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Dal 17 al 19 giugno a Milano in occasione della quinta edizione di #LevisTailorShop e della Moda Uomo, Levi’s offre la possibilità a tutti gli amanti del denim di personalizzare il proprio capo preferito vintage o nuovo.

Per rimanere in tema San Valentino, domenica 8 febbraio allo Spazio Papel di Milano verrà inaugurata Immagini d'Amore, una bella mostra dedicata all'Amore, quello vero, che può nascere tra due esseri umani, oppure quello indirizzato ad animali, ad oggetti, a hobby, a opere d'arte, alle proprie passioni. L'esposizione si apre con una tavola a fumetti di Sergio Toppi tratta da una singolare e intensa storia ambientata in una fabbrica, dove anche tra i macchinari riescono a svilupparsi sentimenti sinceri.

Immagini d'Amore racconta l'affetto più profondo attraverso le opere di artisti vari, provenienti dal mondo dell'Illustrazione, del Fumetto e della Pittura.

L'inaugurazione si svolgerò domenica 8 febbraio dalle 17 alle 19, ma sarà possibile visitare l'esposizione fino al 21 febbraio.

Ecco l'elenco degli artisti che parteciperanno alla mostra:

Sergio Cavallerin, Mara Chemini, Jonathan Colombo, Carlotta Di Stefano, Christian Flores, Maddalena Gerli, Roberta Maddalena Bireau, Antonella Natalis, Roberta Paggini, Giovanni Robustelli, Federica Ubaldo, Marcia Zegarra Urquizo, Willow, Enzo Facciolo, Lorenzo Mattotti, José Muñoz, Sergio Toppi, della collezione Crapapelada.

Spazio Papel

via Savona 12 – Milano

Orari:

martedì-venerdì 14-19, sabato 11-13 e 15-19

Ingresso libero

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Nerospinto è felice di annunciare che è in arrivo una mostra fotografica per gli amanti della famosa artista messicana Frida Kahlo, e delle storie d'amore tormentate, sarà possibile visitarla dal 6 giugno al 19 settembre, presso Photology, in via Moscova 25 a Milano.  L'esposizione ha il titolo “Frida y Diego”, e attraverso gli scatti di Leo Matiz ripercorrerà la passionale e sofferta storia d’amore che per decenni ha unito due dei più importanti artisti messicani, Frida Kahlo e Diego Rivera, sullo sfondo di una Città del Messico anni Quaranta.

Leo Matiz, colombiano, considerato tra i fotoreporter più innovativi della prima metà del XX secolo, conobbe Frida e Diego durante il suo soggiorno messicano, divenendone da subito grande amico. Le foto esposte a Milano, scattate tra il ’40 e il ’43, immortalano semplici scene quotidiane vissute nella “casa blu”, a Cayoacan, nido d’amore della coppia e oggi museo dedicato a Frida. Trenta fotografie, a testimonianza dell’idillio e la sofferenza che hanno caratterizzato una delle storie d’amore più controverse e passionali del Novecento.

I due si incontrarono per la prima volta all’inizio degli anni Venti, quando Rivera era già un artista affermato, forse il più noto pittore del Messico rivoluzionario e la Kahlo appena una studentessa, si incontrano nuovamente nel 1928, grazie all’amica Tina Modotti e si sposano appena un anno dopo, nel 1929. La madre di lei paragona l’unione a quella tra un elefante e una farfalla: lui, che “ha il doppio dei suoi anni, del suo peso e della sua esperienza” e che è già al terzo matrimonio, la sottopone quasi da subito alle pene della gelosia. “Ho avuto due gravi incidenti in vita mia: il primo quando un tram mi mise a tappeto, l’altro fu Diego”, scrive Frida riferendosi alla tormentata relazione col marito e a un incidente stradale avuto a 17 anni e che la costrinse a una lunga serie di interventi chirurgici, togliendole la possibilità di avere figli. “Amami un poco Diego, io mi accontenterò”, scrive la Kahlo al marito, ma i continui tradimenti di lui li portarono al divorzio, nel 1939. Appena un anno dopo Diego, che pure continua a tradirla, torna da lei per chiederla di nuovo in moglie: i due si risposeranno nel 1940 e rimarranno insieme fino alla morte per polmonite di Frida nel 1954.

Le ceneri di Frida Kahlo sono tuttora conservate nella Casa blu di Città del Messico fotografata da Matiz, oggi diventata museo.

Una mostra consigliata per tutti coloro che siano amanti della fotografia, della celebre pittrice messicana, delle donne che non si arrendono e delle grandi storie d'amore, difficili quanto indispensabili.

 

 

Mostra fotografica "Frida y Diego"  

Dal 06/06/2014 al 19/09/2014

Photology, Via della Moscova 25, Milano 

Orari:

Da lunedì a venerdì dalle ore 11 alle ore 19.

Chiuso dal 19 luglio al 24 agosto

Ingresso: LIBERO

Per informazioni:

www.photology.com/

Dal 3 Aprile al 9 Maggio 2014 una personale del grande maestro Michell Campanale attende tutti gli appassionati d’arte presso gli spazi di Family Banker Office.

 

Giovedì 3 Aprile alle ore 18.30 inaugura, con una conferenza stampa a partire dalle 12, la personale "Archetipi" Suoni colori e simboli dalle origini dell’universo del maestro di pittura e scultura Michell Campanale. Verranno esposte un’antologia delle sue opere a partire dal 1981 a oggi, negli spazi espositivi di “Arte InBanca – Family Banker” del Gruppo Mediolanum, in via Visconti di Modrone 18 a Milano.

La mostra, che sarà visitabile fino al 8 maggio 2014, gode del patrocinio della provincia di Milano settore Cultura, cura dell'Associazione Artistica Culturale  “Zaffiro”, curata dal presidente Lidia Silanos, critico d’arte e caporedattore del mensile d’arte “InArte”, promossa dal sig. Maurizio Catalano di “Arte in Banca – Family Banker”, da un’idea di Silvia Beatris Gonzalez, estimatrice d’arte argentina.

 

“..Dal colore direttamente alla forma …” dice l’artista “…  e senza alcuna premeditazione o progettazione grafica iniziale..": dal caos nebuloso dei colori (specchio del turbine irrazionale del mondo emotivo) le forme appaiono gradatamente mediante l’azione “scultrice” e forgiante dei chiaro-scuri, o semplicemente per azione impersonale di esplosioni di colori “… come se alle forme finali si giunga guidati da un Impersonale  Disegno o Destino..” Sono le parole di M. Campanale.

La mostra esporrà una serie informale del maestro che ricorda gli studi dell’immagine dello psichiatra svizzero Rosharch e il suo noto test.

L’artista, nato a Ruvo di Puglia nel 1970, milanese di adozione e in Francia negli anni della primissima infanzia, attualmente è art director e curatore a Milano, socio artista del Museo della Permanente di Milano, autore e conduttore di programmi televisivi di arte e cultura, sembra artisticamente, abbandonare dunque gradatamente il figurativo, per spostarsi lentamente verso ciò che si potrebbe definire “cromatico-semantico”, in una ricerca a ritroso delle origini "sacre ed artistiche" del linguaggio seguendo inconsciamente le tracce del grande maestro catalano Joan Mirò: "...il disegno e la scrittura si rivelano inseparabilmente vincolati.. – J.Miro’-", o con le parole dello stesso M.Campanale "...quando scriviamo e' come se disegnassimo..", cosi’ come peraltro ci giunge dall’accezione  greco-antica del termine “graphè = disegno”.

 

Archetipi si presenta come una mostra complessa e completa che ha come obiettivo “… un momento di incontro, fisico e virtuale, tra persone, accomunate dalla passione o dal semplice interesse per l’Arte, ma che dialogano anche delle esigenze di tutti i giorni, di desideri, di obiettivi e di sogni….risvegliare (l’Arte) come espressione più alta delle capacità umane, perché in grado di suscitare emozioni diverse a ognuno di noi…”. Sono le parole di Maurizio Catalano di Arte in Banca-Family Banker, oppure come sottolineare dall’artista M. Campanale  "... risvegliare la coscienza umana alla propria Natura Sacra: una consapevolezza e una autostima, da secoli (e oggi piu’ che mai), dimenticate, rimosse, violentate e oscurate ...".

 

Nerospinto consiglia di non perdersi quest’interessante personale del grande artista M. Campanale!

 

 

 

"Archetipi" Suoni colori e simboli dalle origini dell’universo

Via U. Visconti di Modrone, 18 - 20122 Milano –

Tel.: 02-3670602002-36706020 - Fax: 02-35705021 Cellulare: 335-404505335-404505

 

Programma dell’inaugurazione

h 18,30    conferenza stampa  - accesso riservato a stampa - tv - fotografi

h 19,15    accoglienza ospiti

h 19,30    presentazione - intervento ospiti - tavola rotonda

h 20,30    rinfresco - pubbliche relazioni

Ingresso solo su invito.

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La stagione più fredda è ormai arrivata e vogliamo deliziare voi lettori raccontandovi l'inverno di Palazzo Reale, che si tinge di colore e di forme maghifiche, dando spazio alla fantasia e all'astrazione con la grande monografica dedicata al celebre Vassily Kandinsky. In esposizione dal 17 dicembre al 27 aprile oltre ottanta opere dell'artista russo, provenienti dal parigino Centre Pompidou. Il percorso espositivo approfondisce la carriera di Kandinsky e il contesto socioculturale in cui l'autore moscovita sviluppò la sua inconfondibile poetica.

Si tratta di un'importante retrospettiva, nella quale non solo si celebra il pittore e teorico dell’arte russa del secolo scorso, ma che si presta a fare luce sulla singolarità e particolarità delle sue opere, alla ricerca di una chiave di lettura, che ne sveli la complessità emotiva ed il livello concettuale.  L'esposizione si snoda dai primi lavori giovanili fino alla semplificazione formale degli anni maturi, dal periodo del Bauhaus di Weimar alle realizzazioni degli anni Trenta. Partendo dall'arte figurativa il pittore giunge solo in un secondo tempo ai lavori astratti, ma che comunque hanno una logica sottesa ed una propria armonia, sono infatti studiati nei minimi particolari ed intesi come strumenti di sommovimento dell'anima e delle emozioni dello spettatore.

Considerato il fondatore della pittura astratta, Kandinsky rappresenta un momento fondamentale dell’evoluzione pittorica del Novecento: nel 1912 insieme a Franz Marc, Paul Klee ed altri, fonda il gruppo Il cavaliere azzurro, che voleva realizzare lo scopo di promuovere l’arte moderna inserendola in un rapporto basato sulla musica, in cui le associazioni spirituali e simboliche del colore dovevano riuscire ad arrivare, come una musica, all’anima dell’osservatore.

Nei capolavori esposti una sinfonia di punti, linee, superfici e colori, in cui ogni elemento ha, secondo Kandinsky, una precisa funzione comunicativa e simbolico-musicale, tanto che molte delle sue realizzazioni prendono nomi da espressioni musicali: le Impressioni, dove resta un’impressione del mondo esteriore, le Improvvisazioni, che sono le opere che nascono spontaneamente e inconsciamente dall’intimo dell’artista e le Composizioni, costruzioni coscienti ed analitiche dello studio artistico.

Bollate come arte degenerata da Adolf Hitler nel 1937, le opere di Kandinsky non mancano ancora oggi di trasmettere una sensazione di equilibrio dell’anima, di pace interiore che viene riflessa in composizioni e colori accuratamente studiati, in cui ogni tonalità ed ogni forma corrispondono a suoni precisi e ai diversi timbri degli strumenti musicali. L’arte di Kandinsky, così apparentemente semplice e leggera, è in realtà un intricatissimo gioco di partiture, suonate da un’orchestra invisibile che accompagna l’osservatore, facendolo letteralmente scivolare fra un’opera e l’altra, come al ritmo di una musica segreta, come nello spazio di un sogno.

 

 

 

VASSILY KANDINSKY. La collezione del Centre Pompidou: 

Dal 17 dicembre 2013 al 27 aprile 2014 Palazzo Reale, Milano

 

Orari: Lunedì 14:30 – 19:30

Martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9:30 – 19:30

Giovedì, sabato 9:30 – 22:30 Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

 

Biglietti:

Intero: €11,00 Ridotto: €9,50

Audioguida inclusa nel biglietto

 

Per prenotazioni e informazioni:

www.kandinskymilano.it      #kandinskymilano

 

 

 

 

Nerospinto vi invita a riscoprire i bei tempi andati in un nostalgico, decadente e non convenzionale ritorno alle origini della  modernità dell'arte e della cultura europee, perdendosi tra i dipinti degli anni di maggior splendore delle capitali, del lusso spensierato e dell'età dell'oro della Ville Lumière.

La Belle Époque torna infatti a far parlare di sé alla Galleria Bottegantica in via Manzoni a Milano, dove un'esposizione che si tiene dal 25 ottobre al 21 dicembre permette di ammirare una serie di opere di alcuni dei più importanti pittori italiani degli ultimi anni dell'ottocento, tra i quali Giovanni Boldini, Caputo Ulisse, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Antonio Mancini, Pompeo Mariani ecc.

Entrando ci si trova letteralmente circondati dai dipinti, donne maliziose, eleganti, semisvestite e seducenti ci osservano dalle pareti, figure impegnate in attività quotidiane e divertimenti vari o in pose maliziose. Le opere non seguono un percorso studiato ma semplicemente ci osservano, come noi osserviamo loro, e si affollano, senza lasciarci lo spazio per crearci un orientamento mentale tra questi capolavori di altri tempi.

Belle Époque non è solo un termine entrato con forza nel linguaggio comune ma descrive un'intera epoca, quella a cavallo tra il finire dell'ottocento ed il secolo successivo, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Un'epoca che fu per l'Europa di fasti e scoperte scientifiche, un periodo di divertimenti e benessere, di pace e prosperità, di progresso e gioiose speranze per il futuro. Un tempo insomma, in cui le capitali europee, Parigi in primis, ma anche Londra,  divennero il fulcro della vita culturale ed artistica, dello sviluppo scientifico e del progresso economico e sociale. Fu il momento della nascita dell'elettricità, di mezzi di trasporto moderni come le automobili, della radio, delle origini del cinema e del manifesto pubblicitario (di questi anni le creazioni di Toulouse-Lautrec), del fondersi tra arte e produzione industriale culminata con la grande Esposizione Universale di Parigi del 1900.

Al tempo il livello economico delle classi elevate prosperava  e nuovi stili di vita si andavano diffondendo, le nuove occupazioni per il tempo libero, divertimenti come circhi e teatri, lo sviluppo di locali che lasciavano spazio ai piaceri anche più licenziosi ed in cui la morale spesso cedeva al vizio ed al lusso. Si diffondevano le vacanze, le passeggiate e le danze. Nascevano in quegli anni l'Impressionismo e l'Art Nouveau, il Can Can ed il Cabaret. Si dipingeva una vita sfarzosa e brillante nelle grandi capitali europee ed in particolare a Parigi, si delineava una vita cosmopolita ed a tratti artificiale, supportata dalla convinzione che il novecento avrebbe portato progresso e felicità.

I riferimenti culturali e filosofici sono all'artista ed al letterato cosmopolita e vagabondo, all'intellettuale che si perde tra le folle nella grande città  o si stordisce i sensi nei caffè, al poeta che ha perso la sua aureola per la strada, al Flâneur descritto da Benjamin e da Baudelaire in "Le peintre della vie moderne":

"Girovagare nel flusso continuo e inarrestabile della metropoli, cercare rifugio nella folla, imprimere nella memoria le immagini di un'intensa stimolazione percettiva e infine trasferire l'effimero in 'un fantastico reale': in questo sembra condensarsi la ricerca della modernità". 

La selezione di dipinti e disegni che si accumulano in Galleria racconta di momenti d'intimità e di riti mondani, promenades e rendez-vous, gite al mare, saltimbanchi e persone impegnate nella vendemmia, lavori serali rischiarati dalla novità della luce elettrica, ci descrive la vita notturna nei teatri, i veglioni e i casinò, le virtù e i peccati di un’epoca che annuncia la modernità.

La donna diventa protagonista in queste opere; come femme fatale ma anche nel suo essere composta e morigerata, nella sua maliziosa ingenuità, nelle sue piccole ma costanti contraddizioni, che al tempo più che mai prendevano corpo mentre lo sguardo ed i costumi della società si andavano evolvendo. Una femminilità che esplode nel conflitto tra vanità e lusso, diventando icona di un tempo in cui la felicità è un obbligo, uno status necessario, irrinunciabile quanto inevitabile.

Particolare attenzione va data alle creazioni di Giovanni Boldini come "La lettera mattutina", ritratto della contessa Gabrielle De Rasty, carico di sensualità, o ancora "Nudo di donna con calze nere" altrettanto ardito. L’alta borghesia industriale e finanziaria  di fine ottocento assolda  i pittori per celebrare i suoi riti e la sua smagliante esuberanza attraverso i ritratti delle sue donne. Così in Francia, ma anche in Italia.  I “Bei Tempi” italiani furono forse meno intensi di quelli parigini, ma sempre seducenti e irripetibili.

I soggetti sono per certi versi gli stessi che furono quelli dell'Impressionismo sviluppatosi dopo la metà dell'ottocento; le toilette femminili, i nudi, le passeggiate nei prati, scene di gite e viaggi, vie cittadine, caffè e balletti, i dietro le quinte dei teatri, il circo.

I pittori impressionisti mostrano molto bene lo spirito degli inizi della Belle Époque: dipingono l’agitazione e l’animazione delle vie e dei boulevard (La Rue Montorgueil; Fete du 30 juin 1878 di Claude Monet, 1878), gli interni dei teatri, l’ambiente di festa nei giardini parigini (Un dimanche après-midi à la Grande Jatte dei Seurat, 1886), i saloni, i bar (Un bar aux Folies-Bergère di Manet, 1882), i café-concerto (Le Café-Concert di Degas, 1877), i balli (Le Bal du Moulin de la Galette di Renoir, 1876), per questo tra i vari movimenti artistici di quegli anni la prima associazione che salta alla mente è quella con il movimento Impressionista, anch'esso ritraeva istanti di vita reali delle classi più agiate.

Immagini  di un passato che non ritornerà, le atmosfere ritratte hanno in parte perduto quell'aria  un po' artificiosa e da allegra rivista patinata, per rientrare in un immaginario carico di nostalgia  e di rimpianto per  ciò che  era  una volta, ed ora non è più.

 

LA BELLE ÉPOQUE Da Boldini a De Nittis a cura di Enzo Savoia e Stefano Bosi

Milano, Galleria Bottegantica (via Manzoni 45) 25 ottobre – 21 dicembre 2013

Orari: martedì – domenica 10.00-13.00; 15.00-19.00 Chiuso lunedì

Ingresso: gratuito

Informazioni: Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Web: www.bottegantica.com

 

Giovanna Canonico

Amanda Lear, compagna e amante delle più grandi rockstar del nostro tempo, musa e modella per i Roxy Music e per Salvador Dali, ritorna sulle scene con una mostra dei suoi più recenti lavori pittorici.

Una personale che si compone di dipinti su tela, ora paesaggi, ora intimistici ritratti, con colori e sfumature che rimandano ad un mondo onirico e surreale.

Un'occasione per conoscere da vicino la vena artistica di una donna poliedrica, cantante e pittrice, capace di attraversare i decenni restando sempre al centro delle tendenze nazionali e internazionali.

 

Amanda Lear. Visioni

Milano Art Gallery

Via Galeazzo Alessi, 11

Milano

 

1-24 agosto 2013

Ingresso gratuito

Orari: lu 15-19.30; ma-sa 10-13 e 15-19.30; chiuso domenica

 

Per maggiori informazioni:

www.artgallery.it

 

“Boston – Como.  More than an art Exchange”. Como accoglie, fino al 18 agosto, una mostra collettiva ed itinerante che prende vita in sei sedi storiche della città. Un progetto dal respiro internazionale che è un’analisi ed una ricerca sul rapporto tra l’UOMO e la CITTA’ nell’Arte occidentale. Un gemellaggio artistico-culturale itinerante che lega gli Usa al Lago di Como attraverso due città: Boston e Como. La mostra coinvolge 35 artisti comaschi e americani fra diverse Arti: pittura, scultura, fotografia, video e performance. Un dialogo importante tra artisti ed arti. Le opere degli artisti sono esposte in sei sedi nel cuore della città comasca: il Broletto, l’ex chiesa di San Pietro in Atrio e lo Spazio Natta, due gallerie private e la Camera di Commercio di Como. Un percorso che si snoda nel centro di Como… La mostra “Boston-Como” è curata da Carolina Lio, critico d’arte e curatore indipendente che vive tra Berlino e Hong Kong ed è responsabile della sezione di video-arte del museo di Lucca e James Hull, artista, critico e curatore d’arte indipendente, che dirige tre spazi espositivi a Boston. L’ideazione di tale mostra collettiva itinerante ha preso il via con l’artista comasco Fabrizio Bellanca.

Fabrizio Bellanca, con le sue opere che parlano di città e di metropoli, proprio nel 2011 ha esposto con una personale alla Laconia Gallery di Boston.  Da questa forte ed emozionante esperienza oltreoceano Bellanca ha deciso di realizzare una collettiva che riunisse a Como artisti comaschi e americani in un forte scambio artistico. La collettiva “Boston-Como” è un gemellaggio che proseguirà nel 2014 anno in cui gli artisti comaschi saranno ospiti a Boston dai colleghi americani. A corollario della mostra si svolgeranno una serie di eventi tra cui dieci concerti e performance nelle vie del centro cittadino.

Un’Estate 2013 a stelle e strisce per la città di Como con 1 progetto,  1 ideatore, 2 curatori, 4 settimane, 6 sedi e 35 artisti!

Per informazioni: http://www.boston-como.com/

Monacense di nascita, ma berlinese di adozione, Catherine Lorent fa dell'arte barocca un mezzo per mettere in risalto i contrasti di un moderno stile di vita occidentale.

Le categorie dell'arte per lei non hanno differenze: il suo scopo è quello di creare un'opera totale.

 

Nelle sue installazioni la pittura, il disegno, la scultura, la musica e la messa in scena teatrale si fondono in un unico insieme. La sound installation, a cura di Anna Loporcaro, presso la Ca' del Duca di Venezia che porta il nome di Relegation, rievoca il rifiuto e la svalutazione che il barocco ha subito nella storia dell'arte, soprattutto nella città lagunare. Il sublime, il dominio e il potere sono espressi da elementi figurativi tipici di questo stile.

 

L'architettura del palazzo quattrocentesco che la ospita è come un ventre in cui si fondono la lingua formale e oggettiva, la cultura pop e quella raffinata, l'improvvisazione e il rigore. Il percorso comincia con la serie di disegni Séismes, che presentano delle chitarre elettriche e altri motivi scossi (immaginariamente) dalle vibrazioni che partono dagli amplificatori (attivati da sensori) posti vicino ai fogli, generati dalle Gibson Explorer appese al soffitto. Proseguendo, tre pianoforti a coda si uniscono al concerto delle chitarre: il pop e il classico si incontrano. Il barocco torna nelle cornici che abbracciano i disegni di grande formato che accompagnano i piano.

 

Lo spettatore è invitato a porsi i grandi quesiti esistenziali nell'ultima sala, dove una lama di luce trafigge il buio, mentre un gruppo di angeli cade dal cielo.

 

Ca’ del Duca, Corte del Duca Sforza, San Marco 3052, Venezia

Tel: 041.5207534

Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00

www.relegation.net

 

“Non sarà mica arte?!”. Questo è in genere il giudizio, o meglio pregiudizio, che la maggior parte delle persone esprimono guardando un’opera di arte contemporanea. Credendosi dei grandi esperti pronunciano a grande voce le loro sterili critiche senza sforzarsi di capire, senza cercare di conoscere l’artista e ciò che vuole comunicare, tenendosi preventivamente alla larga da un mondo che giudicano fatto di gente strana completamente avulsa dalla realtà.

 

Oggi voglio provare a sfatare questo mito e farvi capire come la creatività e l’arte non risiede solo nell’ estetica perfetta. Vi chiedo solo di prendervi due minuti per leggere ciò che sto per dirvi, sforzandovi di guardare oltre, al di là delle apparenze e del comune pensiero, cercando di comprendere a fondo, perché solo in questo modo potrete farvi un vostra opinione.

 

L’artista di cui voglio parlare è considerato e conosciuto come uno dei più interessanti artisti della Tape Art a livello mondiale, nonché uno dei primi in Italia ad avvicinarsi a questa tecnica.

So già che molti di voi stanno storcendo il naso, ma continuate a leggere perché ne sarete piacevolmente sorpresi e stupiti.

 

Per Tape Art si intende letteralmente l’arte di disegnare con il nastro adesivo. Si tratta di una tecnica molto giovane e ancora sottovalutata, che trae ispirazione dalla cultura dei surfer e degli skater della west coast americana che utilizzavano il nastro adesivo per decorare le loro tavole, già a partire dagli anni 70/80. È  difficile incasellare e dare una definizione univoca di questa forma d’arte a metà strada tra esperienze street, performance, pittura e per alcuni versi scultura, ma proprio in questa sua varietà e mutevolezza sta il bello di questa tecnica. Ogni artista dà libero sfogo alla propria creatività e alle proprie idee, utilizzando il nastro adesivo come uno strumento per poter indagare l’uomo di oggi in tutte le sfaccettature e contraddizioni.

 

Abbiamo l’onore di avere in casa nostra uno dei massimi esperti di questa forma d’arte: No Curves-Niente curve, questo lo pseudonimo scelto dal tape-artist che già ci dice molto di lui, della sua arte e delle sue opere.

 

Con il nome No Curves l’artista si cela l’elemento fondamentale della sua estetica: la linea come strumento di astrazione per arrivare alla totale sintesi geometrica delle forme del reale, captando così l’essenza delle cose.

Il suo avvicinamento alla Tape Art nasce proprio da questa ossessione per la linea e la grafica. Insoddisfatto dalla pittura, che non gli permetteva di raggiugere quel livello di pulizia e sintesi che tanto auspicava, l’artista si spinge alla ricerca di un nuovo strumento con il quale esprimere al meglio la sua arte.

Così avviene il suo avvicinamento al mondo della Tape Art, che non abbandonerà più. Nel nastro adesivo No Curves trova lo strumento che al meglio esprime la sua poetica in una sintesi di astrattismo, pulizia formale, resa pittorica e movimento.

 

L’indubbia creatività e capacità di lavorare il nastro gli sono valse la nomea di più grande artista di Tape Art al punto da essere stato scelto da diversi brand internazionali per campagne pubblicitarie ed eventi di arte urbana (come Adidas, Converse, Smart-Mercedes,Firetrap, Rolling Stone e molti altri) e da Tesa, azienda tedesca leader nel mercato mondiale del nastro adesivo, come artista rappresentativo per l’evento dei suoi 75° anni svoltosi nel 2011 ad Amburgo. Nel 2010 è stato finalista del Premio Cairo – Arte Contemporanea.

 

Non si smentisce con il suo ultimo show "TOP OF THE LINES" mostra  dedicata ai grandi maestri della linea, design e l'architettura, che No Curves omaggia con dei ritratti realizzati, ovviamente, con il nastro adesivo.

 

 

Ora che sapete chi è, perché il vostro giudizio sia ben fondato, non vi rimane che vedere dal vivo le sue opere.

Immergetevi nella Tape Art di No Curves sabato 1 giugno dalle ore 22.00 all’evento Chapeau organizzato da Modalità Demodé in collaborazione con Rosaspinto Arte& Comunicazione presso la prestigiosa location Spazio Giulio Romano (via Giulio Romano 8, MM Porta Romana).

 

 

 

 

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