Dronio: una vita da supereroe
Illustratore freelance e comic artist, Jacopo nasce a Bologna il 21 dicembre 1977. Nel 1998 vince il concorso di illustrazione Arena del Fumetto di Bologna, grazie al quale comincia a lavorare per Kappa Edizioni realizzando, dal 1998 al 2005, alcune miniserie e un albo per la serie Lupin III Millenium, selezionato e supervisionato dall’ autore Monkey Punch. Negli stessi anni realizza illustrazioni e cover per le riviste di videogiochi N64, PSM e PSmania. Dal 2005 al 2007 realizza per Soleil la serie originale “Magna Veritas” su testi di Marco Felicioni. Nel 2008 è uno dei vincitori del Chesterquest, concorso mondiale realizzato da Marvel Comics. Da allora ha lavorato su alcuni dei più famosi eroi come Spiderman, Ironman, Capitan America, Hulk e Thor.
Ciao Jacopo! ‘’Dronio’’ è il tuo nome d’arte, da dove nasce e cosa significa esattamente?
Ciao Marco! E’ buffo, ma è la prima volta che mi viene chiesto. Il nome in sé non è propriamente un nome d'arte dal momento che mi firmo semplicemente come Jacopo Camagni. Dronio è piuttosto un nick identificativo che nasce ai tempi del liceo. Creando la mia prima mail scelsi il nome di una cattiva dei cartoni animati che amavo, ovvero Miss Dronio. Da allora mi è rimasto incollato addosso, non tanto per scelta mia, quanto di terzi, sono stati infatti amici e conoscenti a cominciare a chiamarmi così.
Il mio nome mi sembrava alquanto impronunciabile, soprattutto all’estero, quindi ho preferito affidarmi ad un nick che, paradossalmente, fosse riconoscibile e più facile da pronunciare. Oltretutto realizzai che, fuori dall'Italia, quel nome non esiste, Miss Dronio è un adattamento di Doronjo, quindi sui motori di ricerca Dronio è associato praticamente solo a me stesso quindi ho deciso di tenerlo per praticità e comodità.
Illustrazione e fumetto sono più che semplici passioni per te, quando hai capito d’essere una disegnatore di talento?
Ad essere sinceri devo ancora capirlo (sorride). Disegnare è sempre stata una mia passione fin da piccolo, già a quattro anni non mi separavo dai miei pennarelli e dai miei fogli. Crescendo poi ho cominciato a sognare di farne una professione. Ho capito che potevo farlo davvero solo quando ho cominciato a ricevere conferme esterne durante e dopo il liceo. Una mia professoressa mi ha presentato un suo ex allievo che lavorava per Dylan Dog, gli ho fatto vedere i miei lavori e sono stato scelto per lavorare "a bottega" durante i fine settimana per un breve periodo. Da lì ho cominciato a partecipare ad alcuni concorsi locali fino a vincere il primo premio al primo concorso Arena del fumetto di Bologna che all'epoca aveva in giuria i Kappa Boys (della Kappa Edizioni). Vinto il concorso mi hanno contattato proponendomi di lavorare per loro ad una nuova rivista che raccoglieva vecchi e nuovi autori italiani. Da li è cominciata la mia carriera nel mondo del fumetto e ho capito che avrei potuto trasformare la mia passione in lavoro. Sono approdato in Marvel, vincendo un talent a livello mondiale assieme ad altri circa quindici autori da tutto il mondo, nel 2008. Ricevere apprezzamenti da case editrici e colleghi in giro per il mondo è la risposta che più si avvicina alla tua domanda e sapere alcuni degli autori o editori che stimo profondamente mi reputino di talento mi basta abbondantemente.
Come nasce un tuo fumetto e come definiresti il tuo stile?
I fumetti nascono in modi molto diversi. Io ho lavorato (e lavoro tuttora) principalmente come disegnatore e non come autore completo,quindi disegno storie scritte da altri. Generalmente mi viene sottoposta una sceneggiatura già scritta e, quando interessato, procedo alla realizzazione. Normalmente si tratta di storie basate su personaggi già esistenti, quindi il lavoro consiste semplicemente nel realizzare attraverso immagini quanto scritto in sceneggiatura. Mi è capitato poche volte di lavorare anche come autore e in tutti i casi ho lavorato a quattro mani assieme a Marco Felicioni, con il quale alcuni anni fa ho creato una serie per la Francia. L'idea generale era orchestrata da entrambi, in un secondo momento lui scriveva la sceneggiatura e io disegnavo, ma con la libertà di "metter becco" l’uno nel lavoro dell' altro. E’ come dare alla luce un figlio. Perché in fondo è questo che si fa, creare una storia per immagini che, una volta uscita, rimarrà nel tempo, una storia con un’eredità. Il mio stile è un mix di tante, troppe cose. Suggestioni visive che mi accompagnano sin da piccolo, dai cartoni giapponesi ai comics americani, al fumetto underground e all'arte classica, spaziando per i classici Disney ed il glam rock. Preferisco non etichettarmi, ci pensano già gli altri a farlo (purtroppo).
Hai dei riferimenti estetici abituali che ti accompagnano nel tuo iter produttivo o di volta in volta ti lasci ispirare da impulsi diversi?
Tendenzialmente mi piace lavorare seguendo quelli che sono i miei punti di riferimento classici, capita però a volte che alcuni editori richiedano stili più o meno "dark" (ovvero con più o meno neri) a seconda del target di riferimento. Inoltre, come si può vedere dalle illustrazioni o dalle tavole a fumetti presenti sul mio sito, il mio stile è abbastanza elastico, cioè riconoscibile e al contempo in bilico tra il cartoonesco ed il realistico. Quando invece lavoro su progetti personali mi lascio suggestionare da quello che mi circonda e tendo a sperimentare. Mi guardo molto in giro e mi piace farmi condizionare da elementi che catturo con lo sguardo perché essendo praticamente dotato solo di memoria eidetica, tendo a guardarmi continuamente attorno alla ricerca di input e suggestioni.
Bologna è il tuo campo base creativo. Cosa c’è di questa città nel tuo lavoro? Hai mai pensato di dedicarle un fumetto?
A Bologna ci sono nato, e, sebbene un po' mi stia stretta dopo trentacinque anni, la reputo una città straordinariamente bella. Un tempo sicuramente aveva un'anima creativa molto più vitale, che si è un po’ sopita nel corso degli ultimi anni, ma resta la città che adoro. A metà strada tra la grande città e il paese, vive sempre tra il giorno e la notte. Credo abbia due anime e che entrambe siano molto affascinanti. E' una città con una lunga storia che girando per le sue viuzze riesci ancora a percepire, nonostante il caos di turisti e studenti. Mi piace perdermi nelle sue piccole vie medievali, nei suoi portici a tarda notte o nei suoi giardini segreti. Credo sia una città magica ed è perfetta per un fumetto. In realtà ho già disegnato storie che raccontano di Bologna o che la usano come set. Il mio pimo lavoro con la Kappa Edizioni faceva parte di un progetto di storie disegnate da autori che vivevano tutti a Bologna ed erano appunto nella mia città. Il progetto per la Francia fatto con Marco Felicioni, invece, era ambientato a Bologna, ma, essendo destinato ad un pubblico francese, prevedeva l’omissione del nome della città alcune modifiche. Gli scorci e i riferimenti espliciti di tutte le location sono però ben riconoscibili. Ne vado particolarmente orgoglioso. E' un tributo che volevamo fare ad una città che entrambi amiamo.
A cosa stai lavorando in questo periodo e che progetti a lungo termine hai? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho appena cominciato una mini serie da quattro episodi per la Marvel. Sto anche finendo di realizzare le illustrazioni per un progetto abbastanza particolare per un magazine di moda tedesco, ovvero un servizio di moda dove sia modelle che oufit sono interamente disegnati invece che fotografati, e, sempre assieme a Marco Felicioni, il mio "partner in crime", stiamo lavorando come autori (lui ai testi e io ai disegni) alla creazione di un bordame fanta horror per un editore americano. Purtroppo sono tutti progetti di cui, dovendo essere ancora annunciati, non posso dire molto altro, ma posso assicurare che passerò questa afosissima estate al lavoro.