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Come ogni estate, lo spettacolo delle Perseidi, note come stelle cadenti, è garantito.
Per i nostri lettori romantici che vogliono concedersi una pausa dalla routine frenetica della città suggeriamo indimenticabile weekend in uno degli hotel da sogno più belli e più antichi del Lago di Como: il Grand Hotel Tremezzo.
Un autentico palace in stile Liberty, un hotel a 5 stelle lusso dove concedersi una vacanza regale in totale sfarzo e relax.
Il panorama su Bellagio e sulle Grigne è incantevole, meraviglioso grazie alla sua posizione unica sulla sponda del lago. La posizione è strategica nel cuore del lago, a sola un'ora di distanza dall'aeroporto di Milano Malpensa.
Il Lago di Como è certamente uno dei luoghi più famosi e ricchi di fascino del mondo. Il turismo internazionale di élite lo ha eletto da sempre tra le sue destinazioni preferite. Tappa obbligata nell'immaginario dei viaggiatori e considerato dagli innamorati il luogo ideale per le loro fughe romantiche.
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Da sabato 17 a martedì 20 gennaio Milano presenterà la moda uomo autunno-inverno 2015-2016, con oltre 100 appuntamenti tra sfilate, presentazioni ed eventi. Saranno presentate le collezioni di Ermenegildo Zegna, Jil Sander, Versace, Andrea Pompilio, Philipp Plein, Bottega Veneta, Richmond, Calvin Klein Collection, Emporio Armani, Gucci, Dirk Bikkembergs, Ermanno Scervino e tanti altri.
Ma non mancheranno eventi aperti a tutti: va assolutamente fatto un giro in Via Gesù, che, per chi non fosse aggiornato, si sta trasformando nella Via dell'uomo, ovvero, nella nuova strada del lusso menswear. Durante la settimana della moda maschile apriranno qui i loro spazi al pubblico Versace, Doriani, Tincati, Luciano Barbera, Brioni, Caruso, Kiton, Stefano Ricci, Zilli, i brand di scarpe Barrett, Doucal's e Silvano Lattanzi, le sartorie Tindaro De Luca e Mariano Rubinacci, il camiciaio Barba, il profumiere Acqua di Parma e l'atelier-biblioteca Uman.
In via Montenapoleone invece potrete vedere dal 14 al 21 gennaio gli scatti di Gastel on the road, esposizione en plein air di 27 foto del noto fotografo. Ritratti di Roberto Bolle, di Francesco Scianna e di altre icone maschili italiane si succedono nella via più importante del quadrilatero della moda. L'obiettivo è raccontare la figura dell'uomo dagli anni '80 ad oggi, mettendo in risalto i dettagli di stile dei soggetti rappresentati.
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Scintillante, vorticoso, caotico e spettacolare: il Grande Gatsby ritratto da Baz Luhrmann è tutto questo.
Un turbinio di luci, musiche, balli sfrenati e avventori che si avvicendano ogni giorno nella casa dell'uomo più ammirato e misterioso di West Egg, celebrandone il mito ma non comprendendone appieno il potenziale.
Lo sfarzo e la ricchezza di questo fascinoso gentiluomo, che poco si concede delle grandi feste che organizza, sono uno specchio per le allodole che attrae la più ampia varietà di personaggi, tranne colei che lui veramente desidera, poiché, anche lo splendore del lusso più sfrenato, non può competere con la speranza che sa accendergli nel cuore quella luce verde che risplende ogni notte dall'altro lato della baia e che sembra possa afferrare solo tendendo la mano: la luce del pontile della casa della sua amata, la sua passione mai spenta per Daisy.
In una cornice anni 20 ricostruita in modo splendido, dai meravigliosi costumi alle preziose scenografie, il film rilegge in chiave pop (soprattutto per la scelta della colonna sonora, molto audace) il classico di F. S. Fitzgerald. Non potendo rendere la delicata poesia che caratterizza alcuni passaggi del libro, il regista ha optato per una lettura differente, portando all'estremo la resa visiva di alcune scene con carrellate vertiginose ed esplosioni di luce e colore, rendendo più contemporanei gli ambienti mondani descritti e regalando una dimensione a sé ai due protagonisti.
Il sentimento, mai dimenticato in 5 lunghi anni di distanza, che riempie il cuore di Gatsby viene esaltato con sequenze a tratti ironiche, ma nella maggior parte dal sapore onirico in quanto, come cerca di spiegare più volte l'amico Nick Carraway, non è possibile rivivere il passato.
Ma dentro Gatsby la convinzione e la volontà sono più forti della realtà e l'ardore che brucia in lui al solo pensiero di Daisy lo porta a credere che anche per lei sia la stessa cosa, che resteranno insieme per sempre.
Lo scontro con la verità dei fatti porta però a riflettere: Daisy è sposata, Gatsby per potersi permettere quanto possiede è entrato in affari con i peggiori malavitosi di New York e tutto ciò crea un solco tra i due che non si può cancellare.
Il conflitto tra un presente inaccettabile e un passato che deve rivivere ad ogni costo è incarnato perfettamente dal protagonista, la cui dedizione al proprio sogno lo porta ad avere fede nelle sue possibilità sino al momento della sua morte.
Un impareggiabile Leonardo Di Caprio sovrasta tutto il cast (composto da star di rilievo quali Tobey Maguire, Joel Edgerton, Isla Fisher), rendendo con i gesti e soprattutto con gli sguardi il tormento di un uomo innamorato e prigioniero di un'illusione meravigliosa da cui è impossibile affrancarsi, ma sprigionando al contempo quel fascino e quella compostezza degna dell'uomo più mirabile e realizzato, quale Gatsby mira ad essere.
Un film da non perdere per lasciarsi incantare dal fascino di un'epoca che non c'è più e per farsi travolgere dalla forza di un amore che determina la grandezza di un uomo più di quanto possa fare qualsiasi ricchezza o posizione sociale.
“Non c’è lusso senza artigianalità” è questo il filo conduttore, il punto di partenza di tutti i progetti del brand, che si sviluppano sulle capacità ed il know-how tecnico che gli artigiani della casa possiedono e si tramandano da generazioni. Da tutta questa esperienza, il cui valore non è quantificabile, nasce uno stile che si snoda superbo sugli altri e ciò che ne risulta è puro lusso contemporaneo contraddistinto sempre da un elemento di rarità e unicità.
Tomas Maier è stato nominato direttore creativo della maison nel 2001. Ha un carattere deciso e appassionato, dedito all’artigianalità, alla sobrietà e alla raffinatezza che lo ha reso l’artefice di un’espansione di gigantesca portata del marchio Bottega Veneta. Prima di proseguire nell’ampia missione di rilancio del brand Maier ha costituito il nucleo di valori su cui edificare una nuova filosofia: materiali di altissima qualità, straordinaria maestria artigianale, funzionalità contemporanea e design senza tempo. Seguendo questi punti fondamentali il designer ha trasformato Bottega Veneta in un marchio che non è soltanto sinonimo di lusso ma più propriamente di una filosofia di vita.
Da quando è arrivato a Bottega Veneta, i progetti si sono moltiplicati e sono stati integrati con la collezione per la casa e la gioielleria.Per salvaguardare la tradizione che contraddistingue il marchio, l'azienda ha fondato nel 2006 a Vicenza una scuola d’artigianato, la Scuola della Pelletteria, con l’obiettivo di incoraggiare e formare una nuova generazione di artigiani in grado di proseguire nel tempo la mission aziendale. Per chi desidera una full immersion nel lifestyle Bottega Veneta, il St Regis Hotel di Roma e Firenze ed il Park Hyatt Hotel di Chicago offrono l’esclusiva ed unica esperienza delle suite Bottega Veneta, scrigni prestigiosi dove il termine lusso è il comune denominatore di ogni dettaglio e materiale. Con tutta una serie di interventi stilistici e strategici Maier tra il 2001 e il 2011 ha incrementato i fatturati del brand dell'800%. Bottega Veneta è riuscita a diventare un marchio globale perché la sua filosofia rappresenta quei valori di preziosità, ricercatezza e gusto per la qualità che sono apprezzati in tutto il mondo. Trovare tutto questo in un prodotto che è anche funzionale e molto spesso privo di logo, lo rende effettivamente testimone di una filosofia, una sfida contro il tempo e le massicce produzioni logate, che poco a poco sviliscono l’idea del gusto e gli ideali della bellezza pura.
“La mia principale fonte d’ispirazione è l'arte, ma anche la natura, la storia e in realtà tutto ciò che mi circonda. A volte per iniziare a disegnare, a mettere mano a uno schizzo che poi diventerà un'intera collezione, mi basta innamorarmi di un colore. Non mi sono mai preoccupato di trovarmi senza ispirazione, senza idee. Però è sicuramente una sfida quella di avere ritmi sempre più serrati e allo stesso tempo mantenere una coerenza creativa. Una cosa che mi aiuta è visitare un museo o qualsiasi altro luogo affascinante ci sia nei posti in cui mi trovo per lavoro.”
Il gesto intellettuale di Maier nasce dalla ricerca di ciò che lo circonda, dall’interpretazione ispirata dei tempi e dei luoghi, reali e metafisici, e tutto questo confluisce e poi sboccia nelle sue creazioni, assolutamente timeless, dove mitiche donne solcano scenari eterei eppure reali, svelando una sensualità ricca di dettagli e contemporaneamente semplice, senza abusi, senza timori, una donna consapevole della sua unicità creativa, individuale ma assolutamente connessa con tutto il resto. Non una stampa dunque, e neppure un taglio, ma un mix di elementi accuratamente studiati e disposti dipingono e scolpiscono di volta in volta un profilo che sembra quasi destare lo stupore di un’opera d’arte contemporanea in movimento. Fondendo elementi di tradizione e innovazione il designer è riuscito a determinare il potenziale, ogni volta espresso a pieno di uno stile senza tempo. Una vetta del lusso, della bellezza colta, che non conosce frontiere e accoglie eletti in tutto il mondo.
Per la collezione Autunno/Inverno 2013-2014 di Bottega Veneta Tomas Maier ha presentato una linea, che è allo stesso tempo informale e lucidata. Ha portato sulla passerella outfit scultorei che enfatizzano la silhouette di volumi, capi pronti a sfidare i climi della prossima stagione fredda. Cavallo di battaglia dell’intera collezione è il panno di lana, tagliato a vivo o infeltrito attraverso il quale si delineano nuovi corpi e magiche proiezioni. Cuciture a vista incidono i materiali, unendo i lembi con giochi di chiaro-scuro. La flanella si accosta alla seta e al raso in contrasti di grezzo e leggero. Si tratta di una costruzione complessa, l’aspetto generale evoca l’idea della trasformazione, e il risultato è davvero la scoperta dell’inaspettato. Elegante è la palette cromatica che pur eleggendo il nero come colore della stagione, si spezza poi con l’avorio, il rosso ciliegia, il tabacco e le sfumature dell’ocra e del senape. Ricercate le borse in cui si intrecciano sapientemente nappa e pellami esotici con elementi più crudi e contrastanti come la rafia. Ecco come il Direttore Creativo della Maison vicentina riassume questa ultima fatica: “la collezione è incentrata sulla proporzione, la precisione, la facilità e la bellezza semplice della materia”.
Ancora una volta, quello che spicca particolarmente dall’operato di Maier è un abbraccio intellettuale totalizzante, che si diffonde in tutto il suo lavoro. Le modelle in passerella evocano una freddezza sensuale e caleidoscopica, lucida e sublime. La sua unità di visione è propositiva e ci svela nuovamente la capacità di governare un’idea, di realizzarla poi, senza avvilirla grazie alla straordinaria fattura. Tutto funziona perché c’è un motivo, ogni prodotto è proiettato nella visione d’insieme della maison, che raccoglie un abito, una boccetta di profumo e una borsa. Tutto questo ha un senso insieme.
Strong Fashion è senz’altro il termine con cui potremmo descrivere il connubio tra l’eleganza di Valentino e l’irriverenza di Richardson. Un braccio tatuato (quello del fotografo) afferra con decisione una borsa e tiene sospeso un sandalo sling back. La potenza di questa advertising nasce dalla fusion della trasgressione con il rosso Valentino. La semplicità dello sfondo lascia chiaro il messaggio della nuova, provocatoria collezione Rockstud Rouge e Noir, un’altra sfida per la Maison sinonimo di lusso e raffinatezza in tutto il mondo. Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri ci dimostrano che anche l’eleganza può osare, senza per questo perdere di allure. Le distanze immaginarie si abbattono! Questo è quello che emerge da questa nuova collezione e dal concept filosofico di una collaborazione innovativa.
La nuova campagna F/W di Valentino si gioca tutta sui contrasti: accantonate le modelle super skinny ed eteree usate per le campagne precedenti da Sarah Moon per la Maison. Lo stile delle foto è quello tipico di Richardson, fondo bianco/grigio e un sapiente ma evidente uso del flash che mette in risalto la specifica crudezza dell’immagine.
I designers affermano «E 'stato un piacere per noi lavorare con Terry Richardson per la campagna Fall 2013. Terry ha interpretato le nostre edizioni speciali Rockstud Rouge e Noir raccontado con il suo tocco la natura elegante e sensuale dei nostri accessori, descritti come oggetti del desiderio». Scattata a Roma presso lo studio Backspace, la nuova adv è stata curata dall'agenzia Rem, a stretto contatto con la Maison dalla campagna pubblicitaria del 2009.
Terry Richarson ha saputo dare un forte tocco glamour-rock alle borse e alle scarpe borchiate di Valentino. Il fotografo ha collaborato a stretto contatto con i due direttori artistici della griffe, che sono rimasti soddisfatti del risultato allo stesso tempo chic e provocatorio degli scatti. La campagna verrà pubblicata sulle maggiori riviste di moda a partire da metà maggio negli USA, in Italia, in Russia, in Giappone, in Francia, in Gran Bretagna e in Cina. La collezione Rockstoud per l’autunno inverno propone un look casto ma sexy per dare uno spirito glamour e rock tra borchie e sensualità. Terry Richardson, noto per le sue trasgressioni davanti all’obiettivo, non si ferma davanti a nulla quando vuole shockare, e il fatto che venga scelto come fotografo per una campagna, è già di per sé, un evento mediatico. Ecco perché colpisce la svolta “aggressiva” di un marchio classico come Valentino dedito a concetti e forme comunicative così diametralmente opposte. Fashion has not limits !
Parlare di lusso al giorno d’oggi significa farlo con la piena consapevolezza di ciò che tal concetto ha rappresentato nel passato, evitando anche di inciampare in ricorrenti luoghi comuni. Magnificenza, sofisticatezza, ricercatezza potrebbero essere considerati nel contempo sinonimi e caratteristiche del lusso.
E’ tuttavia necessario sottolineare che, se ci si riferisce al lusso inteso come ricchezza e nello specifico ad oggetti costosi, in quel caso si tratterebbe di una ormai superata concezione dello stesso. Non è infatti detto che un oggetto particolarmente caro sia logicamente lussuoso, né tantomeno elegante. Anzi, un’eccessiva esibizione di oggetti del lusso sfocia in volgarità o in cattivo gusto.
Oggi si tende a definire il lusso come un ‘qualcosa’ a cui la nostra mente è rivolta o, più semplicemente, da cui è attratta in quanto manifestazione di una perfezione attraverso cui i nostri sensi si sentono appagati.
Decade il vecchio concetto di status symbol per essere sostituito da quello di style symbol: si vuole entrare in possesso di un oggetto del lusso non per testimoniare l’appartenenza ad una èlite, ma per sentirsi ‘esclusivi’.
Quello del lusso e quello del design sono due mondi che viaggiano di pari passo, incontrandosi e scontrandosi, portando alla luce nuove realtà estetiche che trascendono il necessario. Ci si ritrova improvvisamente colti da un desiderio: quello di cedere alle lusinghe che alcuni oggetti esercitano su di noi. Automobili dal design d’avanguardia, collier in oro impreziositi dai diamanti più ricercati, yacht arredati come alberghi a cinque stelle e, perché no, abiti. Già, anche - o meglio soprattutto - la Couture è legata al mondo del lusso. Nell’ambito specifico della Moda, il lusso deve essere oggi interpretato come l’occasione per cimentarsi nella sperimentazione finalizzata alla ricerca di nuove soluzioni che non risultino scontate o già viste - rischio che si è riproposto spesso e volentieri negli ultimi anni anche a causa della nascita di aziende di ‘fast fashion’. Proprio per contrastare questo mercato che inevitabilmente induce ad una forma di globalizzazione/omologazione, nell’ultimo decennio si è pensato di poter trovar rifugio nell’artigianalità. Parlare di artigianalità implica parlare del lusso, un po’ come un’equazione matematica: un abito, un accessorio, una scarpa pensati e realizzati a mano e su misura diventano oggetti di lusso.
A cadenza stagionale, puntualissima come da calendario, la Moda si fa spazio nei principali centri: New York, Londra, Milano, Parigi. Ogni collezione presentata sulle passerelle esprime il tentativo di voler reinterpretare l’identità della maison e, contemporaneamente, offrire al pubblico il frutto di nuovi studi relativo alle forme, ai volumi, dettagli, lavorazioni, stampe e ricami. La necessità di intraprendere nuove strade tesa ad una continua evoluzione è propria del prêt-à-porter di un certo tipo, ossia quello che si identifica come ‘alto’ in quanto a creatività e qualità, ed anche dell’Haute Couture.
Sulle passerelle sfilano abiti che, per la qualità e la meticolosità della manifattura, comunicano un’idea di lusso e di sofisticatezza.
Ne sono sicuramente un esempio i capi delle ultime collezioni firmate da Riccardo Tisci, direttore creativo del marchio francese Givenchy. Lo stilista italiano concretizza l’incontro fra la sua immaginazione ispirata dall’ osservazione del mondo e lo studio delle culture e delle sub-culture contemporanee da cui si lascia contaminare. Non mancano mai riferimenti letterari, musicali, cinematografici e artistici. Gli abiti non sono semplici ‘ritagli di stoffa cuciti’, ma uno strumento attraverso cui raccontare delle storie, delle emozioni, delle visioni.
Abiti che impressionano per la precisione dei ricami tridimensionali che li caratterizzano, per le lavorazioni ottenute attraverso gli intrecci con la pelle o il visone rasato, per i giochi di frange in nappa, per la preziosità dei tessuti di cui son fatti, per le ricercate ed equilibrate geometrie costruttive finalizzate alla definizione di silhouette contemporanee. Ed è proprio nella minuziosità di questi dettagli che si nasconde il lusso.
Lo stesso discorso potrebbe essere fatto se ci si riferisce al duo composto dagli stilisti Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, a capo della storica maison Valentino. Attraverso le loro collezioni di prêt-à-porter e di Alta moda si percepisce come il concetto di lusso inteso come classe e discrezione nella ricchezza sia stata la svolta attraverso cui poter re-interpretare il marchio romano. Nel loro caso specifico si potrebbe parlare di lusso dell’artigianalità: nell’ ultima collezione estiva di Haute Couture emerge ancora una volta la straordinaria creatività del duo se non l’eccezionale bravura delle mani delle première che hanno saputo parafrasare attraverso costruzioni, cuciture e sperimentazioni di ricami la storia immaginifica che era alla base dell’ispirazione. Ne sono un chiaro esempio i capi impreziositi dal disegno di una cancellata reso attraverso un piping cucito con la tecnica del sottopunto o da fiori croché in 3D e paillettes di ceramica che si confondono fra le iridescenze madreperlacee dei tessuti, rimandando così a quell’idea di giardino, quasi onirico, da cui ha avuto vita il racconto.
La Moda è capace di regalare forti emozioni come in un climax ascendente sia a chi sa interpretarla o sia a chi, semplicemente, si limita ad osservarla. Un po’ come quando ci si ritrova dinanzi a “La zattera della medusa” di Géricault o si assiste ad un film di Lars von Trier: non si finisce mai con lo stupirsi. E di fronte a tutto ciò, forse, diventerebbe superfluo chiedersi perché la Moda sia un lusso.
Luigi Gentile
- Vintage Future -
Atalanta Weller è un nome emergente della moda internazionale, un nome che sta facendo molto parlare di se'. Progetta scarpe concettuali, che vanno oltre i tradizionali confini; rompe le regole, facendo dell’avanguardia il suo punto di forza creativo. Ha conseguito il diploma presso il prestigioso Cordwainers College di Londra, lavorando successivamente per grandi marchi come Clarks, Hugo Boss e Gareth Pugh. Essere un designer oggi non vuol dire necessariamente essere un creativo puro; questo non è sicuramente il caso della Weller che sembra quasi più appartenere al mondo dell’arte che a quello del business. Lo conferma il fatto che le sue scarpe siano state acquistate per la collezione permanente del Victoria&Albert Museum, goal che mi racconta con particolare emozione. Quando ieri ci siamo incontrati, Lei era appena arrivata a Milano per la presentazione della sua collezione A/W ’13-14; parlare con lei è stato davvero entusiasmante e nel tempo trascorso insieme ho scoperto una persona molto dolce e allo stesso tempo decisa. Mi ha davvero impressionato come il suo carattere potesse somigliare cosi tanto alle sue scarpe, può sembrare un concetto scontato, ma se si guarda a fondo, non lo è. Quante persone riescono ad esprimere la propria vera personalità e grazie a questa riescono ad avere successo interpretando simultaneamente il gusto della contemporaneità ?
I suoi disegni sono geniali, Atalanta possiede uno spirito visionario attraverso il quale sovverte le regole lasciando un segno. Nel suo lavoro è chiaro l’amore per le immagini grafiche, come per le silhouette ispirate all'architettura di Pier Luigi Nervi. Le sue creazioni innovative si collocano tra la ricerca del very selected vintage e il cyber-future; questo contrasto è accentuato oltre che dalle scelte stilistiche anche dall’abbinamento dei materiali: plastiche trasparenti, metalli e pellami si abbracciano dando origine a soluzioni inedite e ardite ma mai eccessive. Colpiscono i tacchi in legno o rivestiti di intrecci optical in bianco e nero (must have). Punto di partenza si rivela l'autentico design: la forma geometrica pura. Ricorrente è il triangolo, attraverso il quale, nelle fibbie, cucito o stampato è possibile identificare molte delle sue creazioni. Celebri le sue scarpe "cubo" e "sfera", a sfera è anche il tacco gonfiabile delle scarpe che la designer ha realizzato in esclusiva per Lady Gaga . Le sue calzature varcano con facilità il limite che le separa dall’arte della scultura. Il suo stile è contemporaneamente sexy e romantico, oggetti di design che fondono in sé stessi formale e casual: elementi versatili, adattabili ad ogni contesto e outfit. Tra i suoi designers preferiti ci sono Salvatore Ferragamo e Raf Simons ma a chi le chieda chi sia la sua icona, Atalanta risponderà fiera : “Mia madre”.
Molte sono le celebrità che hanno deciso di indossare le sue creazioni che possono essere perfette per le occasioni più glamour, ma anche nella vita quotidiana, portando con loro un pizzico in più di creatività oltre che di stile. Queste scarpe appartengono a una donna consapevole, energica e sensuale, che ama scegliere nella differenza e non nell’ovvietà.
E se dovessi definirle con una sola parola?
Personalità!
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Dalla decostruzione degli abiti alla decostruzione del brand.
Martin Margiela, designer belga, simbolo della moda concettuale senza tempo e di uno stile pulito, esce dalle vetrine esclusive delle aristocratiche maisons per portare le sue iconiche creazioni destrutturate sugli stand del più grande magazzino low cost, offrendosi così, per la prima volta, ad un bacino di consumatori ampio e popolare.
Dopo altri casi di indiscutibile successo, anche la Maison Margiela si attesta tra i migliori esempi di “mass-tige”, termine che sottende l’unione di una logica distributiva mass market al concetto di “prestige”. Ed è subito delirio di pubblico e incremento di notorietà.
Tra i primi esempi di questo trend crescente ci fu Karl Lagerfeld, che qualche anno fa presentò la prima capsule collection in partnership con H&M.
Donne che fino a quel momento ignoravano l’esistenza dello stilista di Chanel, sentirono il bisogno di avere un suo capo nel guardaroba, a costo di montare una tenda la sera prima del lancio davanti ad uno store H&M, così da avere la certezza di potersi accaparrare un “pezzetto” di quel sogno che lo stilista aveva prima realizzato solo per un’élite di dame facoltose.
Karl Lagerfeld intuì, pioneristicamente e non senza critiche da parte di chi poi lo avrebbe emulato, come la moda, in un’epoca permeata da accelerate trasformazioni sociali, di crescenti orientamenti etici dei consumatori e di continue oscillazioni economiche, fosse costretta ad abbandonare le proprie stanze dorate nelle vie noiose e solitarie dello shopping, per calarsi tra i comuni mortali nei quartieri più popolari e in fermento.
Questa scelta non fu dettata da un nuovo impulso magnanimo di cui la moda, per sua definizione, ne è esente. Fu, al contrario, una strategia vincente legata alla florida sopravvivenza di un brand.
La cultura popolare e giovanile infatti, insieme alle suggestioni degli stilemi passati, da sempre rappresentano le fonti di ispirazione sull’impulso creativo di un designer.
Si rende così necessario restituire alle stesse fonti creative il risultato del proprio lavoro.
Per incrementare la notorietà, per elevare gli utili su altri canali di distribuzione, per dialogare con i corpi e il mondo da cui traggono ispirazione. Il pop è l’imprescindibile linfa vitale che alimenta il successo di una griffe, indipendentemente dal suo posizionamento su fasce di prezzo elitarie.
Non sorprende, infatti, come la ricerca degli stilisti che precede la gestazione di una collezione avvenga sempre più tra le bancarelle dei mercatini in giro per il mondo.
Il concetto di esclusività si toglie, dunque, la corona e si cala nel pop-olare. Non vige più il dogma secondo cui “esclusivo” sia per pochi perché costoso, si fa sempre più spazio la tendenza per la quale l’esclusività sia frutto di una scelta estetica personale e originale, espressione di un messaggio di chi indossa. Un paradosso necessario: i grandi imperatori della moda trovano la salvezza del proprio regno solo se sono in grado di conquistare – anche – una larga adesione popolare.
Questa strategia non sembra nuova e fa pensare ad una regina che dal palazzo lancia croissant per avere salva la testa; seguendo il parallelismo, la storia ci ricorda che tale gesto non è automaticamente salvifico. Ma per fortuna loro, in questo caso non ci sono le teste degli stilisti a correre il rischio di sanguinare, ma le griffes e i gruppi finanziari proprietari che ne stanno a capo e non comprendono il fenomeno; e dall’altra parte ci siamo noi, un popolo non affamato di pane ma con il mesto desiderio di poter vestire nel modo che meglio ci rappresenta. Operazione in ogni caso possibile, senza scomodare nessuno dai palazzi dorati.
Ed ecco quindi, subito dopo una discutibile collezione di accessori di Anna Dello Russo, il nuovo regnante democratico che si aggira tra i sobborghi della città in cerca di consensi e riconoscibilità:
Martin Margiela, un genio indiscusso che resta fedele al proprio dogma. Per H&M ritroviamo una collezione iconica e d’avanguardia che rappresenta appieno il suo stile: decostruzione delle forme classiche degli abiti per una nuova concezione dei volumi e delle linee; cura apparentemente sartoriale nei dettagli e nell’esposizione dell’anima dei capi: le fodere emergono e si fanno visibili, mostrando la struttura, le maniche si staccano, si allungano, si rimontano in modo originale. Questo modus operandi riprende una pratica non nuova nella moda. Già nei fenomeni punk e street si tagliavano tshirt e si strappavano jeans con l’idea di infondere un nuovo impatto a capi già confezionati, per dargli un nuovo volto più attuale e per trasformarli in un veicolo del messaggio generazionale.
L’unico elemento che manca, è la qualità dei tessuti: il mass market impone dei limiti e la realtà emerge al tatto.
Il risultato è quello atteso: una grande opera di stile, frutto di una personalità geniale a poco prezzo. Da guardare, apprezzare e indossare con cautela.
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