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Venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 maggio, torna a Milano il festival di pianoforte che da anni anima la città. Piano city Milano: oltre 50 ore di musica e 400 concerti, che vedrà protagonisti Olafur Arnalds, Alan Clark Boosta, Dardust e tanti altri.

Il 21 e 22 agosto a Biel, in svizzera, si svolgerà il primo Body and Freedom Festival, in cui artisti internazionali sfileranno nudi per le strade pedonali della città, in una performance artistica di nudo pubblico che ha lo scopo di infrangere il tabù dello spazio urbano e di portare il nudo fuori dai musei, dove la gente è abituata a vederlo.

Che si tratti di arte, oppure di una semplice esibizione alternativa da strada, questa specie di terapia d’urto mostra il corpo come realmente è, senza imperfezioni o ritocchi fotografici. Come afferma l’artista Thomas Zollinger: “oggi tutto ciò che può essere mostrato ed eseguito in gallerie o teatri può anche essere mostrato ed eseguito in spazi urbani, solo il corpo nudo, sembra rimanere un tabù”.

Semplicemente un corpo nudo alla mercè di un pubblico da strada. Il confine tra arte e stramberia sembra essere davvero sottilissimo e le prime critiche da parte di chi invece non apprezza questo genere di esibizioni non tarda ad arrivare sulle pagine dei social network.

A sostenere questa iniziativa è il dipartimento di Cultura, insieme con altre associazioni correlate, ma, oltre a tutto questo, è stato lanciato anche una campagna di Crowd-Founding per trovare le risorse necessarie a pagare i fotografi, le sistemazioni, i libretti del festival e i manifesti.

Un tipo di arte, questo, che non richiede particolari abilità, infatti è possibile partecipare all’evento pur non essendo professionisti, pagando una cifra che oscilla tra i 100 e i 300 dollari per avere l’occasione di sfilare fuori dalla chiesa insieme con gli altri artisti.

A differenza delle altre volte Thomas Zollinger, l’organizzatore della performance, ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie da parte delle forze dell’ordine, quindi la manifestazione sarà limitata in alcune zone pedonali della città.

Un tentativo, per alcuni considerato estremo, di rompere un tabù, di smuovere un po’ quello status quo al quale si è abituati e di aprire la mente a vedute differenti, senza aver paura di vedere e osservare quello che siamo:  semplicemente uomini e donne.

Per info: http://bodyandfreedom.com/

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Giovedì 12 marzo alle 10,00 si terrà presso l'Aula Magna dell'Università Bicocca di Milano, il convegno dedicato al tema del controllo sociale legato all'uso delle tecnologie digitali, un evento aperto al pubblico che vedrà intervenire filosofi, criminologi, giuristi e pedagoghi dell’Ateneo, tra cui Andrea Rossetti, docente di Filosofia del Diritto e organizzatore dell’iniziativa, con Margherita Zanoletti (Università Cattolica di Milano), oltre a esperti di arte e cultura digitale. Il titolo del convegno,"Social Control", coincide col titolo del progetto artistico di Benito Ligotti a cui la giornata si ispira: un progetto nato oltre un anno fa dall'esigenza di chiedersi come le informazioni che ci scambiamo attraverso Internet, in particolare sui social network, siano usate per perseguire finalità commerciali di cui non abbiamo piena coscienza. Il progetto fa ora tappa in università con un’installazione ad hoc che, inaugurata al termine del convegno, rimarrà aperta al pubblico negli spazi adiacenti all'Aula Magna sino al 16 marzo.

L'artista si è chiesto come quello che pubblichiamo sul web riguardante le nostre vite, possa in un certo qual modo, ritorcersi contro di noi, mettendo alla mercé di chiunque, le nostre informazioni più private. Il web è diventato un palcoscenico sul quale chiunque può esibirsi, e il richiamo di esporsi ed esserci a qualunque costo, può far perdere il contatto con la realtà. La Web Generation ha reso internet parte integrante della sua routine quotidiana, non essendo però totalmente consapevole di cosa significhi condividere l'interezza della propria vita attraverso i canali digitali.

Noi abbiamo incontrato l'artista per saperne di più sulla sua arte e sul messaggio che vuole trasmettere circa l'utilizzo dei social network.

 

Nerospinto: Come mai hai scelto di non iscriverti a un’Accademia di Belle Arti? E come mai la scelta di studiare Giurisprudenza?

Benito Ligotti: Come ogni adolescente anche io avevo le idee confuse sulla strada da percorrere, in particolar modo per la formazione professionale. Terminato il liceo iscrivermi all’Università doveva essere una esperienza di vita, mentre invece il diritto mi ha interessato progressivamente e mi sono laureato. Dell’Accademia di Belle Arti non avevo una idea precisa di dove mi potesse portare. La verità è che ho sempre considerato la mia forma espressiva artistica come necessità di comunicare, di raccontare qualcosa che non trae linfa da una formazione tecnico pratica, ma contenutistica. Mi sarebbe piaciuto però fare un percorso di belle arti, probabilmente mi avrebbe permesso di usare altri linguaggi espressivi che non ho neanche preso in considerazione.

 

N.: Ti ispira di più il tuo paese natio o Milano?

B. L.: Quando parliamo di ispirazione ti dico, io la trovo nei pensieri e nelle emozioni interne piuttosto che nei luoghi. Essere qui a Bresso/Milano o a Scigliano dove sono cresciuto, certamente influenza questi pensieri o queste emozioni. Generalmente dipingevo a Scigliano nelle pause che l’Università mi concedeva, ma magari i bozzetti li realizzavo a Milano. Mentre da qualche anno lavoro anche qui sviluppando idee che sono sbocciate in Calabria piuttosto che in un altro posto che ho visitato.

 

N.: Cosa ha fatto scattare in te la voglia di indagare cosa si intende per “controllo sociale” attraverso il web?

B. L.: Per me è stato naturale quasi fisiologico trattare il tema. Non ho voluto. Ho dovuto. Come tutto i lavori che ho realizzato erano semplici riflessioni, pensieri, idee ed emozioni che dovevano trovare una sponda reale e sono diventati i miei lavori. Il web ormai fa parte di noi quasi come il tempo e lo spazio fisico, dobbiamo tenerne conto: spesso scandisce i nostri tempi e le nostre scelte. Tutti noi, generazione del “tutto è possibile” sappiamo che esiste, ma in realtà non ne abbiamo ancora effettivamente consapevolezza.

 

N.: Che tipo di controllo sociale esercita un artista?

B. L.: Un artista dovrebbe essere uno specchio che restituisce la realità dei tempi o li anticipa. In realtà poi può anche spiegarli ed interpretarli, ma credo che attualmente l’arte solletichi l’interessi di pochi. Forse perché è poco supportata, spiegata e proposta in luoghi quotidiani.

 

N.: Qual è la tua posizione come artista nei confronti delle nuove tecnologie e perché?

B. L.: Personalmente credo che la tecnologia abbia migliorato la nostra vita fin tanto che la si usava. Ora è lei che usa noi per raggiungere obiettivi che solo l’uomo in realtà è capace di raggiungere. Ci prestiamo allo sviluppo della tecnologia senza tener di conto che ciò sta significando la nostra decadenza sociale, in tutti i sensi.

 

N.: Qual è il dialogo tra le tue opere esposte e l'installazione video presentata, realizzata da Raffaele Tamburri?

B. L.: Abbiamo voluto offrire qualche parole oltre alle immagini. L’arte concettuale a volte può aver bisogno di strumenti che ne facilitino la comprensione.

 

N.: Social control si potrebbe considerare per alcuni versi un'opera d'arte collettiva. Cosa significa per te condivisione?

B. L.: Social control è la testimonianza artistica del nostro valore di insieme. Spesso siamo protagonisti come singoli sul web, ma è solo grazie al fatto che ognuno di noi ci prova. Ci esibiamo perché c’è molto pubblico. In questo modo interpretiamo la nostra verità più intima, quasi come l’antico teatro greco quando le maschere nascondevano il volto degli attori che fingevano la realtà, ora lo schermo e la distanza dagli altri filtrano le nostre verità virtuali per restituire molto spesso verità intime e sincere.

 

N.: Qual è il confine tra pubblico e privato nella tua opera? Quale confine tra pubblico e privato auspichi nella nostra società?

B. L.: I confini sono stati segnati per impedirci di muoversi liberamente. Oggi invece sembrano non esisterne di fatto. Siamo obbligati a condividere, ad osare, a mostraci. Le informazioni volano libere come la polvere e non possono essere controllate. Ormai non so se si può parlare di confini. Quando un fenomeno positivizza la vita dell’intera comunità è anche difficile contenerla in tutti i sensi.

 

N.: Con la tua opera sembri voler parlare del concetto di serialità. Come hai usato la ripetizione e perché?

B. L.: Volevo dimostrare il valore di insieme della società, singoli protagonisti che insieme sono uno spettacolo.

 

N.: Con Social control cosa vuoi smuovere nel pubblico: la mente o le emozioni?

B. L.: Voglio che i protagonisti dell’opera siamo i donatori dell’impronta in forma anonima, ma con la consapevolezza che verranno esposti, è una provocazione che impone qualche riflessione su come, dove e con chi ci esponiamo diffondendo la nostre identità, intesa come nostre informazioni, sul web.

 

N.: La tua ricerca termina qui o pensi che approfondirai ancora l’argomento? Hai qualche idea sui tuoi progetti/lavori futuri?

B. L.: Io lavoro costantemente sui temi che abitano la mia mente e variazioni, sviluppi e confronti non fanno altro che stimolare la voglia di fare. Il futuro è un aspettativa che deve essere conquistata concretizzando il presente.

 

Carlotta Tosoni

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Expo, Swap and Sell. Tre eventi in uno, il 25 gennaio al Cartiere Vannucci, Via Atto Vannucci, 16 ( MM  Porta Romana). Una serata esclusiva dove barattare capi delle migliori marche, acquistare esclusivi capi vintage e conoscere da vicino le creazioni di giovani designer, e non solo!

Soloscambio.it, Barattofacile,  Preloved Griffe e alcuni espositori d’eccezione si danno appuntamento al Cartiere Vannucci il 25 gennaio per una serata da non perdere dove moda e design saranno protagonisti sotto diverse forme: scambio, vendita ed esposizione.

Un evento dove la moda è assoluta protagonista dunque, ma non solo. Un evento ecosostenibile che richiamerà le fashion addicted dello swap party, ma anche le vintage hunters, ovvero le cacciatrici di vintage, che potranno acquistare capi d’eccezione, e dulcis in fundo uno spazio dedicato ai designer del futuro, una vetrina per giovani creativi alla ricerca di visibilità e opportunità, oltre alla possibilità di assistere a dimostrazioni da parte degli espositori.

Una fashion stylist sarà a Vostra disposizione per scegliere i capi e gli accessori più adatti per voi e creare un look assolutamente glam!

Tra uno swap e l’altro ci sarà spazio per un light buffet offerto da. nonché dedicare qualche minuto alla bellezza, grazie alla presenza di alcune make up artist, tra cui Ilaria Previati (Ilaria mps), che sapranno creare il look giusto e dispenseranno consigli sul trucco perfetto. Sponsor beauty d’eccezione!

Per le nails addicted, sarà presente un nail bar dove rilassarsi e dare “nuovo smalto” alle proprie unghie.

Diversi i brand che hanno aderito a questa iniziativa, e che non mancheranno di riservare offerte speciali. Partecipazione straordinaria di Unicef, che per l’occasione organizzerà un banchetto con le sue Pigotte, il cui ricavato andrà a finanziare la Campagna Vogliamo Zero contro la mortalità infantile in Centro Africa. Nel banco che sarà allestito all’interno di Expo, Swap and Sell saranno presenti i volontari Unicef che raccoglieranno fondi anche per l’Emergenza Siria, tra le più urgenti e drammatiche del momento. Altro partner importante è , il social network per organizzare il proprio tempo libero, scoprire le migliori attività, eventi e luoghi della tua città seguendo amici e persone affini. Ploonge si ispira al verbo inglese "to plunge" che significa "tuffarsi". Tuffarsi nella propria vita, nel proprio tempo libero e in nuove esperienze da vivere con vecchi e nuovi amici. Ogni giorno può essere la giusta occasione per vivere un evento o un luogo speciale! Il team assicura molte sorprese per il 2014 , quindi stay tuned!”

Il biglietto di ingresso, di 8 €, consentirà al pubblico di partecipare all’esclusivo swap party, oltre a un drink di benvenuto. Per coloro che non parteciperanno allo swap l’ingresso è libero.

Consegna capi per le swappers entro le 18.30 (attenzione il valore minimo di ogni capo deve essere non inferiore a 20 euro) Si consiglia di mettersi in lista all’ingresso qualora si voglia partecipare alla sessione di trucco.

La serata è ad inviti, pertanto per partecipare sarà necessario accreditarsi:

Ufficio stampa dell’evento: Moda e Style (www.modaestyle.it) - Monica Renna - 347/6851119 Cartiere Vannucci - 02/58431058 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Agenzia Eventi: www.locationeventimilano.com – 02/87391941-Rebecca 347/9735750

SWAP PARTY

Uno swap party è un evento dove fashioniste attente alla sostenibilità si scambiano i propri capi e accessori seminuovi che non usano. Colore, taglia, gusto: tanti sono i motivi per cui un bel capo non viene più indossato. Lo swap è un modo divertente e intelligente di dare nuova vita agli abiti rinnovando il proprio guardaroba. Dopo la registrazione si consegnano i propri capi e accessori all'organizzazione dello swap party che procede alla classificazione. In cambio si ottengono dei gettoni che danno diritto a prelevare dagli stand capi e accessori di valore corrispondente. Tra la consegna dei capi e il prelievo le swapper hanno il tempo di interagire con partner e sponsor (posizionati nella sala daylight) e consumare un aperitivo.

I PARTNER ESCLUSIVI è tra i portali di baratto online più utilizzati in Italia. Il progetto nasce nel 2011 grazie a un’idea di Luca Radici e Gianni Zambaiti, appassionati di collezionismo. A differenza dei suoi competitor, Soloscambio.it è tuttora l'unico sito ad avere un complesso algoritmo e un’interfaccia utente che consente di focalizzare interessi e proposte di scambio in modo efficace. Sul portale è possibile barattare ogni tipologia di oggetto: dalla tecnologia al collezionismo, dall’abbigliamento agli accessori, dagli articoli per casa, giardino e ufficio ai veicoli, nonché tutto il mondo del bambino. Si possono scambiare anche più prodotti contemporaneamente: due maglie in cambio di un tostapane; una borsa griffata e un paio di orecchini in cambio di uno smartphone, un rastrello da giardino e un’amaca da giardino, e così via. Soloscambio.it presenta una nuova interfaccia grafica più user friendly e ottimizzata per gli smartphone. Grazie a tutte queste novità, soloscambio.it porta il baratto nell'era del 3.0. Soloscambio è sicuro: grazie ai feedback per ogni utente sono visibili il numero di scambi che hanno già effettuato. Inoltre chi propone lo scambio effettua per primo la spedizione; in questo modo l’accettante è stimolato ad accettare proposte di scambio anche da utenti nuovi in quanto, nel peggiore dei casi, non riceverà l’oggetto (ma non avrà comunque ancora spedito il suo). : CAPI FIRMATI DIVERSAMENTE NUOVI. Nasce così, a due passi dalla sfavillante Corso Como, Preloved Griffe. Innanzitutto dimenticatevi i tipici negozi dell’usato di buona memoria, con tutto ammassato e riprezzato con ancora addosso l’odore del passato, in un mix letale che fa immediatamente “negozio vintage” No, qui siamo lontani anni luce: la boutique di Monica e Carla è un angolo luminoso e chiaro, un quasi total white con qualche dettaglio verde acido, leggermente profumato di cannella, arioso, pulito, nuovo. E lo stesso vale per i capi, abiti firmati nuovi o indossati una - due volte, provenienti dalle collezioni o prestati per i servizi di moda alle redazioni, di ottima qualità, espressione del made in Italy, selezionati attentamente per creare uno stile personale, femminile, sempre originale. Una boutique insomma dove trovare le migliori marche a prezzi più che accessibili. Un posto dove si entra e ci si sente a casa, accolti da un sorriso e seguiti nella scelta, o anche nel semplice curiosare, da consigli attenti ed esperti, come possono testimoniare le vetrine, con accostamenti sempre nuovi creati da una stylist professionista, manichini super cool diffusi poi sui social network dalle appassionate. Insomma, questo negozio è davvero come recita il nome, “diversamente nuovo”.

Ironica e sagace come non mai, Bea Buozzi mette a segno un altro goal con il suo “Chi dice donna dice tacco” (Morellini Editore), la terza pubblicazione della misteriosa social networker, dopo “Beati e Bannati” (Ed. Perrone) e “Sesso e Volentieri” (Morellini Editore).

 

Si aggira in maschera e tacco 12 tra eventi fashion e party esclusivi dove le donne e le loro passioni la fanno da padrone, oppure ci si può imbattere in lei nel luogo dove predilige raccogliere le storie che poi ispirano i suoi romanzi: Facebook. E si perché i social network, se ben usati, possono davvero essere una fonte inesauribile di racconti tutti da scrivere, nonché un vero e proprio spaccato dell’attuale società.

 

Che il migliore amico della donna, oltre al diamante s’intende, fosse il tacco, lo si sapeva da tempo, che ogni modello di scarpa rappresentasse un certo tipo di donna ce lo potevamo immaginare, che partendo dalla scarpa si potesse parlare di amore, sesso, illusioni, delusioni, gioie e dolori, è invece più insolito e ci voleva Bea Buozzi per farlo, raccogliendo le confidenze dei social-internauti e trasformandoli in una carrellata, o meglio in una scarpiera di racconti, che hanno in comune sua maestà il tacco.

 

Bea mi ha conquistata fin da suo primo libro e quest’ultimo lo trovo un capolavoro per la capacità di divertire e far sorridere celebrando il feticcio per eccellenza delle donne che tanto piace anche agli uomini… a quanto pare su qualcosa le due metà dell’universo sono d’accordo!

 

D’altronde io stessa leggendolo ho riso davvero tanto, di questi tempi non proprio divertenti peraltro mi sembra già una grande cosa, e ho sorriso molto, forse perché anch’io Cenerentola nell’animo, mi sono  identificata con le debolezze tutte femminili che ruotano attorno alle scarpe.

 

Finito il libro non ho saputo resistere e ho chiesto all’autrice un’intervista, rigorosamente 2.0 in perfetto Bea Buozzi style.

 

Se Bea Buozzi fosse un modello di scarpa quale sarebbe e perchè?

Se BB fosse un modello di scarpa sarebbe una pump di vernice nera con punta rotonda e la suola inequivocabilmente rossa (Pantone 186C, per l'esattezza)

 

A proposito di tendenze: "mai senza" quale tipo di scarpa?

Tre sono le scarpe indispensabili: un paio di sneaker per correre in ufficio, un paio di décolleté nere per sedurlo e un paio di Havaianas da lasciare come ricordo (e come scalpo del nostro passaggio) a casa sua.

 

Quali sono le scarpe a cui sei più affezionata?

E' stato amore a prima vista per un paio di Pigalle, comprate a Parigi in Rue de Rousseau. Un pezzo meraviglioso che, però, non ha la suola firmata dal guru dei tacchi Louboutin. E, poi, una Chanel con fibbia gioiello di Valentino: quasi come un anello di fidanzamento ricevuto da un amore del tempo che fu.

 

Quali sono invece i "pezzi" più preziosi della tua collezione di scarpe?

Direi che il gioiello dei gioielli è un sandalo in opossum della linea FG (disegnato dalla stilista Alessandra Tonelli) con allacciatura alla schiava in raso di seta. Un vero gioiello da zarina! E un paio di Gaetano Perrone, pump dal tacco vertiginoso.

 

Quali invece non fanno ancora parte della tua scarpiera, ma sono nei cassetti dei tuoi desideri?  

Se ti dico il modello della scarpetta di cristallo che Louboutin ha disegnato per la Cenerentola contemporanea, mi scoppi a ridere in faccia?

No, cara Bea non ti scoppio a ridere in faccia, anzi sogno anch’io quella scarpa (ovviamente con tanto di principe azzurro in dotazione), d’altronde non potrebbe che essere così, lo testimonia anche la tua dedica sulla mia copia del libro, di cui vado orgogliosa: “A Debora, amica di tacco e di zeppe”

 

 

CHI DICE DONNA DICE TACCO di Bea Buozzi

Morellini Editore – Prezzo €9,90

SINOSSI

La matematica non è un’opinione, ma si può sintetizzare in un’equazione: gli uomini stanno alle macchine, come le donne ai tacchi. Se però una vettura costa dai diecimila euro in su, il vantaggio per le donne è che con la stessa cifra possono acquistare una montagna di scarpe. Con le debite eccezioni. Esistono modelli di edizioni limitate, avvicinabili solo da mogli di emiri o da rockstar famose.

Ogni donna ha il suo paio prediletto con cui ama identificarsi. Dal mocassino scamosciato per le top manager che non svestono il pantalone nemmeno al mare, al cuissard per la pantera metropolitana. Dalla zeppa per la mamma in lotta con i sampietrini del centro storico, al sabot per la figlia dei fiori contemporanea. L’infradito per la donna freak che ucciderebbe per vivere sulla spiaggia di Ipanema o la décolletée di vernice dalla suola rossa e dal tacco dodici, passepartout dell’eleganza per la donna emula di Coco Chanel.

Una carrellata di scarpe (strizzando l’occhio alla loro storia), ma soprattutto di donne, giocando alla ricerca del corrispondente modello a seconda del tipo. D’altronde, come si sarebbe corretto Archimede se fosse nato nel nostro millennio, “Datemi un tacco e vi solleverò il mondo”, perché “chi dice donna, dice tacco!”

Per molti riconoscere la propria passione è difficile, un lavoro di anni; altri invece già da piccolissimi riescono a vedere oltre, trovano, tra i mille stimoli della vita, quell’attività che non li stanca mai, un mondo in cui trovare ispirazione e verso il quale saranno sempre curiosi, appunto, come bambini.

 

Per Marika Guida è stato così: fin da piccola sviluppa la passione per il disegno e per il lavoro artigiano mentre osserva il padre e la nonna alle prese con questa attività spesso dura, ma in grado di dare moltissime soddisfazioni.

Così Marika si indirizza verso gli studi creativi e, una volta laureata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino in scenografia e costume, dirige le sue attenzioni artistiche verso il mondo del design frequentando un master presso lo IED di Torino.

 

Completata la sua formazione Marika comincia a produrre quelle che è lei stessa a definire “sculture tessili”; si tratta di capi d’abbigliamento per la vita di tutti i giorni, accessori, costumi per lo spettacolo e gioielli.

Il tratto distintivo delle sue creazioni è l’unicità, nel modello e nel materiale, in un tentativo di distacco dalla produzione in serie, noiosa agli occhi della stilista.

La sua ultima recentissima collezione è uscita a marzo 2013 e vanta dei pezzi esclusivi dal sapore primaverile e un po’ retrò: elegantissimi cappelli, orecchini grandi e colorati, pantaloni con cuciture a cannone e splendidi vestiti.

 

Dopo aver ricevuto nel 2012 l’onorificenza  “Eccellenza Artigiana” e aver poi continuato a disegnare tra l’Italia e l’America, la designer diffonde le sue creazioni grazie ad internet e ai social network: Twitter, Facebook ed Etsy sono tra i metodi più veloci per entrare in contatto con lei.

 

La possibilità di toccare con mano ed indossare un abito o un accessorio sognando di essere la donna pensata appositamente per loro tuttavia non batterà mai nessun sito di e-commerce, ed è per questo che Marika invita chiunque lo volesse a visitare il suo Atelier nel cuore di Torino e noi di Nerospinto vi suggeriamo di venire a conoscerla Sabato 13 aprile all’aperitivo organizzato allo spazio Giulio Romano 8, in occasione della Nerospinto Borderline Design Week.

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