Intervista al pianista Andrea Tamburelli, protagonista, con la violinista Sofia Semenina, del recital di musica da camera al Teatro Bello
di Tiziana Latorre
Appuntamento imperdibile per i cultori della musica classica
domenica 24 marzo, ore 17.00, al Teatro Bello, sulle sponde del
Naviglio Grande a Milano (Teatro Alfredo Chiesa, via San Cristoforo
1). La violinista Sofia Semenina e il pianista Andrea Tamburelli
proporranno un recital di musica da camera per pianoforte e
violino.
I due musicisti eseguiranno la Sonata n. 5 op. 24 in fa maggiore,
nota come “La Primavera”, di Beethoven, la Sonata n. 3 op. 108
in re minore di Brahms e la Sonata in la maggiore di Franck.
Dal sodalizio di due virtuosi della musica classica nascono
esecuzioni intime e raffinate, emozionali e tecnicamente
ineccepibili.
La dimensione raccolta del Teatro Bello ne fa il luogo di elezione
per l’esecuzione di alcuni tra i massimi capolavori cameristici,
grazie alla riduzione delle distanze fisiche tra
pubblico e performers, che realizza una naturale amplificazione
del coinvolgimento emotivo.
Nerospinto ha incontrato il pianista Andrea Tamburelli, una
carriera costellata di prestigiosi riconoscimenti nazionali e
internazionali (tra i quali J. Zarebski di Varsavia, Polonia 2020,
Clamo International piano competition di Murcia, Spagna 2020 e
2019, Premio Martucci di Novara 2018, J. Krogulski piano
competition di Tarnow, Polonia 2018, Città di Stresa 2018, Piano
concerto competition Jerusalem, Israele 2017, GranVirtuoso Prize
Roma 2017, Esther Kalmi international piano competition
Jerusalem 2017, Città di Bobbio 2016, Delphic Games di Kiev,
Ucraina 2012) e segnata da una fervida attività concertistica, cui
Tamburelli affianca anche l’insegnamento.
Il prossimo 24 marzo, affiancherà la violinista Sofia Semenina in un recital di
musica da camera per violino e pianoforte. Si tratta di un recital già
“collaudato”? Come è avvenuto il vostro incontro professionale?
Si tratta di un recital del tutto nuovo. Con Sofia ci siamo conosciuti nel maggio 2020
in Conservatorio a Milano, proprio quando si riapriva un barlume di luce nel tunnel
della pandemia. Ero pianista accompagnatore in Conservatorio delle classi di
strumento.
Tra 2014 e il 2017 vince per 3 anni consecutivi una borsa di studio per il Master
in pianoforte presso la Jerusalem Academy of Music and Dance (Gerusalemme,
Israele) con la Prof.ssa Oxana Yablonskaya e il M° Eitan Globerson; suona in varie occasioni per la Radio israeliana e tiene concerti a Gerusalemme e Tel Aviv.
Vuole raccontarci qualcosa di questa esperienza?
Sono stati anni stupendi. Ho lasciato un pezzo di cuore a Gerusalemme, la
Jerusalem Academy è stata la mia casa per lungo periodo e il momento più bello
forse è stato l’esecuzione al pianoforte con orchestra del Quinto Concerto di
Beethoven detto l’Imperatore con la Mendi Rodan Symphony Orchestra.
Troppo spesso sentiamo parlare di sole guerre riguardo Israele, ma è tanto altro
anche: un universo di culture e di storia, tra l’altro nel cuore di territori
assolutamente magici.
“Credo che gli artisti siano tra le persone più coraggiose in assoluto”, ha
dichiarato in una intervista…Crede nel ruolo dell’artista come motore di
cambiamento sociale?
Indubbiamente. Credo che fare l’artista richiede molto coraggio oggigiorno,
soprattutto per la musica classica. Ogni concerto è una nuova storia, bisogna sempre
cercare di dare il meglio di sé. Sul palco si è “nudi”, non esistono barriere, il pubblico
avverte il tuo stato d’animo nel bene e nel male; esiste una realtà più profonda dietro
a ogni concerto nonostante la tecnica, la routine e l’esperienza del mestiere.
Lei insegna pianoforte principale presso il Conservatorio di Musica “Tito
Schipa” di Lecce. Cosa le ha regalato, fino ad ora, l’esperienza della docenza?
È stata finora un’esperienza magnifica, la mia prima nel mondo dell’AFAM. Mi
piace molto insegnare, si imparano sempre tante cose nuove. Ho trovato colleghi,
personale e studenti professionali e calorosi. E in più ho la fortuna di aver trovato a
Lecce una vera e propria seconda famiglia splendida che mi sta aiutando molto.
A suo avviso la musica classica rischia una svalutazione nel contesto social? Ad
esempio per la riduzione della qualità audio (a causa della compressione digitale
e dell’ascolto in cuffia) e per il frazionamento in clip di pochi secondi?
Sì, assolutamente. Viviamo in un mondo frenetico, siamo ormai abituati troppo alle
Stories di Instagram, che durano 30 secondi. La soglia della concentrazione si sta
abbassando con questi sistemi. Non si è più abituati ad ascoltare veramente e per
lungo periodo, cosa che richiede l’ascolto dei grandi capolavori della musica d’arte.
Il fatto che su TikTok” siano “in trend” la Nona di Beethoven, l’aria della
Regina della Notte di Mozart e l’Halleluia di Händel può secondo lei spronare
comunque ad un ascolto più attento dell’ampio e ricco repertorio classico?
Senz’altro. I social fortunatamente hanno anche questo aspetto positivo. Se i giovani
conoscessero i capolavori musicali che sono stati concepiti (avendone le basi fin dalla
scuola) sarebbero molto più soddisfatti e gratificati che con la musica pop, con la
quale non ho assolutamente nulla in contrario.
Il numero di under 35 che frequenta, in Italia, le sale da concerto è purtroppo
particolarmente esiguo…quali sono secondo lei le ragioni di questa (per lo meno
apparente) disaffezione alla musica classica?
È un fatto molto triste. Lo si deve in primis all’educazione musicale della scuola. La
musica è sempre l’ultima ruota del carro nel piano curricolare, nonostante i
docenti più che preparati facciano del loro meglio. I media non aiutano altrettanto;
dovrebbero trasmettere più spesso concerti. Non basta la Prima della Scala…
All’estero la situazione è differente?
Assolutamente, questo lo posso confermare almeno per Israele, Stati Uniti e Russia
essendoci stato di persona per periodi significativi. Ma è noto che vale anche per
Paesi come Germania, Austria, Francia, dove vi è una cultura di base totalmente
diversa. Per non parlare di Cina, Giappone e Korea, dove tutti i bambini studiano
uno strumento fin dalla precoce infanzia. Vi è un mondo orientale agguerrito che
vuole a tutti i costi impossessarsi della cultura occidentale e noi dobbiamo
assolutamente difenderla.
Cosa possono fare, secondo lei, gli enti che organizzano concerti per incentivare
la fruizione della musica classica?
Credo che gli enti facciano già del loro in maniera positiva, dovrebbe piuttosto
esserci un intervento dello Stato a favore della cultura. L’arte eleva, e non sarà mai troppo tardi per capirlo.
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