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Presentato lo scorso mese presso il Politecnico di Milano, Slow Music è al contempo movimento di resistenza musicale e lotta al sistema che depauperizza la filiera della musica. Il movimento prenderà parte alla quindicesima edizione di Fa’ la cosa giusta!, che si terrà a Milano dal 23 al 25 marzo.

Ricorda l'Ivory più ispirato e meglio apprezzato il nuovo lavoro cinematografico di Saul Dibb che con Suite francese si mette alla prova con un genere assolutamente pericoloso e affascinante: la commedia umana. E la prova gli riesce davvero bene.

La pellicola è equilibrata in ogni suo dettaglio. Dalle partiture per pianoforte, alla riduzione della sceneggiatura di un romanzo misterioso e complicato come l'ultima opera dell'ebrea ucraina naturalizzata francese, dai costumi essenziali ed eterei ai paesaggi dell'incantevole campagna francese. La storia di Suite francese è romantica nella misura in cui lo può essere il racconto di un amore al tempo della guerra e di due amanti che il momento, la storia, le condizioni sociali e la propria cultura avrebbero voluto lontani e distanti l'uno dall'altro.

Invece la bella e triste Lucille, ospite della severa e scontrosa suocera e in attesa di suo marito prigioniero di guerra, incontra e ama Bruno Von Falck, ufficiale tedesco tra gli occupatori del piccolo paese francese e costretto ad essere ospitato a sua volta nella stessa casa della giovane donna. Saul Dibb allora importa nel suo lavoro cinematografico la magnificenza della tragedia greca e della sua struttura imponente che mette inevitabilmente tra gli uomini e gli amanti la moira, ovvero il fato o il destino al quale non ci si può sottrarre e al quale Lucille e Bruno comprendono benissimo di non potersi sottrarre. Allora il tragico si sublima in amore e passione e i due giovani si arrendono ai loro sentimenti e alla loro sorte quasi con sollievo.

Il breve romanzo di Nemirovsky in realtà è più passionale, più ostico in molte sue pagine, più introspettivo nella maniera in cui la stessa autrice, poi morta in campo di concentramento, desiderava denunciare o sfogare una certa propensione della cultura e della società francese al tempo della seconda guerra mondiale.

Dibb, al contrario, confeziona una pellicola morbida e ispirata, tragica ma leggera dove la straordinaria interpretazione di Michelle Williams concentra e raccoglie l'intero successo del film e il senso ultimo dell'opera stessa. Chi conosce la vita vera e personale dell'attrice non può allora che commuoversi ancora di più...ma questa è solo una concomitanza.

Antonia Del Sambro

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Dal 27 gennaio all' 1 febbraio 2015 il Teatro Verdi di Milano ospiterà Nudoecrudo teatro con lo spettacolo Sull'Italia calavan le bombe, una toccante occasione per rivivere assieme una delle pagine più nere della nostra storia, quella della Resistenza italiana ai tempi del Fascismo, attraverso lo sguardo della protagonista, Gloria Chilanti.

Anno 1943. L'attrice veste i panni di una ragazzina di dodici anni che, malgrado la sua tenera età, gioca già un ruolo fondamentale nella lotta di liberazione al nazifascismo, fungendo da collegamento tra i giappisti, consegnando stampa clandestina e materiale esplosivo.

Intanto la guerra continua e i suoi effetti sulla vita di tutti i giorni si fanno sentire sempre di più: dall'assenza di luce elettrica alla fila ai negozi di alimentari, dalla ricerca dell'acqua agli acquisti al mercato nero, Gloria racconta nel suo personalissimo diario di guerra quello che appare ai suoi occhi quasi come un'avventura di Salgari.

In seguito alle illusioni dell'armistizio dell'8 settembre andate in fumo, alle prime deportazioni degli ebrei, e alla terribile repressione nazista, tra nuove imprese, paure ed emozioni, alla protagonista appare ormai chiaro però che la guerra non è un gioco, e che quella che si sta mostrando ai suoi occhi altro non è che la sua situazione più drammatica che si possa vivere.

Solo l'arrivo degli alleati e la liberazione di Roma nel giugno del '44 restituiscono a Gloria la speranza e la spensieratezza di una dodicenne, che, nel bel mezzo dei festeggiamenti, viene abbordata da un giovane soldato che si dichiara a lei con una fugace promessa di fidanzamento, dandole un bacio che riesce a mettere la parola fine alla guerra, concludendo lo spettacolo col sorriso.

Uno spettacolo che è storia. Una storia che è memoria. Una memoria che non deve essere mail dimenticata.

 

Teatro Verdi, Via Pastrengo 16

Orari: da martedì a sabato ore 21.00; domenica ore 16.30

Biglietteria: intero, 20 €; convenzionati, 14 €; ridotto (over 65/under 25), 10 €; mercoledì posto unico 10 €; vendita on-line www.vivaticket.it (con diritto di prevendita)

Per informazioni e prenotazioni: 02-27002476; www.teatrodelburatto.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; per prenotazioni: dal lunedì al venerdì, 10.00/13.00 - 14.00/18.00; la Biglietteria presso il Teatro Verdi

 

 

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 Mio nonno muore ogni volta che un crimine resta impunito, ogni volta che un massacro di innocenti viene rimosso, ogni volta che qualcuno senza vergogna sputa sulla nostra Costituzione, Ogni volta che un bambino viene mutilato da una mina che non sia di matita. Ogni volta che il silenzio discende sulle masse che non sanno. Mio nonno muore ancora di più in questi tempi di finta pace.

Simone Cristicchi

 

 

Simone Cristicchi, sarà al teatro Menotti di Milano con lo spettacolo “Mio nonno è morto in guerra”, scritto e interpretato dal noto cantautore italiano.

 

Finalmente a Milano sarà messo in scena lo spettacolo “Mio nonno è morto in guerra”, un vivace e appassionante mosaico di memorie, canzoni e video-proiezioni. Protagonisti sono i piccoli eroi quotidiani: soldati dell’esercito italiano, partigiani scappati sui monti, ma anche civili, uomini e donne, coinvolti nelle vicende belliche della seconda guerra mondiale.

Grazie alla sintesi tra testimonianze storiche ed evocazione, Cristicchi realizza uno spettacolo di un teatro civile con canzoni, o forse di teatro canzone dalla forte valenza civile.

Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro di Simone Cristicchi edito da Mondadori e pubblicato nel marzo 2012, e che raccoglie 57 piccole storie di reduci, partigiani, civili sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale.

Testimonianze reali e inedite raccolte dall’autore, che ci trasportano tra le voci potenti di un’umanità nascosta tra le macerie, voci autentiche che raccontano la stupidità, l’assurdità della guerra.

Cambiando voce, abiti, musiche e atmosfere, l’istrionico “cant’attore” riesce a dare vita ad ogni singolo personaggio in modo differente, creando una vasta gamma di emozioni capaci di commuovere e far sorridere amaramente su una delle più grandi tragedie mai accadute.

Vengono raccontate storie di bombardamenti nelle borgate romane, storie di fame, di madri coraggiose, di prigionieri in Africa, di soldati congelati nella ritirata di Russia, storie dalle foibe del vicino Carso, Storie di lager e lotta partigiana.

Parole narrate, parole cantate, parole che raccontano la stupidità, l’assurdità della guerra, ma soprattutto l’umanità nascosta tra le macerie. Racconti come schegge di vita, aneddoti fulminanti, parole a volte delicate come cristallo, a volte taglienti come lame affilate.

All’intensità del racconto sono accostati brani scelti dal repertorio della canzone popolare e d’autore: De Gregori, Fossati, Vian ed anche canti alpini reinterpretati per voce e pianoforte.

Due notevoli musicisti del calibro di Riccardo Ciaramellari alla fisarmonica e pianoforte, e Gabriele Ortenzi al theremin, strumenti giocattolo e sonorizzazioni, affiancano Cristicchi durante lo spettacolo.

 

 

Uno spettacolo pieno di emozioni per ricordare le vicende della seconda guerra mondiale, assolutamente da non perdere!

 

 

 

TEATRO MENOTTI – via Ciro Menotti 11 - Milano

Orari spettacolo: ore 21.00

Orari biglietteria: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00 – sabato dalle 16.00 alle 19.00

 

BIGLIETTERIA

Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11 - Milano tel. 02 3659254402 36592544 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

PREZZI

Intero: 25,00 €*

Ridotto >65 anni: 12,50 €* (residenti a Milano)

Ridotto <25 anni: 15,00 € * (residenti a Milano)

Ridotto <14 anni: 12,50 €

*prevendita 1,50 euro

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A Villa Manin (Passariano, Udine) saranno esposte dal 20 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014, 180 fotografie del celebre fotografo Robert Capa, una retrospettiva europea organizzata per il centenario della sua nascita.

Endre Ernő Friedmann, questo il suo vero nome, nasce a Budapest nel 1913, ma a causa delle proteste contro un governo di estrema destra è costretto, in età adolescenziale, a migrare verso la Germania. Spostatosi a Berlino con l’intento di divenire un grande scrittore si appassiona invece alla fotografia. A causa delle leggi razziali che si iniziano a diffondere negli anni ’30, Endre è nuovamente obbligato a fuggire dalla Germania essendo di origini ebree. Si trasferisce in Francia dove la sua carriera di fotografo stenta a decollare: cambia nome in Robert Capa e fonda insieme ad altri freelance l’agenzia Magnum Photos.

Grazie al sostegno del gruppo di artisti del quale fa parte si reca in Spagna per documentare l’orrore del regime franchista e della guerra civile: è la svolta decisiva nella sua carriera di fotografo. Nel 1936 a Cordova ritrae un soldato ucciso, questa fotografia diventa famosa in tutto il mondo e, nonostante diatribe circa l’autenticità di questa immagine, diventa simbolo della guerra civile.

Durante la seconda guerra mondiale Capa è in Nord Africa, successivamente viene paracadutato in Sicilia dove scatta moltissime fotografie al seguito di un piccolo esercito americano. A Palermo presenta le sue immagini a Life e continua la sua documentazione delle battaglie interne all'isola: "Era la prima volta che seguivo un attacco dall'inizio alla fine ma fu anche l'occasione per scattare ottime foto. Erano immagini molto semplici. Mostravano quanto noiosa e poco spettacolare fosse in verità la guerra. Il piccolo, bel paesetto di montagna, era completamente in rovina. I tedeschi che lo avevano difeso si erano ritirati durante la notte abbandonando alle loro spalle molti civili italiani, feriti o morti. Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto (...)”.

Dopo la Sicilia, Capa si reca in Normandia e documentando lo sbarco rimane terribilmente scosso, fa continue riflessioni sulla guerra e l’inferno “che gli uomini si sono creati da soli”. Il reportage sul D-day lo incorona fotografo di guerra ma sancisce anche un lungo momento di profondo turbamento emotivo.

Terminata la guerra, nel 1947, fonda insieme a Hernri Cartier Bresson e altri fotografi di calibro mondiale l’agenzia Magnum che diverrà una delle più celebri del mondo.

Passionale e innamorato della vita, non riesce a rimanere sordo al richiamo di ripartire per documentare un altro massacro e nel 1954 parte per l’Indocina con le truppe francesi ma nel tentativo di scattare una foto metterà il piede su una mina e l’esplosione sarà letale.

Oltre alle meravigliose fotografie sarà proiettata la pellicola “The journey”, documentario dedicato ai sopravvissuti dell’Olocausto che testimonia le capacità di cineasta dell'artista. Una carriera, quella cinematografica, che rimase sempre in secondo piano rispetto a quella di fotografo.

Indira Fassioni

 

“Il corpo umano” è il secondo romanzo di Paolo Giordano che vede la vita a quattro anni di distanza dal suo primo grandissimo successo vincitore del Premio Strega e del Premio Campiello, “La solitudine dei numeri primi”. Mentre il romanzo del 2008 era una storia intima tra un uomo e una donna, il romanzo che ora viene proposto è stato studiato e concepito solo dopo una visita nel 2010 da parte dello stesso Giordano nel distretto del Gulistan, in Afghanistan, alla FOB Ice, e descrive le vite di alcuni soldati e ufficiali inviati in terra nemica per una missione di pace. Il libro è diviso in tre parti e racconta i diversi momenti della vita dei personaggi che decidono di partire per il fronte: prima, durante e dopo la guerra. Dopo la carrellata di presentazioni dei vari protagonisti la scena viene spostata direttamente in territorio bellico, alla FOB, dove vengono vissuti momenti di spensieratezza, di noia, di riflessione. Il libro mantiene un tono pacato, talvolta lento per tutta la durata dei primi due terzi del romanzo, ma aleggia costante la presenza della guerra, rappresentata da esplosioni udite in lontananza, dalla paura di non sopravvivere alle notti di freddo pungente, dalle incursioni di carri armati nella zona circostante l’avamposto. Solo nell’ultimo terzo del libro si assiste ad un’impennata di ritmo coincidente con l’attacco sferrato al Lince, un mezzo pesante che i soldati stanno utilizzando per tornare alla pista di decollo per rientrare in Italia. Nell’apparente calma di una gola desertica dove viene sferrato l’attacco perdono la vita cinque ragazzi e un altro uomo subisce uno shock tale da non riprendere più le sue facoltà mentali. La vita dei protagonisti cambierà per sempre. Al di là delle singole vicende credo che il messaggio profondo che ha voluto trasmettere Giordano con questo libro sia l’idea della guerra vissuta nella nostra generazione. Una guerra lontana, dalle motivazioni poco chiare, una guerra che viene intesa come missione di pace, una contraddizione in termini insomma. Il libro di Giordano, nonostante sia ben scritto, non è riuscito ad appassionarmi, forse perchè non l’ho ritenuto coinvolgente, forse perchè racconta una guerra che non mi appartiene, che tuttavia come definisce lo stesso Giordano è, volenti o nolenti, la guerra del nostro tempo. Anche la struttura del libro rispecchia bene questa idea dell’autore: la FOB inizialmente viene descritta come un parco divertimenti, un luogo ricreativo dove sono stanziati i soldati, dove si mangia, si beve, si fanno feste e si intrattengono relazioni personali più o meno intime. Poi dopo l’agguato, l’arrivo della morte, tutto cambia e il gioco della guerra diventa vero. Chi come me non ha vissuto veramente il conflitto bellico sul territorio crede che la guerra sia fondamentalmente un lavoro, una decisione liberamente presa a fronte di una ricompensa in denaro. E troppo spesso si pensa ad essa senza darle il giusto peso, senza pensare che il nostro corpo umano, vulnerabile e delicato, non possa sopportare certe devastazioni. Nonostante questo libro non sia epico, vale davvero la pena di leggerlo perchè porta a riflettere su un problema del nostro tempo, che talvolta viene trascurato, trasformando i soldati in eroi e parlandone solo quando vengono a mancare.

Malika Ayane rende omaggio a Pippa Bacca con il suo ultimo video “E se poi”, tratto dall’album Ricreazione.

Il video, con Malika vestita da sposa, ripercorre la vicenda dell’artista milanese brutalmente trucidata in Turchia nel 2008.

Pippa Bacca, nome d’arte di Giuseppina Pasqualino di Marineo, nipote di Piero Manzoni, nasce con l’arte nelle vene e segue sin da subito il percorso dell’arte performativa, che la porta, nel marzo del 2008, ad intraprendere la performance itinerante Spose in Viaggio, accompagnata dalla collega Silvia Moro.

Il concept di fondo della performance era quello di attraversare 11 paesi teatro di conflitti e di violenze, vestite da sposa, per promuovere la pace e l’amore tra gli uomini.

L’abito da sposa, creato personalmente da Byblos, era caratterizzato da un velo concepito come telo con cui le artiste intendevano lavare i piedi delle ostetriche incontrate lungo il percorso, in un omaggio a coloro che donano la vita in territori di morte.

L’abito stesso, lacero, sporco e portatore di tutte le testimonianze vissute durante il tragitto, sarebbe stato poi esposto al termine della performance.

Pippa e Silvia erano partire da Milano l’8 marzo e, grazie ad autostop e passaggi di fortuna, le due erano giunte in Turchia il 20, dove decidono di separarsi, per poi incontrarsi nuovamente di li a pochi giorni.

Cosi non è stato: Pippa Bacca è stata brutalmente aggredita e uccisa da un uomo che si era offerto di darle un passaggio; il suo corpo martoriato è stato ritrovato l’11 aprile in un campo diroccato.

Il suo funerale, celebrato il 19 aprile nella basilica di San Simpliciano a Milano, è stato una festa, una celebrazione di Pippa e della sua fiducia negli altri, del suo animo buono e del suo amore per l’arte. Il verde come fil rouge della celebrazione, il colore preferito di Pippa e simbolo di speranza.

"Certo che non ha prezzo il tempo passato insieme a spasso, tra questo mondo e un altro, per trovare l’universo adatto al nostro spazio, ogni giorno più stretto per contenere i sogni, tutti dentro ad un cassetto… " (…) (Malika Ayane e Giuliano Sangiorgi, E se Poi, 2013)

 

Appuntamento imperdibile, oggi 17 giugno, per i cinefili e gli amanti della buona musica: verrà infatti proiettato,in tutti i cinema della penisola, "The U.S. Vs John Lennon", documentario di David Leaf e John Scheinfeld, datato 2006 ed distribuito in Italia dalla Luckyred nel 2007.

Il film racconta la trasformazione di John Lennon, da icona rock ad icona del pacifismo e dell'impegno sociale contro la guerra. Ad unirsi a lui, in questa lotta ad armi bianche, c'è lei: Yoko Ono, appartenente alla famiglia imperiale giapponese e musa ispiratrice di uno dei personaggi più influenti del XX secolo.

Una coppia unita dall'amore per la musica e dagli ideali che forti germogliavano nei cuori e nelle menti dei giovani americani, stufi marci delle bugie dell'amministrazione Nixon e soffocati dai venti di guerra che soffiavano al di là dell'oceano.

Le idee forti, si sa, sono dure a morire: a fermare Lennon, giunse una pallottola sparata a bruciapelo da un fan invasato. Nulla ha però potuto fermare la potenza rivoluzionaria portata avanti dalle sue canzoni, che giunge prorompente sino a noi, costringendoci a porci delle domande, a non voltare lo sguardo altrove, a lottare per un mondo migliore.

Per conoscere la lista completa dei cinema coinvolti nell'iniziativa:

http://www.luckyred.it/JohnLennon

Nel nuovo spazio AuditoriumExpo la mostra “Life: i grandi Fotografi”, una retrospettiva sugli autori e le immagini che hanno fatto della rivista Life un mito della fotografia internazionale, visitabile fino al 4 agosto.

 

Non è esagerato affermare che la rivista Life è stata il social network dei tempi che furono: una “gallery” aperta su vizi e virtù a stelle e strisce, ma anche grandi fotoreportage di guerra e sui cambiamenti sociali del secolo scorso. Lo sguardo inedito del cambiamento; come una finestra sul mondo, quando ancora la televisione non esisteva e varcare i confini territoriali era cosa da pochi e coraggiosi eletti.

 

Dal 1936 la rivista Life voleva “Vedere la vita, vedere il mondo” (il motto sul primo numero): mostrare ai lettori, attraverso gli occhi di grandi fotografi, le immagini del nuovo secolo. E così fu effettivamente, fino agli anni Settanta, attraverso istantanee di un'epoca irripetibile, opere uniche che travalicano il loro valore artistico, diventando icone di un'epoca.

 

Non a caso, i fotografi di questa rivista hanno impresso una svolta nella maniera di comprendere l’attualità, di vederla e di raccontarla attraverso immagini eccezionali. Gli anni Trenta della Depressione, gli anni Quaranta, la Seconda guerra mondiale, il difficile dopoguerra, il Vietnam.

 

Life: i grandi Fotografi è visitabile dal 1 maggio al 4 agosto nel nuovo spazio AuditoriumExpo. La mostra, una produzione Fondazione Forma per la Fotografia e della Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Life e Contrasto, conta di circa 150 fotografie di 99 tra i più grandi fotografi della storia: da Eisenstaedt a Bourke-White, da Mydans a Parks, da W. Eugene Smith a Robert Capa fino a Morse e a McNally con il recente servizio sul Ground Zero - una produzione inedita, “una retrospettiva ragionata ed emozionante sugli autori e le immagini che hanno fatto di Life un mito e un riferimento della fotografia internazionale”, messa a punto proprio per questa occasione.

 

 

Life. I grandi fotografi

Auditorium Parco della Musica - Viale Pietro de Coubertin 30 - Roma

Dal 01 Maggio al 04 Agosto 2013

Info: 06 80241574

 

Il 27 agosto Rho Fiera si prepara ad accogliere migliaia di fan per il concerto dei System Of A Down che chiuderà il tour 2013.

 

Dopo il grande successo della data italiana del 2 giugno 2011, in occasione della quale 40.000 persone si erano radunate nell'ampio cortile esterno del polo fieristico, la band armena raddoppia scegliendo Milano come città in cui salutare il proprio pubblico, in attesa di uno sperato nuovo appuntamento.

 

Le voci che parlavano di un nuovo cd, alimentate anche dai membri del gruppo in seguito al successo inaspettato ottenuto nello scorso tour, non trovano per il momento un riscontro nella realtà.

Per quanto una ritrovata armonia abbia caratterizzato i rapporti nell'ultimo periodo, Serj Tankian (voce), Daron Malakian (chitarra e seconda voce) e Shavo Odadjian (basso) portano avanti i propri progetti in autonomia e non danno segni di volersi cimentare in nuove sperimentazioni di carattere collettivo.

 

Il concerto, che verrà aperto da due band di spessore nel panorama alternative quali Deftones e  Lacuna Coil, si configura come un espediente per ripercorrere le tappe salienti del percorso della band, riproporre i brani più famosi e rivivere con il pubblico le emozioni che solo il contatto diretto di un live può dare.

 

Con 5 album all'attivo, tutti piazzatisi ai primi posti delle classifiche statunitensi, il gruppo è apprezzato sia per le sperimentazioni sonore (che per molto tempo hanno reso difficile darne una definizione classificatoria), le quali spaziano dalla musica popolare armena, all'heavy metal, al folk statunitense, all'alternative rock; sia per l'impegno politico e sociale profuso nei testi.

Se infatti alcuni brani lasciano libero sfogo alle prodezze vocali del cantante, se non al puro non sense, altri si configurano come seriamente impegnati in un'opera di denuncia delle tematiche più scottanti del panorama attuale: le guerre e le motivazioni che portano alla violenza tra gli uomini (War, Boom!, B.Y.O.B.), il valore della vita e la problematica della disabilità (Question!, Aerials), le responsabilità e la scorrettezza dell'agire di governo negli USA (Spiders, Prison Song), il genocidio armeno e soprusi su altre minoranze (Chop suey, Hypnotize).

 

Il live di agosto sarà un'occasione unica per godersi ancora una volta un'esibizione carica di energia, caratterizzata da riff di chitarra sempre più complessi e ritmi a tratti giocosi, improvvisi cambi di tempo e sonorità che alternano melodie malinconiche ed urla graffianti.

Il tutto condotto magistralmente dalla calda e potente voce di Serj che tra acuti, falsetti, profondi growl e un cantato più pulito, eseguirà i brani più famosi e b-sides immancabili.

 

I cancelli dell'evento si apriranno alle 15.00

L'inizio dei concerti è fissato per le 18.00

 

Costo del biglietto: 69€

 

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