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La prima copia del White Album appartenuta a Ringo Starr venduta per 790.000 dollari, uno dei rari esemplari del Black Album di Prince e il singolo dei Sex Pistols Anarchy in the Uk uscito per l’etichetta A&M durante il Giubileo della Regina sono solo alcune delle chicche esposte al quartiere fieristico di Pordenone in Viale Treviso 1 presso il Padiglione n°6.

Un’esposizione, per citare implicitamente gli album dei Beatles e di Prince, messa nero su bianco in un happening imperdibile per gli appassionati collezionisti di vinili accessibile a patto che si rispettino le norme vigenti anti COVID -19. L’accesso alla mostra-mercato sarà accessibile esclusivamente ai possessori di Green Pass Rafforzato e mascherina FFP2. I fruitori dovranno inoltre attenersi ai regolamenti in materia di distanziamento interpersonale che dovranno garantire all’interno degli ampi spazi ospitati dal Padiglione.

Una rarissima copia originale in vinile dei Nirvana sarà reperibile dal valore sempre maggiore in quanto il prezzo incrementa al trascorrere del tempo in quanto all’epoca dell’uscita dell’album, antecedente all’avvento del CD, ne venivano stampate pochissime copie. Tabula rasa elettrificata dei CSI, una celebre copia ristampata a causa del pre-mix difettato è inoltre un esempio di musica italiana presente alla fiera del vinile.

Il principale appuntamento del nord-est per il settore, la prima fiera del Friuli Venezia -Giulia accoglie cento espositori provenienti da tutta Europa per creare un’occasione di incontro e opinioni tra i collezionisti. Un incontro ravvicinato con la musica è possibile dalle ore 10:00 alle 19:00 (orario continuato) in un contesto che favorisce lo scambio d’idee tra musicisti e appassionati di musica. Un evento organizzato da Virus Concerti e da Associazione Il Deposito.

Per prenotazioni: DICE.fm

Per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

L'ingresso della Mostra|||

Riapre oggi 2 febbraio a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore la mostra Frida Kahlo - Il caos dentro, un percorso sensoriale tecnologico e spettacolare che immerge il visitatore nella vita della grande artista messicana, esplorandone la dimensione artistica, umana, spirituale.

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Quale miglior occasione per visitare “Claude Monet – The Immersive Experience” e “UNKNOWN Street Art Exhibition” e vivere la festa di Halloween all’insegna dell’arte e della bellezza? La possibilità di vivere questa esperienza è al Teatro degli Arcimboldi di Milano.

Le fotografie di Nicola Paccagnella nella mostra "Umane Tracce" alla Galleria al142|||

All'interno degli eventi di PHOTO FESTIVAL 2020, la Galleria al142 e l’Associazione l’Incontro presentano la mostra "Umane Tracce" la mostra del fotografo Nicola Paccagnella, a cura di Paola Riccardi.

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S'intitola "Umane Tracce" la mostra del fotografo Nicola Paccagnella, a cura di Paola Riccardi, inserita all'interno degli eventi di PHOTO FESTIVAL 2020.

L'inaugurazione dell'esposizione è prevista per venerdì 18 settembre 2020, dalle ore 18.30 alle 21.00 presso la Galleria al142 - Viale Monza 142, Milano.

Un lavoro intenso e profondo che parla di Umanità. Fotografie di un qualcosa che non esiste più, che è stato abbattuto e distrutto, sparito per sempre.

2018, Porto Marghera: tra incuria e abbandono, nel mezzo di un destino segnato, emergono tracce di vita, indizi di esistenza, bagliori di dignità. Segni rarefatti della presenza dell'uomo, che invitano a riflettere sul nostro essere Umani attraverso un percorso in equilibrio tra contenuto emotivo e forza evocativa.

Gli scatti sono ambientati in una fabbrica per la produzione di malto dismessa, sottoposta ad un progetto di riqualificazione portuale, fotografata appena prima della sua demolizione. Finiti gli anni della produzione, in epoche diverse, gli edifici sono stati abitati da clandestini e rifugiati.

Ma, nonostante il luogo fotografato sia abbandonato, l'obiettivo di Nicola Paccagnella riesce a catturare le particolari atmosfere in cui ha vissuto lo spirito degli uomini sconosciuti di ieri e oggi. E perfino la forza delle cose attorno a quelle persone, a quegli essere umani.

Fotografie che accarezzano crudamente una presenza / assenza. Un non c'è più che sopravvive grazie alle immagini di Nicola, in piena aderenza alla poetica della fotografia documentaria.

La mostra è accompagnata dal volume "Umane Tracce" (Ediz. Crowdbooks), 2020.

Libro e stampe per collezionismo saranno acquistabili in mostra.

LA MOSTRA: GIORNI E ORARI

L'inaugurazione della mostra è prevista per Venerdì 18 settembre 2020, dalle ore 18.30 alle ore 21.00.

L'esposizione sarà visitabile dal 19 settembre al 4 ottobre 2020

Orari: Giovedì-ven-sab dalle ore 16.30 alle ore 19.30

Tutti gli altri giorni su appuntamento telefonando al numero: +39 3402554947

Dove:

Galleria al142

Viale Monza 142, Milano

Cortile interno, citofono 105

Ingresso libero

NICOLA PACCAGNELLA

Nasce nella terraferma veneziana nel 1976. Dal 2012 scopre nella Fotografia lo strumento ideale per iniziare un percorso di ricerca e di espressione personale. Si laurea in Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Ambientale, e questo suo percorso universitario lo porta a focalizzarsi sulla città nelle tanti componenti che la generano e la vivono, oltre che sugli elementi essenziali che ne compongono il paesaggio e la quotidianità, in cui spesso la presenza umana è evocata e richiamata più che mostrata.

"La sua Fotografia appare come una composizione di brani fotografici nei quali la nostra visione è completamente immersa" scrive la storica dell'arte Francesca Boncompagni. "Ci guida dentro il suo universo interiore, nella sua dimensione psichica e introspettiva nel tentativo di spingere lo sguardo al di là di uno spazio definito. Una ricerca sperimentale volta alla scoperta di suggestioni, misteri, verità nascoste".

Dal 2012 è membro di Frequenze Visive, associazione locale che esplora e promuove la cultura fotografica. Sono note alcune delle sue foto di street photography sulle città europee, inserite in una serie di mostre e cataloghi dedicati alle capitali d'Europa e curati dalla stessa associazione.

Nel 2018 e nel 2019 ha lavorato al progetto "Umane Tracce". Scompare prematuramente lo scorso 7 febbraio.

Alla memoria di Nicola Paccagnella è stato dedicato il Premio Umane Tracce che aprirà a gennaio 2021.

 

MOSTRE

Con le sue fotografie ha partecipato a mostre collettive d'arte a Venezia, Genova, Perugia, Terni e Viterbo e a mostre fotografiche collettive a NewYork, Budapest, Cracovia, Genova e Trieste.

2017

Scatto Matto, mostra fotografica collettiva, Genova, Palazzo Saluzzo

Gifts of Art, mostra collettiva di arte contemporanea, Genova, Palazzo Ducale

Intimarte, mostra collettiva di arte contemporanea, Perugia, RoccaPaolina

2018

Life, mostra personale, Padova, Virgo Club

Art Walk 2018, mostra collettiva di arte contemporanea, Venezia, Palazzo Zenobio

Black&White, mostra collettiva di arte contemporanea, Genova, Palazzo Saluzzo

London Calling, mostra fotografica collettiva con Frequenze Visive, Venezia, Vigonovo

Forme e Colore#2, mostra collettiva di arte contemporanea, Spoleto, Atelier Doriano

Urban Photo Award, concorso e mostra collettiva (3 foto selezionate),Trieste Airport

UrbanPhotoAward, concorso e mostra collettiva (3 foto selezionate), Krakow, PoDrodze (PL)

G.L.G. Premio Byron 2019, concorso e mostra collettiva (8° classificato), Terni, Museo Arcivescovile

Lines and Curves, concorso e mostra collettiva (1 foto selezionata), Budapest, PH21Gallery (HU)

The Print Swap Project Party, mostra collettiva organizzata da Feature Shoot (2 foto selezionate), NewYork, Root Studios Brooklin (USA)

2019

Forme e Colore, mostra collettiva di arte contemporanea, Viterbo, Museo Colle del Duomo

 

NICOLA PACCAGNELLA | Fotografo

https://www.nicola.photos

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GALLERIA al142

Viale Monza, 142

Milano

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instagram | facebook @alcentoquarantadue

 

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'Appartenenza e distanza' è il titolo della mostra inaugurata il 20 Settembre presso la Galleria Rubin in Via Santa Marta 10, Milano. Il tema sul quale l'artista Christopher Veggetti Kanku pone l'attenzione è il ricordo. Nasce a Kinshasa (R.D.C), di origini afro-portoghesi, italiano d'adozione, ha meno di 40 anni ed è già alla sua seconda personale con la Galleria Rubin, ma non solo: l'abbiamo visto in mostre di buon livello, sia nazionali che internazionali.

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Mostre musei riaccendono l'arte a Milano: non è detto che per visitare qualcosa di nuovo bisogna per forza spostarsi.

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Il MONO Bar si conferma ancora una volta come un locale giovane e dinamico, aperto a mostre e appuntamenti culturali.

Michele Ranauro

Dalla Lucania a New York, strimpellando con il mostro sacro Dizzy Gillespie: la storia di Michele Ranauro, eclettico pianista jazz che racconta di sé, ma anche dei suoi vizi e conquiste in un'intervista irriverente

Si firma "The Maestro", nomignolo affibbiato dalla band di quei - come li definisce lui - "guastatori" dei Casinò Royale, e ha dedicato la sua esistenza alla comunicazione, in forme e dimensioni molteplici che si affastellano principalmente sulle note musicali di un pianoforte. Al secolo, Michele Ranauro è uno dei pochi talenti jazz - ma non solo - per versatilità e una buona dose di ecletticità che bazzicano il panorama musicale odierno. Lui, infatti, racconta di sé: «Sono un prolifico pianista, compositore, produttore musicale, arrangiatore, autore, e direttore d'orchestra Italiano». E chi più ne ha più ne metta, perché a scommetterci riuscirà a inventarsi anche qualcos'altro.

Un passo a ritroso. La sua vita, in particolare quella artistica, si materializzò fin dalla tenera età, a nemmeno sei anni compiuti, giocando con la musica «per ammazzare il caldo estivo e seguire il ritmo delle cicale» nell'assolata Lucania, sua terra d'origine, tutt'ora presente nell'intonazione delle sue parole. La scintilla con il jazz scoppiò quando i genitori gli trasmisero la loro passione per quel genere musicale, portandogli in dono un vinile di Miles Davis, "Blue Haze". E dopo 11 anni di severo studio di pianoforte e di armonia, venne iscritto a un workshop di musica jazz, vincendo il primo premio: una borsa di studio per frequentare i corsi del Berklee College Of Music , a Boston . A 16 anni, colse la prima importante occasione e trasvolò l'oceano. «Tutto durò molto poco - ricorda - perché chiesi di disertare il collegio». Il giovanissimo non era a suo agio in quella realtà, così vittoriana, he didn't speak english very well (non parlava molto bene inglese nda) e gli altri studenti lo isolavano. «Ero un fenomeno del pianoforte, tuttavia non stavo bene con me stesso», testimoniato da una forma fisica in sovrappeso. Si allontanò dunque dal collegio e traslocò nel New Jersey, in casa di un parente, a soli 20 minuti da New York City, la città che forse più di ogni altra parla ed esprime lo spirito del jazz. Lì, iniziò a buttarsi nella mischia, a farsi le ossa in jam sessions estenuanti, con una libertà ed emancipazione di espressione, senza troppe storie. A rigor di cronaca va segnalato che Michele Ranauro la spuntò ugualmente sul conseguimento del diploma al Berklee College of Music, nel 1993, preceduto cronologicamente dal diploma di pianoforte al conservatorio di Bari. E tra le altre cose, e collaborazioni con mostri sacri della scena jazzistica, tra cui Tito Puente, Giovanni Hidalgo, Steve Turre, finì per suonare con un mito, Dizzy Gillespie. Negli anni successivi conobbe il musicista e produttore Franco Godi, il quale lo reclutò per la produzioni di alcuni progetti musicali. La carriera era cominciata e si faceva strada.

Arriva l'affermazione. Lungo i sentieri professionali, perennemente in salita, affianca grandi della musica italiana (Articolo 31, Fiorella Mannoia, Casinò Royale, Jovanotti etc.), crea colonne sonore, talvolta impiegate in spot pubblicitari e vanta una partecipazione, come compositore e pianista, al 57° Festival di Sanremo, con la canzone "Amami per sempre". E altro ancora.

Biografia conclusa, adesso è arrivato il momento di conoscerlo meglio, con domande un po' più personali e a tratti irriverenti, in un ordine non-ordine.

Se penso a un romanziere, me lo immagino produrre di notte davanti a una scrivania che batte sui tasti di una macchina da scrivere. Invece, un jazzista? Se pensi a un jazzista, immagina una persona che attinge da tutte le cose che vede e poi le mette insieme per creare un linguaggio trasversale.

Hai avuto la possibilità di lavorare con un grande del jazz, Dizzy Gillespie. Ti anticipo che noi non lo faremo, ma quante volte ti è stato chiesto qualcosa su di lui e sulle sue abitudini? Non ha cominciato ad annoiarti? La noia può essere momentanea, quando senti da parte dell'interlocutore una non motivazione o non profondità. Ad esempio: una stagista 25enne che ti dice: «Raccontaci un po' della tua esperienza con Dizzy Gillespie... figo, vero?». Se una inizia così, io mi srotolo già i "maroni".

Così, alla fine anche noi, implicitamente e senza cadere nel banale riusciamo a scucire un suo ricordo. Non mi rimane tanto linguaggio musicale quanto l'umiltà della persona che si riassume nel modo in cui la prima volta si è rivolto a me, con questa domanda: "Do you wanna play with us?" (vorresti suonare con noi?).

Usciamo subito dagli schemi: durante questa intervista hai già fumato una sigaretta (sono passati 10 minuti di colloquio), quante in un giorno? Troppe! Siccome è rimasta praticamente l'unica esperienza tossicomanica che ho, mi sento motivato a continuarla. Ho pensato diverse volte di smettere, poi però mi consulto con l'altra parte del mio cervello, quella più dedicata alle attività razionali, che mi consiglia di seguitare perché sto facendo delle buone cose, e quindi è meglio aspettare ancora un po'.

Altri vizi? Ho un peccato di gola incredibile... ve lo dico, ma che rimanga tra noi (Inizialmente abbiamo promesso l'omissione, ma alla fine siamo riusciti a estorcere il permesso alla pubblicazione). Sono un "feticista" del caciocavallo. Vado così nel dettaglio che la parte di questo specifico formaggio che mi piace è una sola: la testa. Quando sono in Lucania tutti sanno - riferendosi ai titolari delle attività commerciali relative - che mangio solo la porzione superiore.

Dopo il cibo... Hai fatto jingle per lo Jagermeister e per il Mirto Zedda Piras, ti ci sei mai ubriacato? No, con questi alcolici mai. Ma dal punto di vista dell'ubriacatura la mia esperienza mi ha portato oltre il 3D. Sono riuscito a toccare la 7° e l'8° dimensione, ho raggiunto Andromeda e tanti altri pianeti.

Domanda intima, un po' da giornale trash, sei single o... ? (Risponde enigmaticamente) Sono single, sono double.

Parliamo di donne: quanto successo hai avuto, in questo campo, grazie alla tua carriera? È un quesito che mi ero già posto. Per rispondere ho realizzato un file che riporta tutti i nomi delle partners con cui sono stato a letto.

Tante o poche? Dacci una stima! Un file .doc di medie dimensioni. Non dico altro. Potrebbero essere tante, oppure una semplice foto che appesantisce il tutto. Questa, comunque, è comunicazione da 2030! Attenti a sviscerarla. (Infatti, non lo facciamo lasciando libera interpretazione al lettore!).

Passiamo ad altro. Attualmente, nel Paese c'è un gran trambusto circa la questione politica. Che cosa vota un jazzista tipo? Ci sono degli schieramenti precostituiti? Io credo che i musicisti appartenenti al "quadretto" jazz siano tradizionalmente di sinistra: si fanno crescere la barba, girano con giacche i cui gomiti sono coperti da pezze e l'Unità in tasca.

E tu? (Se la scampa con un Gaber, senza attribuzione di genitorialità). Io non so cos'è la sinistra né cos'é la destra.

Noi non l'abbiamo chiesto, ma è venuto fuori lo stesso, come forma di espressione alternativa, e soprattutto in esclusiva! Michele Ranauro si scopre... La Maga Maurina, è un personaggio da me inventato, che sta per impazzare. Un canale televisivo importante si è interessato per fare uno show... ma non mi voglio svelare troppo. (Poi si sbottona). Si tratta di una cartomante che legge i tarocchi in tivù, che ha origine calabrese con la residenza a Dubai. (E ci offre anche un assaggio, con tanto di interpretazione e sdoppiamento della voce. Per visionare una sua performace:

Attraverso essa metto in atto le mie convenzioni mentali, quando non posso e non voglio farlo in musica. Altrimenti verrebbe fuori qualcosa tipo Benny Hill.

Un po' di promozione: cosa mettiamo per fare un approfondimento sul tuo conto? Hai un sito web? Il sito non è stato mai completato, è una scelta estetica. Non so che contenuti inserire. Io sono un guastatore perciò potrei mettere un redirect per convogliare gli utenti dal mio sito a uno porno, e con un altro redirect far loro scaricare un virus. Una sorta di performance virtuale! Se volete, invece, sapere qualcosa di più andate a cercarmi in Facebook.

Neanche a farlo apposta e adesso capirete il perché: quanto sono importanti le mani per un musicista? Mai pensato di assicurarle come fanno alcuni personaggi famosi? Ma voi lo sapete con quante mani suono io? (In effetti, ammettiamo che dai filmati visionati, avevamo intravisto un tocco inconsueto, non convenzionale, credendo che fosse una cosa voluta, un vezzo di virtuosismo). In verità, ho avuto un incidente nel 1999 e sono stato privato della funzionalità principale della mano sinistra. Questo mi ha messo di fronte alla problematica di dover trovare una maniera di suonare ed esprimermi con una limitazione. Per certi versi è stata una fortuna perché mi ha permesso di approfondire il linguaggio, a prescindere dall'aspetto tecnico che non è stato trascurato.

Nel salutarvi, ci prendiamo la libertà di segnalarvi la melodia che più ci è rimasta impressa di "The Maestro", buttateci un'occhiata perché merita:

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Direttore Responsabile
INDIRA FASSIONI

Se vuoi scriverle: direttore@nerospinto.it

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