Dal 12 al 24 Novembre 2013 al Teatro Parenti: GIORNI FELICI, di Samuel Beckett, con Nicoletta Braschi
Dal 12 al 24 Novembre 2013 al Teatro Franco Parenti di Milano arriva Giorni felici, di Samuel Beckett, un’occasione unica per vedere Nicoletta Braschi diretta, ancora una volta, da Andrea Renzi.
Già nel 2011, con Tradimenti, Nicoletta Braschi e Andrea Renzi avevano lavorato insieme. Ora, dopo aver inaugurato la stagione del Teatro Stabile di Torino, Giorni felici giunge finalmente a Milano.
Pubblicato per la prima volta nel 1961 a New York, Giorni felici è seguito dalla prima mondiale al Cherry Lane Theatre il 17 settembre 1961, diretto da Alan Schneider e interpretato da Ruth White. L’accoglienza tiepida della critica non ferma le successive edizioni al Royal Court di Londra (1962), e la prima italiana al Teatro Gobetti di Torino, per la stagione del Teatro Stabile, il 2 aprile 1965. Qui la regia è affidata da Roger Blin e nei panni di Winnie si cala Laura Adani.
“Dalle sponde inquiete di questo terzo millennio, dopo la felice esperienza di Tradimenti di Harold Pinter – scrive Renzi – torniamo a confrontarci con uno dei maggior testi contemporanei, che appartiene di diritto al canone del teatro e dell’arte del secolo breve. Il deserto di Winnie e di Willie cosa ci dice del nostro tempo di cambiamento? Le buone maniere, le vecchie abitudini, le citazioni dei classici, la borsa di Winnie con lo spazzolino e il rossetto e il cappellino sono un mondo riconoscibile? Le loro parole sono ancora umane?
In questo lavoro visione e scrittura sono tutt’uno e nella corrispondenza tra Beckett e Alan Schneider, il suo regista di riferimento statunitense, scopriamo come l’uomo di libro, il romanziere, poeta, saggista cinquantenne Beckett è fino in fondo uomo di scena attento ai dettagli dei materiali scenografici, alle luci, e intensamente coinvolto nella misteriosa arte dell’attore, la relazione fondante del suo teatro, che si offre come partitura per gli interpreti e sfugge alla relazione fondante del suo teatro, che si offre come partitura per gli interpreti e sfugge alla riscrittura della regia.
Nel teatro di Beckett ci si muove nel rispetto del dettato dell’autore e nei margini definiti e di questa strada stretta, si è indotti a riscoprire lo spazio di libertà dell’interpretazione e a sintonizzare i nostri strumenti su una lunghezza d’onda interna all’opera. Beckett è ancora il regista di Giorni felici e noi, stretti nel terreno come Winnie, facciamo ricorso a tutte le nostre risorse, a tutte le benedizioni travestite, per intrattenerci a lungo e ancora con la relazione vitale che più amiamo: il teatro”.
Note di Regia
È con emozione e timore che ci si accosta a Giorni felici, uno dei maggiori testi contemporanei che appartiene di diritto al canone del teatro del secolo breve. In questa piece visione e scrittura sono tutt’uno e nella corrispondenza tra Beckett e Alan Schneider, il suo regista di riferimento statunitense, scopriamo come l’uomo di libro, il romanziere, poeta saggista è fino in fondo uomo di scena attento ai dettagli dei materiali scenografici, alle luci, e intensamente coinvolto nella misteriosa arte dell’attore in un teatro che si offre come precisissima partitura per gli interpreti e sfugge alle riscritture delle regie “creative”. Abbiamo dedicato una prima fase dello studio dello spartito senza ipotesi interpretative.
Muoversi nel rispetto del dettato dell’autore e, nei margini definiti di questa strada stretta, sintonizzare i nostri strumenti di lavoro su una lunghezza d’onda tutta interna all’opera ci è sembrato un approccio naturale. Ci siamo interrogati sui preziosi documenti costituiti dai quaderni di lavoro del Beckett regista e sulle testimonianze dei suoi attori di riferimento, Jack Mac Gowran, David Warrilow e più in particolare Billie Whitelaw che da lui è stata diretta proprio in questo lavoro nel 1979 (una versione con piccole ma significative varianti).
Giorni felici ha rappresentato per Beckett, dopo anni di volontario esilio linguistico, un ritorno alla lingua madre, e ci è stato utile confrontare il testo inglese con la versione francese per meglio aderire alla versione italiana di Fruttero. Non si tratta di un atteggiamento filologico o di fedeltà all’autore, ma della semplice necessità di una comprensione profonda. Abbiamo incontrato il Maestro Jurij Alschitz per un confronto aperto che ci ha schiuso nuove tecniche e metodi. Solo in una seconda fase di lavoro abbiamo cercato di personalizzare il margine di libertà che ci lasciava la partitura. Non è in contraddizione con quanto scritto sopra: un sorriso che cade, tanto per fare un esempio, ha infinite declinazioni. Quando Beckett, in risposta a Schneider che gli chiede suggerimenti riguardo il tono di una battuta del primo atto, risponde che il tono è la questione, ci invita alla misura della sottigliezza e all’avventura della nuance. Abbiamo cercato di non dimenticare mai che si tratta di un testo a due che richiede la tessitura di una relazione continua tra Winnie e Willie.
Il controcampo dalla parte di Willie sarebbe davvero una riscrittura, un altro giorno felice con una sua autonomia che Beckett ci lascia solo intravedere, ma i suoi riflessi sulla protagonista cono determinanti tanto che l’iniziativa nel memorabile finale passa tutta a Willie. Sono numerosi all’interno del testo i riferimenti al mondo del teatro: “strana sensazione che qualcuno mi stia guardando” dice la protagonista, interrogandosi anche sul parasole che ritorna sempre nella stessa posizione, il campanello interpretabile anche come segnale del chi è di scena, l’operetta come memoria condivisa della coppia Winnie e Willie, i vuoti di memoria e i trucchi. Abbiamo messo in evidenza questa linea.
I segni della scena che abbiamo scelto, una collinetta e un paravento, si dichiarano in tutta la loro artificialità e i costumi e le luci, in filigrana, rimandano al mondo dello spettacolo: spalline con pailletes e cilindro e scarpe bicolore, una ribalta, un seguipersona. Il resto è il tenace corpo a corpo tra Nicoletta Braschi e Winnie. Una sfida sull’asse della fragilità e della resistenza, dei pieni e dei vuoti, della verbosità e del silenzio, del candore e della dolorosa consapevolezza, della regola e della libertà, della dipendenza e della solitudine, del riso e del pianto, dell’urlo e del canto, della grazia e del caso. Noi, stretti nel terreno come lei, facciamo ricorso a tutte le nostre risorse, a tutte le benedizioni travestite, per intrattenerci a lungo e ancora con la relazione vitale che più amiamo: il teatro.
12 – 24 Novembre 2013
Sala AcomeA
Produzione Teatri Uniti in collaborazione con la Fondazione del Teatro Stabile di Torino.
GIORNI FELICI
di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero (Giulio Einaudi Editore)
con Nicoletta Braschi
e Roberto De Francesco
regia Andrea Renzi
luci Pasquale Mari
scene e costumi Lino Fiorito
suono Daghi Rondanini
aiuto regia Costanza Boccardi
Melampo/Fondazione del Teatro Stabile di Torino
Si ringrazia Teatri Uniti
PREZZO
INTERO €32; OVER60/UNDER25 €16; CONVENZIONI 22,50€
ORARI
Mart – giov – ven – sab h.20.30; merc h. 19.45; dom h.15.45; *lunedì riposo
BIGLIETTERIA
0259995206 – www.teatrofrancoparenti.it
Tournèe 2013Torino – Teatro Gobetti dal 22 ottobre al 2 nov. Prima Nazionale
Milano – Teatro Franco Parenti dal 12 al 24 novembre
Cesena – Teatro Bonci dal 3 al 4 dicembre
Napoli – Sala Assoli dal 6 al 15 dicembre
Caserta – Teatro Civico 14 dal 20 al 22 dicembre
Indira Fassioni
