"Miss Marx": la recensione del film di Susanna Nicchiarelli in lizza per il Leone d'Oro a Venezia
Diretto da Susanna Nicchiarelli, "Miss Marx" è il secondo film italiano in lizza per il Leone d'Oro alla 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: la lotta in termini di missione, la ricerca della verità come una virtù, invece, da perseguire e proteggere.
Eleanor Marx, detta “Tussy”, figlia minore del più noto Karl, artefice de Il Capitale, e la sua storia, diventano ora film grazie Susanna Nicchiarelli che (dopo Cosmonauta, e l’ottimo Nico 1988, dedicato alla cantante - ex modella tedesca Christa Päffgen), la racconta in maniera inedita proprio in Miss Marx, uno dei titoli italiani in lizza per il Leone d’Oro (uscirà in sala dal 17 settembre), qui giunto in una composizione scenica e artistica in un ritratto internazionale.
Una figura di spicco, il cui contributo, politico, sociale, anche in termini economici, alla fine dell’Ottocento, alla scomparsa del padre, fu significativo in particolare nelle battaglie per l’uguaglianza uomo – donna, contro lo sfruttamento, l’abolizione del lavoro minorile, lottando per i più deboli, e nel partecipare alle lotte operaie. Innovatrice, anche nel fare leva prima delle altre, elevando una forma di femminismo, capace oltremodo, in termini di pensiero e concetto, di portare avanti, un proprio ideale.
Ciò che allora ne viene fuori, però, non tocca solo il lato d’attivista e progressista, ma anche, e soprattutto, l’aspetto privato: la famiglia e il rapporto con essa, l’amicizia con Engels, il tutto portato in scena grazie alla ricerca d’archivio fatta dalla regista attraverso carte, lettere, i suoi quaderni di bambina, documenti preziosi, letti, approfonditi, serviti a delineare la maggior parte dei dialoghi.
Ma Eleanor Marx visse a sua volta, un paradosso, nel difendere (sopportando), nonostante i tradimenti e le menzogne, l’amore incondizionato verso un intellettuale del tempo, Edward Aveling, con il quale non potè mai sposarsi, a causa di un matrimonio precedente, e tenuto nascosto. Ed è in questa doppia direzione, pubblica e privata, che Susanna Nicchiarelli prova a entrare nel suo universo, rendendolo rock, moderno e contemporaneo, elementi sottolineati oltremodo dalle scelte sonore, grazie al gruppo americano dei Downtown Boys e alla loro musica trasgressiva, così come quella consolidata dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, dove il romanticismo di Chopin e Liszt, riarrangiato, tocca pure atmosfere di elettronica.
Si sconfina nel melò, in echi legati a Sofia Coppola (anche se qui la Marx è meno glam di Maria Antonietta), o a quelli di Madame Bovary, eppure il messaggio, nel creare un ponte temporale di ieri sull’oggi, assume una connotazione forte, ispirata e meno individualista, regalandoci uno scenario d’immagini e parole (costumi, scenografie, ottima sceneggiatura), nel quale, alla fine Romola Garai (già vista in Suffragette) brilla poi nella sua potenza d’interpretazione.
Un lavoro, come racconta la regista, che «parla di una contraddizione propria dell’essere umano, in conflitto tra la parte razionale e quella emotiva, che in fondo non si conciliano mai.»
Info tecniche
Miss Marx
Regia: Susanna Nicchiarelli
Produzione: Vivo film (Marta Donzelli, Gregorio Paonessa), Rai Cinema, Tarantula (Joseph Rouschop, Valérie Bournonville), VOO Be tv
Durata: 108'
Anno: 2020
Paese: Italia/Belgio
Lingua: Inglese
Cast: Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez, Oliver Chris, Philip Gröning