William Klein, artista geniale della fotografia
La sua arte non può essere collocata né in una corrente né in un movimento, perché le sue fotografie scaturiscono da una nuova visione del mondo che rompe tutti gli schemi e i concetti della tradizione.
William Klein nasce a New York nel 1928 da una famiglia d’origine ungherese di poveri immigrati ebrei. Finita l’università si trasferisce a Parigi per diventare pittore, ma all’inizio degli anni ’50 scopre la passione per la fotografia e tornando nella città natale realizza un giornale di bordo fotografico, ‘Life is good and good for you in New York’, che verrà riconosciuto con il premio Nadar nel 1956, rendendolo famoso in tutto il mondo.
Utilizza grandangoli e teleobiettivi singolari, con effetti luce flash insoliti e con immagini in movimento volutamente sfocate, ed è questo il tratto distintivo che rende indimenticabili le sue fotografie. L’utilizzo dei primi piani immerge l’osservatore direttamente nella scena, mentre il grandangolo è più semplice da utilizzare sulla folla, perché permette di catturare molti particolari contemporaneamente a una distanza ravvicinata.
Klein cerca di catturare immagini ricche, piene di contraddizioni, di movimento, di persone, di visi, di tutto.
Lavora come art director per Vogue, fino al 1966, ma continua ad essere attratto dalle metropoli che gli offrono infinte possibilità di esplorazione e sperimentazione per i suoi reportage.
Qualche anno dopo Federico Fellini gli propone una collaborazione come assistente sul set di ‘Le notti di Cabiria’, e da quest’esperienza Klein realizza tre libri dedicati a tre grandi città, ‘Roma’ nel 1956, ‘Mosca’ nel 1961 e ‘Tokyo’ nel 1962.Al loro interno le immagini sono grezze, sgranate e vorticose, sono libere e innocenti, ma riescono a catturare la frenesia e il cambiamento del mondo.
Resta comunque legato al mondo del cinema e nel 1958 gira il suo film, ‘Broadway by light’, seguito negli anni da una trentina di produzioni tra lungometraggi e cortometraggi, ispirato al suo libro su New York, che mostra la città da un punto di vista nero e violento.
William Klein sfugge a tutte le etichette e sorprende con il suo sguardo carico di originalità e innovazione, attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica, parte dal caso quotidiano per organizzare il disordine, lascia cadere il mito dell’obiettività, ispirandosi alle immagini della strada, quelle cariche di realismo e di violenza che infestano i quotidiani.
L’artista fotografa con una Leica, che ammette di non sapere adoperare bene, e sfrutta la sua mancanza in maniera esemplare, inventando la action – photography, andando contro corrente e influenzando molti colleghi impegnati nella fotografia sociale, mostrando quando sia facile conoscere le persone e il mondo attraverso questo mezzo.
Klein vuole ritrarre il caos delle grandi metropoli, ma il suo intento non è quello di creare un nuovo ordine, ma di lasciare che il disordine divampi da oggetti, persone e architetture.
Le sue fotografie hanno una valenza pittorica ottenuta attraverso il colore, la luce e il movimento dilatato, che simboleggia il fremito della vita stessa. C’è una continua ricerca di dinamismo, e per trovarlo l’artista si mescola con il sociale e si immedesima nell’atmosfera del luogo o del momento.
E’ l’artefice di una visione del mondo impressionante ma terribilmente esatta.