
Mostra di Venezia 2020: Gianfranco Rosi, Notturno e l’essenza della guerra
"Notturno" è il terzo film italiano del regista Gianfranco Rosi in Concorso per il Leone d'Oro alla 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia; dopo il Leone d’Oro per "Sacro Gra", l'Orso d’Oro e la nomination agli Oscar per "Fuocoammare", torna con questa pellicola girata nel corso di tre anni trascorsi sui confini tra Kurdistan, Siria, Libano e Iraq.
La verità di alcuni territori in guerra, scanditi attraverso la forza dei suoi personaggi, visti nella loro sopravvivenza quotidiana, come se la narrazione visiva, diventasse componimento di silenzi e volti infiniti. Gianfranco Rosi in questo senso è indiscutibilmente un maestro nell’esplorare, attraverso la forma del documentario, gli universi distanti, rendendo il racconto, anche quello più lontano da noi, universale e più vicino.
Notturno, in concorso all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (in sala da oggi), irrompe già alla prima scena, una marcia impetuosa di alcuni battaglioni, spartiacque, poi, per disegnare il dolore, lo sconforto, lo sguardo trasversale in Medio Oriente e dei suoi effetti.
Un viaggio senza barriere geografiche o divisioni di etnie, culture, portato a casa dopo tre anni di riprese, a cavallo tra Libano, Iraq, Siria e Kurdistan, che, invece, ecco il valore, di fatto distrugge l’idea stessa di confine fisico, e lo porta a stato mentale, connessione umana, esperienza.
Nessuna sceneggiatura, o didascalia a corollario, il grande montaggio finale prende forma per tradurre il progetto in qualcosa di diverso, sia messaggio, metafora, grido, suono, desiderio, speranza, trasformando la realtà in una dimensione, paradossalmente, potente e artistica allo stesso momento.
Nel suo ritratto accorato, appaiono dunque personaggi diversi: famiglie, una donna e una figlia, un pescatore nella palude, dei bambini, che coi loro disegni evocano storie di torture perpetrate dai soldati dell’Isis, nei confronti del popolo yazida. Ognuno vacillante nel farci provare la sensazione tra vita e morte, tra inferno e distruzione, tra ordinario e caos, tra albe e notti. Rosi, già Leone d’Oro a Venezia con Sacro Gra, e Orso d’Oro alla Berlinale grazie a Fuocoammare, altro spaccato d’impatto sul tema degli immigrati e Lampedusa, scuote ancora il cuore di chi lo segue nel suo percorso, e insieme a lui diventa anch’esso osservatore attento, partecipe di quello che potrebbe succedere.
La bravura sta proprio nel non fornire tutte le informazioni, riagganciando, da una storia all’altra, il senso (il peso), il pericolo imminente, la sorpresa, capendone in egual misura l’essenza, l’aspetto privato, tragico, conflittuale, il momento di quiete, traslando l’archetipo in una dimensione fotografica, volutamente rarefatta ed astratta.
E proprio nel mezzo di ciò che narra, ecco il suo filo conduttore, simbolico e calibrato: sono alcuni pazienti, ripresi recitare all’interno di un manicomio, vittime loro stessi, ma capaci di “usare” il teatro come terapia, facendo leva sulla parola per mettere in scena la follia. È il qui e ora, il passato e il presente, è una riflessione sul valore delle immagini, e di quei paesaggi dell’anima, per cui, spesso, probabilmente mai, non serve interpretazione o mappa.
Info tecniche
Notturno
Regia: Gianfranco Rosi
Produzione: Stemal Entertainment, 21Uno Film
Durata: 100'
Anno: 2020
Paese: Italia, Francia, Germania
Lingua: Arabo, Kurdo