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La formula light lunch bistrot|L'executive chef Andrea Asoli|||

Il Ristorante Rubacuori by Venissa di Château Monfort introduce una gustosa novità: un lunch light in stile bistrot che conquisterà i milanesi.

Per chi è rimasto a Milano e per chi, invece, sta per arrivare in città suggeriamo questa mostra suggestiva.

La Grande Madre è la mostra ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi, impegnata da ormai più di dieci anni nella produzione e promozione dell’arte contemporanea, e Palazzo Reale per Expo in città 2015. Sarà inaugurata il 25 agosto nella metropoli meneghina con la promozione del Comune di Milano.

Attraverso le opere di 127 artisti di fama internazionale, La Grande Madre è una mostra che analizza l'iconografia e la rappresentazione della condizione femminile e della maternità nell'arte, dalle avanguardie futuriste, dadaiste e surrealiste alle artiste femministe degli anni Settanta del Novecento, fino ai nostri giorni.

Il percorso, curato da Massimiliano Gioni, sarà l’occasione per approfondire il tema della donna come incarnazione dell’idea di nutrizione (tema centrale di Expo Milano 2015) e della figura femminile nella società grazie a un allestimento che coprirà circa 2000 metri quadrati all’interno di Palazzo Reale. La mostra sarà arricchita da installazioni, video e cicli fotografici di pregio.

Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. Archetipo e immagine primordiale, la madre e la sua versione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intimamente legati all’immagine dell’Italia.

“Forse il cliché più diffuso e pericoloso legato alla donna nella storia dell’arte è la sua rappresentazione passiva. Nel corso del Novecento si inseguono tanti stereotipi e miti: quelli della femme fatale o quelli della musa” racconta Gioni. “Gran parte della mostra, soprattutto nelle parti concentrate sull'inizio Novecento, raccontano di donne che cercano di sfuggire alle aspettative opprimenti proiettate su di loro dalla famiglia, dalla tradizione, dallo Stato”.

In vari momenti storici l'immagine de La Grande Madre è stata utilizzata da molte artiste per impossessarsi di un nuovo senso di potere e forza, una forza femminile in cui il potere è esercitato non semplicemente come violenza, ma soprattutto come capacità di dare e trasformare la vita.

Un'occasione unica per vedere dal vivo le opere di artisti del calibro di: Frida Kahlo, Dora Maar, Marisa Merz, Eva Hesse e molti altri ancora.

 

LA GRANDE MADRE Palazzo Reale in Piazza Duomo 12

Inaugurazione 25 agosto 26 agosto – 15 novembre 2015

Per maggiori info: Sito Expo Sito Fondazione Trussardi

 

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Dal 20 Marzo al 31 Agosto 2014 una doppia temporanea sulla pittrice messicana Frida Kahlo attende tutti gli appassionati d'arte alle Scuderie del Quirinale di Roma e al Palazzo Ducale di Genova.

I capolavori di una della più famose artista del Novecento provenienti dai principali collezionisti, le opere chiave appartenenti a raccolte pubbliche e private in Messico, Stati Uniti, Europa arrivano nelle due sedi espositive italiane per mostrare il talento e la straordinaria vita della pittrice messicana e del marito Diego Rivera, anch'egli pittore moralista.
Oltre ai favolosi dipinti la mostra permetterà di ammirare una sezione di ritratti fotografici realizzati negli anni Trenta e Quaranta, tra cui quelli realizzati da Nickolas Muray negli anni quaranta.
La mostra romana, alle Scuderie del Quirinale, indaga sulla figura della pittrice e il suo rapporto con i movimenti artistici dell'epoca, dal Modernismo messicano al Surrealismo internazionale, analizzandone le influenze sulle sue opere.
La mostra genovese, Frida Kahlo e Diego Rivera, a Palazzo Ducale, analizza l'universo privato di Frida, un universo di grande sofferenze. La mostra sottolinea come l'amore per il marito e le sue esperienze biografiche hanno lasciato delle tracce importanti nella sua produzione artistica.
Le sue opere oltre a raccontare la sua vita contengono tracce della storia e dello spirito del mondo a lei contemporaneo, sottolineano importanti trasformazioni sociali e culturali precedenti alla Rivoluzione messicana.
La sua figura è diventa un'icona a livello mondiale, un'icona della femminilità, della passionalità, della forza e della determinazione di cambiare il corso della storia.
La mostra intende presentare e approfondire la produzione artistica di Frida Kahlo nella sua evoluzione, dagli esordi della Nuova Oggettività e del Realismo magico alla riproposizione dell'arte folklorica e ancestrale, dai riflessi del realismo americano degli anni venti e trenta alle componenti ideologico-politiche ispirate dal murassimo messicano. Il grande numero di autoritratti suggerisce l'importanza del tema dell'autorappresentazione in questa mostra.
Come il catalogo ragionato dell'artista del 1988, anche il catalogo di questa mostra e la sua progettazione sono affidati alla cura di Helga Prignitz-Poda, specialista di Frida Kahlo.
Una mostra unica che unisce l'arte e la vita personale di una artista eclettica, una mostra da non perdere vi aspetta a Roma e Genova!

 

Mostra di Frida Kahlo

Scuderie del Quirinale, Roma
Roma, Via XXIV Maggio 16 Bus: n.40, 64, 640, 70, 170, H fermata Nazionale/ Quirinale Metro: Linea A fermata Barberini Metro: Linea A fermata Repubblica

Costi del biglietto: intero € 12.00, ridotto € 9.50

Ridotto valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni, insegnanti in attività (esclusi professori universitari), gruppi convenzionati, forze dell'ordine e militari con tessera di riconoscimento.

Biglietto on-line: diritto prevendita: € 2.00

La biglietteria chiude un'ora prima della chiusura delle scuderie del Quirinale.

Numero di telefono: 06 399 67 50006 399 67 500
Palazzo Ducale, Genova
Piazza Matteotti 9, Genova Tel. +39 010 5574000+39 010 5574000
Biglietteria e accoglienza: tel. 010 5574065010 5574065
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È aperta fino al 21 luglio 2013 la mostra Louise Nevelson, presso il Museo Fondazione Roma a Palazzo Sciarra.

 

La Fondazione, grazie anche alla partecipazione dell'Ambasciata Americana, la Fondazione Marconi di Milano e la Nevelson Foundation di Philadelphia, prosegue nel suo intento di diffondere la cultura internazionale (e femminile) nel nostro Paese.

 

70 opere dell'artista americana (anche se nata a vicino a Kiev nel 1899) poco conosciuta dal grande pubblico, ma fondamentale per l'arte americana del XX secolo: a lei spetta il riconoscimento di aver contribuito allo sviluppo della nozione plastica, attraverso il recupero dell'oggetto e del frammento con intenti compositivi.

 

Il percorso espositivo aiuta a comprende l'evoluzione artistica della scultrice, dalle piccole opere degli anni Trenta fino alle ultime (è morta nel 1988). Evidenti, le influenze delle avanguardie e dei movimenti artistici con cui è entrata in contatto nei suoi tour europei, soprattutto Mark Rothko e l'espressionismo astratto. Importante l'incontro con Diego Rivera, Frida Kahlo e l'arte precolombiana.

Fotografie storiche accompagnano e raccontano il lavoro e l'artista, mentre un video la mostra all'opera nel proprio studio.

 

 

Informazioni e prenotazioni

+39 06 6920506

www.fondazioneromamuseo.it

 

Orario apertura

Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 - lunedì chiuso. La biglietteria chiude unʼora prima.

 

Biglietti

Intero € 10.00

Ridotto € 8.00

 

 

Museo Fondazione Roma - Palazzo Sciarra

Via Marco Minghetti, 22 – Roma

“Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più.” (Frida Kahlo) Se tutte le sofferenze umane fossero state dipinte, di certo Frida Kahlo sarebbe stata la mano che le avrebbe rese immortali sulla tela. Un po’ come ha fatto dai vent’anni fino alla sua morte, a Coyoacàn, Messico, nel 1954, nella casa dove era nata. Una vita contraddistinta da eventi tragici, uno dopo l’altro, quasi senza sosta, in un susseguirsi inarrestabile di sfortune: dopo la malformazione congenita data dalla spina bifida, Frida rimane coinvolta in un incidente stradale tra un autobus e il tram che solitamente prendeva per tornare a casa da scuola. Ne esce malconcia, costretta a rimanere a letto ingessata dal collo in giù per quasi un anno: è in questo periodo che inizia a dipingere, i genitori attrezzano il suo letto a baldacchino in modo che possa autoritrarsi. E proprio dipingendo il suo viso che riesce a trovare la sua perfetta estetica: una pittura che viene descritta da tutti i critici del tempo come una pittura surrealista, definizione che la Kahlo rifiuta. La sua carriera artistica decolla dopo l’incontro con Diego Rivera, famoso muralista, attivista politico e rivoluzionario, che sposerà dopo poco tempo. La relazione con Rivera è tormentata: lui è un famoso donnaiolo e non le rimane fedele, lei lo ripaga con la stessa moneta. I litigi sono continui e sempre più violenti, arrivano alla separazione dopo il tradimento più grave, Diego seduce la sorella di Frida, Cristina. Divorziano, la rottura è definitiva, o almeno sembra. Frida si rinchiude in una solitudine fatta di tequila, morfina e sesso, si abbandona alle sue tendenze omosessuali, liberandosi di qualsiasi inibizione sociale: è una rivoluzionaria radicale e ama questo stile di vita dissoluto. La separazione da Rivera è un momento di grande creatività e produttività artistica, affina la sua tecnica, scava ancora più a fondo nelle questioni irrisolte della sua vita. Arriva ad essere conosciuta negli Stati Uniti e in Europa. Nel frattempo il suo corpo straziato inizia a dare segni evidenti di cedimento. Tra un’operazione e l’altra ritorna in contatto con Rivera e si risposano nel 1940 a San Francisco, durante un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti. Gli ultimi anni di vita dell’artista messicana sono quasi passati interamente a letto: dopo un ultimo viaggio a Parigi, dove viene definitivamente riconosciuta come artista di fama internazionale, torna in patria dove sarà la prima donna ad ottenere una mostra personale a Città del Messico. Chiedere e spiegare perchè Frida piaccia così tanto a noi di Nerospinto mi sembra davvero superfluo. Come non appasionarsi ad una donna tanto tenace? Tanto attaccata alla vita? Capace di sopportare così tante sofferenze? Frida Kahlo ha veramente fatto della sua arte il suo grido di strazio, ha vissuto il suo inferno terreno, ha amato, ha odiato, ha sentito tutto. Sul suo ultimo quadro ha scritto “Viva la Vida”, inno ad un tempo terreno insopportabilmente doloroso ma comunque intensamente vissuto.

Noi di Nerospinto vi consigliamo la visione di due film sulla vita di Frida Kahlo: “Frida, Naturaleza Viva” (1986) diretto da Paul Leduce e interpretato da Ofelia Medina. “Frida”, tratto dalla biografia scritta da Hayden Herrera, diretto da Julie Taymor e interpretato da Salma Hayek, che proprio grazie a questo film ha ricevuto una nomination all'Oscar come miglior attrice. Il film è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2002. E consigliamo anche la lettura del libro: “Viva la vida” di Pino Cacucci

Avere l’opportunità di visitare un grande museo seduti comodamente sul divano, magari sorseggiando una bibita fresca, piacerebbe a tutti, anche a chi di arte non capisce molto o non è molto interessato. Questa è una delle possibilità che la rete offre grazie alla Galleria dell’arte perduta, ed è il caso di prenderla al volo visto che si tratta di un esperimento temporaneo.

La Galleria dell'arte perduta (Gallery of Lost Art) è una mostra on line temporanea che racconta le storie di opere d'arte che sono scomparse, sono andate distrutte, rubate, rifiutate dai committenti, respinte dai musei, cancellate, che sono state realizzate con materiali degradabili e quindi effimere: alcuni dei più importanti esempi di arte degli ultimi 100 anni non hanno avuto una lunga vita, ora è possibile ammirarli, conoscerli e studiarli sul web.

Questa galleria virtuale, visibile per un anno sul sito galleryoflostart.com, esplora alcune delle straordinarie e inconsuete circostanze che si nascondono dietro la scomparsa dei maggiori capolavori. Archivi di immagini, film, interviste, blog e saggi sono a disposizione del visitatore per esaminare e capire le opere di oltre 40  artisti del XX secolo.

Il sito è stato realizzato in formato digitale dagli studio ISO e prodotto dalla Tate Gallery in  collaborazione con Channel 4 e con il supporto dell'AHRC, The Arts and Humanities Research Council. La curatrice Jennifer Mundy afferma che la storia dell'arte tende ad essere la storia di ciò che è sopravvissuto; solitamente musei raccontano storie partendo dagli oggetti delle loro collezioni, ma questa esibizione si focalizza sul significato delle opere, sul loro valore per la storia dell'arte mondiale.

Sono dieci le sezioni in cui è diviso il museo virtuale: arte attaccata, distrutta, scaricata, effimera, cancellata, perduta, respinta, rubata, fugace, non realizzata. Per ognuna sono stati selezionati degli autori la cui opera viene sezionata, commentata, analizzata e studiata; viene data la possibilità di capire il motivo che ha spinto l’autore a muoversi su un terreno tanto fragile, a spingersi a indagare in un campo tanto difficile da capire. L’arte contemporanea ha questa componente che non tutti capiscono: è arte concettuale. Può essere povera, semplice, ma nasce sempre da un’esigenza di raccontare, spiegare, esemplificare un qualche messaggio o tema che  all'autore sta a cuore. Tra gli artisti presi in considerazione ci sono alcuni dei più importanti nomi dell’arte mondiale: Bacon, Braque, Christo e Jeanne-Cloude, Otto Dix, Frida Kahlo, Mirò, Henry Moore, Schiele, e molti altri.

Si tratta di un modo nuovo e sorprendente per conoscere l’arte e la sua storia, per comprendere meglio le motivazioni che hanno mosso gli artisti nel loro lavoro, per capire il perché di certe scelte stilistiche, formali, di contenuti e di materiali. Le schede tecniche, le descrizioni accurate, la narrazione della storia delle opere ci permette di conoscere a fondo alcuni degli aspetti dell’arte perduta, di quelle opere che non possiamo vedere nei musei ma che hanno fatto comunque la storia della storia dell’arte.

 

A noi di Nerospinto la Galleria dell’arte perduta piace perché è un progetto originale, stimolante e decisamente moderno. È un’idea nuova che speriamo possa essere presa in considerazione anche da altri musei nel mondo, magari per mostrare tutte quelle opere che continuano a giacere nella polvere di bui magazzini e non vengono esposte alla visione del grande pubblico.

 

 

Avere l’opportunità di visitare un grande museo seduti comodamente sul divano, magari sorseggiando una bibita fresca, piacerebbe a tutti, anche a chi di arte non capisce molto o non è molto interessato. Questa è una delle possibilità che la rete offre grazie alla Galleria dell’arte perduta, ed è il caso di prenderla al volo visto che si tratta di un esperimento temporaneo.

 

La Galleria dell'arte perduta è una mostra on line temporanea che racconta le storie di opere d'arte che sono scomparse, sono andate distrutte, rubate, rifiutate dai committenti, respinte dai musei, cancellate, che sono state realizzate con materiali degradabili e quindi effimere: alcuni dei più importanti esempi di arte degli ultimi 100 anni non hanno avuto una lunga vita, ora è possibile ammirarli, conoscerli e studiarli sul web.

Questa galleria virtuale, visibile per un anno sul sito galleryflostart.com, esplora alcune delle straordinarie e inconsuete circostanze che si nascondono dietro la scomparsa dei maggiori capolavori. Archivi di immagini, film, interviste, blog e saggi sono a disposizione del visitatore per esaminare e capire le opere di oltre 40  artisti del XX secolo.

Il sito è stato realizzato in formato digitale dagli studio ISO e prodotto dalla Tate Gallery in  collaborazione con Channel 4 e con il supporto dell'AHRC, The Arts and Humanities Research Council. La curatrice Jennifer Mundy afferma che la storia dell'arte tende ad essere la storia di ciò che è sopravvissuto; solitamente musei raccontano storie partendo dagli oggetti delle loro collezioni, ma questa esibizione si focalizza sul significato delle opere, sul loro valore per la storia dell'arte mondiale.

 

Sono dieci le sezioni in cui è diviso il museo virtuale: arte attaccata, distrutta, scaricata, effimera, cancellata, perduta, respinta, rubata, fugace, non realizzata.

Per ogni sezione sono stati selezionati degli autori la cui opera viene sezionata, commentata, analizzata e studiata. Viene data la possibilità di capire il motivo che ha spinto l’autore a muoversi su un terreno tanto fragile, a spingersi a indagare in un campo tanto difficile da capire. L’arte contemporanea ha questa componente che non tutti capiscono: è arte concettuale. Può essere povera, semplice, ma nasce sempre da un’esigenza di raccontare, spiegare, esemplificare un qualche messaggio o tema che all’autore sta a cuore.

Tra gli artisti presi in considerazione ci sono alcuni dei più importanti nomi dell’arte mondiale: Bacon, Braque, Christo e Jeanne-Cloude, Otto Dix, Frida Kahlo, Mirò, Henry Moore, Schiele, e molti altri.

Si tratta di un modo nuovo e sorprendente per conoscere l’arte e la sua storia, per comprendere meglio le motivazioni che hanno mosso gli artisti nel loro lavoro, per capire il perché di certe scelte stilistiche, formali, di contenuti e di materiali. Le schede tecniche, le descrizioni accurate, la narrazione della storia delle opere ci permette di conoscere a fondo alcuni degli aspetti dell’arte perduta, di quelle opere che non possiamo vedere nei musei ma che hanno fatto comunque la storia della storia dell’arte.

 

A noi di Nerospinto la Galleria dell’arte perduta piace perché è un progetto originale, stimolante e decisamente moderno. È un’idea nuova che speriamo possa essere presa in considerazione anche da altri musei nel mondo, magari per mostrare tutte quelle opere che continuano a giacere nella polvere di bui magazzini e non vengono esposte alla visione del grande pubblico.

 

 

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Direttore Responsabile
INDIRA FASSIONI

Se vuoi scriverle: direttore@nerospinto.it

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