attori, tra cui spicca una stupenda Lauren Bacall, non riuscissero a orientarsi nella trama, ma l'atmosfera del film è quanto di più noir si possa immaginare.

Ritroviamo la coppia (sul set e nella vita) Bogart/Bacall ne La fuga (1947), celebre per una riuscita scelta stilistica del regista Delmer Daves: grazie a un perfetto gioco di ombre e inquadrature in soggettiva, per la prima ora gli spettatori non vedono il volto del protagonista, che dopo l'evasione dal carcere ha fatto ricorso alla chirurga plastica. Tolte le bende, compare il volto magnetico di “Bogie”, braccato dalla polizia e alla ricerca del colpevole dell'uxoricidio di cui è ingiustamente accusato.

Ma il noir è anche il genere dei malviventi alla ricerca del colpo che gli cambierà la vita o che ne segnerà il crollo definitivo, in una spirale di avidità, sfiducia, disillusione, autodistruzione. Di loro racconta meglio di chiunque altro John Huston in Giungla d'asfalto (1950), aiutato da un cast di bravissimi caratteristi poco conosciuti, tra cui una quasi esordiente che farà strada: Marilyn Monroe. Perché nel noir ci sono anche le donne, bellissime e distruttive: le dark lady.

Ne La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder la biondissima Barbara Stanwyck trascina un normalissimo agente d'assicurazioni in un perfido intrigo ai danni del marito: nel noir l'incontro con la dark lady è sempre travolgente, il suo fascino precipita gli uomini più comuni in spirali inarrestabili.

Per continuare con i registi austriaci trapiantati a Hollywood, non possiamo assolutamente tralasciare Fritz Lang, uno dei padri di quell'Espressionismo tedesco da cui il genere ha tratto alcuni dei suoi aspetti peculiari: i netti contrasti di luci e ombre, l'emersione delle passioni più violente, la dimensione onirica. Il film che meglio sintetizza l'equilibrio precario tra realtà ed apparenza, innocenza e colpevolezza, è La donna del ritratto (1944), in cui un criminologo viene coinvolto da una ragazza in una vicenda di omicidio e ricatto.

Il forte simbolismo visivo, tipico dell'Espressionismo, caratterizza anche il capolavoro di uno dei grandi maestri del noir, straordinario creatore di atmosfere inquietanti nel loro bianco e nero che nasconde e rivela: La scala a chiocciola (1945) di Robert Siodmak, in cui un killer minaccia di uccidere una ragazza muta, in un crescendo di suspense.

Restano tre posti in videoteca. Non può mancare Orson Welles: scegliamo L'infernale Quinlan (1958), l'ispettore obeso, razzista, arrogante, dal fiuto infallibile e dai metodi sbagliati. “Era uno sporco poliziotto, ma a suo modo era anche un grand'uomo” dice di lui un'indimenticabile Marlene Dietrich con parrucca nera, come indimenticabili e nere sono le atmosfere quasi opprimenti di quest'opera magistrale.

Non può mancare la scuola francese: tralasciamo le escursioni nel genere dei maestri della Nouvelle Vague e scegliamo Grisbi (1954) di Jacques Becker. Perché c'è Jean Gabin, che sta al noir francese come Bogart a quello americano, con la medesima disillusione. Perché ci sono il miraggio del “colpo della vita” e il codice d'onore dei vecchi malavitosi. Perché c'è la forza dell'amicizia virile messa in pericolo da una donna. Perché l'antagonista ha il volto di Lino Ventura e la femme fatale quello di Jeanne Moreau.

Non può mancare, infine, il “cult B-movie” per eccellenza, cioè il film a basso costo, girato fuori da Hollywood, che nonostante le umili origini è entrato nella storia del cinema: Detour (1945) di Edgar G. Ulmer, storia di un pianista qualunque in viaggio da New York a Los Angeles per incontrare la fidanzata. Il suo viaggio si trasforma in un incubo, a causa di una serie di eventi inattesi e incontrollabili che lo precipiteranno nell'abisso della colpa. Un lungo flashback con la voce narrante del protagonista, classico del genere, ricostruisce le tappe della caduta: pochi soldi, tanto mestiere, indelebilmente noir.

 

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