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Vi sono realtà dimenticate, aree dismesse che hanno dato vita a una nuova corrente fotografica: l'esplorazione urbana o meglio definita URBEX!

Il 26 e 27 agosto lo spazio N’HOMA ospita, all’interno della rassegna “Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro”, Birth of the Phoenix, uno spettacolo di danza a cura della Vertigo Dance Company di Gerusalemme, che andrà in scena presso le ex Officine Comunali di Via Amari.

Tema principale sarà il rapporto tra terra e uomo, in una retrospettiva danzata che però porterà con sé diverse influenze provenienti da arti olistiche come, ad esempio, il Thai Chi. Gli spettatori saranno disposti circolarmente attorno allo spazio scenico e verranno sottoposti a stimoli di ogni genere: visivi, uditivi, emozionali, sensoriali e in stretto contatto con l’ambiente in cui si trovano.

Ideato da Amos Stempel, con le coreografie di Noa Wertheim, Birth of the Phoenix vedrà di fondere insieme fisicità e spiritualità come solo la danza contemporanea sa fare. Non mancheranno infatti elementi di Contact improvisation, creando così un dialogo fisico tra i danzatori, che indagherà a pieno su rapporto tra essere umano e ambiente: un profondo legame primordiale che unisce tutti noi all’ambiente che ci circonda.

La “nascita della fenice” è simbolo di qualcosa che non morirà mai, di una forza che, anche dalle sue stesse ceneri, si rigenererà sempre, traendo l’energia necessaria da ciò che la circonda. Una figura mitologica, a contatto con aria, terra e fuoco, portatrice di saggezza e fonte di quella spiritualità profonda che è sopita in ognuno di noi.

Attraverso la danza e l’interpretazione artistica si riesce a raccontare storie e ad esprimere emozioni molto più intensamente che a parole. Il linguaggio della danza è uno dei legami più forti che legano la terra all’essere umano: il corpo legato agli elementi, a loro volta legati all’idea di un’entità divina.

La Vertigo Dance Company, nata nel 1992 grazie a Noa Wertheim e Adi Sha'al, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti internazionali, rappresentando Israele nei più importanti festival del mondo.

Uno spettacolo da non perdere, che sicuramente incuriosisce dalle premesse che presenta, e che si svolgerà all’interno delle Ex Officine comunali di Via Amari, uno spazio urbano decisamente ampio e suggestivo.

BIRTH OF THE PHOENIX 26 e 27 agosto 2015, ore 21:00.

coreografia Noa Wertheim

concept ed ispirazione Amos Stempel

danzatori Yuval Lev Tomer Navot Micah Amos Sian Olles Marija Slavec

musiche Ran Bagno

scenografia Moshik Yosifov

Ingresso libero e gratuito.

E' consigliabile prenotare tramite telefono o via mail.

Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro ospita "Birth of the Phoenix" presso Ex Officine Comunali, Via Amari, 18. 

Per info: www.nohma.it

Adele Di Giovanni

08 SETTEMBRE – 02 OTTOBRE 2013

Inaugurazione DOMENICA 8 SETTEMBRE ore 20,00

                                                                  A cura Dores Sacquegna

Nerospinto Magazine, sempre attento alla società e al suo rapporto con natura e cultura vi invita a partecipare alla mostra "Regeneration.

Il concept di “REGENERATION, a second skin” (Rigenerazione, una seconda pelle), è l’ecologia culturale, quel filone di ricerca delle scienze etnoantropologiche che investiga le relazioni tra gli aspetti socio-culturali dei gruppi umani e l'ambiente nel quale vivono, in stretto rapporto con altre discipline quali ecologia, geografia umana, biologia, archeologia industriale, etc.

Il termine ecologia culturale fu proposta per la prima volta da Julian Steward nel 1955, nel testo “Theory of Culture Change;  The Methodology of Multilinear Evolution”. Nello specifico della mostra vi è lo scambio rigenerativo arte/uomo/natura/ambiente: le opere generate acquistano altra vita con l'immersione nell'organico e nel sociale. Alcuni artisti come Giovanni Lamorgese, pugliese, sono presenti con opere ri-prodotte, con il riuso dei materiali di scarto e oggetti anni’30, avviando una modalità innovativa tra artista e opera, tra spazio e fruitore, favorendo la realizzazione di un'opera partecipata. Il focus principale dell’ecologia culturale è costituito dal processo di adattamento dei gruppi sociali all'ambiente in base alle condizioni (vedi video di Gabriela Francone, “Lo tragico cotidiano) dai vincoli e limiti (Alessandro Passaro “S.T”, Gabriela Morawetz “Almost in the dark”) dalle tecnologie e dalle tecniche produttive, le modificazioni ambientali indotte direttamente o indirettamente (Batuhan Fuat Yuce e Luigi Caiffa).  Tale approccio disciplinare è quindi prioritariamente legato alle concezioni materialistiche della cultura, che viene considerata come il sistema di conoscenze che permette all'uomo di relazionarsi in modo attivo con l'ambiente in modo da rendere possibile la riproduzione bio-sociale. Fa da sfondo a questa concezione della cultura una visione del sistema sociale, mitigato però dal fatto che le conoscenze tecnologiche sono considerate altresì influenti sulle soluzioni socio-culturali che verranno prodotte dall'adattamento all'ambiente (con Keisuke SagiyamaMitsuru Tamatsuka nel video “Yosakoy”) e ai problemi di identità sociale e trasformismo (con i video di Katja A. Witt, Sofi Basseghi, Sije Kingma e le opere pittoriche di Therese Bichon, Marcor, Christine Sajecki.). Dal punto di vista diacronico vengono svolte invece le analisi dell'evoluzione nel tempo degli equilibri ecologici, supportate dalle ricerche etnoarcheologiche nelle opere fotografiche di Massimo Ruiu con “Derive” e nella pittura di Maurizio Muscettola con “Il testimone scomodo”.

ARTISTI IN MOSTRA

SOFI BASSEGHI (Australia), THÉRÈSE BICHON (Francia), LUIGI CAIFFA (Lecce), GABRIELA FRANCONE (Argentina), SIJE KINGMA (The Netherlands), GIOVANNI LAMORGESE (Lecce), MARCOR (Francia), GABRIELA MORAWETZ (Francia), MAURIZIO MUSCETTOLA(Lecce), ALESSANDRO PASSARO (Brindisi), MASSIMO RUIU (Bari), KEISUKE SAGIYAMA &  MITSURU TAMATSUKA (Giappone), CHRISTINE SAJECKI (Usa), BATUHAN FUAT YUCE (Turchia), KATJA A. WITT(Germania).

 

Primo Piano LivinGallery

Viale G. Marconi 4

Lecce, Italy 73100

Tel/fax: 0832.30 40 14

www.primopianogallery.com

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GIORNI E ORARI

dal lunedì al venerdì  dalle ore 11-13/16-19:30

La nostra salute, oltre a dipendere dalle nostre abitudini e dai nostri comportamenti, dipende anche dall'ambiente in cui viviamo.

Come già accennato settimane fa, microcosmo e macrocosmo funzionano con le stesse regole: una cellula, per essere sana, necessita di un ambiente sano attorno a sé da cui può ricavare nutrimento, ossigeno e altri benefici utili al suo mantenimento e sviluppo.

Organi, tessuti, così come l'uomo stesso, in ambienti sani, permangono in stato di ottima salute.

L'ambiente in cui la cellula si trova a trarre tutti gli elementi utili al suo benessere viene denominato "matrice", che altro non è che l'unità funzionale del tessuto interstiziale, luogo di mantenimento, scambio e mezzo attraverso cui il corpo stesso si ripulisce, trasportando le scorie e tossine verso gli organi emuntori.

 

Secondo un esperimento condotto in un laboratorio circa un secolo fa, una cellula, posta in un determinato ambiente ricco sempre soggetto all'inserimento di nutrienti utili al mantenimento, non muore.

La stessa cellula presa in analisi, morì solo a causa della dimenticanza del ricercatore di sostituire la matrice colma di scarti con quella nuova che ha permesso all'organismo di mantenersi in vita per così tanto tempo.

 

Pischinger, professore di Istologia ed Embriologia all'Università di Vienna definisce negli anni Settanta la matrice come "prima unità vivente", esposta ad ammalarsi prima della cellula stessa.

Secondo il dott. Hartmut Heine, è fondamentale mantenere sana la matrice perché influisce sull'espressività genetica della cellula stessa: un ambiente sano, dunque, favorisce il mantenimento di un'ottima salute, seppur nel nostro codice genetico possa esserci una tendenza o una maggiore esposizione alla manifestazione di alcune patologie.

 

Sempre da Vienna, Ludwig von Bertalanffy propone la teoria di sistemi aperti che dichiara che molteplici componenti in mutua relazione fra loro, le forze presenti fra esse sono interconnesse da continui scambi energetici.

Attraverso tali scambi, il sistema tende a raggiungere come scopo finale quello di mantenere l'omeostasi, ovvero l'equilibrio.

Le patologie e i disturbi funzionali che si manifestano, secondo von Bertalanffy, come "risultato di scambi informatici fra cellule e quindi fra organi" attraverso la matrice interstiziale, sistema utile al passaggio di informazioni esteso in tutto l'organismo.

 

Tali ricerche rimandano a qualcosa già trattato nelle settimane precedenti, ad esempio alle teorie della fisica quantistica applicate alla Naturopatia, o al concetto di Unità che si manifesta anche in tale argomento.

La matrice extracellulare e il "terreno" omeopatico sono simili, termine con cui in omeopatia si intende secondo Tetau "l'insieme delle sue caratteristiche fisiologiche, metaboliche, psicologiche" del paziente in parte influenzato dall'ereditarietà genetica, in parte dall'ambiente e lo stile di vita del paziente stesso. Non c'è separazione, e una disfunzione in una parte del corpo può essere originata dallo squilibrio profondo di tessuto, organo e quant'altro non apparente collegato alla manifestazione sintomatica.

A livello macro, se riflettiamo, è lo stesso concetto per cui una piantagione presente in un ambiente inquinato genera prodotti per nulla sani, poveri di nutrimento e rischiosi per la salute di chi ne usufruisce.

 

La Galleria Francesca Minini ha il piacere di ospitare la seconda mostra personale nel nostro Paese dell'artista tedesco Mandla Reuter, dal titolo No Such St.

L'esposizione verrà inaugurata al pubblico sabato 20 aprile dalle ore 16 e rimarrà aperta sino al 20 di luglio.

 

Elemento costante della ricerca di Mandla Reuter è l'esplorazione dello spazio interno ed esterno: nello specifico della mostra in questione, l'artista presenta installazioni, proiezioni video, interventi di luce e pitture astratte, intervenendo sull'architettura della galleria, rielaborandone lo spazio nelle sue funzioni e nella configurazione del perimetro.

 

Nuovi opere, concepite espressamente per integrarsi e ridisegnare l'ambiente circostante, dialogano con lavori preesistenti, trasformando lo spazio della galleria nell’oggetto principale dell’intervento artistico.

 

Il gioco di luci dato dall'accensione e spegnimento intervallato dei neon dà vita ad una nuova fruizione dello spazio entro il quale si colloca l'opera Lift (2013).

Motivo comune che soggiace ad ogni creazione è appunto l'interrogarsi in modo sempre differente sul rapporto che può instaurarsi tra l'opera d'arte e spazio circostante.

 

Una mostra da non perdere per indagare con sguardo nuovo spazi noti e scoprirne le potenzialità espressive; una possibilità più unica che rara per indagare la compenetrazione tra l'opera e il suo intorno, fino al limite di trasmutare materia artistica l'ambiente stesso.

 

Info su orari e costi:

da martedì a sabato: dalle 11.00 alle 19.30

Ingresso Gratuito

 

Galleria Francesca Minini

via Massimiano 25, Milano

 

www.francescaminini.it

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Direttore Responsabile
INDIRA FASSIONI

Se vuoi scriverle: direttore@nerospinto.it